Scienze Sociali

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SCIENZE SOCIALI
Modulo 1: i metodi
LO STRUMENTARIO METODOLOGICO DELLE SCIENZE SOCIALI
I metodi sperimentali differiscono da quelli di indagine perché in essi non ci si limita a raccogliere dati, ma si interviene sulle realtà a modificarla.
L’INTERVISTA
L’intervista consiste in un colloquio tra un intervistatore che pone domande e un intervistato che risponde. La forma classica è l’intervista faccia a faccia, in cui intervistatore e intervistato si incontrano e conversano in un luogo convenuto. Negli ultimi anni si è diffusa l’intervista telefonica dove non c’è contatto diretto.
Le interviste vengono solitamente classificate sulla base di tre caratteristiche fondamentali.
• STRUTTURAZIONE. Si distinguono tre gradi di strutturazione.
Nell’intervista strutturata l’intervistatore ha un elenco di domande da porre, detto modulo di intervista. Le domande vanno lette parola per parola come sono scritte e nell’ordine in cui si trovano. L’intervistatore mantiene sempre la stessa intonazione e la stessa espressione per non influenzare gli intervistati; deve poi sforzarsi di non commentarle non solo a parole, ma anche con segnali non-verbali.
L’intervista semi-strutturata è preordinata solo in parte. L’intervistatore ha un elenco di domande, ma ha la facoltà di introdurne altre formulate al momento. Vengono lasciate alla discrezione dell’intervistatore le domande-sonda, che servono a fare chiarezza su punti oscuri. Un altro tipo di intervista semi-strutturata è quella in cui l’intervistatore non ha domande scritte, ma una traccia da seguire, l’intervista circoscritta.
Nell’intervista non-strutturata l’intervistatore non ha un modulo cui attenersi, né una traccia da seguire, ma si lascia guidare dallo sviluppo dei discorsi.
• DIRETTIVITA’. Nell’intervista direttiva l’intervistatore guida con decisione l’intervistato, evitando che divaghi. Nell’intervista non-direttiva l’intervistatore lascia libero l’intervistato di dire ciò che vuole, seguendo il flusso dei propri pensieri.
• POLARITA’. L’intervista può essere concentrata sul polo oggettivo, orientata a ricostruire i fatti come stanno, oppure sul polo soggettivo, tesa a capire il punto di vista dell’intervistato.
Per ottenere la collaborazione degli intervistati, l’intervistatore deve contrastare i motivi che inducono le persone a rifiutare l’intervista; occorre saper motivare gli intervistati, far nascere in loro il desiderio di collaborare. È decisivo il contatto iniziale, è lì che l’intervistatore deve cercare di capire se dall’altra parte ci sono resistenze e vincerle.
Un modo semplice per registrare i dati dell’intervista consiste nel prendere nota delle risposte via via che il colloquio procede. Il compito è facile quando si tratta di domande che prevedono risposte semplici e prefissate. Un sistema di registrazione che si sta diffondendo consiste nell’immettere i dati direttamente nel computer. Quando l’intervista non è strutturata, annotare o immettere dati nel computer presenta inconvenienti, è facile che l’intervistatore scriva cose che travisano ciò che l’intervistato ha detto; un altro grosso limite sta nel fatto che si perdono tutti i segnali non-verbali. Con la registrazione meccanica si può avere una riproduzione fedele del colloquio di intervista.
Il colloquio si svolge in un contesto, cioè in una circostanza sociale ben determinata. In un luogo, in un tempo e in uno spazio fisico ben definiti. In contesti diversi gli intervistati tendono a dire cose diverse e le cose che dicono acquistano un significato diverso a seconda del contesto.
Il motivo più comune per cui gli intervistati distorcano la verità è la desiderabilità sociale, la preoccupazione di fornire un’immagine di sé che sia ben accetta agli altri.
IL QUESTIONARIO
Il questionario consiste in una serie di domande scritte alle quali si chiede di rispondere per iscritto. Prima delle domande nei questionari ci sono di regola una breve presentazione e istruzioni su come compilarli. La presentazione serve ad informare il soggetto interpellato in merito alla ricerca. Le istruzioni devono essere il più possibile chiare e semplici.
In un questionario possono comparire diversi tipi di domande. Solitamente si distinguono DOMANDE APERTE, che lasciano liberi di rispondere come si vuole, e DOMANDE CHIUSE, in cui si trova dinnanzi a risposte già fatte e bisogna sceglierne una. La domande chiusa più semplice è la DOMANDA POLARE, che prevede si risponda si o no. Spesso si include una terza alternativa: non so. Il soggetto non si sente obbligato a essere informato e ad avere idee proprie sull’argomento. Nei questionari si trovano spesso DOMANDE QUANTITATIVE, servono a misurare qualcosa, come il livello di conoscenza che la gente ha in un settore, il grado di simpatia o avversità verso un partito politico, l’entità del tempo libero, etc.
Una domanda di questionario deve rispondere ad alcuni requisiti fondamentali, altrimenti non è una buona domanda e rischia di rendere inutilizzabile lo strumento di indagine. Sono essenziali la CHIAREZZA e la NEUTRALITA’. Una domanda risulta chiara se è espressa in un linguaggio che il lettore può capire, per cui è comprensibile, se è univoca, cioè non dà adito ad ambiguità e interpretazioni contrastanti, se fa riferimento a cose e fatti anziché a entità astratte e se è breve. Elaborare domande chiare è difficile. Esprimere un pensiero con una fase breve è in genere più impegnativo che esprimerlo con una frase lunga. La scelta del linguaggio da adoperare è complicato perché bisogna tener presente il linguaggio di chi leggerà il questionario. Di solito si tiene un registro tipico, intermedio tra il colloquiale e il formale. Per formulare domande univoche occorre imporsi di chiedere una cosa alla volta e di non pretendere di mettere troppe informazioni in una domanda. Per avere il requisito della neutralità le domande nono devono essere tendenziose, cioè non devono suggerire in alcun modo quale sia la risposta giusta.

I QUESTIONARI DI LIKERT
I questionari di Likert sono uno strumento importante della ricerca sociale, ma originariamente sono stati ideati per misurare gli atteggiamenti. Con la parola atteggiamento si indica il modo di fare, di presentarsi e di esprimersi di una persona. L’atteggiamento è il grado di favore o sfavore con cui un individuo si pone nei riguardi di un qualcosa. Le persone tendono a sviluppare atteggiamenti verso qualsiasi entità con cui entrano in rapporto sia direttamente che attraverso le informazioni. Misurare gli atteggiamenti è importante perché si stabilisce come si colloca la gente nei riguardi di oggetti. Ciò che fa la gente non è strettamente correlato agli atteggiamenti che ha, quindi arrivare a misurare gli atteggiamenti resta un obiettivo importante della ricerca sociale. Per misurare gli atteggiamenti occorre risolvere due problemi:
• SINTETIZZARE L’ATTEGGIAMENTO IN UN NUMERO. L’atteggiamento di una persona verso qualcosa ha dietro un mondo complesso fatto di convinzioni, ricordi, reazioni emotive, sentimenti, desideri, intenzioni, aspirazioni. Tutto questo va tradotto in un numero, una cifra che esprima la somma dei pensieri e dei ragionamenti alla base dell’atteggiamento e dica quanto la persona è favorevole o contraria a quel dato oggetto.
• PENETRARE NELL’INTERIORITA’ DELLE PERSONE. Un atteggiamento è un tratto interiore, una caratteristica che l’individuo ha dentro di sé, che fa parte del suo mondo privato e che può essere poco evidente anche per lui. I tratti interiori sono psicologicamente inafferrabili e bisogna andare oltre la facciata per cogliere ciò che hanno dentro. Bisogna anche superare le difficoltà che le persone hanno nell’autoesaminarsi. Attraverso le interviste è improbabile cogliere i tratti interiore, ma otterremo solo la versione pubblica.
Likert aveva messo a punto una tecnica di misura degli atteggiamenti molto interessante, il metodo di Likert o metodo dei punteggi sommati, è molto efficace, pratico e maneggevole. Questa tecnica si basa su questionari particolari, che si chiamano solitamente questionari di Likert, autodescrittivi o psicometrici. Il soggetto viene messo di fronte a una lista di enunciati che esprimono opinioni sull’oggetto in questione. L’insieme dell’enunciato e delle alternative di risposta nel linguaggio tecnico si chiama ITEM e per la misura di atteggiamento sono come minimo una decina. Nel questionario figurano sia items favorevoli verso l’oggetto dell’atteggiamento e vengono distribuiti in ordine sparso.
Calcolare il punteggio totalizzato da un soggetto che ha riempito il questionario di Likert è relativamente semplice, per ciascun item si assegna un punteggio parziale. Si sommano poi i punteggi ottenuti nei vari item. Di regola il punteggio grezzo viene convertito in un punteggio in scala da 0 a 10.
Quando il soggetto ha terminato di compilare un questionario di Likert, dalle risposte emerge una sua autodescrizione, è più vicina a ciò che la persona ha veramente dentro; per due motivi:
• GLI ITEMS SONO BELLI E FATTI. Il soggetto si trova di fronte ad affermazioni già formulate e scritte, è facilitato perché non deve sforzarsi di trovare le parole giuste per descriversi e poi posizionarsi rispetto ad affermazioni già scritte è rassicurante e invita a svelarsi.
• LE INFORMAZIONI SU UN TRATTO INTERIORE VENGONO RACCOLTE ATTRAVERSO PARECCHI ITEMS. Il soggetto si autovaluta rispetto a ciascun item, ma la misura dell’atteggiamento indagato emerge dalla somma di tutte le risposte fornite. Un altro importante vantaggio legato al numero di items è che si diluiscono e si annullano a vicenda gli elementi che gli enunciati contengono.
I questionari di Likert non si adoperano solo per studiare gli atteggiamenti, ma anche per indagare altri tratti interiori. Il TMA è un test per la misurazione dell’autostima.
Il primo passo per preparare un questionario di Likert è mettere assieme un buon numero di enunciati sull’oggetto dell’atteggiamento da indagare. Successivamente si fa una cernita, si passa infine a migliorare la formulazione degli enunciati. Un enunciato di un questionario di Likert deve possedere chiarezza e deve badare alla pertinenza.
LE INCHIESTE
Le inchieste sono indagini in cui mediante questionari o interviste si va a interpellare un certo numero di persone con l’intento di condurre uno studio e prendere in esame una popolazione ampia. Lo studio può vertere su fatti oggettivi della vita della popolazione, come gli aspetti demografici, i consumi o le condizioni abitative. I SONDAGGI DI OPINIONE sono particolari inchieste che mirano a conoscere i pareri della gente su questioni di attualità e di pubblico interesse. Un sondaggio di opinione si fa ponendo agli interpellati domande standardizzate sulla questione e in genere sono domande chiuse. I CENSIMENTI sono inchieste in cui si interpella l’intera popolazione, sono tesi a raccogliere tutte le informazioni possibili sulla popolazione con intenti conoscitivi. Siccome i censimenti moderni sono complessi e costituiscono veri e propri lavori di ricerca, gli Stati li affidano ad agenzie o istituti a carattere scientifico. In Italia l’ISTAT(istituto nazionale di statistica), costituito nel 1926, censisce la popolazione ogni 10 anni. Naturalmente si conducono INCHIESTE A CAMPIONE, cioè si prende una parte di popolazione che rappresenta bene la totalità.
L’intervista a campione e più economica, perché si risparmia tempo, denaro, lavoro, ma anche qualitativamente migliore. Se il campione è ben costruito, i risultati sono sovrapponibili a quelli che avremmo ottenuto lavorando sull’intera popolazione. C’è il vantaggio che l’indagine, siccome è di dimensioni ridotte, sarà più accurata e qualitativamente superiore.
Il lavoro di costruzione del campione è il CAMPIONAMENTO. Consiste in una serie di operazioni: la prima è predisporre la lista di campionamento, cioè l’elenco degli individui che compongono la popolazione. Una volta che si dispone della lista, occorre decidere l’ampiezza del campione, cioè stabilire il numero delle persone da interpellare. La decisione deve tener conto di vari esigenze e problemi:
• IL CAMPIONE DEVE ESSERE RAPPRESENTATIVO. Esistono formule per calcolare la grandezza minima che un campione deve avere per rappresentare la popolazione. Questa grandezza minima dipende da ciò che si indaga.
• PER L’ANALISI DEI DATI OCCORRE UN NUMERO MINIMO DI PERSONE. Una volta terminata l’indagine, i risultati andranno analizzati.
• OCCORRE UN SURPLUS PER FAR FRONTE ALL’ASSOTTIGLIAMENTO NATURALE DEL CAMPIONE. Dalle operazioni di campionamento risulta un campione teorico, il campione effettivo sarà più piccolo del campione teorico. Alcuni non saranno reperibili, altri non saranno disposti a farsi intervistare o i questionari saranno inutilizzabili. Al momento di stabilire l’ampiezza del campione bisogna tener conto di questo assottigliamento naturale cui andrà incontro.
• L’AMPIEZZA DEL CAMPIONE DIPENDE DALLA PROCEDURA DI ESTRAZIONE SCELTA. Per l’astrazione del campione si possono seguire due strategie fondamentali. Nelle PROCEDURE PROBABILISTICHE ci si basa sulla probabilità che gli individui della lista hanno di entrare a far parte del campione. La più comune procedura probabilistica è il campionamento casuale semplice, dove gli individui della lista sono estratti a sorte. Le PROCEDURE RAGIONATE sono basate su ragionamenti specifici; la più usata è il campionamento a quote, dove si individuano caratteristiche che si pensano legate a ciò che si sta indagando. L’ultimo passo consiste nel fare una stima dell’ affidabilità del campione, cioè nel calcolare il grado di accuratezza che avranno i dati ottenuti lavorando su quel campione.
Quando la popolazione viene esaminata una volta sola si parla di STUDI TRAVERSALI, se invece l’indagine viene ripetuta nel tempo si parla di STUDI LONGITUDINALI. Esistono due tipi di inchieste longitudinali: negli STUDI DI TREND si cerca di capire le linee di tendenza dei cambiamenti che si verificano nel tempo; la stessa inchiesta viene ripetuta a intervalli stabiliti, si indaga su campioni omogenei, cioè su campioni composti da individui diversi. Negli STUDI DI PANEL le inchieste vengono effettuate sempre sullo steso campione formato dalle stesse persone; gli studi di panel non possono protrarsi troppo a lungo, col passare del tempo il campione è soggetto a mortalità. Mentre con gli studi di trend è possibile seguire un fenomeno anche per tempi lunghi.
LE STORIE DI VITA
Nelle storie di vita il ricercatore ricostruisce biografie di individui, elabora in forma di racconto le esperienza vissute dalle persone. Quando la narrazione copre l’intero arco della vita si parla di LIFE HISTORY, quando si limita a una parte della vita si parla di LIFE STORY. Il ricercatore raccoglie biografie e autobiografie scritte e le esamina, sono STORIE DI VITA DOCUMENTARIE; quando invece si trova a ricostruire biografie di persone sulla vita delle quali nessuno ha scritto, si parla di STORIE DI VITA ORALI, perché si va a scavare nella memoria delle persone e di ciò che si tramandano a voce.
In sociologia attraverso le storie di vita si cerca di arrivare a capire la società in cui vivono le persone; le storie di vita vengono adoperate anche con l’intento di portare a deboli ad avere maggior spazio nella società. In antropologia culturale attraverso le storie di vita di alcuni appartenenti a un popolo cerca di ricostruire la vita di quel popolo, la vita familiare, la politica, la religione, l’educazione, etc. In psicologia le storie di vita sono stata adoperate nello studio del ciclo di vita e dell’arco di vita.
L’OSSERVAZIONE
Nell’osservazione si va a interpellare un osservatore che si avvale degli strumenti e dei propri sensi e registra comportamenti, fatti e vicende. È possibile sottoporre a osservazione una sola persona, un gruppo, un organizzazione, un ambiente sociale o un intero popolo.
L’osservazione consente di evidenziare comportamenti delle persone che non sono in linea con quanto quelle stesse persone dichiarano. La gente di solito non si comporta coerentemente con i propri atteggiamenti. Questo fenomeno della differenza tra atteggiamenti e comportamenti emerge se mettiamo a confronto studi fatti con questionari di Likert e studi basati sull’osservazione, cioè realizzando una triangolazione. Questo modo di procedere individua una posizione confrontandola con altre due. Un altro vantaggio è che si può svelare comportamenti inconsapevoli, che le persone non si rendono conto di fare, ma anche che si possono cogliere realtà inaspettate. Uno svantaggio dell’ osservazione è che si può indagare solo su un numero limitato di persone. Un problema è che le persone, se sanno di essere osservate, mettono in atto la dissimulazione, cioè che per ben figurare evitano di fare cose che in privato farebbero tranquillamente. Un altro limite è rappresentato dalle distorsioni interpretative dell’osservatore, osservare e descrivere i comportamenti vuol dire interpretare e nel tentativo di interpretare il ricercatore può sbagliare.
Esistono vari tipi di osservazione. L’OSSERVAZIONE NATURALISTICA, che è un metodo distaccato e rigoroso e l’OSSERVAZIONE PARTECIPANTE, inj cui il ricercatore si immerge nelle vicende come uno dei protagonisti.
Con l’etnografia si indica la ricostruzione di culture presenti in una realtà culturale più ampia; si parla di ETNOGRAFIA URBANA, dove il ricercatore si serve dell’osservazione partecipante.
Si distinguono tre modi di impostare l’osservazione in etologia: il SISTEMA DEL CACCIATORE, il SISTEMA DEL CONTADINO, il SISTEMA DI METTERE IN LIBERTA’ ESEMPLARI ADDOMESTICATI.
L’ESAME DEI DOCUMENTI
Per documento si intende qualsiasi materiale che posa fornire informazioni e che sia stato redatto da qualcuno in vista di qualche scopo. È realizzato per trasmettere e conservare informazioni, all’esame di documenti ricorrono antropologi e sociologi. È rimasto un metodo importante, sia perché è pratico, sia perchè ci sono cose che si possono indagare solo attraverso i documenti.
Si distinguono solitamente tra DOCUMENTI PRIMARI, che forniscono informazioni di prima mano su ciò che interessa, e DOCUMENTI SECONDARI, in cui le notizie vengono riferite indirettamente, avendole prese da altri o da documenti primari. è utile classificare i documenti a seconda dello scopo e se ne incontrano 4 tipi:
• PERSONALI. Comprendono ogni documentazione che viene realizzata per uso privato.
• PUBBLICI.
• STATISTICI. Si tratta di pubblicazioni curate da istituti specializzati nel rilevamento e l’elaborazione di dati.
• SCIENTIFICI. Un importante fonte di documenti è costituita dalle ricerche.
Nell’esame di documenti si può adoperare l’ANALISI DEL CONTENUTO che mira a tradurre uno scritto, una registrazione sonora o un filmato. Nei procedimenti di analisi del contenuto il primo passo è la CAMPIONATURA. Il momento decisivo è la SCELTA DEL SISTEMA DI CODIFICA, il ricercatore deve stabilire i criteri di estrazione dei contenuti, cioè cosa considerare e cosa trascurare. Per definire il sistema di codifica vanno precisate 3 cose: l’UNITA’ DI ANALISI, l’elemento base da prendere in considerazione, l’UNITA’ DI CONTESTO, l’ambito entro il quale collochiamo l’unità di analisi e le CATEGORIE il modo in cui intendiamo classificare ciò che rintracciamo.
L’esame di documenti può essere adoperato per studiare la cultura, la vita sociale e la società come si presentano al momento dell’indagine. Possiamo anche condurre studi storici e andare a ricostruire fenomeni culturali e sociali del passato. Nelle indagini longitudinali si segue un dato fenomeno in periodi successivi, studiandone l’andamento nel tempo e vedendo come cambia al variare di circostanze storico-sociali.
L’ESPERIMENTO
L’esperimento è il metodo principale della psicologia, è il metodo che più caratterizza la disciplina. In etologia gli esperimenti sono importanti per ricostruire i meccanismi alla base dei comportamenti. Mentre sono di difficile realizzazione in antropologia e sociologia.
L’esperimento è fatto di 4 operazioni:
• DELIMITARE LA SITUAZIONE SPERIMENTALE. Il ricercatore sceglie un ambiente fisico, un settore della vita e dell’esperienza e una o più persone disposte a collaborare o che partecipano all’esperimento e sono i SOGGETTI SPERIMENTALI.
• INDURRE UNO SPECIFICO CAMBIAMENTO. Il ricercatore va a manipolare un preciso fattore x.
• RILEVARE GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO INTRODOTTO. Manipolando il fattore x ne risentirà un altro, y.
• TENERE SOTTO CONTROLLO IL RESTO. Alcuni possono influire sul fenomeno che interessa allo sperimentatore, quindi il ricercatore deve tenere sotto controllo gli altri fattori, li terrà costanti, impedendo che si modifichino nel corso dell’esperimento.
Ogni fattore può cambiare e può influire sul fenomeno in studio e costituisce una VARIABILE. Sono presenti la VARIABILE INDIPENDENTE che è quella che lo sperimentatore va a manipolare, la VARIABILE DIPENDENDTE, quella che si modifica in conseguenza del cambiamento dell’indipendente, le altre sono le VARIABILI ACCESSORIE, quelle da tenere sotto controllo. Le variabili possono essere MATERIALI e NON MATERIALI. Per esaminarle, per vedere come cambiano, occorre capire i fenomeni mentali e sociali. Un’altra distinzione importante è quella tra VARIABILI QUALITATIVE e QUANTITATIVE, le variabili quantitative possono essere CONTINUE e DISCONTINUE.
Nell’esperimento occorre evitare che le variabili accessorie interferiscano nella relazione tra variabile dipendente e indipendente e per questo il ricercatore svolge un lavoro chiamato CONTROLLO. I fattori che possono interferire con l’esperimento sono di 3 tipi: i FATTORI INTERNI, hanno origine dentro i soggetti sperimentali, nel corso dell’esperimento possono cambiare internamente. I FATTORI ESTERNI, dipendono dalle circostanze ambientali. I FATTORI LEGATI ALLO SPERIMENTATORE, chi conduce l’esperimento influenza i soggetti. Spesso capita che i soggetti esagerano nel collaborare, si sforzano a capire dove vuole arrivare lo sperimentatore e cercano di accontentarlo. Per evitare l’interferenza tra fattori interni ed esterni è efficace l’impiego del GRUPPO DI CONTROLLO, costituito da soggetti simili a quelli sperimentali e tenuti nella stessa situazione; lo sperimentatore non manipola la variabile indipendente. Per ottenere gruppi uniformi si seguono procedimenti detti di RANDOMIZZAZIONE. Ci sono varie tecniche, alcune in grado di uniformare solo poche caratteristiche, mentre con altre si ottiene un’ uniformità più estesa. Lo sperimentatore deve fare attenzione a non far capire a cosa mira l’esperimento, chi conduce la ricerca dà ISTRUZIONI ESPLICITE, ma i soggetti ne ricavano anche ISTRUZIONI IMPLICITE. L’ESPERIMENTO DI COPERTURA è un sistema per evitare che un eccesso di collaborazione neghi l’esperimento. Il ricercatore porta avanti un dato esperimento con determinate ipotesi sperimentali, ma ai soggetti si dice che l’esperimento e le ipotesi sono altre; un’altra tattica è quella di tenere allo scuro gli sperimentatori a contatto coi soggetti.
Prima di fare un esperimento, i ricercatori lo progettano nel dettaglio, di solito i progetti vengono discussi in gruppo. Un progetto ha uno schema generale, che prende il nome di DISEGNO SPERIMENTALE. Esiste una varietà di disegni sperimentali, si va da quelli molto semplici a estremamente complicati. Il disegno più semplice è quello “PRIMA E DOPO CON UN GRUPPO DI CONTROLLO”. La variabile dipendente viene esaminata prima di manipolare la indipendente e dopo. Un disegno complesso è il MULTIFATTORIALE. Mettiamo alla prova tutti i fattori, lo sperimentatore manipola 4 variabili indipendenti e vede gli effetti su una variabile dipendente.
Nell’ ESPERIMENTO DI LABORATORIO il ricercatore lavora invitando i soggetti in un ambiente predisposto e crea la situazione per mettere alla prova le cose che gli interessano. Con l’ESPERIMENTO SUL CAMPO il ricercatore va nell’ambiente naturale dove i soggetti si trovano normalmente. Nell’ESPERIMENTO NATURALISTICO lo sperimentatore non interviene, ma si limita ad assistere.
IL COLLOQUIO CLINICO E IL TEST
I colloqui clinici e test sono strumenti di indagine tipici della psicologia clinica e della psicologia della personalità. Entrambi servono per la ricerca vera e propria e vengono adoperati anche nelle scienze della formazione.
L’obiettivo principale del colloquio clinico è aiutare qualcuno, al centro ci sono i problemi e i bisogni del paziente o della persona in difficoltà. Gli interlocutori sono da un lato una persona bisognosa e dall’altro un esperto.
Si distinguono 3 tipi di colloquio clinico:
• COLLOQUIO DIAGNOSTICO. È teso a capire la condizione di persone sofferenti di disturbi mentali o con problemi psicologici. La parte più importante è fare il quadro della condizione psicologica e sociale del paziente in tutta la sua complessità.
• COLLOQUIO TERAPEUTICO. È quello che si svolge durante le sedute di psicoterapia e mira a curare i disturbi psicologici e a migliorare le condizioni psicologiche attraverso colloqui.
• COLLOQUIO DI CONSULENZA. Nell’attività di consulenza, COUNSELING, l’esperimento dà consigli per aiutare le persone a risolvere i loro problemi.
Chi conduce il colloquio clinico non può piegarlo per scopi di ricerca. È facile che chi conduce colloqui clinici introduca distorsioni che falsano i risultati poiché il clinico opera avendo determinate teorie.
Nei test il soggetto viene messo in una situazione dove è spinto a comportarsi in modo rivelatore. Per creare la situazione si usa del materiale, detto reattivo, che in sua presenza il soggetto fornisce una risposta; interpretando questa, l’esperto si fa un’idea della psicologia della persona. Quello dei test è un METODO INDIRETTO, perché si crea una situazione che fornisce dati in base ai quali si stabiliscono le cose che interessano sapere. Il test è anche un METODO INFERENZIALE, basato sul ragionamento che porta a ricostruire cose ignote. Il reattivo del test è composto da un complesso di domande. I vantaggi e gli svantaggi del test sono legati al fatto che si tratta di metodi indiretti o inferenziali. Esistono test per valutare l’intelligenza e lo sviluppo intellettivo o test per valutazioni specifiche di ogni genere (capacità sensoriali, attentive, attitudini artistiche, abilità scolastiche e di lavoro).
PROCEDIMENTI COMPLESSI
Nelle scienze sociali si usano due o più metodi nella stessa ricerca e quelli meno esatti vengono adoperati per INDAGINI DI SFONDO.
Nell’INDAGINE LONGUTUDINALE uno o più soggetti vengono seguiti nel tempo e a intervalli stabili si fanno rilevazioni grazie a uno o più metodi di indagine. Sono difficili da svolgere e c’è il rischio che molti si perdono per strada. Le difficoltà si superano con una buona impostazione della ricerca, le indagini longitudinali danno informazioni precise. Per sapere semplicemente come evolvono con l’età certe caratteristiche delle persone, basta l’INDAGINE TRASVERSALE. Si prendono più gruppi di diversa età e su ciascun gruppo si indaga il fenomeno che interessa e si confrontano i risultati.
Modulo 2: attività di ricerca
IL PROCESSO DI RICERCA
Chi ha poca dimestichezza con il lavoro del ricercatore, commette degli errori. Il primo è pensare di passare subito al lavoro empirico; smarrirsi nello studio di ciò che si sa sull’argomento; credere che esistono procedure meccaniche, cioè che la ricerca possa ridursi a operazioni prestabilite. Il ricercatore deve ideare e progettare il lavoro che svolgerà, quindi le doti del buon ricercatore sono: metodicità, dedizione, tenacia, inventiva, immaginazione e creatività. Una ricerca è una sequenza di passaggi concatenati tra loro: la prima fase è la DEFINIZIONE DELL’OGGETTO DI STUDIO dove il ricercatore precisa ciò che intende ricercare. Poi c’è l’ELABORAZIONE DEL DISEGNO DI RICERCA che consiste nello stabilire come procedere, cioè nel fare un progetto di lavoro. Un’altra tappa è il LAVORO EMPIRICO dove si realizza materialmente la ricerca. Terminato il lavoro empirico si sottopone ad ANALISI, per valutare la qualità di ciò che si è fatto. L’ultimo passo è stendere una RELAZIONE allo scopo di pubblicare i risultati.
Per definire l’oggetto di studio si ha a sua volta un processo. Come prima cosa il ricercatore si pone una domanda e si parla di DOMANDA DI INIZIO, che dovrebbe avere 3 requisiti:
• CHIAREZZA. La domanda di inizio deve essere precisa e non vaga. Più le domande sono precise, più è facile immaginare lavori di ricerca che forniscono risposte che mettono sulla strada per progettare una ricerca.
• FATTIBILITA’. La domanda di inizio riguarda qualcosa che all’atto pratico si può studiare. La fattibilità di una ricerca dipende dai mezzi che si hanno a disposizione.
• PERTINENZA. La domanda di inizio deve avere contenuti specifici.
Una volta formulata la domanda di inizio si passa alla ESPLORAZIONE PRELIMINARE, rispondere alla domanda serve a chiarire cosa si intende cercare, ci si documenta e si conducono le indagini di sfondo. Poi segue l’IMPOSTAZIONE TEORICA, che consiste nel precisare la concezione di fondo in cui ci si muoverà e l’approccio che si seguirà. Si conclude poi on l’elaborazione di IPOTESI; si indicano IPOTESI ESPLICITE, quelle che spiegano un fenomeno e IPOTESI DESCRITTIVE.
Una volta definito l’oggetto di indagine, si elabora il DISEGNO DI RICERCA. Per elaborarlo bisogna prendere una serie di decisioni. Dobbiamo scegliere l’APPROCCIO da tenere, cioè stabilire il tipo di ricerca che intendiamo svolgere e possiamo optare per una ricerca quantitativa, basata su misurazioni e dati statistici, o per una ricerca qualitativa, che cerca di comprendere e andare in profondità senza risultati quantificabili. Va poi determinato il SET CONCETTUALE DELLA RICERCA, cioè l’insieme dei concetti che si adoperano nel lavoro empirico. Una parte importante è dedicata a riflettere sulle RISORSE da utilizzare, bisogna individuare l’occorrente e decidere come procurarsi i mezzi. Le PROCEDURE sono le modalità precise della ricerca. Vanno decisi poi i CONTROLLI, cioè gli accorgimenti tesi ad assicurarsi che il lavoro empirico sia svolto correttamente e fornisca risultati di cui ci si può fidare.
PROBLEMI DELLA RICERCA
Un’indagine è valida se porta a conclusioni esatte e si distinguono 4 tipi di validità:
• VALIDITA’ INTERNA. Un’indagine è valida al suo interno quando si è sicuri che le conclusioni sono esatte entro l’ambito in cui il ricercato l’ha condotta. Per giudicare la validità interna ci si basa sulla correttezza formale della indagine, su come è stata organizzata e condotta. Se il controllo è stato efficace, l’esperimento ha una sufficiente validità interna.
• VALIDITA’ ESTERNA. Per validità esterna si intende la possibilità di estendere a situazioni, diverse da quelle dell’indagine, i risultati. C’è sempre un grado di validità esterna.
• VALIDITA’ STATISTICA. Una ricerca è statisticamente valida se si è fatto un buon uso della statistica, nel lavoro ci si è mossi bene e i risultati sono certi e vengono presentati correttamente.
• VALIDITA’ DI COSTRUTTO. Quando il ricercatore fa un’indagine, ha in mente quesiti e ipotesi e fa riferimento a presupposti teorici.
Affinché una ricerca si possa definire scientifica occorrono le ipotesi che devono far parte di buone teorie. Esistono dei criteri per riconoscere una buona teoria scientifica: non deve essere in contrasto con altre teorie, deve essere economica e conveniente; se una teoria semplice spiega la stessa cosa di una complicata si preferisce quella semplice.
Quando si progetta una ricerca, conviene fare un bilancio, valutando i vantaggi e l’entità dell’impresa. Nella ricerca sociale si incontrano problemi di tipo etico. È importante che chi fa ricerca si attenda a un codice etico: bisogna non sottoporre persone a esperimenti inutili; se non si può informare subito il soggetto, bisogna farlo appena possibile; le persone che si sottopongono a un esperimento vanno lasciate libere.
Il motivo per cui ci si oppone a una ricerca è perché si pensa che il ricercatore vada a indagare su lati nascosti, quindi è compito del ricercatore far capire che la ricerca sociale è utile e sensata, per questo motivo conta la personalità del ricercatore che deve ispirare fiducia e rassicurare.
Modulo 3: le migrazioni
CHE COSA SONO LE MIGRAZIONI
Per MOBILITA’ GEOGRAFICA o TERRITORIALE si intende qualsiasi spostamento di persone da un luogo all’altro. Ci sono spostamenti di persone che non cambiano la loro vita. Nei MOVIMENTI CICLICI ci si allontana dal proprio luogo di residenza per poi farvi ritorno, mentre i MOVIMENTI PERIODICI differiscono perché ci si allontana dal luogo di residenza per tempi lunghi. Tradizionali movimenti periodici sono l’ALPEGGIO e la TRANSUMANZA, legati all’allevamento e allo sfruttamento dei pascoli. Nei movimenti ciclici e periodici le persone restano inserite nella stessa realtà sociale e culturale perché mantengono una base fissa di residenza. Un tipo di mobilità geografica in cui non si mantiene una base fissa, ma si resta inseriti nella stessa realtà sociale e culturale è il NOMADISMO. I nomadi si spostano continuamente e mantengono intatti i legami sociali e culturali, questo fenomeno è la CIRCOLAZIONE. Le MIGRAZIONI sono diverse perché implicano un cambiamento di vita dovuto al passaggio duraturo da una realtà a un’altra.
Una distinzione fondamentale è tra MIGRAZIONI INTERNE, in cui si resta dentro i confini del proprio Paese e MIGRAZIONI ESTERNE, in cui ci si sposta da un Paese all’altro. A seconda della libertà di scelta di chi si sposta, si distingue tra MIGRAZIONI FORZATE o COATTE e MIGRAZIONI VOLONTARIE o SPONTANEE. Nelle prime le persone vengono obbligate e ne sono grande esempio le deportazioni, la tratta degli schiavi e l’ESPULSIONE FORZATA, in cui l’autorità politica stabilisce che entro un dato termine tutti i residenti con determinate caratteristiche abbandoni il paese. Mentre nelle deportazioni e nei trasferimenti forzati le persone vengono portate in località stabilite, nell’esodo forzato che migra organizza la partenza per conto proprio e non ha meta obbligata. La distinzione tra migrazioni forzate e volontarie non è netta, come il caso dei PROFUGHI, dove chi fugge da un Paese è perseguitato, e le MIGRAZIONI PIANFIFICATE, in cui un governo crea le condizioni per il trasferimento di una popolazione. Un’altra distinzione è tra MIGRAZIONI DI MASSA e MIGRAZIONI PER INFILTRAZIONE. Nella prima ci si sposta in una sola volta, mentre nella seconda un poco alla volta. Quando si verifica un movimento migratorio da un Paese all’altro, dopo se ne verifica uno in senso contrario e si parla di MIGRAZIONE DI RITORNO o MIGRAZIONE INVERSA.
La tratta degli schiavi è cominciata nel ‘500 e finita nell’800, avveniva lungo le coste dell’Africa occidentale. La maggior parte degli schiavi veniva portata nell’America meridionale e nei Caraibi, mentre solo una minoranza finiva nel sud degli Stati Uniti. Un’altra corrente importante è quella dell’Europa verso l’America, l’Africa e l’Australia. L’migrazione in Australia è cominciata nel XIX secolo, quelle verso l’Africa sono legate alla colonizzazione, mentre quelle verso l’America si possono distinguere in 4 ondate. La prima tra il ‘500 e il ‘700, il trasferimento è legato alla colonizzazione del Nuovo Mondo. Nell’800 si è avuta la seconda ondata per trovare condizioni di vita migliori. La terza va dal 1890 al 1914 e gli immigrati sono meno graditi perché di estrazione socio-culturale più bassa. La quarta ondata va dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni ’70. un altro importante flusso migratorio moderno è quello degli indiani nella seconda metà dell’800 in Inghilterra. Un’altra corrente sviluppatasi tra il XIX e XX secolo è quella cinese verso l’Asia sudorientale. Un altro flusso migratorio importante del XX secolo è l’afflusso degli ebrei nello Stato d’Israele. I principali flussi migratori interni sono negli Stati Uniti, da est a Ovest e da Sud verso Nord e in Russia verso l’Est.
Le aree geografiche dove si registra maggior movimento di profughi sono l’Africa a Sud del Sahara, fascia meridionale dell’Asia, dall’America centrale e dall’Europa. Chi migra fugge da situazioni drammatiche. Uno dei più tragici movimenti di profughi è quello che si è avuto dopo la fine della guerra del Vietnam. In Asia sud-occidentale i più significativi movimenti di profughi sono stati quelli degli arabi palestinesi, e in America centro-settentrionale sono stati da Cuba e da Haiti verso gli Stati Uniti.
Dall’Unità d’Italia in poi ci sono state 3 ondate di emigrazione verso altri Paesi. La prima dall’Europa all’America, negli ultimi decenni del XIX secolo, a scatenare il movimento migratorio sono stati l’incremento demografico e la crisi agraria. La seconda ondata di migrazione si colloca tra le due guerre. La terza è cominciata dopo la seconda guerra mondiale fino agli anni ’70, si dirigevano dal Mezzogiorno d’Italia in altri paesi europei. Mentre si spegneva la terza ondata è iniziata una contromigrazione di stranieri in Italia di donne eritree, filippine e latino-americane. Negli anni successivi in Italia l’immigrazione è andata crescendo, la maggior parte provengono dall’Europa dell’Est, ma anche marocchini e albanesi. Con le migrazioni interne c’è stato lo SPOPOLAMENTO MONTANO, cioè lo spostamento verso colline e pianure e lo SPOPOLAMENTO RURALE, l’abbandono delle campagne, e l’URBANESIMO, l’afflusso nelle città. La CAMPAGNA URBANIZZATA è un misto di campagna e insediamento urbano. Nel dopoguerra gli spostamenti sono avvenuti dal Sud al Nord e alla capitale.
PERCHE’ LA GENTE MIGRA
Lee ha proposto una teoria semplice e convincente, parte dalla constatazione che per l’individuo, la migrazione è un tentativo di ottimizzare le proprie condizioni di vita. Lee parla di luoghi repulsivi, per indicare quelli che l’individuo giudica negativamente e luoghi attrattivi che sono quelli verso i quali ci si sente attratti. Le migrazioni sono un mezzo per colmare un divario e per ottimizzare le proprie condizioni di vita. Bisogna distinguere tra divario oggettivo e soggettivo: le differenze tra luogo di partenza e di destinazion come le avverte l’interessato, non è detto che coincidono con quelle effettive. Un’altra complicazione nasce perché l’emigrazione volontaria non è un’azione semplice. Si comincia a pensare all’emigrazione, poi si decide, si pianifica, ci si avventura, si prova a stare nel luogo di destinazione, si può tornare indietro o trattenersi lì. Per capire perché la gente emigra, dobbiamo esaminare 3 cose: le condizioni storico-sociali, il modo in cui le persone le hanno interpretate fino a prendere una decisione e il processo che ha portato a diventare emigranti.
Quando si verificano migrazioni, il contesto storico-sociale è caratterizzato da vari fattori che spingono la gente a cercare una vita migliore. I più comuni sono:
• FATTORI ECONOMICI. Gli emigranti possono andare via da condizioni di crisi economica, disoccupazione e povertà.
• FATTORI POLITICI. Le persone che fuggono da regimi oppressivi.
• FATTORI CULTURALI. Chi emigra può farlo per sottrarsi al disagio di stare con gruppi etnici o religiosi diversi.
• FATTORI DI TENSIONE SOCIALE. Dietro le migrazioni possono esserci conflitti armati o guerre civili.
• FATTORI AMBIENTALI. Nei paesi a economia agricola, siccità o eccessive piogge compromettono i raccolti.
• FATTORI TECNOLOGICI. Lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni ha favorito le migrazioni.
Chi decide di emigrare considera i motivi di avversione per il luogo in cui ci si trova e le cose che attraggono i luoghi di destinazione, gli ostacoli da superare e i rischi da affrontare per il trasferimento e poi trae le sue conclusioni. L’EFFETTO DISTANZA è il bisogno di avere informazioni di prima mano se la destinazione è più lontana. Gli studi di psicologia delle decisioni aiutano a capire gli errori decisionali degli emigranti. La decisione viene considerata un’attività mentale. Quelli decisionali sono PROBLEMI MALDEFINITI perché non hanno soluzioni esatte. I problemi decisionali richiedono che il soggetto esprima giudizi, se ne formulano di 2 tipi: GIUDIZI DI PROBABILITA’, stabiliscono come stanno le cose di cui non abbiamo esatta nozione, e i GIUDIZI DI VALORE, con cui concludiamo se un risultato è un fallimento o un successo. Che decide va incontro a distorsioni ed errori. In psicologia si parla di BIASES DECISIONALI. Nei giudizi di probabilità i biases sono dovuti al fatto che ricorriamo a scorciatoie che ci portano a conclusioni senza un esame accurato degli elementi in gioco, in psicologia si chiamano STRATEGIE EURISTICHE.
Per diventare un emigrato bisogna prendere la decisione, predisporre la partenza, trasferirsi di fatto, risiederci e inserirsi lì. L’individuo può sempre tornare indietro, ma più si va avanti più è difficile.
GLI EFFETTI DELL’IMMIGRAZIONE
Le grandi migrazioni modificano la struttura della popolazione sia nel paese di partenza che in quello di arrivo. Gli effetti sociali più importanti sono le TENSIONI TRA GRUPPI, persone appartenenti a gruppi diversi vengono a trovarsi in contatto e si facilita la nascita di pregiudizi e comportamenti discriminatori. I popoli che migrano portano con sé la propria cultura, credenze, convinzioni e comportamenti che lo caratterizzano e si crea uno scambio tra le culture con il risultato che entrambe ne escono trasformate.
Il fatto di migrare ha effetti psicologici sull’individuo che si ripercuotono sulla conoscenza di sé stessi, sul modo in cui ci si presenta e si giudica. Negli immigrati è tipica la nostalgia della madrepatria che si unisce al rifiuto di aspetti che ne caratterizzano la vita. Gli emigrati vanno incontro a problemi e disturbi psicologici, negativi e positivi. Gli effetti psicologici si fanno sentire anche nelle generazioni successive e ne è esempio la SOCIALIZZAZIONE ALLA ROVESCIA, dove le parti sono invertite, per cui chi normalmente insegna, impara e chi normalmente impara, insegna.
Modulo 4: il pregiudizio
Lo psicologo sociale Duncana aveva in mente una distinzione tra ATTRIBUZIONI INTERNE, in cui i fatti si spiegano sulla base e ATTRIBUZIONI ESTERNE, in cui si spiegano chiamando in causa la sorte o le circostanze. Duncan mostra che le nostre idee su un gruppo sociale influenzano l’interpretazione di ciò che vediamo. Nelle scienze sociali si cerca di analizzare le idee della gente sui gruppi sociali e ci si preoccupa del problema storico-sociale del pregiudizio.
STEREOTIPI, DISTANZA SOCIALE E PREGIUDIZI: I CONCETTI
La vita sociale risente dei rapporti che si instaurano tra gruppi diversi e sono le RELAZIONI INTERGRUPPO. Nel corso delle relazioni intergruppo, le persone formano idee sul proprio gruppo e sull’altro e si delinea così un mondo basato sui gruppi in rapporto tra loro.
Se ci nominano un gruppo sociale, ne immaginiamo i rappresentanti tipici e nella nostra mente abbiamo RAFFIGURAZIONI DEI GRUPPI SOCIALI e queste raffigurazioni sono gli stereotipi che presentano alcune caratteristiche:
• SONO RAFFIGURAZIONI ORGANICHE. Gli stereotipi comprendono caratteristiche di vario genere. Quando raffiguriamo un gruppo sociale, abbiamo in mente un quadro con una trama e logica.
• SONO RAFFIGURAZIONI SCHEMATICHE. Gli stereotipi semplificano la realtà e la fissano artificiosamente perché non tengono conto della complessità dei fenomeni umani e dei cambiamenti nel tempo. La schematicità trascura troppe cose, ma è più facile da elaborare, da ricordare e da usare.
• SONO RAFFIGURAZIONI LARGAMENTE CONDIVISE. Uno stereotipo è una concezione di quel gruppo diffusa tra la gente. L’AUTOSTEREOTIPO è lo stereotipo che un gruppo ha di sé stesso e coincide con l’ETEROSTEREOTIPO, cioè lo stereotipo che gli altri gruppi hanno di quel gruppo.
• SERVONO A ORIENTARSI E REGOLARSI NELLE RELAZIONI DI GRUPPO. Gli stereotipi funzionano da principi guida, condizionano il modo in cui interpretiamo la realtà sociale.
La distanza sociale è la disponibilità ad avere contatti con persone di un gruppo sociale diverso dal proprio. Viene valutata interpellando gli appartenenti a un gruppo e chiedendo se accetterebbero di allacciare rapporti con persone di un gruppo diverso.
Nel linguaggio comune per pregiudizio si intende un giudizio formulato prima ancora di sapere come stanno le cose, cioè un’opinione preconcetta. Nelle scienze sociali ci si interessa ai giudizi sui gruppi sociali, viene studiato con l’intento di risolvere il problema storico-sociale del pregiudizio. Nella letteratura scientifica il pregiudizio è un atteggiamento, una posizione di favore o sfavore nei riguardi di qualcosa che ha per oggetto un gruppo sociale e che nasce e vive nelle relazioni tra gruppi sociali. Un pregiudizio può essere negativo o positivo o neutrale. Gli atteggiamenti verso il proprio gruppo tendono ad essere positivi, quelli verso altri negativi, è un fenomeno detto FAVORITISMO.
STEREOTIPI, DISTANZA SOCIALE E PREGIUDIZI: I METODI DI INDAGINE
Nelle ricerche sugli stereotipi è usato il metodo di Katz e Braly. È un procedimento semplice e pratico, ai soggetti viene sottoposta una lista di caratteristiche e si chiede di selezionarne un numero prestabilito. Le caratteristiche che le persone selezionano, formano la DESCRIZIONE STEREOTIPICA. Questo metodo peràò può presentare alcuni limiti: si corre il rischio di aggregare artificiosamente caratteristiche che nella mente della gente non sono aggregate; i soggetti tendono a pensare in termini di stereotipi e per evitare questa situazione bisogna intervistare le persone, a intervista ultimata si cerca poi di ricostruire lo stereotipo.
Nelle ricerche sulla distanza sociale è adoperata la SCALA DI DISTANZA SOCIALE, elaborata da Bogardus.
I pregiudizi si indagano mediante questionari di Likert.
STEREOTIPI, DISTANZA SOCIALE E PREGIUDIZI: COME SI FORMANO, SI CONSERVANO E CAMBIANO
Fino a qualche decennio fa le scienze sociali erano convinti che stereotipi, distanza sociale e pregiudizi fossero espressione di modi sbagliati e difficili da sradicare. Si attribuiva il fenomeno dell’ignoranza o a disturbi di personalità o a difetti di ragionare. Dagli anni ’60 la prospettiva è cambiata ed è emerso che stereotipi, distanza sociale e pregiudizi si formano anche nella mente di persone istruite e possono conservarsi nel tempo o cambiare.
Quando elaboriamo idee su gruppi sociali entrano in gioco i BIASES, distorsioni, errori di giudizio e sono presenti quando si formiamo idee sulla realtà sociale che ci circonda. Il motivo principale per cui siamo esposti a biases è che le informazioni che dovremmo prendere in considerazione sono tante, perciò per ragioni di ECONOMIA COGNITIVA prendiamo scorciatoie, seguiamo delle STRATEGIE EURISTICHE, cioè tattiche che permettono di formarci idee però ci espongono al rischio di errori. Quando troviamo a formarci un’idea non possiamo fare uno studio dettagliato e un tipico errore è quello di DECONTESTUALIZZARE LE INFORMAZIONI DISPONIBLI, cioè prescindere dal contesto in cui le abbiamo raccolte e si cade facilmente.
Sono stati studiati diversi meccanismi attraverso i quali le idee che la gente ha sui gruppi sociali tendono a conservarsi nel tempo. Uno dei più noti è l’AUTOSUGELLAZIONE, in cui una persona tende a confermare una convinzione che ha anche di fronte a evidenze contrarie. Ci sono meccanismi in grado di modificare le idee, i CONTROBIASES, distorsioni che demoliscono una convinzione esistente.
IL PROBLEMA DEL PREGIUDIZIO
Quando un gruppo sociale è bersagliato da altri gruppi subisce contraccolpi negativi sul piano sociale e psicologico:
• DISCRIMINAZIONE. C’è discriminazione quando determinate persone vengono trattate in modo diverso dalle altre in ragione della loro appartenenza a un gruppo o categoria; è un comportamento e si vede solo nei fatti e ha una serie di effetti che colpiscono la psicologia individuale e la vita sociale.
• AUTOSTIMA. La discriminazione può modificare la stima che le persone hanno di sé stesse. Quella favorevole induce a sovrastimarsi, quella sfavorevole riduce l’autostima.
• MOTIVAZIONI. Le persone socialmente oppresse coltivano meno le proprie capacità e nella vita sono poco motivate.
• AUTOLIMITAZIONE DEGLI OBIETTIVI. Chi è soggetto a discriminazioni sfavorevoli si pone mete poco ambiziose.
• ALLINEAMENTO. La discriminazione ottiene l’effetto che le persone di un gruppo finiscono per comportarsi come prevedono gli stereotipi, si adeguano con le aspettative di chi li discrimina.
• DISUGUAGLIANZA. È un effetto sociale della discriminazione.
• CHIUSURA DI GRUPPO, EMARGINAZIONE E SEGREGAZIONE. Come conseguenza della discriminazione un gruppo sociale esclude gli appartenenti all’altro gruppo ed è la CHIUSURA DI GRUPPO. Gli appartenenti a un gruppo inferiore non hanno modo di integrarsi e il risultato è l’EMARGINAZIONE. La SEGREGAZIONE c’è quando gli appartenenti ai due gruppi utilizzano luoghi separati.
I fattori psicologici e storico-sociali che possono inasprire l’ostilità verso un gruppo sociale sono:
• PERSONALITA’. Ci sono personalità predisposte ad avere pregiudizi.
• EDUCAZIONE. I pregiudizi si apprendono fin da bambini dagli adulti.
• COMPETIZIONE TRA GRUPPI. Gli studi storici e sociologici mostrano che, quando due gruppi entrano in concorrenza crescono a entrambi dei pregiudizi.
• CRISI ECONOMICHE E DISAGI SOCIALI. Nei periodi di crisi e di disagio aumentano i pregiudizi nella popolazione. La teoria del CAPRO ESPIATORIO tratta di persone frustrate per i disagi che attraversano e tendono ad essere aggressive.
• CONFORMITA’ E CONSENSO SOCIALE. Uno dei fattori che favoriscono il pregiudizio è la CONFORMITA’ SOCIALE, cioè fare come fanno gli altri.
• CLASSE SOCIALE E ISTRUZIONE. Le persone che hanno basse condizioni sociali ed economiche tendono a nutrire più pregiudizi.
• DISCRIMINAZIONE. Favorisce il pregiudizio.
• MASS MEDIA. Favoriscono pregiudizi, ma si tengono neutrali.
• IDEOLOGIE. Gobineau sosteneva che razze sono superiori ad altre.
Le strategie fondamentali per eliminare i pregiudizi sono 3:
• I PROGRAMMI EDUCATIVI. Una maniera di combattere il pregiudizio consiste nel trasmettere più informazioni sui gruppi e le categorie attraverso i mezzi di comunicazione di massa, libri, i discorsi e ogni altro mezzo.
• LA PROMOZIONE DEI CONTATTI SOCIALI. È utile favorire i contatti sociali tra gruppi opposti. Questa strategia è efficace solo se: i contatti sociali sono inevitabili, non ci sono motivi di concorrenza, le persone che vengono a contatto devono essere in condizioni di parità.
• IL RISVEGLIO DELLE COSCIENZE. Si intende un’opera tesa a fare in modo che le vittime del pregiudizio prendono coscienza della situazione.



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