Il decadentismo

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Testo

- Decadentismo -

Nel 1883 sul periodico francese “Le chat noir” Paul Verlaine pubblica un sonetto “Langueur”, in cui spiega d’identificarsi come clima di decadenza che si ritrova alla fine dell’Imero Romano.Effettivamente Verlaine con questo sonetto aveva rappresentato un modo di pensare comune alla sua epoca: sentire il fascino di un imminente cataclisma, di un crollo prossimo, ecc… propri dell’Impero Romano in decadenza e in disfacimento. I poeti di questo periodo sono attratti dagli imperi in crisi, in questo caso dell’Impero Romano, perché credevano che proprio in quei periodi, vale a dire in ambienti caratterizzati da una civiltà allo stremo, i poeti possono esprimersi con molta raffinatezza. Questa era la mentalità della maggior parte degli artisti dell’epoca che si contrapponeva alla mentalità borghese che vivevano alla stregua di “zingari” ispirandosi al modello di poeta maledetto di Baudelaire.
I critici solevano chiamare questo movimento DECADENTISMO.

Termine.
Il termine decadentismo indica quel movimento, di carattere europeo, che si è diffusi tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento ma, come vediamo, il periodo è molto vasto e dunque, come avvenne per il termine romanticismo, del termine decadentismo si hanno varie eccezioni: -in un significato ristretto, indica il movimento in relazione ad un tempo e ad uno spazio ben definito. – in un significato + ampio indica tutto il periodo caratterizzato dal movimento del decadentismo. L’accezione + diffusa è quella del significato + ampio del termine che gli storici italiani si chiamano decadentismo ma che in altri paesi assume talvolta il termine di Simbolismo.

Mezzi di diffusione.
Il movimento trova il suo portavoce nel “Le decadent” ma altre riviste anche in anni precedenti consideravano il decadentismo come una vera scuola e se ne interessavano.

Temi…
Ammirazione per le opere di decadenza, come l’Impero Romano o la Grecia d’Alessandro Magno, perchè proprio nelle epoche di decadenza l’esaurirsi delle forze si traduce in estrema raffinatezza. Se da un lato si ha l’esaltazione delle epoche antiche, dall’altro i decadenti dimostrano un rifiuto del positivismo è rifiutata la visione positivistica comune alla mentalità borghese secondo a quale tutto è spiegabile razionalmente e la natura è retta da leggi meccanicistiche e deterministiche. La ragione non può spiegare la natura xkè l’essenza degli oggetti non è reale (e quindi non è spiegabile razionalmente) ma è misteriosa ed enigmatica, per questo l’anima decadente è sempre protesa verso l’ignoto. Se la ragione non è sufficiente per conoscere gli enti, la realtà deve essere conoscitiva in momenti d’assenza della ragione come la fiducia, il sogno, il delirio momenti in cui l’uomo è privo di freni inibitori dati dalla ragione, oltre a quelli citati è importante anche la: nevrosi che rappresenta una costante che segna tutta la letteratura decadente, la malattia che viene esaltata xkè un momento di crisi profonda si può ironicamente affermare che tutta la letteratura decadente è malata. La malattia affascina i decadenti xkè è un momento di crisi x l’uomo, ma la malattia è anche lo stadio prossimo alla Morte che in questo è senza dubbio il tema dominante che ossessiona l’animo degli scrittori decadenti, lo si vede anche dal titolo delle loro opere come: ”Trionfo della morte” o “Contemplazione della morte”di D’Annunzio. Al fascino esterrefatto della morte e della malattia si contrappongono tendenze opposte come il Vitalismo ovvero l’esaltazione della pienezza vitale senza freni né limiti. Filosoficamente al pessimista Shopenawer si contrappone Nietzche, teorico del vitalismo.
Se nella visione comune le cose hanno una loro materialità e sono le une distinte dalle altre, x idecadenzi, che si contrappongono alla visione comune borghese, le cose sono le une legate alle altre mediante:
corrispondenze che sfuggono alla ragione e possono essere colte ih momenti di pazzia. Riguardo alle corrispondenze è doveroso citare il sonetto “corrispondenze“ d Baudelaire, cui i decadenti si sono molto ispirati. Se tutti gli oggetti sono0 collegati mediante corrispondenze anche l’uomo è legato x corrispondenze al mondo quindi si ha la
identificazione tra uomo e mondo; l’uomo è collegato, mediante corrispondenze con il resto del mondo con il quale s’identifica. Le corrispondenze tra uomo e mondo non sono reali, ma al di sotto degli strati superficiali della realtà, così i decadentisti hanno creato il concetto di
inconscio; quella dimensione ignorata che non può essere conosciuta razionalmente e che poi ispirò Freud, il padre della psicanalisi che alla fine dell’800 con l’opera “Interpretazione dei sogni” ha cercato di analizzare l’inconscio umano anche se con forme analoghe a quelle dei positivisti. Un altro tema che caratterizza i decadentisti è quello delle
epifanie, dal greco “epiphania”, è una manifestazione, da intendersi come quel momento in cui un particolare, che nella visione comune appare insignificante, acquista improvvisamente importanza fondamentale e misteriosa. Il concetto fondamentale per i decadentisti è senza dubbio l’arte. I vari artisti non sono solo abili conoscitori delle varie tecniche artritiche ma, dato che quello dell’arte è un vero e proprio culto, l’artista diventa un vero e proprio
poeta veggente cioè un sacerdote di quella religione che è l’arte, capace di guardare oltre lo sguardo degli altri. Appunto in questo clima di culto per l’arte si viene affermando anche
l’estetismo, l’artista tende al bello, infatti, l’esteta è colui il quale pone al centro della sua vita il bello e la ricerca del bello.esempi di esteta si possono trovare nell’Andrea Sperelli di D’Annunzio il quale ha orrore del presente che, per loro, è il trionfo della bruttezza. L’artista e in questo caso l’esteta è in conflitto con la società quindi si cala nella realtà contemporanea, orgoglioso della sua diversità. Oltre alla figura dell’esteta vi sono altre figure ricorrenti nella letteratura decadente come:
artista maledetto, che profana tutti i valori della società, che sceglie il male, conduce una vita misera ed errabonda, sregolata, facendo uso di droghe, alcol, abbandonandosi spesso alla perversione, alla lussuria, alla crudeltà, atteggiamenti ricorrenti fra gli artisti dell’epoca.
L’inetto a vivere, figura inaugurata da Dostoievskiy ma che ritroviamo anche nelle pagine di D’Annunzio o di Svevo. L’inetto è escluso dalla vita a cui egli non sa partecipare a causa di una che corrode la sua volontà, dunque è costretto a rifugiarsi nella sua fantasia, incapace di provare passioni che invece vorrebbe sentire. Di contro a questi uomini deboli, malati e incapaci di vivere si afferma la figura della
Donna fatale, dominatrice e divoratrice di uomini, lussuriosa, perversa, crudele, ammaliatrice, che succhia le energie vitali dell’uomo. Donne del genere pullulano nei romanzi di D’Annunzio, in cui la donna si contrappone ai sogni erotici dell’uomo. D’Annunzio non fu però l’unico a portare in scena questo genere di donne, perché erano presenti anche autori, esse sono figure che l’uomo malato e perverso erige di fronte a se come forze contrastanti e ostili. Caratteristica degli eroi decadenti è una
Psicologia complicata dominata da contraddizioni, che tende all’osceno, al misterioso. Nasce così un nuovo genere di romanzo, il
Romanzo psicologico che si contrappone al romanzo verista. In questo genere di romanzo la soggettività è al primo piano e si cerca di indagare con morbosa minuzia. Il teorico più importante è Bourget, che ebbe molta influenza anche su romantici italiani D’Annunzio e Svevo. I decadenti non sono solo accomunati dalle ideologie, ma anche dal loro modo di vivere. Essi concepiscono
la vita come opera d’arte, tutta la realtà è per loro filtrata attraverso l’arte. Se vedono un bel viso, o un paesaggio lo associano ad un viso o a un paesaggio cantato da un poeta. Ne consegue che il poeta non vuole farsi banditore di una realtà storica perché nel passato non si concepiva la vita come arte, dunque l’arte, non cantando realtà storiche, si limita a cantare se stessa e quindi si ha
la poesia pura, cioè l’arte per l’arte, la poesia per la poesia, fine a se stessa, senza altri scopi. Dato che la poesia non deve descrivere più la realtà ma deve agire in un ambito più misterioso e oscuro si ha una vera
rivoluzione del linguaggio e di conseguenza della parola. Le parole per i decadenti non hanno lo stesso significato che hanno nella realtà, ma ne viene osservata la musicalità. La musica diviene l’arte suprema che caratterizza le altre arti, il musicista che influenzò molti artisti fu Wagner. Le parole dunque hanno un valore molto suggestivo, capace di rilevare l’ignoto. Il poeta dunque utilizza la parola in forme cifrate, enigmatiche, non comprensibile a tutti. Questa scelta motivata dell’imporsi della
cultura di massa; la cultura diventa un bene di consumo mediante la diffusione di romanzi d’appendice, racconti pubblicati sui giornali o la diffusione della macchina fotografica. Il decadente sente dunque il bisogno di distinguersi, di differenziarsi e per questo usa un linguaggio comprensibile a pochi. Oltre che al punto di vista linguistico i decadenti danno vita ad una vera e propria
rivoluzione sintattica, utilizzano figure retoriche come: la METAFORA=>che non viene utilizzata allo stesso modo di come si usava nell’età classica, ma presuppone una concezione irrazionalistica. Non è regolata da un semplice rapporto di somiglianza tra due oggetti, ma istituisce legami tra realtà remote costringendo a voli vertiginosi.

SIMBOLO=> che assume significato allusivo e misterioso
ANALOGIA=> similitudine senza il come
SINESTESIA=> cioè la fusione di sensazioni o l’associazioni di impressioni ricevute da sensi diversi, ad esempio una sensazione visiva, come un colore, evoca una sensazione uditiva. Ricordiamo che un grande esempio di sinestesia lo troviamo in “Corrispondenze” di Baudelaire. I decadenti erano soliti applicare una
Fusione delle arti come ad esempio la musica alla poesia o alla pittura, ecc….
La maggior parte dei temi trattati fin ora si riscontra nell’”Arte poetica” di Verlaine, in cui la parola è musica ed evoca sensazioni davvero suggestive.

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