Francesco Guicciardini:vita e opere

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Testo

FRANCESCO GUICCIARDINI
La vita
Francesco Guicciardini nacque a Firenze nel 1483. Dopo gli studi di diritto e il matrimonio con Maria Salviati, ebbe una serie di incarichi pubblici, prima per cono della Repubblica, poi dei Medici (1508 – 1516). Un secondo periodo di attività politica vede Guicciardini al servizio dei papi Medici, Leone X e Clemente VII (1516 – 1527). Con il sacco di Roma (1527) e la restaurazione della Repubblica, fu costretto a ritirarsi per un breve periodo a vita privata (1527 – 1539). Dopo la caduta della Repubblica (1530) rientrò a Firenze ricoprendo varie mansioni per conto dei Medici e di Clemente VII. Dal 1537 si ritirò nella villa di Santa Margherita dove morì il 27maggio 1540.
Guicciardini si dimostrò uomo di governo energico e capace: ispirò la sua azione a una concezione dello stato come entità effettivamente sovrana.

Il pensiero
Il pensiero di Guicciardini si fonda inizialmente su quello di Macchiavelli, quindi anche per lui:
• L’uomo singolo, con le sue azioni e passioni, è il motore della storia;
• Lo studio dei rapporti umani va rivolto esclusivamente al campo delle vicende politiche;
• Gli interessi morali e religiosi rimangono decisamente in secondo piano.
Anch’egli parte dalla constatazione che gli uomini si lasciano per lo più traviare dalle passioni, sulla quale si stende l’ombra della fortuna che impone la ricerca di una norma d’azione per garantire all’uomo la sopravvivenza e l’affermazione nel mondo.
Però, al contrario di quello che pensa Macchiavelli, Guicciardini crede che sia inutile pretendere di stabilire norme generali d’azione, poiché l’imprevedibile realtà sconvolge gli schemi in cui vorremmo costringerla. Quindi Guicciardini sostituisce la virtù di Macchiavelli in discrezione, cioè la capacità di comprendere e studiare a fondo i singoli fatti nei loro infiniti significati, senza venirne travolti e salvare il proprio interesse e realizzando la propria capacità di agire in favore di se stessi e dello stato. Tutto questo significa che nel suo pensiero la fortuna vince la virtù.
Sia Macchiavelli che Guicciardini non scrivono per fare l’encomio di un principe o per celebrare la storia di una città, ma per verificare la tenuta di alcuni concetti teorici alla luce delle lacerazioni storiche. Inoltre Guicciardini riprende l’uso del volgare che Macchiavelli aveva impiegato per la prima volta nella stesura di storie ufficiali. Per Guicciardini, poi, la storia è concepita come un campo analitico su cui saggiare la complessità del reale, indagando nei suoi meandri attraverso l’arte della «discrezione», vale a dire la capacità di discernere caso per caso.
A ciò Guicciardini aggiunge un notevole sforzo di documentazione storica, grazie al suo amore per il particolare che lo induce alla ricerca puntigliosa dei dati e al chiarimento delle circostanze. Questa capacità d’interpretazione e questo scrupolo di documentazione fanno di Guicciardini il primo grande storico della modernità.

Analogie e differenze tra Macchiavelli e Guicciardini
Guicciardini era un ammiratore di Macchiavelli, e come tale era d’accordo con le sue idee, come ad esempio la scissione della religione dalla politica.
• Nel rinascimento la propria personalità, secondo Macchiavelli ci sono delle leggi che regolano gli avvenimenti, Guicciardini pensava che nella storia ci fosse una parte di irrazionalità o causalità.
• Non credeva in uno stato forte;
• Il concetto di fortuna non era molto valido perché gran parte degli eventi non si potevano controllare;
• Crisi degli ideali rinascimentali;
• Macchiavelli pensava che il principe operava per un fine razionale (rivolto per il bene della nazione); secondo Guicciardini sia il principe che qualsiasi altra persona opera per il proprio interesse, oltre che per lo stato

Opere principali
➢ Storie fiorentine, in cui si nota che il pensiero di Guicciardini è ancora in evoluzione;
➢ Discorsi, in cui teorizzò le sue idee;
➢ I ricordi, sono pensieri e massime che Guicciardini annota durante le sue esperienze politiche (autobiografia);
Quando si esiliò dopo il sacco di Roma, scrisse tre opere:
➢ La consolatoria, in cui consola se stesso per ciò che era accaduto, e cercava di darsi delle spiegazioni;
➢ L’accusatoria, in cui cercava di formulare tutte le accuse che gli potevano essergli rivolte;
➢ La difensoria, in cui cercava di rispondere punto per punto a tutte le accuse che potevano essergli rivolte.
Infine scrisse l’opera più importante:
➢ Parla della politica di Lorenzo il Magnifico fino alla decadenza dell’Italia.

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