Le banche

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Categoria:Economia Aziendale
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LE BANCHE:
Le banche sono aziende operanti principalmente sul mercato dei capitali (ma non solo) che svolgono numerose operazioni non solo nel settore dell’intermediazione creditizia e dei mezzi di regolamento ma anche nel settore degli investimenti finanziari, dei servizi d’investimento e in attività accessorie e complementari.
Va detto però che per quanto possa sembrare, la banca non è una finanziaria: infatti diversamente dalle società finanziarie, la banca utilizza CAPITALE DI TERZI e non proprio. Le società finanziarie invece prestano denaro proprio. Infatti nella descrizione della banca si diceva a chiare lettere che la banca opera nel settore dell’intermediazione: cioè raccoglie soldi presso i clienti e con questi elargiscono prestiti ad altre persone.
I problemi derivanti dallo svolgimento di una simile attività sono molteplici a partire dal fatto che il CAP.PROPRIO investito sarà non superiore al 10/20%, sicché una banca non sarà mai ben capitalizzata, poiché perché ciò avvenga c’è bisogno che il capitale proprio si aggiri attorno al 50%. Invece le banche utilizzano per il 90% capitale di terzi, quindi DEBITI, e sono le uniche imprese che si vantano di ciò, perché per considerare una banca “buona” si guarda al volume d’affari gestisce e di quante persone investono in quella banca, quindi da quanti debiti verso terzi ha.
Un altro problema può riguardare la gestione finanziaria: infatti se un giorno tutti, o anche solo il 70% dei risparmiatori si presentasse presso quella banca per ritirare il proprio denaro, la banca non ne avrebbe a sufficienza dato che l’ha investito in operazioni di finanziamento.
Negli anni, poi, le banche hanno diversificato i loro obiettivi, passando dal settore dell’intermediazione al settore dei servizi, guadagnandoci molto sulle commissioni applicate ai clienti. Talvolta per unire le sinergie e ridurre i costi, gruppi bancari procedono a fusioni.
La gestione bancaria è maggiormente delicata rispetto alla gestione delle imprese industriali: ci sono tre obiettivi che vanno raggiunti e ai quali si deve guardare attentamente e con maggiore preoccupazione che non nelle imprese dato che il capitale investito è per il 90% di terzi. Questi obiettivi sono l’equilibrio economico, monetario e patrimoniale. A seconda di come procede la gestione della banca poi verranno modellati i tassi attivi e passivi.
1)L’equilibrio economico fa riferimento al flusso dei costi e ricavi e si può dire che sia conseguito quando nel medio-lungo periodo l’azienda è in grado di produrre redditi che offrano un’adeguata remunerazione del capitale proprio. A questo proposito interviene il ROE, indice tipico delle banche che indica il tasso di rendimento del capitale proprio ed è dato da questo rapporto:
ROE= Utile dell’esercizio x 100
Capitale proprio
A dire il vero però questo equilibrio, o meglio, questo indice va seguito poco in quanto fa riferimento all’utile netto che è un dato talmente sintetico che rischia di far perdere di significato l’equilibrio. Per capire meglio possiamo ipotizzare il caso in cui il governo aumenti le imposte, in questo caso l’utile netto diminuisce e l’azienda dovrebbe andare peggio. Ma ciò non è affatto vero, perché chi investe in un’attività di impresa non guarda al dividendo o all’utile netto ma guarda all’aumento di valore che l’azienda riesce a conseguire, quindi il guadagno vero e proprio lo si consegue alla vendita dell’impresa.
Ecco il perché questo equilibrio si addice poco alle imprese e viene tenuto in conto per le banche: perché raffronta i soldi messi con altre forme di investimento del risparmio il che risulta essere sempre perdente.
Questo tasso infatti indica “Quanto valgono i soldi che ho investito nell’impresa” e “se è stato utile o meno investirli”. Concludendo diciamo che questo indice può essere utile per le banche ma lo è meno per le imprese, dato che la persona che investe in un’attività d’impresa mira a guadagnarci sul valore economico della stessa formato da marchi e brevetti che hanno un valore ben più grande che non la misera distribuzione di dividendi.
2)L’equilibrio monetario invece riguarda i flussi di entrate e uscite che devono susseguirsi in modo armonico dato che la banca lavora per il 90% con denaro altrui e deve saper fronteggiare in ogni momento le richieste dei clienti e gli altri impegni in uscita. Diciamo pertanto che la banca deve prefiggersi l’obiettivo della liquidità.
Tant’è che al giorno di oggi le banche possiedono un Servizio di Tesoreria che gestisce i flussi monetari in euro, redige giornalmente il budget di cassa per definire gli impegni in uscita del giorno seguente e poterli fronteggiare.
In sostanza questo equilibrio è dato dal rapporto delle disponibilità a 1 mese fratto gli impegni a 1 mesi moltiplicati per 100:
Disponibilità a 1 mese x 100.
Impegni a 1 mese
Il risultato significa che gli impegni a 1 mese sono coperti dalla percentuale indicata come risultato finale dalle disponibilità a 1 mese.
3) Equilibrio patrimoniale: L’equilibrio patrimoniale fa riferimento al grado di capitalizzazione della banca, cioè all’insieme dei mezzi di cui essa dispone per essere solvibile (capitale soc. e riserve). Questo equilibrio è senza dubbio importante perché se le banche un giorno si ritrovano ad avere un centinaio di clienti che vogliono ritirare i propri risparmi, la banca deve garantire la solvibilità ottenibile seguendo questo equilibrio. Succede tutt’ora che banche inglesi non abbiano la disponibilità per rimborsare i depositi ai propri clienti.
Si attua attraverso questo rapporto:
Grado di capitalizzazione = Cap. proprio
Depositi
Perché questo equilibrio garantisca un buon grado di solvibilità, la banca deve destinare una parte del denaro a forme di investimento dotate di un certo grado di liquidità, in modo che in certe occasioni critiche essi possano essere prontamente realizzabili senza eccessivi rischi di perdita.
Inoltre ricordiamo che per evitare il fallimento di certe banche sono state istituite varie leggi alcune delle quali indicano che la banca può destinare solo una parte del denaro che ha a finanziamenti mentre anni e anni fa le banche destinavano l’intero ammontare dei depositi a forme di finanziamento, provocando così il loro fallimento. Non solo: c’è anche una legge che impone alle banche di lasciare una certa somma pari al 2% della raccolta a vista e fino a 24 mesi presso la Banca Centrale del proprio paese, e questo causa una stagnazione di quei soldi che le banche non possono far fruttare ma devono lasciare presso la Banca Centrale, utili in caso di momenti disperati.
Concludendo la parte relativa agli equilibri, diciamo che le banche devono perseguire questi tre equilibri e devono stare molto più attente rispetto alle imprese normali per il fatto che per il 90% utilizzano denaro non proprio e a causa della forte concorrenza che c’è tra gli istituti bancari. Tuttavia i tre equilibri sono tra loro incompatibili, non possiamo ad esempio perseguire sia l’equilibrio economico sia quello monetario, perché economicamente parlando il massimo per la banca sarebbe di destinare tutto il denaro che riceve a forme di finanziamento dalle quali trae un vantaggio, un interesse, ma in questo modo comprometti l’equilibrio monetario perché non sarebbe più in grado di far fronte alle uscite. Anche il discorso inverso è valido: se le banche stessero attente solo alla liquidità, e cioè se riuscissero a far fronte a tutte le uscite dovrebbero rinunciare a finanziare certe operazioni e non ne ricaverebbero un vantaggio, andrebbero a massimizzare l’equilibrio monetario e non quello economico.
La conclusione inevitabile alla quale giungiamo è che i 3 equilibri devono essere tra loro coordinati: la banca deve perseguire sia un buon livello di solvibilità, sia un buon livello di redditività, senza andare a compromettere nessuno dei precedenti obiettivi e stando attenti a conseguire un buon livello di capitalizzazione che sia idoneo a garantire un buon livello di solvibilità.
ALTRI APPUNTI SULLE BANCHE:
• Le banche sono legate indissolubilmente alla gestione industriale italiana in quanto numerose imprese se non la grande maggioranza sono capitalizzate e ricorrono al credito bancario
• Rispetto alle imprese per le banche conseguire l’equilibrio monetario (un po’ l’equivalente di quello finanziario nelle imprese ) è maggiormente difficile perché la maggior parte dei soldi le banche le utilizzano per forme di finanziamento la cui remunerazione potrebbe essere ritardata o insoluta. Se è oltre l’1.5% si può stare tranquilli;
• Per ottenere un buon grado di liquidità le banche devono rifarsi ai principi tecnici di gestione di cui alla pagina 37;
• I fondi di riserva di cui il libro parla, sono Debiti, e non capitale proprio come si può pensare. Sono soldi stagnanti” che non danno frutti e non vanno confusi con le riserve che già conosciamo;
• All’estero conviene appoggiarsi a una banca italiana che ha sportelli piuttosto che a una banca locale, perché potrebbero sorgere problemi con l’accettazione di cambiali
• Per le imprese è meglio avere fidi sparsi in ¾ banche, o essere finanziati da altrettante banche in quanto se ad es la banca ci chiude il conto o ci chiude il finanziamento restiamo a piedi, e poi le mettiamo in concorrenza tra di loro. Il frazionamento dei rischi quindi non è proprio solo delle banche ma anche delle imprese;
• Le differenza tra un bilancio bancario e un bilancio di un’impresa riguardano l’elevata liquidità, un credito elevato rappresentato da finanziamenti e molti debiti rappresentati dalla raccolta di denaro, e un capitale che non è proprio ma di terzi;
• Metodo amburghese considera le operazioni secondo la propria valuta e non secondo la data di operazione, porta avanti il saldo del conto e gli interessi vengono calcolati sullo stesso
• Valuta è il giorno dal quale la banca considera che l’operazione è avvenuta

Esempio



  


  1. Olga

    Settore surplus finanziario

  2. marianna

    mi serve la tesina sulle banche in economia aziendale