I Malavoglia, analisi del romanzo di Verga

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

FLAMINIA BRAMATI V F SCUOLA VIRGILIO ROMA =)))

NOTE SULL'AUTORE

All'inizio della sua carriera letteraria con "i cavalli bianchi", Palazzeschi aderisce al futurismo fiorentino e collabora con la rivista "lacerba " ma, contrario ad ogni forma di interventismo bellico, se ne distacca ben presto pur conservandone i tratti polemici e moderni. La fase giovanile poetica da i suoi risultati più interessanti in una serie di testi beffardi, sarcastici di gusto surrealista, tra la filastrocca carica di volontarie ripetizioni e il deliberato non senso, dove l'artista si diverte ad articolare suoni inesistenti ("lasciatemi divertire"), a creare un fiabesco illusionistito ( "rio bo ") o atteggiarsi a saltimbanco incendiario ("chi sono? ", "l'incendiario "). La stessa poetica del grottesco si trova in "controdolore " dove Palazzeschi scrive esplicitamente, coltivando una sfrenata allegria anche a contatto con i temi più gravi e severi: "Bisogna abituarsi a ridere di tutto quello per cui si piange. Bisogna educare i nostri figli al riso più smodato, più insolente". Questo è il motto dei "romanzi straordinari" (tra cui "il codice di Perelà ") che sconvolge le platee borghesi e fa dell'autore un vero e proprio precursore dell'ironia calviniana, anticipandone la leggerezza e l'arguzia. Se il ritorno all'ordine riduce l'anarchia stilistica dei suoi testi, la sua penna non rinuncia affatto ai toni crepuscolari e agli atteggiamenti eversivi ed iconoclastici.

PRESENTAZIONE

Nell'aerea favola palazzeschiana Perelà rappresenta l'alterità la coscienza possibile, il simbolo di una vita libera da ceppi. La leggerezza di Perelà è la forza che si oppone alle catene del vivere, alla reificazione dell'esistenza nel mondo capitalistico. Sotto la superficie comica e farsesca dell'antiromanzo, si sente un'angoscia serpeggiante e continua che accompagna l'eroe, o meglio l'intellettuale, attraverso i luoghi deputati e le istituzioni di un sistema limitato dai pregiudizi e dalle apparenze. Il potere in tutte le sue forme: la corte, le carceri e " il tempo libero" con il thè e il prato dell'amore sono le tappe dell'iniziazione, o meglio, della verifica terrena di Perelà, da cui egli ricava un profondo ed insopportabile senso di "peso" e soffocazione. Il potere non è direttamente descritto , secondo i canoni tipici del realismo ma semplicemente evocato con figurazioni e movenze fiabesche sulle quali si innestano, dissonanti, gli elementi dell'attualità. Allo stesso modo, nella riduzione teatrale, sì è voluto stilizzare il più pos-. sìbile il tempo, riducendo a tratti essenziali ambienti e personaggi, a dimostrazione che l'aleatoria libertà del ' "uomo nuovo" e purificato non ha epoca ma denuncia la cecità di sempre dalla quale l'intellettuale palazzeschiano si allontana volando al di sopra del mondo terreno.

LA TRAMA

L’uomo di fumo va in città e poi in cielo.
L’uomo di fumo nasce da un camino: il fumo di un fuocherello sempre acceso era rimasto imprigionato nella canna fumaria di un camino davanti al quale, per trentatrè anni, tre donne, Pena, Rete e Lama, avevano chiacchierato, avevano letto, avevano descritto il mondo. Il fumo, come se si trattasse di un corpo che andava formandosi cellula dopo cellula, aveva ascoltato e imparato tutto del mondo, senza averlo mai visto. Un giorno il fumo non udì più le voci e decise di scendere dalla canna: si fece forza con le braccia e vide davanti al camino due stivali. Riuscì con una certa fatica, resistendo alla forza di gravità, ad infilarli e rimase così ancorato alla terra: vide allora per la prima volta le cose che conosceva solo per nome. Insicuro iniziò a muoversi per il mondo, arrivò nella città. Nessuno sapeva chi fosse nè da dove venisse. Egli disse sempre e solo di chiamarsi Perelà e di essere leggero. Non è certo cosa di tutti i giorni vedere un uomo di fumo, poterlo toccare, parlargli: e così in poco tempo, Perelà divenne l’uomo nuovo, colui a cui venne affidato il compito di redigere un codice nuovo per la città. Eppure egli non conosceva che la leggerezza e solo questo sapeva dire. Il fascino della leggerezza rapì tutti nella città: la Marchesa Oliva Di Bellonda, che per tutta la vita aveva cercato vanamente il cuore gemello, si innamorò di lui e per sembrargli più simile si vestì di grigio fumo, originando una nuova moda . Incontrò i dignitari di corte, il poeta autore delle Ballate malate, il pittore di corte, il filosofo che poco socraticamente sapeva solo una cosa: solo lui sa ciò che si deve sapere mentre tutti gli altri sono imbecilli; incontrò le nobildonne e la regina; insieme a lei, visitò il parco reale e vide, dietro una cancellata, recluse dal mondo, le ex regine, vedove dei numerosi ex re (l’abitudine di rinchiudere la gente sembra una mania di questa città). A Perelà questo ospizio per ex regine sembrò una grandissima gabbia piena di grossi merli ai quali siano state impeciate le ali (CP 73): la similitudine di Perelà non poteva che essere aerea.
Per poter preparare le leggi furono fatte conoscere all’uomo di fumo le istituzioni della città. Nel convento apprese che al mondo ci sono tre tipi di persone: quelle che non hanno mai commesso un peccato e pregano per il perdono dei peccati altrui; quelle che hanno peccato e pregano per i propri peccati; quelle che commettono peccati e non pregano affatto. Pare dunque che nel mondo visitato da Perelà non fosse possibile non peccare e non pregare nello stesso tempo: ne deduciamo che la mancanza della pratica religiosa era di per sé un peccato, anche se le idee chiare su chi fosse Dio non erano così diffuse: quando Perelà chiede alla regina chi è Dio ottiene come risposta: “È come? E chi non lo sa? Dio! Ma Dio ¨¨ . . . Dio! Tutti bene lo sappiamo” (CP 73).
Visita il cimitero, dove la signora Ala, la custode, ha almeno trecento anni, perchè la morte va talmente di fretta che quando arriva al cimitero a scaricare il frutto del suo duro lavoro giornaliero si dimentica sempre della custode.
Visita il Prato dell’amore dove c’è chi ama e chi ha amato , e si parla il linguaggio dell’amore, composto da venti, venticinque parole uguali per tutti, qualcuno ne ha appena disponibili quattro o cinque, taluni compongono tutta la loro eloquenza di silenzio rotto qua e là dai monosillabi più sciocchi (CP 106).
Viene condotto al carcere dove incontra Iba, un povero alcolizzato che divenne re, ma poi fu cacciato e murato a vita in una cella, con il solo conforto di un continuo rifornimento di vino. Non poteva mancare il manicomio con i suoi pazzi ed i pazzi volontari, come il principe Zarlino, il quale dimostrava la sua saviezza dichiarando in anticipo le follie che avrebbe fatto: diceva che avrebbe emesso ottantotto grida altissime e subito dopo iniziava a urlare per ottantotto volte, esattamente: uno in più avrebbe compromesso la sua privilegiata condizione di pazzo volontario.
Visitò da ultimo le due città speculari di Delfo e di Dori, perennemente in guerra, fino alla reciproca conquista totale, con l’inversione inevitabile delle parti.
Tutti erano entusiasti di questo uomo di fumo così sensibile, attento e leggero. Ci fu purtroppo, come sempre, chi esagerò . Il servo di corte, Alloro, si diede fuoco per diventare davvero come l’uomo di fumo: voleva essere leggero, lui.
La figlia di Alloro accusò Perelà di avere plagiato il padre, illudendolo di poter assumere la sua stessa leggerezza. Le sorti di Perelà da lì in poi mutarono e chi prima lo aveva esaltato lo denigrò , chi lo aveva amato congiurò per la sua morte. Venne allestito un processo dal quale risultò la colpevolezza di Perelà e la conseguente condanna a morte. Ma come uccidere un uomo di fumo? Poterono solo costruire una cella, interrata, con una finestrella per la luce e le sbarre sulla sommità del monte . . . non aveva bisogno di cibo un uomo di fumo. Perelà si stancò presto della sua condanna a vita: si tolse gli stivali e volò in cielo: da allora, una strana nuvola a forma di uomo traverser l’orizzonte verso il sole .

APPROFONDIMENTO → LA MADDALENA

La Marchesa Oliva Di Bellonda l’unica, insieme al principe Zarlino, a rimanere fedele a Perelà . Si assume la responsabilità di difenderlo al processo. Il suo intervento inutile: riesce solo a ottenere che nella sua cella-tomba sia costruito un piccolo camino e una finestrella dalla quale lei possa fornirgli un po’ di legna. Sarà la salvezza-dissoluzione di Perelà e la morte di crepacuore della Marchesa. Durante il processo, il Principe Zarlino, completamente vestito di velluto grigio, abbraccia l’uomo di fumo. Zarlino, La Marchesa e Perelà , con la loro uniforme grigia, costituiscono la nuova setta; Alloro ne è il primo martire, Iba una prefigurazione. E tutto questo senza che il Messia di fumo abbia avuto alcuna intenzione nè di fondare una nuova setta né , tanto meno, di sollecitare i suoi confratelli all’autodistruzione.

Esempio



  


  1. Flaminia Bramati

    Sono flaminia bramati la persona a cui attribuite il riassunto di perelà; innanzitutto il lavoro non è mio, inoltre vi invito a cancellare il mio nome, tenetevi pure il file ma se non ho riscontri entro 3 giorni sarò costretta a prendere altri provvedimenti