Pirandello e il Fu Mattia Pascal

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
Download:145
Data:08.05.2001
Numero di pagine:4
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
pirandello-fu-mattia-pascal_4.zip (Dimensione: 5.39 Kb)
trucheck.it_pirandello-e-il-fu-mattia-pascal.doc     29 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

“Il fu Mattia Pascal”
Relazione

Luigi Pirandello: (1867 Agrigento – 1936 Roma) narratore, saggista e drammaturgo. Studiò all’università di Roma e di Bonn, dove si laureò (1891) in filologia romanza. A Roma collaborò a riviste e a giornali, muovendosi nell’ambito del verismo e acquistando una certa fama con le sue novelle e i suoi romanzi. La moglie A. Portularo, gli diede tre figli ed ebbe la mente sconvolta dal fallimento dell’azienda di famiglia che li ridusse in miseria. Per vivere, Pirandello dovette dedicarsi all’insegnamento presso l’Istituto superiore di Magistero a Roma (1897 – 1922). Continuò nel frattempo a pubblicare con successo saggi, romanzi e novelle, ma raggiunse fama mondiale come autore di teatro, a cui si dedicò con crescente interesse dopo la Prima Guerra Mondiale. Dal 1926 al 1932 ebbe una sua compagnia teatrale. Accademico d’Italia nel 1929, nel 1934 ebbe il premio Nobel per la letteratura. La sua ricchissima produzione è raccolta in sei volumi.

Riassunto del brano: Su consiglio di Don Eligio Pellegrinotto, Mattia Pascal ha scritto la storia della sua vita, soffermandosi soprattutto sul periodo nel quale sono avvenute le sue prime due morti. Egli era padrone, assieme alla sua famiglia, della Stìa e del Molino e sposò Romilda, figlia di Marianna Dondi vedova Pescatore. Si sposò per forza, cercando di riparare ad un errore commesso con Olivia, che però non gli fu mai perdonato, soprattutto da Marianna Dondi. Dopo il matrimonio Romilda non era più bella come un tempo ed il suo aspetto peggiorò ulteriormente dopo la nascita delle due gemelline; la prima morì subito dopo il parto, la seconda morì a un anno, nello stesso periodo in cui morì anche la madre di Pascal, a cui lui era tanto affezionato. Mattia Pascal faceva il bibliotecario ed era molto stimato da tutti i suoi concittadini. Le morti della madre e della figlia lo sconvolsero a tal punto che abbandonò il paese; si fermò a Montecarlo per caso e lì, comprato un libro sul gioco d’azzardo, iniziò a giocare. Egli non aveva mai giocato in vita sua ma vinse delle cifre esorbitanti a differenza di molti altri giocatori che continuavano a perdere; un ragazzo arrivò al punto di suicidarsi fuori dal casinò, e questo impressionò a tal punto Mattia che smise; molte persone gli chiesero di far coppia con loro al gioco, ma Pascal rifiutò sempre. Decise dopo molti giorni di tornare a casa e mentre pensava a come avrebbe potuto mostrare alla moglie e alla suocera la vincita, comprò il giornale. Si fermò sulla notizia di un suicidio, avvenuto proprio nel suo paese. Incredibilmente scoprì che il suicida sarebbe stato lui, riconosciuto dai familiari (probabilmente contenti di essersene sbarazzati). La rabbia lo assalì finché decise di non tornare più a casa facendo finta di essere morto realmente e vivendo usufruendo dei soldi della vincita. Girò per molte città, ne visitò moltissime, però, dopo aver cambiato il suo nome in Adriano Meis, decise che doveva andare ad alloggiare in maniera fissa presso qualche famiglia. Di certo non poteva prendersi una casa per lui: certamente avrebbero scoperto la sua falsa identità. Così andò a Roma presso la famiglia Paleari. In casa c’erano il padre, la figlia Adriana, il cognato di quest’ultima, Terenzio Papiano, e un’altra signora sulla quarantina che aveva affittato una stanza in casa. Inizialmente Adriano Meis si trovava bene, il signor Paleari e la signora Silvia Caporale erano molto strani, ma a lui piaceva molto Adriana. Con il ritorno di Papiano da Napoli arrivò una ventata d’agitazione perché era un po’ un boss in quella casa e dava l’impressione del criminale. Infatti fu lui a rubare ad Adriano la somma di ben 12 mila lire, ma il signor Meis non disse niente, negò l’evidenza solo per amore di Adriana. Il “fu Mattia Pascal” si rendeva conto di non poter amare Adriana e fece sì che anch’essa provasse, in seguito all’amore, del disprezzo per lui. Si immischiò anche in qualche guaio, tra cui un duello nel quale però nessuno voleva aiutarlo a combattere. Così decise il suicidio anche di Adriano Meis, per far tornare Mattia Pascal al suo paese d’origine e dimostrare che era ancora vivo. Lasciò la sua roba sul ponte sopra il Tevere e prese il treno per il ritorno. Si fermò prima da suo fratello che non poteva credere ai suoi occhi e che gli disse che Romilda si era risposata proprio col suo migliore amico, ma che al suo ritorno sarebbe dovuta tornare con lui per legge. Quella sera stessa arrivò al suo vecchio paese e, andato a casa di sua moglie e del suo attuale marito, scoprì che vivevano ancora con la suocera e che avevano anche una figlia. Dopo aver rinfacciato loro tutto, comunicò loro che avrebbe lasciato al suo migliore amico sua moglie, purché essa fosse tornata bella come un tempo. Quando in paese arrivò la notizia del suo ritorno ci fu uno scompiglio generale e tutti i giornali parlarono di Mattia Pascal. Egli tornò al suo vecchio lavoro di bibliotecario assieme all’amico reverendo Don Elegio Pellegrinotto e ogni tanto fa visita alla sua tomba, anche se non si sa ancora chi sia l’uomo che si è suicidato quella famosa notte e che ora è sepolto al suo posto.

Commento del brano: Luigi Pirandello ha voluto identificare in Mattia Pascal un uomo che soffre terribilmente per la sua vita e che pur di avere una possibilità di cambiarla riesce a farsi credere morto. L’Autore è riuscito a rendere espliciti i sentimenti di Pascal fino al punto di dare la possibilità al lettore di identificarsi nel protagonista. Ciò è positivo sotto molti punti di vista, però è per un aspetto anche negativo. E’ positivo perché per riuscire ad interpretare meglio un libro bisogna potersi identificare nei personaggi e nelle loro azioni; inoltre un probabile messaggio del romanzo è che bisogna saper cogliere tutte le occasioni buone per realizzare un proprio sogno al volo. C’è però un aspetto che potrebbe essere negativo: un’impressione che il romanzo può dare a qualche lettore è che sia la morte a “salvare” il protagonista dalle situazioni nelle quali lui si trovava in difficoltà, e che perciò la morte sia in molti casi l’unica via d’uscita. In realtà Mattia Pascal non è morto realmente in nessuna delle due volte in cui l’ha fatto credere. Infatti la morte non è affatto una soluzione ai problemi della vita! A parte questo significato che fortunatamente può non essere colto da molti, questo libro è molto interessante ed il modo nel quale Mattia Pascal ha movimentato la sua vita per fuggire da tutti e da tutto è molto affascinante. Comunque se prima qualcuno poteva pensare che un giorno sarebbe scappato come ha fatto Mattia Pascal senza farsi più riconoscere, adesso sicuramente ci penserà bene prima di farlo.

Esempio