"Il deserto dei Tartari" di D. Buzzati

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

Voto:

1 (4)
Download:861
Data:15.01.2001
Numero di pagine:7
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
deserto-tartari-buzzati_1.zip (Dimensione: 7.79 Kb)
trucheck.it_il-deserto-dei-tartari-di-d-buzzati.doc     29.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

SCHEDA DI LETTURA DE:
“IL DESERTO DEI TARTARI”
DI: DINO BUZZATI
ED: OSCAR MONDADORI
GENERE: NARRATIVO
N. PAG.: 234

IL LIBRO

È il romanzo più famoso di Buzzati, esce nel 1940, entrando a far parte di una collana diretta da Leo Longanesi, che si proponeva di riunire le “opere più originali della letteratura italiana e straniera, la biografie e le memorie di uomini grandi e meschini, la storia di fatti e delle illusioni di ieri e di oggi”. Quando Buzzati consegna il suo manoscritto ha solo 33 anni.

LA TRAMA

Il giovane tenente Giovanni Drogo, dopo un faticoso viaggio durato più di un giorno, giunge, insieme al capitano Ortiz, alla Fortezza Bastiani, sperduto presidio al limite del deserto settentrionale. Arrivato alla fortezza è subito tentato ad andarsene al più presto, ma il maggiore Matti, al quale si presenta all’arrivo, promette di farlo ripartire dopo quattro mesi, dopo la visita medica. Inizia così per Giovanni una nuova vita, scandita da giorni tutti uguali, a poco a poco si conoscono i vari personaggi della fortezza, come il maggiore Trok, il maresciallo Prosdocimo, ed anche i compagni di Drogo, Piero Angustina, Carlo Morel. Arriva il giorno della visita, ma Giovanni abbandona l’idea di ripartire. Trascorrono così tranquillamente due anni. Improvvisamente avvengono fatti inconsueti i quali interrompono il normale svolgimento delle monotone giornate alla fortezza. Infatti compare un cavallo nero, questo assomiglia all’animale del soldati Lazzari il quale, dopo essere uscito per catturarlo, viene ucciso per sbaglio. Poco dopo, essendo stato avvistato un contingente militare a nord, vi è grande agitazione; in seguito rimarranno tutti delusi poiché era una semplice spedizione amica che doveva stabilire la linea di confine. Parte così un contingente anche dalla fortezza Bastiani per affiancare le altre truppe; durante la spedizione il tenente Angustina muore.
Dopo essere ritornati alla normalità, passano velocemente due anni, e Drogo, dopo essere stato convinto dal capitano Otriz, prende una licenza di due mesi per poter ritornare a casa. In città Giovanni si accorge che ormai il tempo e la lontananza lo hanno allontanato dal suo passato; nonostante questo si rivolge ugualmente alle autorità per ottenere uno spostamento, scoprendo così che la guarnigione della fortezza Bastiani è stata fortemente ridotta, e che per lui è impossibile il trasferimento.
Tornato dalla licenza, vede partire uno ad uno i suoi vecchi compagni e non gli rimane che l’amicizia di Ortiz, ormai maggiore. Terminati gli ultimi trasferimenti, inizia ad approfondire il suo legame con il tenente Simeoni, il quale aveva avvistato dei movimenti nel deserto. Nessuno crede ai loro avvistamenti e, in seguito ad un ordine superiore, viene vietata l’osservazione del territorio. Dopo ciò, Simeoni abbandona tutte le speranze, mentre Giovanni persiste e finalmente in luglio, insieme agli altri, avvista dei lumi nel deserto: i nemici stanno realmente lavorando nel deserto, costruiscono infatti una strada.
Quindici anni dopo sono finalmente conclusi i lavori, ma non arriva alcun attacco. Intanto: Drogo, ormai capitano, non ha più legami con la sua famiglia ed Ortiz va in pensione, lasciando il comando della fortezza a Simeoni.
Passano gli anni e Giovanni, col grado di maggiore, è comandante in seconda della fortezza: ha cinquantaquattro anni ed il fisico colpito da una grave malattia. Proprio ora, quando la vita non sembra offrirgli più nulla, arriva il leggendario nemico, l’assalto è imminente e il comando, dopo anni di abbandono, invia nuove milizie. Nonostante Drogo voglia restare, il comandante lo obbliga ad andarsene. Così Giovanni muore solo, nella camera di una locanda, affrontando la sua unica vera battaglia: la morte.

I PERSONAGGI

GIOVANNI DROGO: il romanzo è incentrato sulla sua vicenda; la caratteristica del suo carattere è soprattutto la mediocrità, infatti mancano in lui sia i difetti che le qualità. La descrizione fisica più bella, per sottolineare la relazione tra il suo aspetto e l’importanza ormai nulla che rappresentava nella fortezza, è l’ultima che l’autore fa di lui:” nessuno fece molta attenzione a un ufficiale magro, dal volto smunto e giallastro, che scendeva lentamente le scale,...”. In lui Buzzati vuole sottolineare anche la volontà di non cambiare: “presto o tardi qualche cosa bisognava decidere. Poi le abitudini lo riprendevano nel solito ritmo e Drogo non pensava più agli amici, ai compagni che erano fuggiti in tempo,...”, che può essere giustificata dal suo cercare una sicurezza e una conferma al proprio esistere. I suoi tristi sentimenti, il rimpianto dell’infanzia, l’insoddisfazione della sua vita..., si traducono in una desolata solitudine, della quale lui ne è sempre più consapevole.
ORTIZ: svolge un ruolo particolare, infatti affianca Drogo nel momento dell’incontro con la fortezza, solo con lui Giovanni instaura un rapporto di amicizia che si mantiene inalterato negli anni nonostante la differenza di grado. La sua descrizione fisica:” era un uomo sulla quarantina e forse più, dal volto asciutto e signorile. La sua uniforme era di linee rozze ma perfettamente in ordine.”
SIMEONI: si potrebbe definire l’antagonista, è lui infatti che distrugge per due volte il sogno di Drogo, quello di vedere i nemici; rappresenta molto bene coloro che non si pongono domande sul senso della loro vita, che ignorano l’assurdità dell’esistere.
LA MADRE: è sicuramente una figura marginale ma sottolinea il lento distacco del protagonista dalla sua vita passata, infatti è lei l’unica persona che lo saluta alla partenza, sottolineando il loro legame, ma sarà proprio attraverso lei che Drogo capirà la differenza rispetto ad una volta.
ANGUSTINA: morto per l’onore militare; Drogo ammira, quasi invidia, i suoi modi aristocratici e la sua capacità di affrontare con grande eleganza qualsiasi situazione.
TRONK: è l’incarnazione della massima fede nel regolamento; ciò provocherà anche la morte del soldato Lazzari.
PROSDOCINO: è il capo sarto, è oscuramente partecipe del sogno di grandezza e di gloria che avvolge tutti gli ufficiali.

SPAZIO&TEMPO

La vicenda del romanzo è ambientata in un paese non identificato.
Per quanto riguarda gli spazi aperti, grande protagonista è il deserto dal quale tutti sono attratti. Il paesaggio è abbastanza brullo: “coni di terra rossiccia, le piccole frane sussurranti, le creste desolate, le lande.”
Negli spazi chiusi sicuramente la Fortezza Bastiani è l’elemento più importante, al suo interno il tempo non conta, il ritmo della vita ha ormai creato a Drogo un accogliente rifugio. Ecco una delle descrizioni:” Non era imponente, la fortezza Bastiani, con le sue basse mura, né in alcun modo bella, né pittoresca di torri e bastioni, assolutamente nulla c’era che consolasse quella nudità, che ricordasse le dolci cose della vita....la fortezza gli pareva un di quei mondi sconosciuti a cui mai aveva pensato sul serio di poter appartenere...un mondo ben più impegnativo, senza che alcuno splendore che non fosse quello delle sue geometriche leggi...”
Il romanzo si svolge quasi esclusivamente nell’ambiente militare.
Il tempo della storia, cioè quando è ambientato il racconto, non è definito, ma una datazione probabile è che la vicenda si sviluppa fra l’inizio di questo secolo e la fine del precedente.
Il tempo della narrazione, quanto è durata la narrazione, è circa di trenta anni, e si conclude con la morte di Drogo.

IL COMMENTO

La struttura del romanzo: si può notare che in ventun capitoli passano solo quattro anni, in quattro, più di dieci: man mano che il romanzo, e la vita di Drogo, precipitano verso la conclusione, il tempo passa sempre più velocemente, si appanna l’incantesimo della fortezza e se ne svela l’inganno.
All’interno di alcuni capitoli si possono notare dei flash back, che hanno la funzione di approfondire avvenimenti già accaduti, o anticiparne altri.
Elemento importante è la voce narrante: conosce, e lo lascia intuire, il futuro dei singoli personaggi; ci fa sapere ciò che questi pensano, provano dandoci una visione dei fatti omniscente.

La lingua: il romanzo è scritto in lingua semplice, vicina all’uso quotidiano; si possono notare a volte linguaggi settoriali, per la maggioranza tipici dell’ambiente militare e montano. Nei momenti di riflessione, si trova invece un lessico più ricercato, più colto. La sintassi è abbastanza lineare.

Il tema su cui poggia tutto il romanzo è lo scorrere del tempo, sono molto interessanti le riflessioni, i pensieri che l’autore ci propone: “il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro. “Ferma, ferma!” si vorrebbe gridare, ma si capisce che è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.” “Eppure il tempo soffiava; senza curarsi degli uomini passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle; e nessuno riusciva a sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome.” “il tempo si era messo a corre sempre più veloce, inghiottiva uno sull’altro i giorni..” Buzzati vuole dire che l’esistenza trascorre guidata da forze supreme, a volte malvagie, che causano strani avvenimenti. Poiché non riusciamo a capire cosa ci accade intorno, allora ci aggrappiamo alla speranza che avvenga qualcosa di straordinario, così da poter dare un significato alla nostra esistenza. Mentre noi aspettiamo, il tempo passa e la nostra vita finisce.
Oltre a questo tema “pessimista”, vi sono altri concetti da sottolineare:
“... gli uomini per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.”
“Nel sogno c’è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione che è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare. Nel sogno le cose non sono limpide e materiali...”
Il libro inizialmente può sembrare noioso o difficile da comprendere, ma, continuando la lettura, ci si immedesima sempre più nel personaggio di Drogo e nelle vicende della fortezza Bastiani, per sapere se finalmente arriveranno i Tartari.

Esempio