Divina Commedia, Inferno, IV canto

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Testo

La Divina Commedia
INFERNO
CANTO IV
Commento critico
Il primo nucleo principale di questo canto è nella descrizione della valle d’abisso doloroso, soprattutto nel contrasto tra l’oscurità soffusa dai sospiri che l’aura etterna facevan tremare, e la quiete solenne e serena del Limbo. La malinconia diffusa nell’atmosfera pian piano avvolge situazioni e personaggi, fino a diventare espressione del dissidio interiore di Dante, che in questo momento è superat. Per alcuni critici il dissidio di Dante crea delle contraddizione nel canto, tra l’ammirazione di dante degli spiriti magni, e la sofferenza di essi. Si passa cosi al secondo nucleo del canto, al momento in cui afferma gente di molto valore conobbi che in quel Limbo eran sospesi; cioè il dolore di Dante per l’infelice destino di Virgilio e degli spiriti magni sospesi eternamente tra dannazione e salvazione. Qui il dolore si concretizza in un sentimento di ammirazione verso quegli spiriti, e quindi pausa dissidio di Dante; per questo motivo il suo linguaggio si fa più pensoso e aristocratico.
In un certo senso la stessa concezione dantesca negava ogni possibilità di salvezza degli spiriti magni, anche perché Dante si distacca dalla concezione del Limbo sviluppato in Occidente. Secondo tale concezione, infatti, il Limbo era diviso in Libus Patrum, e Limbus Puerorum, e popola discesa di Cristo erano rimasti solo i bambini non battezzati. Ma Dante si preoccupa di creare il castello in modo da mettere in rilievo la drammaticità degli spiriti antichi. In questo modo viene eliminato qualsiasi dissidio come appunto affermano il Getto e il Chimez.
Inoltre Dante con la collocazione degli spiriti magni nel castello ne volle esaltare la massima misura dell’intelligenza umana. Un foco ch’emisperio di tenebre vincia, afferma infatti; ma la luce che illumina solo l’emisfero sta ad indicare un’intelligenza in un certo senso vana in quanto senza fede non arriveranno mai a Dio. Quindi la luce non riesce ad illuminare tutto l’inferno, tuttavia distingue gli spiriti magni dal resto delle anime.
Il terzo nucleo è rappresentato dall’esaltazione dei poeti antichi, dei sapienti ed degli eroi pagani.
Nell’immobilità solenne e austera di quei volti, nella soavità dei loro visi, nel silenzio senza tempo che li isola in un’atmosfera solenne, è trascritta tutta l’ammirazione di Dante.

Giaquinto Martino 3^D

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