L'illuminismo, appunto generale

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Testo

L’illuminismo

Movimento culturale che matura verso la fine del XVII secolo in Inghilterra affermandosi in Francia e diffondendosi in tutta Europa fra i primi decenni del ‘700 e l’inizio della Rivoluzione francese. Deve il suo nome all’immagine dei “lumi” della ragione,che si contrappongono al buio dell’ignoranza,della superstizione,dell’arretratezza civile.Gli Illuministi quindi assumono un atteggiamento problematizzante nei confronti dell’esistente,facendo valere il proprio diritto di analisi e di critica. Da questo lo sforzo di sottoporre ogni realtà al “tribunale” della ragione per individuare ciò che può giovare alla società. L’Illuminismo è,in pratica,come disse Immanuel kant, “L’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di avvalersi del proprio intelletto senza la guida di un altro”. Alla radice della mentalità illuministica sta il rifiuto di ogni dogma, di ogni tradizione, di ogni autorità (politica,religiosa,economica e culturale), in nome dell’autonomia della ragione, che è l’unico strumento oggettivo capace di dividere la verità dalla menzogna, la giustizia dall’ingiustizia, l’utile dal dannoso. La ragione può diventare il banco di prova su cui sperimentare la validità di tutto ciò che costituisce il patrimonio culturale dell’umanità: ciò che corrisponde alle esigenze della ragione e della natura va conservato,tutto il resto va riformato o rigettato. Sulla base di questo radicale antidogmatismo, gli illuministi condussero un ampio esame critico della storia,delle istituzioni,della convinzione della cultura europea,non limitandosi ad una elaborazione teorica, ma inventando nuovi strumenti culturali e attivando canali comunicativi x diffondere al massimo i “Lumi” della ragione; L’Enciclopedia fu un mezzo straordinario di divulgazione e di sintesi, così come i giornali,le riviste, i club furono luoghi nuovi di cultura che intendeva aprirsi al vasto pubblico (Un pubblico di uomini dotati di ragione e di diritti naturali). Nell’Illuminismo vi è una critica al patrimonio religioso perché si pensava che tutte le religioni rivelate,in particolare la religione cattolica con le sue istituzioni,utilizzassero la fede religiosa per imporre la propria autorità al popolo e non per farlo reagire a tutte le ingiustizie che subiva. La critica alle religioni rivelate comportò la definizione di una morale laica,fondata su valori concreti,attivi,utilitaristici. Si affermò il MATERIALISMO,si negava cioè l’esistenza di dio,dell’anima e di un mondo ultraterreno; esistono solo le cose materiali,se c’è qualcosa dopo la vita terrena è in conoscibile e quindi non esiste perché ciò che l’uomo non può conoscere con certezza non è accettato dalla ragione, e quindi dagli Illuministi. Si affermò anche il MECCANICISMO,cioè la natura viene vista come una macchina; l’universo fisico può essere paragonato a una macchina priva di anima governata dalle leggi dei corpi in movimento. La religione degli Illuministi è quindi una religione razionale dove Dio si rivela alla ragione dell’uomo e non alla fede di questo.E’ quindi una religione DEISTA,puramente filosofica e priva di libri sacri,riti e di sacerdoti. Ugualmente importante è il FILANTROPISMO,cioè la disponibilità dell’uomo ad amare e a soccorrere gli altri uomini in quanto tutti sono portatori di ragione. Gli Illuministi criticano anche la storia.Secondo gli illuministi,infatti, ogni uomo nasce con dei diritti inalienabili (la libertà e il diritto di proprietà fra tutti) che non gli possono essere portati via da nessuno,ma durante la storia è invece sempre accaduto il contrario. Particolare avversione si ha per il Medioevo,che gli illuministi definiscono barbarico, in quanto è quello dove maggiormente erano presenti “sciocche” superstizioni.
L’illuminismo nel contesto storico.

Come detto prima l’Illuminismo nacque in Inghilterra verso la fine del 1600.L’Inghilterra era allora il paese più industrializzato d’Europa, ma qui il movimento non ebbe modo di svilupparsi appieno.Lo stato inglese era infatti improntato sul liberalismo e di conseguenza la borghesia vedeva tutte le sue proposte esaudite dal Governo.Maggiore sviluppo lo ebbe in Francia dove invece vi era una situazione politica e sociale critica.La società francese era divisa in tre classi sociali: Aristocrazia e Clero,che detenevano il potere,e 3° Stato che invece non godeva di alcun diritto. Il 3° stato era molto ampio e al suo interno vi si poteva trovare sia il contadino che il piccolo imprenditore.Proprio per questa “Diversa gamma” di persone iniziò a definirsi una 4° classe, formata dalla borghesia,che iniziò ad acquisire potere economico e che iniziò a sentire l’esigenza di partecipare alla vita politica dello stato.Fu proprio alla borghesia che gli illuministi si rivolsero. Infatti secondo loro la povera gente era troppo impegnata nel cercare di sopravvivere per poter capire le loro proposte,mentre la borghesia,essendo critica nei confronti della società tradizionale fondata sui privilegi e non sulla legge,avrebbe capito tutto. Per quanto riguarda la politica illuminista,emergono 3 teorie fondamentali enunciate da 3 grandi autori francesi: Montesquieu,Voltaire e Rousseau.
• Montesquieu era convinto che la libertà dell’uomo si sarebbe potuta ottenere solamente con la separazione dei poteri e con la nascita di una monarchia Costituzionale,in cui spettava all’aristocrazia il compito di frenare le tendenze dispotiche del monarca.
• Voltaire sosteneva il DISPOTISMO ILLUMINATO. Temeva infatti che un eccessivo indebolimento dell’assolutismo desse inizio solamente a una pericolosa Anarchia.Propone quindi il dispotismo illuminato,cioè una monarchia assoluta dove il sovrano attua una serie di riforme x il bene del popolo.
• Rousseau sosteneva invece che la sola forma di governo accettabile per uno Stato è la Democrazia. Rousseau condanna il progresso materiale e civile, in quanto tutta la storia della civiltà è una storia di corruzione.In origine,infatti, l’uomo viveva libero e felice fino a quando non nacque la proprietà privata,che poneva gli uomini su diversi gradini dove in quello più alto si trovava quello che possedeva le terre e da cui dipendevano gli altri.Per Rousseau, invece, tutti gli uomini nascono uguali e la terra appartiene a tutti, nel senso che tutti hanno lo stesso diritto di vivere. Quindi la sola forma di governo accettabile è la Democrazia,uno stato in cui tutto il popolo fosse sovrano e dove dal popolo derivasse ogni legge,e in cui gli organi di Governo fossero al servizio dell’intera comunità.

I principi di riforma illuministici furono seguiti da alcuni sovrani europei,che videro in questi un modo x mantenere il loro potere.Il Settecento fu quindi x l’Europa un periodo di riforme.Despoti illuminati furono Federico II di prussica,Caterina II di Russia e l’imperatrice Maria Teresa D’Austria e suo figlio Giuseppe II. Le riforme che caratterizzarono il dispotismo illuminato riguardarono la modernizzazione e la laicizzazione dello stato. La modernizzazione dello stato consiste nel rendere lo Stato stesso più efficiente.Ad esempio si diffuse il catasto,un registro con l’indicazione della proprietà di tutti i terreni e delle loro caratteristiche,istituito da Maria Teresa D’Austria. Oppure venne riformata l’amministrazione della giustizia,come fece Federico II di prussica,che abolì la tortura e ridusse fortemente la pena di morte.La Laicizzazione dello stato consiste invece nell’allontanamento dello stato stesso dalla chiesa,fino a scontrarsi con questa. Ad esempio si istituirono le prime scuole statali o come fece Caterina II di Russia,si confiscarono molte proprietà della chiesa. Anche per l’Italia il ‘700 fu un periodo di riforme.In particolare per la Lombardia,che faceva parte dell’impero d’Austria. Oltre al catasto,Maria Teresa introdusse una maggiore libertà religiosa,fondando numerose scuole statali,abolendo la tortura e limitando la pena di morte. Anche il Regno di Napoli,con Carlo III di Borbone,conobbe un periodo di riforme: venne introdotto il catasto e riorganizzata la giustizia. Allo stesso modo, nel Granducato di Toscana,Pietro Leopoldo fece bonificare molti terreni paludosi e parte della Maremma. Eliminò alcuni dazi che rendevano difficile il libero commercio e abolì,oltre alla tortura,anche la pena di morte. Gli unici 2 paesi che non introdussero riforme furono l’Inghilterra e la Francia, le “Madri” dell’Illuminismo. In Inghilterra la maggior parte delle riforme del dispotismo illuminato erano già state fatte nel ‘600. In Francia invece,il Ministro Turgot incontrò l’opposizione dei nobili, per nulla disposti a perdere i loro privilegi.
L’Illuminismo nel contesto letterario

In campo letterario tramonta iol concetto di “arte x l’arte” per creare una letteratura che abbia dei contenuti civili,poetici e sociali. Essa serve a educare il popolo e siccome è diretta al popolo borghese e non più all’aristocrazia,il linguaggio viene modificato affinché sia più comprensibile. Gli scrittori prendono quindi ispirazione dalla vita reale e concreta piuttosto che dall’immaginazione e dal mito. Soprattutto il ROMANZO sembrò rappresentare la coscienza del periodo,evidenziando tutti quegli aspetti della vita sociale che si imponevano concretamente all’attenzione dei lettori.Anche pensatori come Voltaire,Montesquieu e Rousseau,accanto alle importanti opere teoriche e filosofiche,si cimentarono nel romanzo. In Inghilterra,dove era più forte in quel periodo il contrasto fra la cultura aristocratica tradizionale e la nuova cultura borghese,si affermò il GENERE SATIRICO con Jonathan Swift che condannava la stupidità irrazionale dell’uomo ne “I Viaggi di Gulliver” e con Daniel Defoe il quale,nel famoso romanzo “Robinson Crusoe” esaltava l’individuo razionale e sagace che sa organizzarsi una vita accettabile anche nella solitudine di un’isola deserta.Sempre sulla traccia della satira si alzò la voce del poeta italiano Giuseppe Parini,che fece di questo genere un mezzo per impartire una costante lezione di virtù umana, al fine di denunciare la rilassatezza dei costumi,gli opportunismi servili di una società troppo presa dall’euforia del denaro e delle frivolezze.Con il Parini, la letteratura assunse il compito di stimolare la mente e l’animo della società e quindi di propagare idee di maggiore giustizia e di liberale dignità. D’altra parte era questo il compito che altri letterati illuminati italiani ed europei,affidavano alla letteratura.
L’illuminismo in italia

Nella 2° metà del ‘700 il pensiero illuministico si diffonde anche in Italia.Questo importante allargamento dell’orizzonte culturale italiano imprime una svolta decisiva nella cultura della penisola e contribuisce a inserire l’Italia nel vivo del dibattito europeo.Rispetto all’illuminismo francese,l’Illuminismo italiano presenta caratteri propri e originali,connessi con la particolare condizione politico-sociale della penisola,caratterizzata dall’assolutismo illuminato. Mentre in Francia il dibattito illuministico si era sviluppato particolarmente sul piano teorico,affrontando una gamma amplissima di tematiche (filosofiche,politiche,morali,economiche,religiose) e giungendo talvolta a formulazioni radicali e rivoluzionarie i cui frutti sarebbero poi stati raccolti dalla Rivoluzione Francese, in Italia la cultura illuministica apparve fin dall’inizio più decisamente orientata a scopi pratici e si sviluppò soprattutto nel campo dell’economia e del diritto. Inoltre gli illuministi italiani non misero in discussione i principi su cui si basava l’assolutismo,anzi videro nella monarchia lo strumento più idoneo a combattere i privilegi del clero e dell’aristocrazia e a promuovere il benessere generale. Questa stretta connessione tra gli illuministi italiani e le autorità politiche spiega,da un lato, le particolari caratteristiche del movimento italiano (concreto,pratico,riformista piuttosto che teorico,radicale e rivoluzionario) e ,dall’altro, la sua dislocazione geografica: i centri maggiori dell’Illuminismo italiano furono,infatti,Milano,Napoli e la Toscana,proprio quelli dove furono più sensibili la volontà e l’azione riformista dei sovrani.
Per quanto riguarda i suoi caratteri generali, l’Illuminismo italiano,pur mutando alcuni principi già presenti nella letteratura della prima metà del secolo (razionalismo,volontà di rinnovamento,fiducia nella funzione civile del sapere),impresse una svolta decisiva alla cultura dell’epoca,movendosi in una prospettiva nuova e più ampia. Infatti,mentre fino a quel momento gli sforzi di rinnovamento si erano indirizzati esclusivamente alle manifestazioni della vita artistica e intellettuale (riforma della poesia, del melodramma etc), l’Illuminismo elabora un progetto di riforma complessivo della società nelle sue strutture portanti: dalle istituzioni politiche al diritto,dall’economia all’educazione. Così,anche per effetto del nuovo ruolo civile di cui sono investiti, gli intellettuali,chiamati a collaborare a progetti di riforma civile che vengono avviati dai sovrani,si impegnano in prima persona nella missione di migliorare le condizioni di vita della società.Anche quei letterati,che condividevano solo in parte o non condividevano affatto i principi teorici dell’Illuminismo,si mostrano più sensibili alla funzione pubblica e civile delle loro opere e si sforzano di instaurare un rapporto più stretto con la società del tempo e con un pubblico più vasto.Per questo,nella seconda metà del ‘700,la cultura italiana sente più che mai viva l’urgenza di provincializzarsi,aprendosi alla letteratura europea,e di modernizzarsi,recidendo i legami che la legano al passato. Gli illuministi, tra l’altro,avviano un generoso sforzo di rinnovamento anche sul piano stilistico-espressivo,suggerendo l’utilizzo di forme più duttili di comunicazione(come il giornale e il saggio) e di una prosa più rapida,breve e incisiva,ma in pratica nessuno riesce ancora a mettere in crisi la poetica classicista.Pertanto appare piuttosto netto lo scontro tra le dichiarazioni teoriche,pervase da una decisa volontà di rinnovamento, e i risultati effettivamente raggiunti,con uno stile e un linguaggio ancora sostanzialmente nell’alveo della tradizione. L’Illuminismo italiano seguì le sorti dell’assolutismo illuminato e si esaurì gradualmente con esso verso la fine del secolo. La sua importanza fu comunque enorme: sul piano politico,infatti, le sue premesse teoriche sarebbero poi state riprese e sviluppate durante l’età napoleonica,mentre sul piano culturale i suoi riflessi sono rintracciabili nella maggior parte delle opere della 2° metà del ‘700 e anche del primo ‘800.La comune matrice illuministica che caratterizza l’epoca non deve far pensare che nella seconda metà del ‘700 l’Italia sia stata caratterizzata da una tempra culturale perfettamente omogenea. Anzi,proprio a causa della frantumazione della penisola in tanti stati diversi,l’illuminismo italiano,pur nell’ambito di scelte ideologiche e tematiche convergenti,varia da regione a regione,al punto che si può parlare di un illuminismo Lombardo, napoletano e così via.

L’Illuminismo Lombardo

Grazie agli stretti rapporti che intrattenne con la cultura francese e grazie alla presenza e all’attività culturale di alcuni tra i maggiori intellettuali del tempo, Milano fu indubbiamente il centro principale dell’Illuminismo italiano.Questa sua posizione di primo piano fu agevolata anche dalle sue particolari condizioni politiche e sociali. Infatti,sotto il regno dell’Imperatrice Maria Teresa D’Austria e di suo figlio Giuseppe II, Milano e la Lombardia vissero un periodo di intensa modernizzazione e di generale sviluppo,favoriti dalla politica di riforme dei 2 sovrani. Inoltre, diversamente da quanto accadeva in altre regioni italiane,l’aristocrazia lombarda assecondò sempre le trasformazioni economiche,svolgendo un ruolo che negli altri stati europei era garantito dalla classe borghese: molti nobili divennero imprenditori e iniziarono a sfruttare in senso capitalistico le loro proprietà terriere; altri cooperarono all’amministrazione dello Stato; altri si dedicarono allo studio di riforme in ambito economico,giuridico e scolastico. E’ proprio dalle file di questa aristocrazia colta e preparata,operosa e progressista che provengono gli esponenti più illustri dell’Illuminismo milanese,come Cesare Beccaria e i fratelli Verri. Essi furono i fondatori e i principali animatori del periodico “Il Caffè”. La rivista “Il caffè”,di cui uscirono complessivamente 74 numeri tra il 1764 e il 1766, si ispirava al giornalismo inglese del ‘700 e in particolare a “The Spectator” di Joseph Addison.Il titolo,che allude alle conversazioni tenute tra gli avventori di una bottega di caffè, esprime programmaticamente lo scopo che il periodico si propone: promuovere una cultura moderna e dinamica e vicina a un pubblico più vasto. Gli interventi della rivista furono animati da un notevole fervore intellettuale ed etico e,infatti, investono i temi più vivi della società del tempo: la battaglia contro la legislazione feudale riguardo le proprietà e il fisco,lo sviluppo dei commerci e delle manifatture, la modernizzazione dei sistema scolastico,la polemica contro l’accademismo parolaio in favore di una cultura nuova.Al di là del contributo che effettivamente diede all’assolutismo illuminato, “Il caffè” è il frutto della convinzione illuministica che la battaglia per il progresso materiale era anche una battaglia per il trionfo della ragione e della dignità umana. Per questo il periodico segnò una tappa importante nel clima culturale italiano del secondo ‘700:propose una forma di comunicazione letteraria innovativa sia nel contenuto sia nel linguaggio,ponendo con forza l’obiettivo di una cultura intrisa dei problemi reali della società.

L’illuminismo napoletano

Le radici culturali dell’Illuminismo napoletano sono da ricercare,prima ancora che nella filosofia dei “lumi” venuta dall’estero,nella tradizione di pensiero laicista e giurisdizionalista (fautore del giurisdizionalismo:dottrina politica fiorita nel XVIII secolo tendente a subordinare la vita istituzionale della chiesa allo Stato) che aveva caratterizzato Napoli nella prima metà del ‘700 e fu proprio a questa tradizione che si rifecero,nella seconda metà del secolo,all’indomani della fine della dominazione spagnola,il nuovo sovrano,Carlo III di Borbone,e il suo ministro Bernardo Tanucci,che avviarono una politica di riforme giuridiche e amministrative. Gli intellettuali napoletani risposero con entusiasmo al nuovo corso politico.Essi,pur facendo propri i grandi principi di fondo dell’Illuminismo europeo,si concentrarono in particolare sui problemi pressanti del loro paese: quello economico,aggravato da strutture produttive incentrate sul latifondo,e quello giuridico,condizionato da una legislazione ancora legata al diritto feudale. In questi 2 campi gli illuministi napoletani raggiunsero risultati importanti sul piano scientifico e teorico,ma non sul piano pratico, perché la politica riformista dei sovrani si scontrò con la resistenza della Chiesa e dei nobili e perché il ceto borghese non era interessato al rinnovamento.

L’illuminismo in Toscana

Nel granducato di toscana il movimento illuministico coincise con l’opera riformatrice di Pietro Leopoldo D’Asburgo,figlio di Maria Teresa d’Austria e fratello di Giuseppe II. Le sue riforme,che si estesero in varie direzioni e soprattutto nella modernizzazione dell’agricoltura,trovarono il consenso e la collaborazione degli intellettuali toscani Pompeo Neri,Giulio Rucella,Francesco Gianni. Eredi della tradizione scientifica e razionalistica Galileiana,essi svilupparono soprattutto gli studi di carattere amministrativo e agrario ed ebbero il loro punto di riferimento nell’Accademia dei Gergofili,fondata nel 1753 allo scopo di promuovere il progresso dell’agricoltura.

Esempio



  


  1. gianna

    una conversazione tra degli esponenti dell'illuminismo