Il deserto

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Testo

IL DESERTO:
Il deserto è una vasta regione caratterizzata da suolo arido, da scarse precipitazioni e da una forte evaporazione. ’ampia escursione termica e l'azione maccanica del vento, provocano un’intensa disgregazione delle rocce in ciottoli e sabbie; si distinguono un deserto roccioso (hammada), un deserto ghiaioso (serir) e un deserto sabbioso (erg).
I deserti possono essere suddivisi in quattro tipi principali a seconda dei climi che li contraddistinguono: deserti subtropicali, deserti costieri freddi, deserti continentali interni e deserti polari. Di questi, i primi tre sono caratterizzati da estati tiepide o calde e inverni relativamente freddi. Le carenze idriche sono enormi per grandissima parte dell'anno e questo perché la quantità d'acqua che evapora tende a superare le precipitazioni annue. Un'altra causa è che alcuni deserti sono situati a ridosso delle catene montuose. Queste costringono i venti a salire in quota ove si raffreddano fino a cedere tutta la loro umidità sotto forma di pioggia, in modo da essere completamente secchi allorché scendono sul deserto.
Nei deserti polari, le brevi estati sono in genere fresche o fredde e gli inverni estremamente rigidi. Sebbene l'acqua sia presente, è ghiacciata per la maggior parte dell'anno e quindi di scarsa o di nessuna utilità alla vita vegetale e animale.
I deserti tropicali e subtropicali sono il risultato di fasce semipermanenti di alte pressioni dalle quali l'aria tende a scendere verso la superficie terrestre. All'inizio della sua discesa, quest'aria è fredda e secca, ma poi si riscalda sempre più, a causa della forte compressione, per cui quando raggiunge il suolo è molto calda e con un contenuto di umidità talmente basso da non poter produrre alcuna precipitazione.
I deserti costieri freddi sono quasi sempre caratterizzati da assenza di pioggia, eppure spesso sono saturi di una gelida umidità. In questi tipi di deserti grande influenza hanno le correnti oceaniche fredde che hanno la loro origine in regioni polari.

Desert
Location
Size
Topography
SUBTROPICAL DESERTS
Sahara
Morocco, Western Sahara, Algeria, Tunisia, Libya, Egypt, Mauritania, Mali, Niger, Chad, Ethiopia, Eritrea, Somalia
3.5 million sq. mi.,
70% gravel plains, sand, and dunes. Contrary to popular belief, the desert is only 30% sand. The world's largest desert gets its name from the Arabic word Sahra', meaning desert
Arabian
Saudi Arabia, Kuwait, Qatar, United Arab Emirates, Oman, Yemen
1 million sq. mi.
Gravel plains, rocky highlands; one-fourth is the Rub al-Khali (“Empty Quarter”), the world's largest expanse of unbroken sand
Kalahari
Botswana, South Africa, Namibia
220,000 sq. mi.
Sand sheets, longitudinal dunes
Gibson
Australia (southern portion of the Western Desert)
120,000 sq. mi.
Sandhills, gravel, grass. These three regions of desert are collectively referred to as the Great Western Desert—otherwise known as “the Outback.” Contains Ayers Rock, or Uluru, one of the world's largest monoliths
Great Sandy
Australia (northern portion of the Western Desert)
150,000 sq. mi.
Great Victoria
Australia (southernmost portion of the Western Desert)
250,000 sq. mi.
Simpson and
Sturt Stony
Australia (eastern half of the continent)
56,000 sq. mi.
Simpson's straight, parallel sand dunes are the longest in the world—up to 125 mi. Encompasses the Stewart Stony Desert, named for the Australian explorer
Mojave
U.S.: Arizona, Colorado, Nevada, Utah
54,000 sq. mi.
Mountain chains, dry alkaline lake beds, calcium carbonate dunes
Sonoran
U.S.: Arizona, California; Mexico
120,000 sq. mi.
Basins and plains bordered by mountain ridges; home to the Saguaro cactus
Chihuahuan
Mexico
175,000 sq. mi.
Shrub desert
Thar
India, Pakistan
175,000 sq. mi.
Rocky sand and sand dunes
COOL COASTAL DESERTS
Namib
Angola, Namibia, South Africa
13,000 sq. mi.
Gravel plains
Atacama
Chile
54,000 sq. mi.
Salt basins, sand, lava; world's driest desert
COLD WINTER DESERTS
Great Basin
U.S.: Nevada, Oregon, Utah
190,000 sq. mi.
Mountain ridges, valleys, 1% sand dunes
Colorado Plateau
U.S.: Arizona, Colorado, New Mexico, Utah, Wyoming
130,000 sq. mi.
Sedimentary rock, mesas, and plateaus—includes the Grand Canyon and is also called the “Painted Desert” because of the spectacular colors in its rocks and canyons
Patagonian
Argentina
260,000 sq. mi.
Gravel plains, plateaus, basalt sheets
Kara-Kum
Uzbekistan, Turkmenistan
135,000 sq. mi.
90% gray layered sand—name means “black sand”
Kyzyl-Kum
Uzbekistan, Turkmenistan, Kazakhstan
115,000 sq. mi.
Sands, rock —name means “red sand”
Iranian
Iran
100,000 sq. mi.
Salt, gravel, rock
Taklamakan
China
105,000 sq. mi.
Sand, dunes, gravel
Gobi
China, Mongolia
500,000 sq. mi.
Stony, sandy soil, steppes (dry grasslands)
POLAR
Arctic
U.S., Canada, Greenland, Iceland, Norway, Sweden, Finland, Russia

Snow, glaciers, tundra
Antarctic
Antarctica
5.4 million sq. mi.
Ice, snow, bedrock
Formazione dei deserti

Buona parte dei deserti si sono formati a causa del movimento continuo delle masse d'aria, provocato dalla rotazione terrestre. Nei pressi dell'equatore l'aria calda sale e si sposta in direzione nord e in direzione sud; raggiunte latitudini maggiori (subtropicali), le correnti d'aria si raffreddano e ritornano verso il suolo creando aree d'alta pressione. A nord e a sud delle regioni subtropicali vi sono due fasce di bassa pressione; infine, le zone polari sono caratterizzate da correnti discendenti. Quando l'aria sale, si raffredda e si deumidifica; quando scende, si riscalda e si carica d'umidità, asciugando il terreno.
I movimenti verso il basso delle masse d'aria calda hanno prodotto sul globo una fascia, compresa tra i due Tropici, occupata prevalentemente da zone desertiche. Tra le regioni desertiche dell'emisfero boreale sono da segnalare il deserto del Gobi (Cina) e il Sahara (Africa settentrionale); tra quelle dell'emisfero australe, si ricorda il deserto di Patagonia (Argentina), il Kalahari (Africa meridionale), il Gran Deserto Vittoria e il Gran Deserto Sabbioso (vedi Australia).
Anche le catene montuose, come s'è detto sopra, possono determinare la formazione di aree desertiche, poiché concentrano le precipitazioni sulle proprie vette e pendii, impedendo che si scarichino nelle regioni circostanti. Quando i venti carichi d'umidità spirano lungo i pendii e salgono verso le alte quote, si raffreddano, provocando precipitazioni piovose o nevose. L'aria secca discendente dai pendii sottovento fa evaporare l'umidità del suolo a bassa quota: il Gran Bacino, negli Stati Uniti, è influenzato dalla vicinanza della Sierra Nevada, che raccoglie tutte le precipitazioni della zona.
Altre aree desertiche situate all'interno dei continenti si sono formate a causa dei venti che hanno perso buona parte dell'umidità prima di raggiungerle; due esempi sono costituiti dal deserto di Gobi, in Mongolia, e dal Taklimakan, in Cina.
Il tipico paesaggio desertico è spoglio, quasi totalmente privo di vegetazione, modellato dal vento e, anche se può sembrare un controsenso, dall'acqua: in occasione delle rare precipitazioni, infatti, il terreno, non essendo protetto dalla vegetazione, viene facilmente eroso. Nei deserti i canyon sono stati scavati proprio dai rovinosi corsi d'acqua formatisi improvvisamente lungo i pendii montuosi. I laghi salati rappresentano un'altra realtà tipica di numerosi deserti: durante le sporadiche piogge, le depressioni si riempiono d'acqua che poi evapora velocemente, lasciando sulla superficie del terreno uno strato di sale. Dove l'evaporazione non è sufficiente a prosciugare completamente la distesa d'acqua, si hanno laghi caratterizzati da elevatissima salinità, come il Grande Lago Salato (Utah).
I venti, oltre che modellare in forme spesso bizzarre le rocce, sono responsabili della formazione delle dune: nei deserti sabbiosi quali il Sahara o i deserti dell'Arabia le dune di sabbia possono superare i 200 m d'altezza. Nei deserti ghiaiosi, con forti venti e sabbia relativamente scarsa (come il deserto costiero del Perù), le dune si "muovono" costantemente: la loro forma e il loro spostamento dipendono dalla direzione del vento.

SAHARA:

Deserto del Sahara Vasta regione desertica dell'Africa settentrionale: in particolare il termine indica la fascia di terre aride che si estende dall'oceano Atlantico al Mar Rosso. È il più grande deserto del mondo: si estende per circa 1600 km da nord a sud, per 5150 da est a ovest, e ha una superficie complessiva di oltre 9 milioni di km2, dei quali circa 207.000 occupati dalle oasi. I confini del Sahara sono costituiti dall'oceano Atlantico a ovest, dai monti dell'Atlante e dal mar Mediterraneo a nord, dal Mar Rosso a est, dal Sahel (termine arabo che significa "sponda", orlo del deserto) a sud; questi confini, tuttavia, non sono chiaramente definiti e si sono modificati nel corso di millenni a causa dei mutamenti climatici e degli interventi umani.
Il Sahara, in tempi antichi, almeno sino a 3000-4000 anni fa, aveva un clima diverso, più umido, e un territorio adatto alla pastorizia e all'agricoltura (già 8000 anni fa vi si coltivava il miglio); poi, con l'aumento graduale dell'aridità e del processo di desertificazione, le popolazioni che lo abitavano si sono spostate verso il Sahel e si sono raccolte nelle oasi, dove erano possibili le pratiche agricole. Oggi nel Sahara si registrano densità umane dell'ordine di uno o due abitanti per km2, per un totale di 9-10 milioni di abitanti. Politicamente il Sahara è compreso nei territori di alcuni stati: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Mali, Niger, Ciad e Sudan.
Il Sahara occidentale, i massicci montuosi dell'Hoggar e del Tibesti, nel Sahara centrale, e il deserto libico costituiscono delle regioni geograficamente distinte all'interno del grande deserto. Il Sahara occidentale è una superficie tabulare caratterizzata da terreni desertici rocciosi (serir e hamada) e sabbiosi (erg), con dune di altezza variabile; non presenta acque superficiali e le precipitazioni sono quasi inesistenti. Vi sono tuttavia falde d'acqua sotterranee che in alcuni punti riaffiorano in superficie, consentendo la vita a piccole oasi, situate perlopiù ai piedi di tavolati di rocce sedimentarie, che vanno dal Paleozoico al Neozoico.
L'altopiano centrale del Sahara si estende per circa 1600 km in direzione nord-ovest sud-est; si mantiene a un'altezza media compresa tra i 600 e i 700 m, ma include catene e massicci montuosi di origine vulcanica, che s'innalzano fino ai 3000 m (come il monte Emi Koussi, 3415 m, nel Tibesti o il monte Tahat, 2918 m, nell'Hoggar). Sebbene le precipitazioni siano scarse, in alcune vette del Sahara centrale si possono avere d'inverno precipitazioni nevose.
Il deserto libico, esteso tra la Libia, l'Egitto e il Sudan settentrionale, è considerato la sezione più arida del Sahara; non vi mancano le oasi, seppure rare. La regione è caratterizzata da formazioni sabbiose, con allineamenti di dune, in molti casi alte più di 120 m. La valle del Nilo e la regione montuosa del deserto di Nubia, a est del Nilo, sono considerate parti del Sahara, ma in queste zone l'irrigazione ha trasformato il suolo desertico in un terreno fertile e coltivabile.
Il Sahara, da un punto di vista morfologico, è una piattaforma tabulare paleozoica con un'altitudine media compresa tra i 400 e i 500 m, coperta qua e là da formazioni più recenti, del Mesozoico e del Neozoico. Alle superfici tabulari, sopraelevate, si alternano depressioni, più o meno ampie e pronunciate; alcune di esse si situano a quote al di sotto del livello del mare, come quelle dell'Egitto e dell'Algeria (ad esempio, la depressione di Qattarah a -133 metri). Le formazioni rocciose sono in genere notevolmente erose sia ad opera degli agenti normali in epoche in cui il clima era diverso da oggi, sia, attualmente, ad opera dei fattori termici disgreganti e del vento, la cui azione è particolarmente potente nel Sahara, data l'assenza di vegetazione.
Il clima è uniformemente arido: in molte zone le precipitazioni annue non superano i 100 mm e in alcune non piove affatto per decenni. L'escursione termica è considerevole: si va da temperature al di sotto dello zero durante la notte e alle quote elevate fino a oltre 54 °C durante il giorno, specialmente nelle aree occidentali e centrali. L'idrografia superficiale è rappresentata da fiumi fossili, dai cosiddetti uadi (in arabo wadi), letti fluviali asciutti che diventano corsi d'acqua in occasione delle piogge.
Il Sahara non è del tutto privo di vegetazione. Essa si trova eccezionalmente nelle oasi (dove crescono soprattutto palme da datteri, alla cui ombra si coltivano ortaggi, cereali e alberi da frutto) e più normalmente nelle depressioni, dove si accumulano le acque piovane, rappresentata da piante arbustive e spinose. Accanto alle oasi originarie, sorte là dove vi era una presenza d'acqua, vi sono oasi più recenti, artificiali, create mediante l'estrazione dell'acqua da falde anche molto profonde.
Tra gli animali che vivono nel deserto, si ricordano le gazzelle, le antilopi, gli sciacalli, le volpi del deserto (fennec) e le iene; il deserto libico, invece, è del tutto privo di vegetazione e di vita animale. In tempi recenti il Sahara settentrionale ha assunto una considerevole importanza economica grazie alla scoperta di estesi giacimenti di petrolio in Algeria e in Libia.
Sebbene il Sahara possa apparire come un ostacolo naturale alle comunicazioni, in realtà non ha mai assunto questa caratteristica, anzi è vero il contrario: il commercio transahariano iniziò già nel primo millennio a.C. collegando le sponde mediterranee con il Sudan, l'Africa nera. Nuovo impulso agli scambi fu dato dai cartaginesi nel III secolo a.C. e dai romani tre secoli più tardi. Ma soprattutto fu l'impiego del dromedario (vedi cammello) come mezzo di trasporto a incrementare i viaggi transahariani; le vie carovaniere che attraversavano il deserto e mettevano in comunicazione i porti del Mediterraneo con l'Africa centroccidentale e le città mercantili degli imperi sudanesi divennero sempre più importanti a partire dall'VIII secolo, con la crescita della potenza araba, e raggiunsero l'apice tra il XIII e il XVI secolo. Le merci che venivano trasportate erano soprattutto oro, sale, pepe, armi, abiti, avorio e cuoio; era inoltre praticata la tratta degli schiavi. In se0so inverso andavano tessuti, armi, manufatti di vario genere. L'arrivo degli europei sulla costa occidentale dell'Africa indebolì il commercio transahariano, fino a determinarne la fine nel corso del XIX secolo. In seguito a ciò decaddero le città che erano state splendidi capolinea dei traffici attraverso il deserto, come Timbuctu, Oualata, Kuka ecc.

La vegetazione :

In molte regioni desertiche sono presenti formazioni vegetali che si sono adattate alla scarsità d'acqua e all'intenso calore diurno.
Le piante del deserto sono generalmente in grado di conservare e sfruttare al massimo la poca acqua a loro disposizione. Molte angiosperme tipiche dei deserti inoltre vivono soltanto per pochi giorni: i loro semi giacciono al suolo, talvolta per anni, fino a che un acquazzone permette loro di germogliare. Le specie legnose hanno forti radici che raggiungono l'acqua in profondità; oppure straordinariamente estese in superficie, atte a catturare la rugiada o le gocce d'acqua delle piogge più leggere. Le piante del deserto hanno di solito foglie piccole, che limitano la traspirazione; altre piante durante la stagione arida perdono le foglie, realizzando la fotosintesi attraverso i fusti. Le piante grasse conservano l'acqua nei loro fusti carnosi e nelle radici; le spine, che sono foglie modificate, servono a proteggerle dagli animali, che altrimenti le distruggerebbero per ricavarne acqua. Molte piante del deserto assimilano e immagazzinano anidride carbonica solo di notte; durante il giorno i loro pori sono chiusi per impedire l'evaporazione dei liquidi.

Fauna dei deserti La vegetazione

In molte regioni desertiche sono presenti formazioni vegetali che si sono adattate alla scarsità d'acqua e all'intenso calore diurno.
Le piante del deserto sono generalmente in grado di conservare e sfruttare al massimo la poca acqua a loro disposizione. Molte angiosperme tipiche dei deserti inoltre vivono soltanto per pochi giorni: i loro semi giacciono al suolo, talvolta per anni, fino a che un acquazzone permette loro di germogliare. Le specie legnose hanno forti radici che raggiungono l'acqua in profondità; oppure straordinariamente estese in superficie, atte a catturare la rugiada o le gocce d'acqua delle piogge più leggere. Le piante del deserto hanno di solito foglie piccole, che limitano la traspirazione; altre piante durante la stagione arida perdono le foglie, realizzando la fotosintesi attraverso i fusti. Le piante grasse conservano l'acqua nei loro fusti carnosi e nelle radici; le spine, che sono foglie modificate, servono a proteggerle dagli animali, che altrimenti le distruggerebbero per ricavarne acqua. Molte piante del deserto assimilano e immagazzinano anidride carbonica solo di notte; durante il giorno i loro pori sono chiusi per impedire l'evaporazione dei liquidi.

Fauna dei deserti

Gli animali del deserto sono, cosi come le piante, sono adattati in vario modo alla mancanza d’acqua. Tra gli animali del deserto vi sono alcune specie di anfibi che restano in letargo durante la stagione secca ed escono in superficie solo quando cade la pioggia: solo allora possono accoppiarsi e deporre le uova. Anche molti volatili e roditori si riproducono soltanto durante i periodi di pioggia, quando cresce la vegetazione. Alcuni roditori, come il ratto canguro nordamericano e il gerbillo africano, si nutrono di semi: i processi metabolici di questi animali sono molto efficienti nella conservazione e nel riciclo dell'acqua. Numerosi mammiferi del deserto, come il cammello, sono capaci di resistere alla disidratazione. In buona parte, mammiferi e rettili conducono vita notturna; durante il giorno restano nascosti in tane fresche o all'ombra. I rettili e qualche insetto sono “preadattati” grazie ai tegumenti praticamente impermeabili ed alle escrezioni a secco. Codesti animali possono produrre acqua grazie al catabolismo dei carboidrati ;deve essere sottolineato , che la produzione di acqua metabolica non è di per sé un adattamento: lo è ,invece, la conservazione di questa. Al contrario , i mammiferi non sono un gruppo ben adattato (perché essi espellono urea , il checomporta la perdita di parecchia acqua ) ,tuttavia certe specie hanno sviluppato un notevole adattamento secondario .Tra questi mammiferi ricordiamo i roditori della famiglia Heteromydae,specialmente il ratto canguro ,il topolino dei deserti del nuovo mondo e il
topo dei deserti del vecchio mondo.Questi animali possono vivere indefinitamente di semi senza aver bisogno di bere acqua.essi restano nelle tane tutto il giorno, risparmiano l’acqua con l’escrezione di urina molto concentrata non servendosene per regolare la temperatura corporea .Altri roditori dei deserti –come il neotoma per esempio- non possono vivere solo di cibo secco ,ma sopravvivono nel deserto mangiando i cactus succulenti o altre piante che immagazzinano acqua .
Anche il cammello deve bere ma i cammellipossono resistere parecchio tempo senza acqua perché i loro tessuti possono tollerare aumenti di temperatura corporea e un livello di disidratazione che sarebbero fatali per altri animali . Bisogna sfatare una credenza popolare a causa della quale si pensa che i cammelli immagazzinino l’acqua nelle loro gobbe. Invecetra i mammiferi, l'antilope orice del deserto mantiene la temperatura corporea in equilibrio rilasciando di notte il calore accumulato durante il giorno.Inoltre Alcuni rettili, quali il rospo cornuto, possono controllare la loro temperatura corporea variando la frequenza dei battiti del cuore e il metabolismo corporeo.

I deserti e l'uomo:

Le popolazioni che vivono nei deserti hanno dovuto adattare il loro stile di vita alle severe condizioni dell'ambiente: così i beduini dell'Africa settentrionale, i san del Kalahari e gli aborigeni australiani. Ad esempio, i tuareg praticano l'agricoltura esclusivamente nelle oasi, e grazie al nomadismo possono anche allevare bestiame.
Numerosi tentativi per sfruttare i terreni desertici a scopo agricolo sono stati fatti su larga scala da paesi confinanti con queste regioni o legati commercialmente con i loro governi; l'assunto da cui hanno preso le mosse questi progetti è che, poiché nel deserto non scorre acqua in superficie, vi è poco drenaggio di sostanze nutritive, per cui il suolo dovrebbe essere fertile. Sono stati realizzati complessi sistemi di irrigazione che attingono acqua dai fiumi o da profondi pozzi. Ma alcuni gravi problemi hanno poi reso vane simili imprese: in primo luogo, la forte evaporazione dell'acqua dispersa nei campi determina un accumulo di sale sul terreno che lo rende inadatto alle coltivazioni. Inoltre, le riserve naturali dalle quali è prelevata l'acqua sono destinate a esaurirsi. Infine, il disboscamento (perlopiù mediante il fuoco) e l'allevamento intensivo nelle terre semiaride ai margini dei deserti (ad esempio nel Sahel) sono i maggiori responsabili del processo di desertificazione, che sempre più sta diventando un problema di interesse mondiale. Uno studio eseguito dalle Nazioni Unite nel 1984 ha stabilito che il 35% delle terre emerse è attualmente minacciato dal processo di desertificazione.

Gli animali del deserto sono, cosi come le piante, sono adattati in vario modo alla mancanza d’acqua. Tra gli animali del deserto vi sono alcune specie di anfibi che restano in letargo durante la stagione secca ed escono in superficie solo quando cade la pioggia: solo allora possono accoppiarsi e deporre le uova. Anche molti volatili e roditori si riproducono soltanto durante i periodi di pioggia, quando cresce la vegetazione. Alcuni roditori, come il ratto canguro nordamericano e il gerbillo africano, si nutrono di semi: i processi metabolici di questi animali sono molto efficienti nella conservazione e nel riciclo dell'acqua. Numerosi mammiferi del deserto, come il cammello, sono capaci di resistere alla disidratazione. In buona parte, mammiferi e rettili conducono vita notturna; durante il giorno restano nascosti in tane fresche o all'ombra. I rettili e qualche insetto sono “preadattati” grazie ai tegumenti praticamente impermeabili ed alle escrezioni a secco. Codesti animali possono produrre acqua grazie al catabolismo dei carboidrati ;deve essere sottolineato , che la produzione di acqua metabolica non è di per sé un adattamento: lo è ,invece, la conservazione di questa. Al contrario , i mammiferi non sono un gruppo ben adattato (perché essi espellono urea , il checomporta la perdita di parecchia acqua ) ,tuttavia certe specie hanno sviluppato un notevole adattamento secondario .Tra questi mammiferi ricordiamo i roditori della famiglia Heteromydae,specialmente il ratto canguro ,il topolino dei deserti del nuovo mondo e il
topo dei deserti del vecchio mondo.Questi animali possono vivere indefinitamente di semi senza aver bisogno di bere acqua.essi restano nelle tane tutto il giorno, risparmiano l’acqua con l’escrezione di urina molto concentrata non servendosene per regolare la temperatura corporea .Altri roditori dei deserti –come il neotoma per esempio- non possono vivere solo di cibo secco ,ma sopravvivono nel deserto mangiando i cactus succulenti o altre piante che immagazzinano acqua .
Anche il cammello deve bere ma i cammellipossono resistere parecchio tempo senza acqua perché i loro tessuti possono tollerare aumenti di temperatura corporea e un livello di disidratazione che sarebbero fatali per altri animali . Bisogna sfatare una credenza popolare a causa della quale si pensa che i cammelli immagazzinino l’acqua nelle loro gobbe. Invecetra i mammiferi, l'antilope orice del deserto mantiene la temperatura corporea in equilibrio rilasciando di notte il calore accumulato durante il giorno.Inoltre Alcuni rettili, quali il rospo cornuto, possono controllare la loro temperatura corporea variando la frequenza dei battiti del cuore e il metabolismo corporeo.

I deserti e l'uomo

Le popolazioni che vivono nei deserti hanno dovuto adattare il loro stile di vita alle severe condizioni dell'ambiente: così i beduini dell'Africa settentrionale, i san del Kalahari e gli aborigeni australiani. Ad esempio, i tuareg praticano l'agricoltura esclusivamente nelle oasi, e grazie al nomadismo possono anche allevare bestiame.
Numerosi tentativi per sfruttare i terreni desertici a scopo agricolo sono stati fatti su larga scala da paesi confinanti con queste regioni o legati commercialmente con i loro governi; l'assunto da cui hanno preso le mosse questi progetti è che, poiché nel deserto non scorre acqua in superficie, vi è poco drenaggio di sostanze nutritive, per cui il suolo dovrebbe essere fertile. Sono stati realizzati complessi sistemi di irrigazione che attingono acqua dai fiumi o da profondi pozzi. Ma alcuni gravi problemi hanno poi reso vane simili imprese: in primo luogo, la forte evaporazione dell'acqua dispersa nei campi determina un accumulo di sale sul terreno che lo rende inadatto alle coltivazioni. Inoltre, le riserve naturali dalle quali è prelevata l'acqua sono destinate a esaurirsi. Infine, il disboscamento (perlopiù mediante il fuoco) e l'allevamento intensivo nelle terre semiaride ai margini dei deserti (ad esempio nel Sahel) sono i maggiori responsabili del processo di desertificazione, che sempre più sta diventando un problema di interesse mondiale. Uno studio eseguito dalle Nazioni Unite nel 1984 ha stabilito che il 35% delle terre emerse è attualmente minacciato dal processo di desertificazione.

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