filosofia umanistico-rinascimentale

Materie:Tesina
Categoria:Filosofia

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Testo

LA FILOSOFIA UMANISTICA RINASCIMENTALE PONE L'UOMO AL CENTRO DELL'UNIVERSO CERCANDO E TEORIZZANDO UNA CORRISPONDENZA TRA UOMO E NATURA, TRA MICROCOSMO E MACROCOSMO.
IN QUEST'EPOCA DI RENOVATIO ARTISTICA, LETTERARIA E FILOSOFICA, MUTA RADICALMENTE LA CONCEZIONE DEL'UOMO SULL'UOMO, SUL MONDO E SULLE COSE.
LO SGUARDO VOLTO ALLA FILOSOFIA ANTICA PERMETTE DI AVERE UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TROVARE RISPOSTE NUOVE A PROBLEMI NUOVI DI ORDINE ETICO RELIGIOSO E METAFISICO.
RIVISITANDO IL PENSIERO DI ALCUNI AUTORI DA CUSANO A POMPONAZZI, DA MONTAIGNE A BRUNO, ELABORA UNA RIFLESSIONE PERSONALE CHE POSSA ANCORA OGGI APRIRE LA MENTE DELL'UOMO AD UNA VISIONE DEL MONDO PIU' CONSAPEVOLE E CRITICA.

Durante il rinascimento il movimento umanistico rappresentт una sfida al sistema sociale e gerarchico del medioevo: mentre il feudalesimo poneva al vertice della piramide Dio, gli umanisti concentravano la loro attenzione sugli interessi dell'uomo; mentre la tradizione medioevale considerava voluta da Dio e quindi immutabile, la struttura sociale generale, il rinascimento espresse il concetto dell'uomo padrone del proprio destino ed in grado di riordinare la propria vita in modoi migliore e piщ giusto.
Questo periodo storico puт essere considerato nella sua complessitа, come l'inizio della modernitа, interpretandola cioи come "un'etа nuova", una svolta, un taglio netto rispetto alle epoche precedenti, le quali, avevano trovato la loro somma relalizzazione nella civiltа classica, per poi decadere.
L'epoca umanistico-rinascimentale vede proprio un poliedrico risorgere in tutti gli aspetti della vita, tenendo perт in considerazione, con una visione critoco-storica, i secoli precedenti e in particolar modo l'epoca classica.
In questo periodo infatti vi fu un grande fervore nell'accostamento al classicismo, (che era una sorta di annello congiuntore tra passato e presente), ai suoi testimoni ( Cicerone, Virgilio, Tacito, Livio ect..); un incalzante fioritura degli studi umanistici e un'abbandono della visone teocratica.
Proprio dal trionfo degli studi umanistici, il movimento prese dunque il nome e poichй il sentimento generale era quello di una liberazione dalle "barbarie" e dal "grottesco" medievale, fu in seguito chiamato Rinascimento a significare che l’umanitа, dopo secoli di intorpidimento intellettuale era finalmente rinata ad una nuova, luminosa esistenza.
L’umanesimo, nato in Italia, si diffuse poi in tutta Europa; lo studio dei classici sostituм, l’insegnamento ecclesiastico medievale, basato sulle sacre Scritture e sulla scolastica.
Con l’Umanesimo l’uomo diventт il centro, il cardine della filosofia e della concezione del mondo.
Nuove idee, favorite anche dall’invenzione della stampa (1450), cominciarono a circolare, e l’uomo si volse all’universo razionalmente, esaltando la propria individualitа in un mondo in continuo mutamento.
L’umanesimo non fu quindi soltanto amore della cultura classica, ma anche coscienza della libertа dell’uomo e della capacitа di quest’ultimo di liberarsi dai preconcetti.
L’umanista quindi, scambiт, in un certo senso, le certezze rassicuranti dell’uomo medievale con l’incertezza, l’ansia e l’inquietudine esistenziale dell’uomo moderno.
Gli effetti di tale fenomeno si palesarono perт, piщ tardi, con la riforma protestante, col rinnovato fervore degli studi fisici, astronomici e scientifici in generale.
Nei secoli XV e XVI la natura, intesa come un grande organismo governato da leggi proprie, si impose come oggetto privilegiato dell’indagine filosofica, liberatasi dalla tutela della teologia.
Al principio dell’autonomia della ricerca e all’idea della centralitа dell’uomo,si affiancт, nell’etа rinascimentale, una nuova prospettiva di conoscenza e dominio del mondo fisico.
L'’aristotelismo, che trovт uno dei suoi massimi interpreti in Pietro Pomponazzi, si contrappose al naturalismo di Bernardino Telesio e al neoplatonismo, che conobbe una rinascita, sia pure entro differenti linee di ricerca, nell’opera di Marsilio Ficino, Tommaso Campanella e Giordano Bruno.
Il Neoplatonismo fu dunque, la tendenza preferita, grazie soprattutto al suo rilancio da parte
di Cusano e dell’Accademia Platonica.
Questa nuova visone del mondo pone in primo piano un nuovo modo di interrogarsi sulle cose.
Ed и forse questo il cardine di tutto il secolo, la vera innovazione.
Un tema fondamentale, che permette di evidenziare questo aspetto, и il rapporto dell’uomo con Dio, tema che и stato trattato particolarmente dai filosofi del primo Umanesimo.
Nicola Cusano ad esempio, afferma che non si puт comprendere Dio razionalmente ma intuitivamente, per mezzo della sua negazione (teologia negativa) perchи egli si sottrae ad ogni nostro sforzo cognitivo, tuttavia possiamo intuire qualcosa di infnito seppur facendo parte di una realtа finita.
Pico della Mirandola subisce l’influsso del neoplatonismo, ma lo concilia con l’aristotelismo, per lui l'uomo и posto al centro dell'universo in quanto partecipe dell'eternitа di Dio, il quale gli dа dono della libertа e del raggiungimento della veritа.
Marsilio Ficino interpreta la realtа conciliando il platonismo con il cristianesimo ed и forse l'esempio piщ rappresentativo di connubio tra religione e filosofia. Egli esalta la bellezza, la dignitа dell’anima umana e la superioritа dell’amore rispetto all’intelletto per raggiungere Dio visto come Uno.
Giа con Pomponazzi poi, l'aspetto piщ meritevole di attenzione, a mio parere, и il distacco dai capisaldi che governarono tutti i sapere fino a quel tempo. Con la sua teorizzazione della mortalitа dell'anima (doppia veritа), egli si pone degli interrogativi su questioni che fino ad allora venivano accettate come veritа assolute e quindi non venivano messe in discussione.
Il concetto di Doppia predestinazione di Calvino, La ricerca di un Cristianesimo puro e semplice di Erasmo Da Rotterdam, L'esigenza di una libertа nel professare il credo di Lutero, ma sopratutto le teorizzazioni di Bruno ( il ritenersi un messagero, la sua identificazione della perfezione nella civiltа egizia, il concetto di incarnazione in bestia dopo la morte) fecero vacillare alcuni capi saldi delle Sacre Scritture e diedero il via ad una nuova corrente di pensiero atto ad una riflessione personale che mette in discussione tutti gli ambiti della vita anche quelli ritenuti fino ad allora inconfutabili.
Un 'epoca dunque, segnata da un grandioso fermento intellettuale e artistico, nella quale, ottica e meccanica, magia e alchimia, filosofia naturale e sapienza artigiana, astrologia e mnemotecnica si fusero di volta in volta sia con la dottrina neoplatonica sia con l’aristotelismo, dando vita a una pluralitа di saperi che, posero le basi sociali e culturali per la nascita, nel Seicento, dell’impresa scientifica.

LA FILOSOFIA POLITICA DI HOBBES

La caratteristica preponderante di questo filosofo inglese и la materia sulla quale egli volge le sue maggiori attenzioni. La ricerca non и piщ il genere umano ma lo stato, visto come unione stretta dagli individui per formare una societа armata di potere sovrano. Lo stato и quindi una forma suprema di organizzazione sociale rispetto a cui l’individuo и totalmente subordinato e viene costituito a partire da una nuova societа borghese: uomini liberi, indipendenti ed eguali che si uniscono in vista della conservazione della vita e del benessere.
Per capire il pensiero politico di Thomas Hobbes e comprenderne la sua identificazione ai nostri giorni come padre fondatore del pensiero politico e giuridico moderno, и fondamentale analizzare l’uomo nel suo contesto storico. Egli visse a cavallo tra l’etа putritana e l’era della restaurazione in Inghilterra, periodo nel quale il tema politico era quello maggiormente sentito dagli uomini del tempo.
Un paese in rapida evoluzione come l’inghilterra del 600 non poteva venir governato coi sistemi del passato, e gli Stuart cercavano di far fronte alle nuove esigenze arrogandosi nuovi poteri a spese del parlamento, il quale a sua volta cercava di risolvere i nuovi problemi a spese della monarchia.
Il risultato fu la guerra civile, che Hobbes fu uno dei primi a prevedere.
Il filosofo venne profondamente sconvolto dalla Rivoluzione inglese e fu questa una delle ragioni per cui escogitт e avanzт la sua teoria della societа politica, proprio per convincere i suoi connazionali della bontа del governo assoluto, garanzia fondamentale dell’ordine costituito.
Egli ebbe acutamente coscienza che la societа и condizionata da un governo forte e la espresse elaborando la sua teoria partendo dall’inizio dei tempi.
Partendo dal presupposto che l’uomo per condizione naturale sia asociale, egoista violento e mosso dal solo scopo di fare il proprio interesse, Hobbes ipotizzт che
allo stato di natura, ci fu una guerra di tutti contro tutti (bellum omnium in omnis).
Gli uomini erano alla stregua delle bestie, perchй animati dall’istinto di sopraffazione dettato dalla legge del piщ forte, e ognuno, poteva contare solo su se stesso per la propria sicurezza.
Per sfuggire a questa infelice situazione gli uomini ritennero opportuno mutare le loro condizioni sottomettendosi a un’autoritа sovrana che potesse usare la forza di tutti per la sicurezza di ciascuno.
Minacciato da questo stato di guerra, infatti, teorizzт che l’istinto di sopraffazione di ognuno fosse stato a sua volta, и il caso di dirlo, sopraffatto da quello di conservazione e che pertanto, pur di conservare la propria integritа fisica, gli uomini abbiano affidato i propri diritti al piщ forte, il sovrano, in un pactum societatis, che da parte sua si impegna a governarli e a procurare loro la pace. Il potere non era piщ divino ma dato dagli uomini al sovrano, il risultato di un accordo sociale.
Fu il primo ad elaborare una teoria politica inflessibilmente individualista, diede una versione del tutto nuovo al contratto sociale e al consenso popolare come base dell’autoritа politica, ma il suo pensiero non incontrт il favore nи dei monarchici, ai quali non piacque che egli negasse il diritto divino del re, nи dei sostenitori del parlamento, perchи Hobbes negava il loro principio base, i diritti naturali del popolo.

Per la prima volta, dunque , venne descritta la realtа effettuale delle cose, cioи come il mondo и e non come dovrebbe essere.
Hobbes si inserisce in questa visione realistica della politica come lotta per il potere, potere che per altro deve necessariamente essere indivisibile, non deve dunque esserci un potere ecclesiastico, ma esso deve essere inglobato nelle questioni civili.
Importante oltre al De Cive (testo che riassume tutte le sue teorie politiche fin qui espresse) и anche il Leviatano.
Leviathan и quel mostro marino, simile ad un coccodrillo, che nelle Scritture (Giobbe 40 e 41) и descritto come la piщ potente e terribile delle creature terrestri. Hobbes si serve del nome del mostro biblico per alludere alla potenza assoluta dello stato, come un qualcosa di mostruoso, concepito come una persona (il sovrano) nella quale si riassumono tutte le altre persone( i sudditi): Infatti, nel frontespizio del suo capolavoro, il sovrano й graficamente raffigurato come un individuo immenso formato dalle teste di tutti gli altri individui e nel corso dell’ opera l’ autoritа statale viene celebrata come una sorta di Dio terrestre.

Il ruolo e la legittimazione del potere statale, le condizioni di progresso della societа, la natura e i limiti della libertа individuale, il perseguimento del bene comune, sono argomenti con cui un politico e, in generale, ogni uomo deve confrontarsi seriamente. Per evitare formule sbrigative e superficiali, и molto importante ricostruire la genesi di tali questioni soprattutto dal punto di vista della storia del pensiero moderno.
Proprio per questo и importante conoscere il pensiero filosofico di Thomas Hobbes.
Se ci si confronta con la lezione del filosofo inglese, con lo scopo esplicito di comprendere la genesi, lo sviluppo e il destino della modernitа politica e del capitalismo moderno, la ricerca storico-filosofica arriva ad assumere una rilevanza direttamente filosofico-politica.
Egli elabora nuovo di pensiero politico che, malgrado la diffamazione ottenuta, la base egoistica della sua teoria, (l’uomo rinuncia ai propri diritti per proteggere sй stesso) mette a fuoco i problemi della modernitа e fa sentire lungo i secoli il suo influsso.
Hobbes и il massimo teorico dell’assolutismo politico e non и da sottovalutare l’influenza del suo pensiero sulla posterioritа. Le prime monarchie assolute in Francia, Spagna, Inghilterra che affermavano la loro indipendenza dal papato sono a parer mio un lampante esempio di influenza hobbesiana ed и altresм fondamentale il suo studio per comprendere la struttura degli ordinamenti giuridici e politici contemporanei.

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