Arietta di Arnaut Daniel

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

ANALISI TESTUALE DI “ARIETTA” DI ARNAUT DANIEL
La poesia “Arietta” inizia con la descrizione del lavoro necessario al poeta per l’affinamento del testo e prosegue elencando le sensazioni che l’amore produce nell’animo dell’innamorato. Viene quindi messa in risalto la nascita di virtù nei protagonisti del rapporto, il conforto che deriva da una tale esperienza ed il timore di perdere, da parte dell’uomo, colei che ha creato tanto affanno. Il componimento termina con un congedo che sa di tristezza, esprimendo l’impossibilità di raggiungere il compimento dei sentimenti.
“Arietta” è un testo poetico, cioè fa parte di quel genere letterario che descrive “l’io” del poeta ed ha quindi come temi i sentimenti, le sensazioni e le emozioni di colui che scrive. Sicuramente il testo non è improvvisato, scritto a caso, ma è il risultato conseguito da un lavoro di selezione e continuo raffinamento del lessico, della struttura e degli argomenti da parte del poeta. Egli, per riuscire nel suo scopo, utilizza simbolicamente uno strumento, la lima, che gli consente di perfezionare la poesia. Arnaut Daniel, infatti, si descrive come un falegname che nella sua bottega o officina digrossa e pialla i suoi versi, rendendoli perfetti, e li leviga con la lima. Un falegname impiega tempo e fatica per portare a termine un lavoro e se non lo fa con gli attrezzi adatti ed affilati, la sua creazione non sarà soddisfacente. Similmente Daniel avrà utilizzato tempo, energie mentali e tutto il suo sapere per ottenere una così bella stesura finale della poesia, unica sua consolazione nella solitudine.
In “Arietta” il tema dell’amor cortese e dei suoi effetti è senza dubbio quello di maggior rilievo. L’innamorata è sempre descritta come sinonimo di bellezza e persona gioiosa, felice; chi l’ama le è completamente sottomesso, le appartiene tutto. Questo ben rispecchia uno dei canoni teorizzati da Andrea Cappellano nel “De Amore”, secondo cui l’amore è dedizione, servizio, stupefatta contemplazione dell’amata, la cui superiorità è sintesi di bellezza fisica e morale. L’innamorato, grazie a ciò che prova, acquisisce virtù e qualità positive; non per niente, nel trattato sopra citato, è scritto che un così nobile sentimento non può albergare in un animo malvagio, vile e meschino. Un’altra regola del trattato è che l’amore è adorazione segreta e quindi non bisogna mai rivelare pubblicamente il sentimento. All’interno della poesia è possibile verificare questo, poiché non si fa mai riferimento al nome dell’amata (tanto più che ai versi sei e sette c’è un tipico esempio di senhal, figura retorica che consiste nel celare il nome dell’innamorata). Un caposaldo del “De Amore” è che la relazione amorosa non può che essere extra-coniugale, poiché il matrimonio, con la legalità e disponibilità del possesso, elimina la trepidazione che deriva dal desiderio ostacolato. Nel congedo, in cui il poeta esprime il rammarico per l’impossibile realizzazione dei suoi sentimenti, si può senza dubbio cogliere che questo tipo d’amore, poiché impossibile, non è legato da un vincolo matrimoniale. Anche se l’amore non è corrisposto, come sostiene Cappellano, è comunque un’esperienza gratificante, poiché il poeta mantiene sempre un atteggiamento positivo e ne trae vantaggi personali, come pregi e qualità morali. Ci sono anche molti “topoi”, situazioni tipiche: c’è la lode dell’amata, la paura del rifiuto di lei, la paura di rivelarsi per il timore di perderla ed il fatto che ogni bene materiale è nulla in confronto all’amore di lei. Anche in questo testo poetico il cuore dell’innamorato arde, riscaldato dal nobile sentimento.
In “Arietta” ci sono molte figure retoriche: ci sono endiadi (come “digrosso e piallo”, “giusti ed esatti”, “leviga ed indora”) che danno enfasi all’azione del verbo in cui si trovano. Infatti abbiamo come endiadi verbi di lavoro, che evidenziano ciò che il poeta fa per raffinare il testo. È possibile ritrovare nel congedo un adunaton, figura retorica che descrive l’impossibilità di qualcosa. C’è una perifrasi nelle parole “ispirato da colei che pregio mantiene e governa”, il tipico esempio di senhal, che consiste, con un giro di parole, nel nascondere il nome dell’amata. C’è pure un climax in “gaia, agile e fresca” poiché questi aggettivi sono collocati in ordine crescente d’intensità. Naturalmente la prima strofa costituisce una metafora, l’accostamento tra il poeta ed il falegname. Nella poesia si possono pure ritrovare esempi di “trobar clus” cioè della poesia chiusa, difficile da interpretare e che sfocerà poi nella poesia “ermetica”. Esempi si ritrovano nel congedo e nella parte finale della quarta strofa.
In “Arietta” ci sono anche riferimenti all’attualità del XII secolo. Si parla del rapporto feudale tra l’amata e l’innamorato, in cui lui è completamente sottomesso. È menzionata Lucerna, città immaginaria citata nelle “Chanson de Geste”. Vi è il riferimento all’impero di Roma ed al notevole prestigio che il Papa ricopriva all’epoca. Sono pure citati Monclin e Donna Odierna, due innamorati sconosciuti del passato. Il poeta provenzale, che canta tutti questi temi, non è altro che un giullare, termine che non ha il significato da noi attribuitogli oggi. Egli è intrattenitore di corte, persona colta e raffinata, che canta in musica le sue poesie. È un girovago che diffonde le sue opere e gira per tutte le corti del suo paese. Arnaut Daniele apparteneva a questa categoria; fu infatti un trovatore che frequentò le corti della Francia meridionale.

Esempio



  


  1. veronica

    la parafrasi del testo arietta di daniel arnaut