Canzone al Metauro

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

O del grand’Appennino (Canzone al Metauro).

Si rivolge al fiume Metauro che nasce dalla catena montuosa dell’Appennino,
picciolo si riferisce per la scarsa portata del suo corso ma glorioso perché da esso prese nome una delle battaglie della 2°guerra punica,
più celebre per la fama che per la tua ricchezza d’acque,
fugace pellegrino errante in una sorta di fuga cui lo spingeva l’assillo della sua anima tormentata, (è una figurazione emblematica della vita del poeta)
cortesi…sponde allude alla generosa ospitalità della’amico
per sicurezza vengo e per riposo. in lui c’è l’angoscia febbrile di chi si sente perseguitato dagli uomini e dalla fortuna, di qui l’ansia di riposo e pace.
vv 7-13 metafora : L’alta Quercia allude allo stemma dei Della Rovere, con la visione dell’albero forte, grandioso e ospitale, lui esprime il suo bisogno di protezione e difesa.
ond’ella….ingombra mediante i dolcissimi umori del fiume spiega rigogliosi i suoi rami, sì che li espande sui monti e sui mari.(Il dominio dei Della Rovere si estendeva dall’Appennino all’Adriatico),
mi accolga alla sua ombra altrui ad alcuno
nobile, signorile riposo e sede sede riposata e tranquilla
entro al più denso fra i rami più densi, per proteggerlo e anche per nasconderlo.
eppure mi vede bene, la Fortuna rappresentata allegoricamente come una dea bendata
m’appiatti dà l’idea della caccia spietata cui egli cerca invano di sottrarsi
solingo calle solitario sentiero,
mova….il piede dov’egli cammina
notturno di notte,
sconosciuto e celando il suo nome danno l’immagine di una vita avvolta nelle tenebre dell’incertezza e dell’angoscia;
vv 19-20 la Fortuna lo bersaglia implacabile, tanto che mostra di avere tanti occhi quante le sventureche avventa contro di lui.
Oimè! Comincia con un lamento la enumerazione delle proprie sventure
dal dì che pria….. dal giorno che respirai l’aria vivificatrice e aprii gli occhi
questa vita a me non fu mai serena,
fui di un ingiusto e malvagio bersaglio
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Sàssel…cuna: lo sa la gloriosa sirena Partenope, sul cui sepolcro sorse Napoli dove lui nacque
così da avere o una tomba onorata o anche una misera sepoltura cioè una fossa
al primo colpo inferto dalla Fortuna!
vv 31-32 una sorte crudele e disumana(=empia) strappò il poeta fanciullo dal seno della madre, quando egli dovette seguire il padre nell’esilio.
Ah!di què baci…. di quei baci che lei, la madre, bagnò con lacrime di dolore,
con sospir mi rimembra verso della canzone Chiare, fresche e dolci acque del Petrarca, mi ricordo sospirando le preghiere appassionate che lei rivolse a Dio di poter rivedere presto il marito e il figlio, preghiere vane portate via e disperse dal vento fuggevole
giunger…volto che io non dovevo più unirmi in un tenero bacio fra le sue braccia
con nodi…tenaci l’immagine della madre gli è rimasta nella memoria e ne cuore nella disperata forza di quell’ultimo abbraccio.
e col passo incerto di fanciullo che s’addentra sgomento lontano dalla madre in un mondo ignoto forse ostile
come Ascanio (figlio d’Enea) o Camilla (un’eroina dell’Eneide) il poeta li rivede nella sua stessa condizione
il padre errante Bernardo Tasso vagò per l’Italia di corte in corte.
vv 41-42 il poeta ha vissuto in un aspro esilio e in una dura povertà un peregrinare continuo e senza conforto alla ricerca di una sistemazione definitiva
tempestivo conobbi troppo presto e compresi per diretta esperienza cosa fossero il dolore e gli affanni
ch’anzi….anni prima del tempo l’acerbità delle vicende e dei dolori mi rese precocemente maturo (il poeta cioè, non poté godere la propria infanzia divenne troppo presto uomo maturo nella sofferenza).
Dovrei forse ora raccontare la tristezza della sua vecchiaia di uomo ammalato e povero? Non bastano i miei propri malanni per offrire materia al mio dolore?
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Già…: già i miei sospiri sono insufficienti (=scarsi) rispetto a quel che vorrei,
e questi occhi che pur sono divenuti due fonti(=vene) così copiose di pianto non hanno lacrime sufficienti a sfogare la pena del cuore.
vv 55-60 Padre, o buon padre, che dal cielo____
sia durante la malattia sia quando morì piansi per te a lungo, e tu lo sai bene,
e gemendo scaldai
la tomba dove fu sepolto e prima il letto dove giaceva malato: ora che in cielo
tu sei, tu devi essere oggetto di onore, non di lutto:
il mio dolore deve ora essere tutto rivolto a piangere la mia vita angosciosa.

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