Approfondimenti su Petrarca

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Categoria:Letteratura
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Testo

Approfondimenti
Petrarca agli occhi di tutti si presenta immediatamente come un grande letterato, molto colto. Pur essendo in possesso di una cultura molto raffinata non è paragonabile a Dante, giacché egli era molto creativo, anzi lo si può nominare “genio”. Tetrarca crea la figura de “letterato perfetto”, che a suo parere deve essere la figura più importante per una città. Questo poeta ci tiene molto a dare una straordinaria immagine di se stesso in pubblico. Infatti egli non è umile come Dante poiché egli riteneva che il letterato fosse il centro della città e quindi come tale dovesse essere ben accettato da qualunque signore, e di conseguenza anche ben pagato. Un letterato è colui che possiede l’HUMANITAS, mentre per Dante doveva possedere la CIVITAS. Ma che cos’è l’humanitas? È un insieme di qualità morali assai notevoli, quali la magnanimità, il coraggio, l’altruismo, la fiducia nella legge e nella religione, l’amicizia , la lealtà, l’onestà, la pietas (ovvero il rispetto del volere degli dei) ecc. Il letterato cercherà queste virtù studiando i classici attentamente; di per se costui si presenta simile a Dante, ma la novità sta nel modo nuovo in cui sono trattati i classici. I letterati del medioevo osservavano i classici attraverso l’allegoria, mentre Tetrarca afferma che essi vadano letti così come sono, traendone i concetti reali che il poeta classico voleva dare; nasce così la FILOLOGIA, in altre parole l’amore per la parola scritta. Tetrarca è il primo filologo, infatti egli vagava per monasteri in cerca di testi classici da scoprire e da riscoprire, siccome in età medioevale si cercavano quei testi in cui si potevano trovare dei concetti cristiani e se per caso essi ritenevano che un testo pur essendo favoloso nel suo stile non contenesse concetti cristiani venivano lasciati in disparte, abbandonati. Per descrivere questo lavoro Petrarca elaborò una metafora ancora oggi famosa, la metafora dell’ape: l’intellettuale deve andare di fiore in fiore, deve succhiare da tutti i testi ricercandone la verità e successivamente lavorandoci sopra.
Ha inizio con Petrarca il principio d’imitazione tipico dell’umanesimo, cioè quello di prendere spunto dai testi classici tentando di elaborare testi aventi strutture e tematiche simili, magari modificandone solo lo sfondo temporale e sociale.
Fatto assai importante è che per Petrarca la letteratura non ha una funzione d’ascesi (che india verso Dio), ma quello di aiutare l’uomo a vivere in maniera dignitosa; la letteratura ha lo scopo di insegnare a possedere l’humanitas e l’amore per il bello, cioè l’estetica. Nei testi classici il tema della bellezza era molto presente e inoltre ritenevano che ciò fosse bello fosse anche buono. Secondo Petrarca nessuno è mai riuscito a capire il concetto di bellezza come lo hanno fatto i greci, di conseguenza egli crede che la bellezza consista nell’imitare i testi classici, soprattutto cercando di cantare nello stesso modo le antiche tematiche greche. Attuando questo tipo di lavoro però Petrarca non abbandona le correnti letterarie del suo tempo.
L’arte secondo Petrarca è una forma di ARISTOCRATICA CIVILTA’, un’attività riservata ad un gruppo molto ristretto di persone, quindi un’aristocrazia elitaria; l’arte inoltre è un segno di un popolo che ha raggiunto la civiltà e deriva dall’impegno e dalla fatica.
La religione è assai differente da quella di Dante; infatti per quest’ultimo era una certezza assoluta; è da ricordare che la teologia scelta da Dante era quella di San Tommaso, fondata su molti concetti di Aristotele. Per il nostro autore la teologia è troppo sterile, e così sceglie la filosofia per affrontare la religione, ma è sostanzialmente più interessato all’etica. Petrarca è pur sempre cristiano , infatti studia Platone attraverso l’interpretazione di S. Agostino, il quale aveva dato un’interpretazione abbastanza staccata dal cristianesimo cercando di lasciare al meglio la filosofia di Platone.
Il letterato appare quindi come una figura “rivoluzionaria”; è un letterato chierico (cioè lontano dagli intellettuali laici dell’età comunale e anche differente dagli intellettuali religiosi medioevali); solitamente il letterato di questo periodo prendeva gli ordini minori, di modo che la chiesa potesse fornirgli un salario mensile e inoltre non si reca da un signore in quanto in tal caso dovrebbe divenire un segretario. Il letterato di questo periodo supera il municipalismo e diventa un cosmopolita ossia un cittadino interessato non solo alla propria ma a tutte le città.
OPERE
In latino:
in versi :
• 1338 “Africa”, un poema in nove libri;
• 1346-57 “Bucolicium Carmen”, 12 poesie pastorali, egloghe;
• “Epistolae metricae”,in esametri,66 lettere.
in prosa :
• 1342-43 “Secretum”;
• “Epistolario”, una raccolta di lettere suddivise in quattro libri : 1) “Familiares”, 2) “Seniles”, 3)”Variae”, 4)”Sine nomine”;
• operette in latino “De viris illustribus”, “De vita solitaria”, “De otio religioso”, “De remedis utriusque fortunae”, “De sui ipsius et multorum ignorantia”.

In volgare vi sono solo due opere in versi: “Il canzoniere” e i “Trionfi”.

Esempio