Il Visconte Dimezzato

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:12.10.2005
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Testo

SCHEDA-LIBRO
Il visconte dimezzato

1) Riassunto:
Il racconto, narrato in prima persona da un ragazzo che sostiene di essere il nipote del protagonista, descrive le vicende di un giovane visconte che, essendosi recato nella pianura di Boemia come soldato cristiano nella battaglia contro i Turchi, durante la prima battaglia si getta contro una palla di cannone che, prendendolo in pieno, lo divide esattamente a metà.
Al seguito di quest’incidente la metà “sopravvissuta” del visconte fa ritorno a casa. Al suo rientro rifiuta le cure e ogni approccio o incontro con chiunque. Il padre, il vecchio visconte Aiolfo, che da tempo non si occupava d’altro che dei suoi uccelli, gli invia un’averla come mezzo di comunicazione che gli viene restituita morta e mutilata in metà del corpo. A seguito di questo il vecchio visconte muore e Medardo (il giovane visconte) prende così il potere sui terreni di famiglia.
Da allora in poi si instaurerà nelle terre dei visconti di Terralba un clima di terrore dovuto alla crudeltà di Medardo verso sudditi e animali: uccise e mutilò decine di persone senza motivazione dimostrando una cattiveria ferocissima anche verso i membri della propria famiglia. Esiliò la propria balia tra i lebbrosi, tentò di uccidere il nipote, bruciò case e persone e, soprattutto, divise a metà (così com’era lui) tutti gli esseri viventi che lo circondavano.
Un giorno incontrò una pastorella di nome Pamela e decise che ella doveva essere sua. Tanto perseguitò la giovane che quella si nascose nel bosco per non essere trovata, dopo essere stata minacciata insieme ai suoi genitori.
In tutta questa prima parte del racconto sembra che, all’impatto con la palla di cannone, fosse sopravvissuta solo una delle due metà del corpo del visconte.
Ad un certo punto, il giovane narratore della vicenda, racconta di aver avuto un incontro con lo zio presso un fiume e descrive i modi gentili e affabili di quello, rimanendo incredulo e stupendosi anche del fatto di vedere la metà sinistra del visconte anziché la destra.
Da questo punto in poi si delineano due figure differenti: una di una crudeltà disumana, l’altra totalmente buona e sensibile. Da qui si scopre che, dopo l’incidente, anche l’altra metà del visconte venne riportata in vita da alcuni eremiti.
Il Buono stringe amicizia con Pamela, mentre il Gramo viene sempre più odiato. A seguito della richiesta di matrimonio da parte di ognuna delle due metà a favore dell’altra, Pamela mette in atto uno stratagemma dicendo a entrambi che vorrebbe sposare proprio quello con cui parlava in quel momento. Entrambi accettano, ma a seguito di un contrattempo Pamela sposa il Buono facendo infuriare il Gramo. Per questo motivo i due si sfidano a duello e, nel corso del combattimento, si feriscono reciprocamente laddove erano presenti le cicatrici dell’intervento. Il dottor Trelawney, il medico del palazzo, riesce a ricongiungere le due metà riformando il visconte e dando a Pamela un marito normale e, soprattutto, né buono né cattivo, ma umano, così com’era prima della battaglia contro i Turchi.

2) Collocazione spazio-temporale:

Non mi ricordo quando fu la guerra religiosa contro i Turchi. Sicuramente però la collocazione spazio-temporale è reale nonostante l’argomento trattato sia fantastico.

3)Commento:
a) Per quanto riguarda lo stile di scrittura, penso che si possa fare lo stesso discorso già fatto per “Il barone rampante”.
In questo racconto Calvino non utilizza strutture complicate, né fa uso di metafore o figure retoriche.
Come nella precedente storia, fa un grande uso sia del discorso diretto che della descrizione esterna, ma, differentemente, si sofferma maggiormente nelle descrizioni fisiche. Non tutti i personaggi vantano una particolareggiata descrizione, ma il protagonista e la Pamela sono lungamente definiti.
Come in tutti i libri di Calvino, mi sembra che egli dia molta importanza alla descrizione del paesaggio circostante, anche se, in questo caso, egli si sofferma soprattutto sulle azioni del protagonista.
In Calvino non noto un uso frequente di anticipazioni o retrospezioni: l’unico elemento sempre presente è la narrazione, da parte di un parente del protagonista, della vicenda quando già era stata compiuta. L’autore però, come sempre, non permette al lettore di immaginarsi la conclusione della storia se non a poche pagine dalla fine.
Calvino tenta di utilizzare un linguaggio accessibile a tutti, che, in questo racconto, a volte sfocia in descrizioni macabre e puntigliose.

b) Questo racconto, credo che tratti il tema dell’eccesso.
Dico “credo” perché mi sono appena resa conto di non riuscire a cogliere mai, completamente, il messaggio di Calvino.
Io ritengo che l’obiettivo dell’autore fosse appunto questo: trattare il tema dell’eccesso e dell’estremismo, in qualunque forma esso si presenti.
Egli lo condanna, mostrandone i lati negativi e descrivendo i tragici risultati della loro messa in atto.
Questo è un tema decisamente attuale anche se, ritengo inutile questo commento in quanto, essendo Calvino un uomo del “nostro tempo” e preoccupato dei mali di quest’epoca, non può che proporre argomenti attuali e di carattere sociali. Egli li “alleggerisce” trattandoli nell’ambito di un racconto, quindi presentando un’allegoria, ma, in realtà, il suo intento è profondamente serio.

c) Leggere questo racconto è stato, per me, una grandissima fatica.
Dal punto di vista stilistico e formale mi è sicuramente piaciuto di più che “Il barone rampante”, ma gli argomenti li ho vissuti con molta più fatica.
Lo stile è vivace e spedito; l’autore non si dilunga in “inutili” descrizioni e le azioni si susseguono con ritmo avvincente. Questo, però, è l’unico elemento che sono riuscita ad apprezzare in questo racconto.
Per miei problemi e mie sensibilità personali non riesco a leggere o a vedere scene di violenza o uccisioni nei confronti di animali, descrizioni di cui questo libro è pieno. Ragionandoci sopra credo di aver intuito che l’intento di Calvino fosse proprio quello di schierarsi contro una tale crudeltà, ma, qualunque fosse il suo scopo, questi argomenti sono bastati a farmi “odiare” questo libro. Mi rendo conto che questa sia una grande limitazione per me, ma è una cosa contro cui non posso lottare.

CONSIDERAZIONI PERSONALI:
In questo racconto Calvino non utilizza strutture complicate, né fa uso di metafore o figure retoriche. Invece fa un grande uso sia del discorso diretto che della descrizione esterna, ma, differentemente, si sofferma maggiormente nelle descrizioni fisiche. Non tutti i personaggi vantano una particolareggiata descrizione, ma il protagonista e la Pamela sono lungamente definiti. Mi sembra che l’Autore dia molta importanza alla descrizione del paesaggio circostante, anche se, in questo caso, egli si sofferma soprattutto sulle azioni del protagonista.
Calvino, nel romanzo, vuole parlare della compresenza di una parte buona e di una cattiva in ognuno di noi, e lo fa narrando l’inverosimile divisione fisica del visconte, frutto della sua tendenza al fantastico.
Infatti Medardo, inizialmente, ancora intero, come ogni uomo ha l’illusione di essere integro; quando viene scisso nelle due parti, una buona e una cattiva, ciascuna di queste due parti si accorge che prima non era integro, e solo ora può cercare realmente un’immagine più completa, riconciliando le due parti.

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