Michelangelo Buonarroti

Materie:Altro
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

RICERCA
• Introduzione all’argomento con cenni al periodo storico e artistico
• Tappe principali della vita dell’artista
• Artisti principali del periodo o del movimento
• Trattazione (interesse per soggetto esposto)
• Esame delle opere più importanti
• Eredità artistica lasciata dal soggetto
• Cenni su periodo seguente all’artista o alla scuola
• Ricorda di mettere le illustrazioni
Michelangelo Buonarroti
Michelangelo Buonarroti è stato un pittore, scultore e architetto attivo nel periodo del Rinascimento italiano. E’ stato un artista a tutto tondo, figura importante per il periodo artistico del tempo. Lavorò in particolare a Roma e Firenze, lasciando opere di importanza fondamentale per il patrimonio artistico.
Michelangelo nacque nel 1475 a Caprese, paese vicino ad Arezzo. La famiglia era di Firenze, ma si trovava lì perché il padre era il podestà. Non appena la famiglia tornò a Firenze, l’artista dimostrò un’abilità artistica innnata a cui il padre si oppose. Nonostante ciò, riuscì ad andare a bottega dal Ghirlandaio. Insieme a questa prima formazione, si impegnò a studiare gli affreschi di Giotto nella Cappella in Santa Croce e quelli di Masaccio nella cappella dle Carmine, oltre che la scultura antica, di Pisano e di Donatello tramite le opere della Collezione Medicea.
In questa parte della sua vita realizza le sue prime opere come scultore, mestiere in cui egli si riconosce di più. Le più importanti sono la Madonna della Scala e la Centauromachia.

Quest’ultima, risalente al 1492, è un bassorilievo in cui si rappresenta una lotta tra centauri, episodio risalente alla mitologia greca. Per Michelangelo è un’occasione per studiare il corpo umano e la sua rappresentazione sulla materia.
Altra opera risalente a questo periodo è il Bacco, una statua che rappresenta il dio greco in piena ebbrezza. Dietro di lui, un bambino mangia dei chicchi d’uva: la particolarità dell’opera deve molto alla realisticità con cui è stato realizzato questo gesto.
Nel 1496 va a Roma, chiamato da Giulio II, dove scolpisce la Pietà nel 1498, su ordine del Cardinale Bilhéres. Il soggetto della pietà era allora poco usato in Italia, ma Michelangelo lo realizza con molto precisione. I soggetti della Vergine e di Gesù sono giovanissimi, sia perché rappresentano la bellezza di Dio, sia perché il soggetto sacro è eterno nel tempo. Maria ha il volto velato di tristezza e sembra invitare lo spettatore a condividere il suo dolore. Cristo è tenuto in braccio dalla Vergine, sopra la sua veste che mostra un ampio panneggio, definito molto realisticamente. Le innumerevoli pieghe del vestito servono anche da contrasto per far risaltare il corpo nudo di Cristo.
Nel 1501 fa ritorno a Firenze, ormai famoso, dove gli vengono commissionate altre due opere importanti: il David ed il Tondo Pitti.
Il primo incarico gli fu dato dall’Opera del Duomo, che desiderava una statua per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore; allo scultore era stato messo a disposizione un blocco di marmo inutilizzato, che però era già stato manomesso. Si prospettava un incarico molto complicato e di poco successo, ma la scultura che Michelangelo riuscì a fare fu considerata una meraviglia, definita dal Vasari come superiore a tutte le sculture contemporanee.
L’opera è riferita all’episodio biblico della lotta tra David, futuro re d’Israele, e il gigante Golia. Michelangelo ritrae l’eroe come un giovane, nudo, nel momento prima dell’azione. Il corpo è fermo, lo sguardo fisso sul nemico. Dalle mani e dai muscoli si nota la prontezza all’azione, l’essere pronto a scattare al momento giusto. C’è un dominio della ragione sulla forza. Il David ha la fronte aggrottata, come se stesse studiando il nemico. Le mani sono rappresentate più grandi rispetto alle altre parti del corpo, poiché sono il punto da cui partirà tutta l’azione.
La Repubblica di Firenze, dopo aver visto la statua, la volle posizionare di fronte a palazzo vecchio come simbolo della libertà e dell’indipendenza fiorentina: così come David, più piccolo ma più intelligente di Golia, era riuscito a vincere, anche Firenze pur essendo una piccola repubblica poteva tenere testa a stati più grandi.
In occasione del matrimonio tra Agnolo Doni e Maddalena Strozzi gli fu commissionata un’altra opera, il Tondo Doni o altrimenti detto Sacra Famiglia. Al centro dell’opera, in primo piano, si trovano Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù. Essi rappresentano il mondo cristiano. . La struttura della famiglia segue un andamento elicoidale, con Maria che si volta per prendere in braccio il bambino, smettendo di leggere il libro che ha posato sulle ginocchia. Dietro si notano San Giovannino e dei giovani nudi, esperimento di Michelangelo per riprodurre il corpo umano. Questi rappresentano il mondo pagano e San Giovannino è il mediatore tra loro e il mondo Cristiano, preparando la strada alla predicazione di Cristo.
I corpi sono scultorei e i colori cangianti, i contorni definiti: per Michelangelo era importante che la pittura si avvicinasse alla scultura, che fosse resa cioè il più plastica possibile.
Alla realizzazione dell’opera si può aggiungere una vicenda curiosa: quando Michelangelo andò a riscuotere il compenso pattuito, il mercante Doni gli pagò solo un prezzo scontato: a quel punto l’artista preferì riprendersi l’opera e chiese il doppio, che fu effettivamente pagato. È la prima volta che un artista si ribella alla committenza, considerando cioè se stesso e le sue opere più importanti del pubblico.
Al 1503 risale un’altra opera, il Tondo Pitti. Qui sono scolpiti la Vergine e Gesù Bambino, che non sono completamente definiti ma sembrano voler emergere dall’opera. Alle spalle di Maria affiora San Giovannino.
Da questo momento Michelangelo comincia a spostarsi tra Firenze e Roma per lavoro.
Dal 1505 inizia la realizzazione di varie opere destinate al Monumento funebre di Giulio II. Ne fanno parte il Mosè e i Prigioni, formate dallo Schiavo Ribelle e dallo Schiavo Morente.
Il Mosè è rappresentato seduto, conla testa voltata a sinistra e una lunga barba, simbolo di saggezza. In mano tiene le tavole delle leggi.
I Prigioni sono un buon pretesto per Michelangelo per scolpire dei corpi perfetti, seguendo la sua teoria per la quale lo scultore deve “togliere” al marmo e liberare le forme. Lo Schiavo Ribelle sembra divincolarsi contro delle catene invisibili, mentre lo Schiavo Morente è in preda allo sfinimento e rappresenta la lotta dell’anima contro il corpo.

Quasi contemporaneamente inizia il suo progetto alla decorazione del soffitto della Cappella Sistina. La volta venne dipinta con delle finte membrature che suddividono la superficie in nove grandi riquadri centrali, degli spazi rettangolari tutti intorno, otto trinagoloni laterali e quattro pennacchi angolari.
Nei quattro pennacchi sono descritte quattro scene, degli eventi miracolosi per la salvezza di Israele (Giuditta e Oloferne, Davide e Golia, il Serpente di bronzo e la Punizione di Amon).
Nei triangoloni sono rappresentate le quaranta generazioni di Cristo, mentre nei riquadri adiacenti a questi vi sono sette profeti e cinque sibille.
Infine, nei rettangoloni centrali, sono dipinti sette episodi tratti dal libro della genesi: Separazione della luce dalle tenebre, Creazione degli astri e delle piante, Separazione della terra dalle acque, Creazione di Adamo, Creazione di Eva, Peccato originale e cacciata dal Paradiso Terrestre, Sacrificio di Noè, Diluvio Universale, Ebbrezza di Noè .
La volta si basa sul sistema della concordanza tra antico e nuovo testamento: adogni scena della genesi ne corrisponde una del nuovo testamento (ad esempio, alla creazione dell’uomo è associata la creazione di Cristo).
La scena più famosa tra quelle è La creazione di Adamo. Qui sulla destra si nota Dio, su una nuvola sorretta in volo da degli angeli: questa ha la forma di un cervello, simbolo di razionalità ed intelletto. Porge la mano ad Adamo, che sta sdraiato sulla terra. Lui si solleva, come attirato dalla forza vitale di Dio, e allunga il suo braccio. La zona intorno alle mani che stnno per toccarsi è a fondo bianco, in contrasto con i colori che caratterizzano il Signore e Adamo, proprio per mettere in risalto il momento culminante dell’episodio.
In tutta la maestosa opera Michelangelo esprime la bellezza del corpo umano, riproducendolo in svariate posizioni ed atteggiamenti. Tutti i personaggi mostrano una muscolatura poderosa, uomini e donne (come si nota nelle sibille). Realizzare corpi belli è come dipingere la bellezza di Dio stesso.
Fra il 1519 e il 1534 Michelangelo fu a Firenze, dovre progettò e realizzò una cappella funeraria all’interno della chiesa di San Lorenzo, la Sagrestia Nuova, e la Biblioteca Laurenziana. In questo periodo infatti la Signoria Medicea fu di nuovo riconosciuta a Firenze, fino al 1530 quando fu istituito il Ducato di Firenze.
La Sagrestia Nuova, così detta per distinguerla dalla vecchia costruita da Brunelleschi, ha una struttura a due quadrati sormontati da cupole. E’ costruita con pietra serena ed intonaco, ed era destinata alla sepoltura die componenti della famiglia medicea: vi furono sepolti Lorenzo e Giuliano de’ Medici.
Le due tombe hanno un aspetto del tutto diverso dallo stile della Sagrestia: la differenza fondamentale è l’uso del marmo al posto degli altri materiali. I due sarcofagi rappresentano due allegorie.
La tomba di Giuliano, caratterizzata dalla statua del soggetto al centro, rappresenta l’Allegoria dle Giorno e della Notte: il Giorno attira l’attenzione per alcune parti del corpo lasciate non finite, un metodo dell’autore per catturare lo sguardo dell’osservatore. La Notte è impersonata da una donna che giace opposta al Giorno.
La tomba di Lorenzo presenta l’Allegoria dell’Aurora e del Crepuscolo, sormontate da una statua centrale di Lorenzo stesso. Qui l’Aurora sembra svegliarsi ed accorgersi improvvisamente che Lorenzo è venuto a mancare.
Tutti i corpi scolpiti da Michelangelo presentano una muscolatura possente, grandi spalle, un’esagerazione nella fisicità espressa dalle loro posizioni e dal loro aspetto.

Nella Biblioteca Laurenziana Michelangelo progettò solo il vestibolo. La parte più importante è la scalinata, che fu progettata in legno dall’atista ma in seguito realizzata in pietra serena dall’Ammannati.
Dal 1536 Michelangelo lavora ancora una volta nella Cappella Sistina, decorando la parete dietro l’altare
Qui realizza l’affresco del Giudizio Universale, opera di immensa grandezza, dove viene raffigurato il genere umano mentre si divide tra peccatori e salvati.
I corpi disegnati adesso sono tozzi e pesanti, sembrano muoversi faticosamente: difatti, intento dell’autore è descrivere il destino dell’uomo e non la sua maestosa fisicità e bellezza.
Al centro della fascia inferiore si notano gli angeli dell’Apocalisse che svegliano l’umanità col suono delle loro trombe annunciando il giorno del giudizio.
Sulla sinistra si trovano i salvati. Essi recuperano i loro corpi e faticosamente salgono in cielo trascinati dagli angeli ed aggrappandosi alle nuvole. A destra ci sono invece i dannati. Questi cadono dalle nuvole verso il basso. Sono percossi con un remo da Caronte, il traghettatore infernale che li dirige dal giudice Minosse. Questo è attorcigliato in un serpente che gli morde i genitali, simbolo della fine del genere umano. Qui sono evidenti i riferimenti alla Divina Commedia di Dante Alighieri, poiché i personaggi infernali sono disegnati secondo le descrizioni che si trovano nell’opera.
Al centro della composizione sta Cristo giudicante, con un braccio alzato: è il fulcro dell’opera, il gesto intorno a cui si monta tutta la scena. Senza il braccio alzato che sembra tenere in piedi i salvati e i dannati mentre si spostano e tutto il resto della gente, l’episodio non avrebbe senso. Attorno a lui si trova una moltitudine di santi e martiri, i quali si riconoscono perché hanno con loro gli strumenti del loro martirio, mentre sopra di lui si trovano tre gruppi di angeli che sorreggono i tre simboli della sua passione: la colonna della flagellazione, la corona di spine e la croce.
La scena descrive il caos, i corpi sono ammassati, senza ordine. E’ importante notare come la vergine rivolga uno sguardo dolce ai salvati, mentre Cristo abbia un’espressione dura verso i dannati.
Nell’epoca della controriforma, i corpi nudi destarono scandalo e furono coperti con delle braghe, ancora oggi visibili. È in questo periodo che Michelangelo mostra la sua angoscia e il suo tormento per la salvezza e la vita eterna, forse anche per il fatto di considerarsi un peccatore dato che era omosessuale.
Dal 1547 Michelangelo fu nominato architetto nella fabbrica di San Pietro. Egli modificò i progetti precedenti della struttura, stabiliti da Bramante e Raffaello, tornando alla pianta a croce greca e progettando l’ordine gigante nelle facciate laterali e nella posteriore. La parte più importante della sua opera fu la progettazione della cupola, che fu costruita su esempio di quella di Santa Maria del Fiore.
Negli ultimi anni della sua vita Michelangelo riconsidera il tema della Pietà come contemplazione della morte. Il frutto di questa meditazione è la Pietà dell’Opera del Duomo, scultura in cui sono rappresentati vari personaggi (Maria, Maddalena e Nicodemo) sorreggono il corpo di Cristo in un ordine scomposto.
La sua ultima scultura, la Pietà Rondinini, rispecchia ancora una volta questo tema. Qui però i personaggi sono solo due e l’opera non fu terminata.
L’artista muore a Roma a 89 anni, nel 1564, mentre lavorava su quest’ultima opera. La sua tomba fu progettata dal Vasari, e consiste in un sarcofago attorniato da tre statue tristi che rappresentano la pittura, la scultura e l’architettura. La tomba si trova in Santa Croce a Firenze.

La teoria artistica di Michelangelo si basava, in linea con la concezione rinascimentale, che l’arte fosse l’imitazione della bellezza della natura, e che per raggiungerla bisognava studiarla scientificamente. Egli, tuttavia, credeva che per arrivare alla vera bellezza fosse necessario selezionarne le forme migliori.
Un’altra sua concezione è quella secondo cui ogni artista, tramite la sua fantasia, può creare una bellezza superiore a quella già esistente in natura, per cui ognuno ha in testa un proprio modello ideale di bellezza al quale conforma ogni sua opera.
Il soggetto meglio riuscito della natura era per Michelangelo l’uomo, fonte di tutte le sue ispirazioni. Nel suo primo periodo artistico lo scultore ne esaltava la fisicità, ritraendo muscoli e pose corporee perfette. In seguito alla Riforma, la bellezza fisica passò in secondo piano rispetto a quella spirituale: era solo un mezzo per contemplare la bellezza divina.
Alla base di ogni creazione c’è per quest’artista il disegno. Egli comunque preferisce la scultura alla pittura: infatti, per tutta la vita si considererà uno scultore. Una caratteristica fondamentale del suo tratto è il contorno netto che dona alle sue figure, contrapponendosi alla tecnica di Raffaello che invece lo otteneva con dei sottili tratteggi.
Lo stile di Michelangelo mutò nel corso della sua vita, tanto che si possono distinguere due periodi: uno più libero, prima del sacco di Roma e della Riforma; un altro più chiuso e angoscioso, seguente a questi due episodi.

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