Dal Post bellico al post moderno

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Categoria:Ricerche

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Testo

DAL POST-BELLICO AL POST-MODERNO
Parte II

• L’opera di ricostruzione della Germania Orientale ed Occidentale ha rappresentato un impegno a dir poco colossale a causa della distruzione della quasi totalità dei centri urbani e di tutte le infrastrutture.

• Nella Repubblica Democratica Tedesca le teorie urbanistiche risentivano dell’esperienza sovietica, per cui si affermò l’idea della “città compatta” e dei quartieri residenziali integrati ai grossi insediamenti industriali. Ai centri storici veniva assegnato il solito ruolo retorico e monumentalistico mentre le periferie si presentavano con la consueta squallida università.

• Nella Repubblica Federale Tedesca l’intera costituzione federale affida l’intera gestione urbanica ai Land (regioni), per cui si è reso necessario armonizzare le legislazioni regionali al fine di non creare disparità eccessive e in seguito si è dovuto procedere con programmi interregionali per tuttila pianificazione di scala nazionale.

• Nella ricostruzione di Colonia è stata salvaguardata l’antica trama viaria arretrando gli allineamenti stradali per migliorarnew la percorribilità. Questa città però ha un ambiente urbano che è irriconoscibile rispetto a quello d’antiguerra, con strade molto contorte.

• Nella ricostruzione di Francoforte il centro è stato quasi interamente trasformato imponendo un piano di ricostruzione che tenesse conto dei moderni standard e delle esigenze del traffico automobilistico. Questa città però, manca di un qualsiasi elemento che comunichi la sensazione storica del centro.

• La realtà olandese presenta situazioni di notevole squilibrio, con zone poco abitate e cui si sovrappongono aree che hanno la densità più elevata di tutta Europa. In particolare, bisogna ricordare, la continuità urbana a ferro di cavallo, chiamata Randstad Holland, che tocca Rotterdam, Leined, Haarlem e Amsterdam.

• Un primo provvedimento fu quello di realizzare una rete di nuove città da localizzarsi nelle regioni orientali e settentrionali prosciugate da poco tempo, chiamate Polder.

• Per Rotterdam, che nel 1940 aveva subito un disastroso bombardamento tedesco, ci fu una grandiosa opera di ricostruzione che durò per circa vent’anni. In questo progetto ci fu la scelta di escludere tutte le industrie dal centro urbano per riservare a quest’ultimo le attività direzionali e amministrative.

• Per Amsterdam venne redatto nel 1962 un nuovo piano regolatore in cui vi è la necessità di assegnare alla pianificazione un più ampio e appropriato ambito regionale. Grazie a J.B. Bakema e J. Van Der Broek, si ebbe il progetto che prevedeva la costruzione di isole artificiali per realizzare una città lineare.

• Nei paesi scandinavi non sono mai esistiti tensioni abitative ma il sensibile sviluppo industriale aveva prodotto un incontenibile spostamento della popolazione verso la città.

• Vari furono i piani di ricostruzione, da cui ricordiamo, il piano di Helsinki e di Stoccolma ma bisogna ricordare il piano di Copenaghen del 1947, che venne chiamato piano a mano aperta per l’estensione regionale, in cui lo sviluppo avviene secondo 5 direttrici radiali servite da altrettante ferrovie e autostrade con lo scopo di eliminare la crescita radiocentrica e di drenare la popolazione.

• Alla fine della guerra, in Italia, si attuò la scelta politica di una totale speculazione edilizia, togliendo alle città l’opportunità di garantirsi un futuro fatto di una corretta programmazione e di sviluppo equilibrato. Il liberalismo urbanistico ha reso le città italiane caotiche, inquinate e prive di spazi verdi.

• L’architetto G. Astengo, nel 1960, fu promotore della carta di Gubbio, nella quale si insisteva sull’urgenza di affrontare in termini corretti la gestione urbanistica dei centri storici. Nel 1973 venne varato il primo piano particolareggiato di Bologna.

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