Lettere a Lucilio (Seneca), Libro II Lettera 6

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Testo

LETTERA VI

L'ESERCIZIO DELLA POVERTA

Siamo nel mese di dicembre, quando la cittа и nel suo piщ intenso fervore di vita. Si и dato libera espansione ad ogni esteriore lussuosa pompa. Dappertutto una grande risonanza di straordinari preparativi come se si dovesse fare una differenza fra i giorni dei Saturnali e i giorni di lavoro. Invece non vi и alcuna differenza, tanto che si vede chiaro che non errava quello che diceva che una volta c'era il mese di dicembre e invece adesso и dicembre tutto l'anno. Se ti avessi qui con me, vorrei un po' discutere e chiederti che cosa tu credi sia da farsi, lasciare immutate le nostre consuetudini giornaliere, oppure per non dare l'impressione di contraddire alle pubbliche usanze cenare anche noi piщ allegramente e smettere la toga. Per consentire ai piaceri e godere i giorni di festa si и cominciato a cambiare vestito, cosa che una volta si faceva soltanto in momento di tumulto ed in altre contingenze dolorose per la cittа. Se ti conosco bene, tu prendendo un atteggiamento di arbitro conciliatore avresti voluto che noi non ci si facesse del tutto simili alla folla imberrettata ma nemmeno del tutto dissimili: ma d'altra parte si puт anche pensare che invece sia il caso proprio in questi giorni, in cui la moltitudine si abbandona in piena dimenticanza ai piaceri, imporre all'animo nostro piщ dura disciplina e astenerci dai piaceri in un totale isolamento: l'animo nostro infatti trova un sicurissimo segno di raggiunta fermezza se non si abbandona alle blandizie che portano alla dissolutezza. Certo ci vuole molto maggior forza per astenersi con tranquilla sobrietа dal bere quando si и in mezzo a una folla ebbra e vomitante; perт mostra un fine senso di moderata temperanza colui che non cerca di sottrarsi nell'ombra e non cerca di mettersi in vista, che non si confonde colla moltitudine e fa le stesse cose che fanno gli altri ma in maniera diversa: и lecito infatti passare una giornata in festa, senza abbandonarsi ad intemperanze di piaceri. D'altronde mi riesce cosм grato mettere a prova la fermezza dell'animo tuo che penso di consigliare anche a te, secondo il precetto dei grandi uomini, questa esperienza per qualche giorno: contentati di poco e cattivo cibo, mettiti una ruvida ed aspra veste e poi chiedi a te stesso: " ma и proprio tutto questo che faceva paura?"
Nel tempo di serenitа tranquilla l'animo nostro deve prepararsi ad affrontare le situazioni difficili, e tra i benefici della fortuna darsi la fermezza per resistere alle sue avversitа. Il soldato fa le manovre in tempo di pace, costruisce trincee senza avere di fronte il nemico, si stanca con una fatica in quel momento inutile, per cui perт sarа pronto al momento necessario. Se vuoi che una persona non si lasci prendere dall'affanno di fronte alla realtа nemica, fa che si eserciti prima che questa realtа si presenti.
Seguono questo metodo coloro che ad ogni mese si privano per qualche tempo di tutto, imitando cosм lo stato di povertа, in modo da non aver piщ ragione di temere i mali che hanno giа avuto modo di conoscere. Non hai da temere che io alluda alle cene di Timone o alle celle dei poveri o ad altra cosa con cui qualche volta ama scherzare la ricchezza annoiata dal suo gran lusso: il tuo letto sia proprio un vero pagliericcio, la tua veste un vero saio e il pane veramente duro e cattivo, e vedi di durare in questo tenore di vita tre o quattro giorni e anche qualche giorno di piщ, in modo che sia una esperienza e non uno scherzo. Credimi, caro Lucilio, ti sentirai lieto allora di esserti saziato colla spesa di due o tre assi e ti renderai conto che non и necessario, per avere la tranquillitа, uno speciale aiuto della fortuna, la quale anche quando и adirata dа pur sempre quanto basta alle essenziali necessitа della vita. Devi perт pensare che con questo non farai nulla di straordinario: tu farai soltanto quello che fanno molte migliaia di schiavi, molte migliaia di poveri. Potrai guardare te stesso con compiacimento perchй farai tutto questo senza esserne costretto, perchй capirai che ti sarа facile farlo sempre come sperimentarlo qualche volta. Esercitiamoci pure come il giovine soldato a colpire il fantoccio i cioи con una finzione della realtа; affinchй la fortuna non ci colga impreparati facciamoci famigliare la povertа. Ci sentiremo piщ sicuri nella ricchezza se sapremo come poi non sia cosa tanto grave la povertа.
Quel grande maestro del piacere che era Epicuro aveva dei giorni in cui estingueva appena la fame con scarso cibo, per rendersi conto, se per questo mancasse qualche cosa al pieno totale piacere, quanto mancasse e se questa mancanza meritasse di essere colmata con fatica: questo troviamo nelle lettere che egli scrisse a Polieno sotto l'arcontato di Carino. Egli si vanta di spendere per il vitto meno di un asse, mentre invece Metrodoro che non aveva ancora fatto pari progresso, spendeva un asse intero. Credi pure che anche cosм poco cibo puт appagare il bisogno del corpo, e puт dare persino il piacere: non certo quel piacere superficiale e fugace che ha bisogno sempre di nuova esca ad ogni momento, ma un piacere durevole e sicuro. L'acqua, la polenta, un pezzo di pane d'orzo non sono certo cosa gradevole; ma diventa supremo piacere proprio trarre piacere da questi cibi, ed elevare se stessi a tal punto che l'iniquitа della fortuna non possa ormai strapparci piщ nulla. Piщ abbondante alimento si dа ai carcerati, e anche quelli che sono destinati alla pena capitale ricevono un cibo piщ abbondante proprio da chi dovrа condurli al supplizio. Quale grandezza d'animo dimostra dunque colui che sappia per sua spontanea volontа discendere ad accettare tali privazioni che nemmeno i condannati alla estrema pena debbono temere! Questo significa stroncare anticipatamente i dardi della fortuna. Comincia dunque, o mio Lucilio, a seguire anche tu la consuetudine di costoro e scegli alcuni giorni nei quali tu metta da parte le tue solite occupazioni e prenda famigliaritа col poco. Comincia cosм a metterti in contatto colla povertа. "Abbi tu, ospite, il coraggio di sprezzare la ricchezza e renditi cosм degno di Dio. " Nessuno и cosм degno di I Dio come colui che ha disdegnato la ricchezza. Io non voglio interdirtene il possesso, voglio soltanto far sм che tu la possieda serenamente: e ciт otterrai se ti sarai persuaso che anche senza di essa potrai vivere felice, e se perciт la guarderai serenamente anche pensando di poterla perdere da un momento all'altro.
Ma bisogna cominciare a chiudere la lettera. "Prima perт ", tu mi dici, "pagami il debito. " Ti rimanderт ad Epicuro, e da lui ti sarа fatto il pagamento. "Un'ira smoderata genera follia. "Come questo sia vero и necessario che tu sappia quando avrai un servo o un nemico. Questa passione dell'ira puт divampare contro ogni persona cosм dall'amore come dall'odio, non meno fra occupazioni serie che fra giochi e scherzi; e non importa quanto sia grande il motivo che l'ha determinata, ma importa piuttosto quale sia lo stato d'animo in cui и venuta ad accendersi. Nello stesso modo che non importa come sia vasto l'incendio, ma importa invece dove si sviluppi: le materie ben solide non si lasciano investire anche da un fuoco molto grande, mentre quelle aride e facili ad essere attaccate alimentano anche una scintilla fino a farne un incendio. Proprio cosм, mio Lucilio: la grande ira va a finire in pazzia, e bisogna perciт evitare l'ira non solo per un senso di moderazione ma anche per conservare la sanitа. Addio.

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