Il romanticismo, Manzoni, Leopardi

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Testo

IL ROMANTICISMO
➢ In Europa il Romanticismo coincide con il periodo della Restaurazione, quindi dal 1814-15 (Congresso di Vienna) alla svolta del 1848-49, in cui scoppiano i moti, guidati principalmente dalla borghesia, che porteranno ad una nuova situazione politico-sociale. In Italia, ma anche in Germania, la fine della restaurazione coincide con l’unificazione nazionale, e quindi la data che segna la fine del romanticismo è il 1861 per l’Italia e il 1871 per la Germania (cap. 1, §1)
➢ Il termine Romanticismo venne usato per la prima volta in Germania nel 1798 per indicare un movimento fortemente antiilluministico e anticlassicista, e che proponeva l’idealismo, la riscoperta dei valori del Cristianesimo e una forte identità nazionale §1
➢ Dal punto di vista sociale in questo periodo si sviluppa in tutta Europa, eccettuata l’Italia, la rivoluzione industriale nata in Inghilterra. Si sviluppano l’industria tessile e siderurgica, aumenta la produzione agricola, si assiste ad uno sviluppo demografico notevole. Contemporaneamente si aggrava la situazione sociale: i lavoratori si spostano dalle campagne alle città costituendo una massa di poveri senza tetto, vagabondi, costretti a lavorare in condizioni disumane senza alcuna regolamentazione o protezione da parte dello Stato. Nascono fenomeni di rivolta come il luddismo §2
➢ La vecchia aristocrazia ha ormai perso qualsiasi valore e potere politico. Ad essa si è sostituita la borghesia, che orienta le scelte politiche in senso liberista §2
➢ In Italia l’economia è ancora di tipo rurale. Primi sintomi di sviluppo industriale cominciano a diffondersi tardivamente solo nel settentrione, mentre al sud vigono ancora sistemi semifeudali §2
➢ La natura non è più una macchina, il cosmo un orologio: spazio e tempo non sono più mere entità oggettive. La natura viene invece considerata un organismo vivente, spirito e Assoluto (Schelling). Anche il tempo viene storicizzato e soggettivizzato §6
➢ Caratteristica dell’intellettuale romantico è il non sentirsi integrato nella società: da una parte l’eroe desideroso di gloria e infinito, dall’altro il mondo borghese, utilitaristico, egoista, alla ricerca del denaro. Nasce il sentimento di Sehnsucht: l’uomo è desideroso di desiderare il raggiungimento di una meta a lui sconosciuta, di realizzare un desiderio indefinibile, inestinguibile. E l’uomo trova il proprio pieno appagamento proprio nel desiderare il desiderare, che non può essere trovato nella società. La scissione io-mondo può essere letta in chiave storica (l’intellettuale non si integra nella società a lui contemporanea, ma si impegna per cambiarla realisticamente; il dissidio è legato a un preciso evento storico) o ontologica (il dissidio è proprio dell’esistenza dell’uomo, che in qualsiasi tempo e condizione sociale deve lottare restando infelice). La seconda visione è più pessimistica e porta a un’aspirazione individuale all’Assoluto, a un’ipertrofia dell’io da cui nasce la sensibilità romantica del genio §6, MD1
➢ Il dissidio io-mondo e la tensione verso l’infinito non possono essere colmati con la ragione, ma con l’intuizione dell’universale nel particolare → poetica del simbolismo §8
➢ Si distingue la poesia ingenua (Schiller), oggettiva (Schlegel) degli antichi, che in armonia con la natura producevano una poesia (quella dei classici) bella. Ai moderni resta la poesia sentimentale (Schiller), interessante (Schlegel), poesia del rimpianto e espressione pura dei sentimenti e dei desideri del poeta §8
➢ Il romanticismo italiano, anche per la particolare situazione politica ed economica, è legato alla cultura illuministica precedente: se vengono anche qui proposti l’interesse per il medioevo, per il popolo e la storia e il ritorno alla religione cristiana, vengono invece respinti l’irrazionalismo, il simbolismo, il misticismo tipici del romanticismo tedesco. Permane dal passato il concetto di arte con valore didattica. Un caso è parte è da considerare Giacomo Leopardi §10
➢ In Italia il romanticismo letterario nasce nel 1816 con la pubblicazione del saggio Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni di Madame de Staël, al quale risposero Corsieri, di Breme e Berchet. Quest’ultimo scrisse la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo, in cui delinea il pubblico degli intellettuali romantici, che non coincide né con i “parigini” (troppo raffinati ed eruditi), né con gli “ottentotti” (troppo rozzi, incapaci di comprendere la poesia), ma con il popolo, la borghesia, le persone che pensano e che vogliono leggere storie sui loro sentimenti. Berchet inoltre definisce “poesia de’vivi” la poesia di coloro che raccontano cose conosciute a loro e ai loro contemporanei, come quella di Omero, Pindaro, Euripide, Milton. Questa è la poesia romantica, che interroga l’animo umano vivente, e in questo senso anche i classici sono romantici. “Poesia de’morti” è invece quella di coloro che imitano i costumi, le passioni dei popoli antichi, che non possono essere le stesse dei contemporanei (è evidente la polemica contro i classicisti) §11, MD8
➢ In Italia gli intellettuali si riuniscono per dar vita a riviste letterarie. Eccettuata la “Biblioteca italiana”, finanziata dal governo austriaco, le altre riviste più importanti sono “Il conciliatore” e “L’Antologia”, finanziati dall’aristocrazia illuminata milanese con lo scopo di diffondere le novità tecnologiche e per migliorare l’economia italiana §5
ALESSANDRO MANZONI
VITA (1785-1873)
➢ Formazione adolescenziale di tipo cattolico-repressivo, accuserà presto i preti di avergli imposto questo tipo di educazione spinti dal denaro
➢ A casa del padre frequenta illuministi e elabora un pensiero di tipo giacobino, con l’esaltazione dei valori della rivoluzione francese, la contrarietà ai governi assoluti, il favore alla politica napoleonica
➢ Successivamente si orienta su posizioni più moderate: considera Napoleone colui che ha tradito i valori propugnati, e ciò lo porta a una delusione e un conseguente ripiegamento su se stesso. A questa fase coincidono scritti neoclassici
➢ Nel 1805 muore Imbonati, e Alessandro si trasferisce a Parigi ricostruendo il rapporto da tempo deteriorato con la madre. Questa situazione familiare si rispecchia nelle sue opere in cui abbondano le figure femminili e mancano padri legittimi (sono presenti solo padri spirituali)
➢ Nel 1807 la madre gli presenta Enrichetta Blondel che diverrà sua moglie. Quando questa si converte al cristianesimo, Alessandro rifiuta tutte le sue posizioni più estreme, laiche, immanenti, si converte compiendo una scelta ideologica. La storia rimane comunque luogo dell’errore, dell’ingiustizia, perché l’uomo tende al male. La sua resta una posizione antistoricista. Rimane poi dell’illuminismo il voler spiegare la fede con la ragione (posizione simile a quella di San Paolo)
➢ Nel 1810 torna in Italia e comincia la sua attività di letterato per la quale è ancora oggi famoso
GLI INNI SACRI
➢ Liriche di argomento oggettivo: qui Manzoni racconta i sentimenti di una collettività, il popolo cristiano, esprimendoli con un linguaggio facile, possibilmente cantabile. Il modello cui si ispira è quello dei primi Inni della Chiesa (per esempio di S. Ambrogio). Lo schema seguito è simile nei cinque inni: 1) dichiarazione del tema; 2) racconto di un occasione per la celebrazione di quell’avvenimento; 3) conclusione
➢ Molti rimproverano a Manzoni il non essere riuscito ad attualizzare gli eventi raccontati; solo nella Pentecoste riesce a calare il racconto nella realtà in quanto è un fatto che si ripete sempre nella storia
LE ODI CIVILI: IL CINQUE MAGGIO
➢ Sono odi scritte “a caldo” quando nelle vicende italiane si apre uno spiraglio di speranza.
➢ In Marzo 1821 immagina già conclusi positivamente i moti piemontesi durante la reggenza di Carlo Alberto, che sembrava l’uomo giusto per liberare l’Italia dalla dominazione austriaca. Si unisce anche il tema del Dio guerriero che approva le guerre giuste e punisce gli oppressori
➢ Il Cinque maggio fu scritta appena si seppe della morte di Napoleone. Manzoni, che fino ad allora non aveva espresso giudizi sul suo operato, ora, senza rischiare di essere accusato di giudicare mosso da esigenze personali, presenta il suo punto di vista. Lo fa spostando l’argomento dal vero storico al vero morale: non gli interessa Napoleone per le sue azioni in quanto tali, ma per il suo atteggiamento. Mai nominato direttamente, Napoleone grandeggia per la sua bravura in battaglia, per le sue alte aspirazioni, per il voler dare un corso alla storia da lui deciso. Ma così facendo ha dimenticato che è Dio il vero artefice della storia e che la più alta aspirazione dell’uomo deve essere quella di accettare umilmente il volere di Dio. La vera grandezza di Napoleone si presenta durante l’esilio, il Dio che affanna e che consola si posò accanto a lui nel letto di morte: quando per gli uomini Napoleone è un uomo ormai sconfitto, in quel momento è realmente grande, solo ora ha raggiunto una gloria che nessuno potrà toglierli, a differenza della gloria terrena che ha perso con una sconfitta. La lettura di Manzoni non è storica, ma sub specie eternitatis, ispirata alla morale cristiana
GLI SCRITTI DI STORIOGRAFIA E I TRATTATI DI MORALE
➢ Le Osservazioni sulla morale cattolica sono una risposta a Sismondi che affermava che la debolezza dell’Italia derivava dall’operato della Chiesa a partire dalla Controriforma. Manzoni allarga invece il discorso alla morale cattolica, l’unica basata su criteri assoluti, il Vangelo, e dunque perfetta
➢ Nei Discorsi sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia confuta la tesi secondo cui la Chiesa cacciando i Longobardi ha interrotto il processo di fusione tra questi e gli italici. In realtà questa fusione non sarebbe mai avvenuta perché erano due popoli con caratteristiche troppo diverse. Inoltre la Chiesa chiedendo l’aiuto dei Franchi ha realizzato un governo più giusto e più favorevole alle masse popolari. Già in quest’opera si delinea un interesse di Manzoni verso il popolo, verso quella “moltitudine immensa di persone che passa sulla terra senza lasciare traccia” che è invece “un fenomeno interessante”. Questo interesse giustificherà il passaggio di Manzoni dalla tragedia (le sue due tragedie sono scritte in questi stessi anni) al romanzo storico
GLI SCRITTI TEORICI
➢ Sono la Prefazione al Conte di Carmagnola, la Lettera a M. Chauvet e i Materiali estetici
➢ Manzoni si inserisce nel dibattito sulla tragedia. La tragedia romantica, o, come lui definisce le sue opere, il “sistema storico” deve:
1) Rispettare solo l’unità d’azione in quanto la tragedia deve avere un percorso che tende alla catarsi finale: Aristotele parlando delle unità di tempo e di luogo aveva solo descritto una consuetudine e non canonizzato una regola; anzi queste norme non permettevano di rendere il racconto verosimile, e dunque allontanavano la tragedia dal vero
2) Essere interessante, bello esteticamente, ma allo stesso tempo deve avere anche un fine morale
3) Ripristinare il valore del coro come cantuccio riservato al poeta che entra nella tragedia e chiarire la propria posizione con considerazioni di ordine morale
➢ La storiografia racconta ciò che è accaduto; il poeta, mantenendo il vero storico, ricostruisce i pensieri, i sentimenti dei personaggi verosimilmente, in modo cioè che un uomo del tempo in cui è ambientata la tragedia avrebbe potuto pensare le stesse cosa e provare gli stessi sentimenti ricostruiti dal poeta
LE TRAGEDIE
➢ Il Conte di Carmagnola: si racconta una guerra fratricida, civile, inutile, della quale non bisogna andare orgogliosi, e delle sue conseguenze sugli italici (“epopea dolorosa della guerra”). Vi è una netta distinzione tra buoni e cattivi, individuo e Stato. È presente fortemente il contrasto tra ideale e reale, tra il valore dei singoli e il dovere civile. L’unico personaggio con un conflitto interiore è Marco, amico di Carmagnola, ma anche in questo caso non vi è spazio per una positiva realizzazione del personaggio: “qualsiasi cosa scelga è colpa”. La storia non tende al Bene, l’uomo è costretto dalla storia a perdere.
➢ Adelchi: torna anche qui il pessimismo nella storia, ma la tragedia è più ricca di personaggi:
Adelchi è in questo caso l’eroe problematico, che rifiuta la guerra, ed è votato al fallimento perché capisce che proprio nel fallimento si realizza la sua grandezza. Lo stesso tema è presente per la prima volta anche in un personaggio femminile, Ermengarda, trattato ovviamente in modo più intimistico: se Adelchi lo oggettivizza ed è in grado di esprimerlo a parole al padre in punto di morte (cfr. MD 2B), Ermengarda invece lo introietta. L’unico momento in cui il dramma esce allo scoperto è nel delirio (cfr. T12). Presente è ovviamente il tema del riscatto contro lo straniero, data la somiglianza tra il periodo storico trattato e quello contemporaneo a Manzoni (cfr. T10)
I PROMESSI SPOSI
DALLA TRAGEDIA AL ROMANZO STORICO
➢ Concluso l’Adelchi Manzoni rimane scontento in quanto ha ancora parlato degli eroi, con una lingua aulica e commettendo delle falsificazioni storiche. Passa quindi a scrivere un romanzo un cui si vuole occupare di “genti meccaniche e di piccolo affare” scrivendo in una forma comprensibile ai più vicende la cui veridicità è garantita dal ritrovamento del manoscritto (cfr. Introduzione dei Promessi Sposi)
IL ROMANZO STORICO
➢ Il primo romanzo storico fu scritto da Scott. Lukács definisce questo nuovo genere “epica della borghesia” in cui l’eroe è un gentleman della media borghesia, un eroe “mai eroico” che nella sua mediocrità esprime il sistema di valori della nascente borghesia. Rimane però in Scott una falsificazione storica in quanto questo eroe borghese è presentato in un momento storico in cui questa classe non esisteva, e le sue caratteristiche vengono attribuite a personaggi come Riccardo Cuor di Leone che invece sono rappresentanti di una classe diversa portatrice in realtà di un altro sistema di valori (cfr. MD 1, pag. 56)
➢ Anche Manzoni accusa Scott di un aver fuso il piano della realtà storica con quello della ricostruzione poetica: incontri casuali, happy end, matrimoni e funerali posti alla fine delle vicende sono elementi troppo irreali che costruiscono un’atmosfera romanzesca lontana dagli intenti di Manzoni, che invece vuole creare personaggi e fatti “così somiglianti alla realtà che li si possa credere appartenenti ad una storia or ora scoperta”
➢ Il periodo storico in cui ambienta la vicenda è il 1600, in cui “il governo più arbitrario, combinato con l’anarchia feudale e l’anarchia popolare; una legislazione stupefacente per ciò che prescrive e per ciò che fa indovinare, o racconta: un’ignoranza profonda, feroce e pretenziosa: delle classi con interessi e principi opposti […] e infine una peste che ha dato modo di manifestarsi alla scelleratezza più consumata e più svergognata, ai pregiudizi più assurdi, ed alle virtù più commuoventi” rendono questo periodo interessante per un’analisi storica.
LA GENESI
➢ Dal 1821 al ’22 scrive un romanzo in quattro tomi, pubblicato postumo. Nasce per addizione di parti: il primo tomo rappresenta il romanzo di costume, il secondo il romanzo paesano di Lucia, il terzo il romanzo cittadino, il quarto la conclusione. In tutti i casi al piano del racconto si aggiunge il piano del saggio: ci sono lunghe digressioni teoriche (sull’amore, sulla lingua, sulla limitazione delle nascite…): molti parlano di romanzo destrutturato. I personaggi hanno un carattere manicheo, con descrizione a forti tinte, e il Dio è visto come giustiziatore.
➢ Nella seconda edizione, nel ’27, già col titolo definitivo, i personaggi sono un guazzabuglio del cuore umano in cui coesistono Bene e Male, e in cui Dio può agire indistintamente. Qui il narratore è meno crudele nei confronti dei personaggi, prevale uno spirito di pietà cristiana. Aumentano le preoccupazioni moralistiche verso la sensibilità dei lettori. La struttura è più unitaria e fluida, sono eliminate le lunghe digressioni e descrizioni prima presenti. Le vicende dei personaggi non sono più nettamente separate, ma si intrecciano a vicenda. Il romanzo assume la veste che noi leggiamo.
➢ Nel 1840 le modifiche riguardano solo il linguaggio: viene scelto il fiorentino parlato dalle classi medie in quanto la lingua letteraria deve coincidere con la lingua parlata
LA STRUTTURA, I TEMI
➢ I primi otto capitoli costituiscono un romanzo idillico, in cui spazio e tempo sono ciclici e l’individuo vive felice. Tuttavia alcuni elementi, come la presenza della guarnigione spagnola, il palazzotto di don Rodrigo lasciano capire che si tratta di un idillio apparente, in cui la violenza entra nella storia privata dei due giovani rompendo l’equilibrio instauratosi. Questa parte si conclude con l’Addio ai monti
➢ Segue il romanzo di formazione di Renzo (prevalentemente in luoghi aperti), in cui Renzo entra nella strada, simbolo di una società, di una storia violenta e negativa. All’inizio Renzo perde la sua identità (straniamento), poi cresce e matura. La sua formazione si concluderà alla fine del romanzo, quando capisce che alla violenza non si risponde con la violenza, capisce il ruolo degli umili e il significato del perdono (formazione quindi in senso cristiano)
➢ Il romanzo di Lucia si svolge prevalentemente in luoghi chiusi, apparentemente protettivi. Qui Lucia afferma i propri valori, che coincidono con quelli dell’autore (cfr. MD3): Lucia è portatrice del messaggio ideologico del romanzo.
➢ Il castello ha un duplice valore: prima della conversione dell’Innominato è luogo di violenza, di paura, secondo il modello gotico; poi, quando è aperto per accogliere i deboli durante la discesa dei Lanzichenecchi, diventa luogo positivo.
➢ Il lazzaretto, apparentemente luogo della malattia, diventa invece simbolo dell’impegno cristiano, luogo in cui si realizza il messaggio ideologico del poeta
➢ Per il sistema dei personaggi cfr. SI 4
➢ Ad alcuni critici il punto di vista narrativo è sembrato autoritario: il narratore vuole dare una interpretazione univoca ai fatti, ridicolizzando con l’ironia le altre. Per altri prevale invece l’aspetto polifonico, per cui, specialmente in alcuni casi, come per il significato di Provvidenza, prevale una coralità di interpretazioni, poste tutte sullo stesso piano, perché nemmeno lo stesso autore sa sceglierne chiaramente una
➢ Dal sistema dei personaggi emerge chiaramente il programma politico manzoniano ti tipo liberale in cui le due classi permangono mediate dalla Chiesa; in economia Manzoni sostiene il liberismo, il libero mercato secondo la legge delle domanda e dell’offerta (per esempio durante la carestia, cfr. il commento di Manzoni al tentativo di calmierare il prezzo del pane)
➢ Rimane aperto nel romanzo il problema del male e il tema della Provvidenza (Deus absconditus e assenza di Cristo), e dunque anche l’interpretazione della conclusione del romanzo secondo la critica cattolica, la critica neoermeneutica (Raimondi), e la posizione di Calvino
GLI ULTIMI SCRITTI
➢ Storia della colonna infame: segue un’istanza illuministica, in cui con lucidità razionale e abbandonando le false credenze popolari si spiegano le origini reali della peste. Il saggio parte da un episodio reale (la colonna infame innalzata a ricordo degli untori che diffondevano la peste), criticando l’azione della giustizia nel 1600 e le convinzioni superstizione comuni. Il saggio quindi non è solo un’indagine storiografica, poiché il giudizio dell’autore è preminente sul racconto dei fatti
GIACOMO LEOPARDI
1a FASE (1798 – 1822)
VITA
➢ Nasce a Recanati nel 1798. Passa la giovinezza studiando nella ricca biblioteca del padre, i cui testi però si fermano al 1600. riceve un’educazione di tipo cattolico repressivo, soprattutto da parte della madre il cui modo di intendere la religione sarà presto criticato dallo stesso figlio (cfr. T 5, 2). Dal 1809 al 1816 trascorre “sette anni di studio matto e disperatissimo” in cui conosce la cultura classica. Il suo è un contatto sostanzioso, tanto che non si limita a tradurre i classici, ma scrive sue opere originali direttamente in greco o latino comprendendo fino in fondo i valori e i caratteri di quelle culture
➢ Nel 1816 avviene la prima conversione, dall’erudizione al bello: comincia a comporre anche poesia moderna
➢ Nel 1817 incontra Giordani, con cui nasce una sincera e profonda amicizia, un rapporto quasi di fratellanza; conosce anche Gertrude Cassi Lazzari, Il primo amore
➢ Nel 1819 avviene la seconda conversione, dal bello al vero
➢ Nello stesso anno si ammala agli occhi, malattia che condurrà il suo fisico già debole a soffrire per il resto della vita
➢ Tenta di fuggire da Recanati, luogo asfittico per lui insopportabile, ma il padre scopre e blocca la fuga
PENSIERO E POETICA
➢ La conoscenza del mondo classico lo porta a descrivere questo periodo come una fase in cui gli uomini erano felici: la natura infatti nascondeva i suoi aspetti negativi, mandava agli uomini delle illusioni, che questi credevano vere. La natura è quindi una madre benevola che rende felici i suoi figli. Gli uomini inoltre vivevano in piccole comunità in cui potevano mostrare le loro virtù eroiche, e quindi raggiungere una piena realizzazione dei loro desideri
➢ L’uomo quindi conosce tramite l’immaginazione una natura bella. Descrivendo questa bellezza nelle sue opere può produrre una poesia in grado di dare diletto. È infatti comune a tutte le fasi del pensione leopardiano il considerare la poesia come fonte di diletto secondo la filosofia sensista
➢ Dopo quindi la fase dell’erudizione produce una poesia dell’immaginazione, bella (conversione letteraria dal 1816 al 1816), in cui tenta di ricostruire lo stesso atteggiamento degli uomini antichi che aveva permesso loro di essere felici
➢ Nel 1819 si accorge che nella storia l’atteggiamento degli uomini non è sempre stato lo stesso: a partire dalla caduta dell’impero romano, è cominciato un processo, culminato poi con l’Illuminismo, con il quale l’uomo ha svelato le illusioni che gli mandava la natura, e ha conosciuto quindi il vero aspetto della natura. Se quindi quest’ultima mantiene un carattere positivo, perché tenta di rendere felici gli uomini, la civiltà moderna è invece negativa perché ha svelato questi tentativi (PESSIMISMO STORICO)
➢ Per alcuni critici la malattia agli occhi è stata la causa del suo pessimismo. Oggi la tesi più affermata è quella di S Timpanaro che nel saggio Tra classicismo e illuminismo afferma che la malattia e più in genere la sua degenerazione fisica sono un mezzo che gli permette di verificare il suo pensiero, che si sarebbe sviluppato comunque
➢ Svelate le illusioni, se nella poesia si imita la natura si parlerà anche dei suoi aspetti negativi, e quindi la poesia non assevera alla sua funzione di dilettare. Non è più possibile una poesia oggettiva, ma una poesia sentimentale-filosofica, in cui l’immaginazione con una attività cerebrale, filosofica sostituisce ciò che di negativo c’è nella realtà con l’indeterminato spaziale e temporale
➢ Per Leopardi esistono alcune situazioni “poetichissime” in cui l’immaginazione può facilmente sostituirsi alla realtà: una siepe che ci ostacola la visione in lontananza, una torre di cui non si vede l’inizio, una fila di alberi di cui non si vede la fine sono situazioni in cui l’uomo non vede la realtà e può immaginare un indefinito spaziale che gli possa dare piacere. La non determinazione temporale, e quindi gli eventi che si perdono nella memoria del poeta, poiché non hanno una precisa connotazione reale, sono elementi poetici (indeterminato temporale). Dal punto di vista fonetico l’indeterminato è raggiunto con l’uso di vocali aperte (a, e); dal punto di vista semantico con l’uso di parole plurisillabe e che non abbiano una precisa connotazione (come i termini, usati invece per le scienze); altri elementi poetici sono atmosfere notturne, buie, luoghi solitari, suoni di cui non si conosce la provenienza…
OPERE
➢ Le canzoni civili (1818-1822): in queste canzoni, di carattere erudito, Leopardi vuole ricreare quell’atteggiamento eroico che aveva permesso agli antichi di essere felici
➢ Le canzoni del suicidio (1821-1822): primi segnali della crisi del sistema della natura: anche nel passato vi erano uomini che non trovavano una realizzazione: per esempio il Bruto minore, che si accorge che la virtù per la quale aveva combattuto nella vita è un “vano idolo” e trova quindi giusto suicidarsi; ma anche Saffo nell’Ultimo canto di Saffo, rappresenta un “inconveniente necessario”, è l’unica che non trova alcuna realizzazione nella natura, che anzi le si rifiuta: anche per lei è giustificato il suicidio
➢ Gli idilli (1819-1821): qui narra “situazioni, affezioni, avventure storiche del mio animo” in endecasillabi sciolti, ed è evidente la poetica dell’indefinito che lui teorizza
2a FASE (1822 – 1830)
VITA
➢ Nel 1822 compie un viaggio a Roma, caricandolo di aspettative che saranno deluse in quanto vive a casa di uno zio materno, ritrovando quindi lo stesso ambiente da cui era fuggito. Torna a Recanati, per lasciarla ben presto per andare a vivere a Milano, Bologna, Firenze, Pisa. Nel 1828 tornerà a Recanati per trascorrervi gli ultimi 16 mesi, prima di abbandonarla definitivamente nel 1830
PENSIERO E POETICA
➢ Nel 1822 la sua esperienza romana e la lettura di vite di filosofi ellenistici (che avrebbero dovuto essere felici, e invece anche la loro vita era segnata dal dolore) lo portano ad elaborare la TEORIA DEL PIACERE o PESSIMISMO PSICOLOGICO: la natura mette nell’uomo dei desideri, ma poi non fa nulla perché l’uomo possa realizzarli. La natura è quindi matrigna perché è la causa dell’insoddisfazione, del dolore dell’uomo. Questa è una “contraddizione spaventevole” per cui bisogna ammettere che il primo principio della gnoseologia aristotelica è falso (cfr. T 6, 2)
➢ Il passaggio dalla teoria del piacere al PESSIMISMO COSMICO è immediato: tutti gli uomini, di qualsiasi epoca storica, sono in una condizione di dolore e di lotta contro la natura, il cui unico fine è il mantenimento del meccanismo biologico di produzione e distruzione della vita umana, meccanismo ciclico. Ora la civiltà è vista positivamente perché ha permesso di conoscere il vero volto della natura
➢ Con la lirica Alla sua donna del 1824 abbandona la poesia, che non può dare diletto, e la sua produzione si incentra sulla prosa .
➢ Torna alla produzione poetica nel 1828 con i canti pisano-recanatesi (oppure grandi idilli), in cui ad una parte in cui ritroviamo tutti gli elementi della poetica degli idilli, si aggiunge una seconda parte riflessivo-gnomica in cui vengono svelate tutte le illusioni che la poesia potrebbe creare. Viene utilizzata la canzone libera, in cui ai settenari corrispondono le parti più descrittive, mentre agli endecasillabi le parti argomentative
OPERE
➢ Le Operette morali: vuole demistificare i falsi valori della società, le errate convinzioni che si basano sulle illusioni ormai svelate come false (per esempio le convinzioni antropocentriche, la fiducia ottimistica nel progresso…). Nascono da un atteggiamenti disincantato e disilluso, di accettazione rassegnata della condizione umana. Lo scopo morale sta nel far conoscere agli uomini l’”arido vero” così da avere un comportamento adeguato. Sono 24:
1a: ancora sul pessimismo storico;
5a: sull’antropocentrismo;
9a: sul pessimismo cosmico;
12a: sulla natura;
18a: sul pessimismo cosmico;
22a: sul tema del suicidio, rappresenta un cambiamento nel pensiero leopardiano: ora il suicidio è sconsigliato perché aggiunge al dolore di ogni uomo il dolore per la mancanza di chi si è ucciso;
24a: appartiene alla terza fase di Leopardi in cui finge di ritrattare le sue posizioni (palinodia), ma in realtà attacca apertamente gli intellettuali del suo tempo
➢ I canti pisano-recanatasi: oltre a quanto già detto, troviamo una continua tensione verso il piacere che si unisce alla consapevolezza della sua irraggiungibilità
3aFASE (1830 – 1837)
VITA
➢ Trascorre gli ultimi anni tra Firenze e Napoli, dove morirà nel 1837. Nel 1830 conosce Fanny Targioni Tozzetti, l’ultimo amore che lo porta alla sua terza fase: questa infatti dopo averlo ricambiato inizialmente, gli preferisce poi l’amico Ranieri. Questo rappresenta per lui la più grande delusione, la caduta dell’ultima illusione, la più forte, l’amore
PENSIERO E POETICA
➢ Questa fase è stata rivalutata dal 1947 in poi dai critici W. Binni col saggio La nuova poetica leopardiana e C. Luporini con Leopardi progressivo
➢ La caduta dell’illusione più forte permette a Leopardi di avere la consapevolezza piena dei suoi limiti e della sua condizione. Ciò però spinge l’uomo ad agire, a intervenire del dibattito culturale, a confrontare le sue posizioni con le altre. Il pensiero non subisce più alcuna evoluzione, ma assume qui un tono agonistico, satirico, di affermazione
OPERE
➢ Il ciclo di Aspasia: cinque liriche dedicate alla sua amata (qui Aspasia con tono denigratorio) in cui è totalmente assente il piano descrittivo: sono costituite solo da una argomentazione frammentate, tragica, con tono asseverativo, epigrafico
➢ Gli scritti satirici: oltre all’ultima delle Operette morali, annoveriamo i Paralipomeni della Batracomiomachia in cui critica tutte le forma del pensiero politico del suo tempo, I nuovi credenti in cui attacca l’ambiente culturale napoletano e la Palinodia al marchese Gino Capponi, altra falsa ritrattazione che si conclude con una critica al pensiero ottocentesco
➢ La ginestra: a partire dal paesaggio del Vesuvio, Leopardi critica il suo secolo, descrive la reale condizione dell’uomo e elabora un modello di intellettuale e di comportamento dell’uomo, che deve confederarsi con gli altri uomini per combattere contro la natura, pur sapendo che è una battaglia già persa e aiutandosi vicendevolmente. L’atteggiamento giusto è simile a quello della ginestra, che non superba, accetta e riconosce la forza della natura, e non renitente, vive dignitosamente continuando a spargere il suo profumo.

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