I Comuni, Barbarossa e il Papa

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

si diffusero intorno al XII-XIII secolo i comuni, libere associazioni di cittadini, legati in modo egualitario, che si impegnavano con un giuramento a garantire il governo della città.
La diffusione dei comuni più ricchi e potenti si ebbe nell’Italia centro-settentrionale.
Durante la prima fase comunale si ebbero i comuni consolari, nei quali il potere politico era affidato ai consoli, un collegio di magistrati controllato dal consiglio cittadino di cui facevano parte le famiglie più in vista.
Seguì poi l’età podestarile, durante la quale il compito di conciliare le fazioni in lotta fu affidato ad un magistrato forestiero che restava in carica per due anni allo scopo di evitare favoritismi.
I comuni italiani fondati grazie alla combinazione degli uomini di guerra (militari, vassalli), di denaro (mercanti, finanzieri) e di cultura (notai, giudici) ebbero la tendenza a espandere il controllo politico nel contado entrando spesso in concorrenza tra di loro.
Intorno al XII secolo si aprì una lotta per la successione al trono di Germania che vide come protagonisti i ghibellini, provenienti dalla Svevia, e i guelfi dalla Baviera; si concluse con l’elezione di Federico I, detto Barbarossa che apparteneva alla casa di Svevia ma era imparentato con quella di Baviera.
Ottenuta la corona di Germania, Federico I scese in Italia per essere proclamato imperatore dal papa a lui grato per essere intervenuto in suo aiuto a recuperare la sovranità su Roma.
Un compito più difficile per Barbarossa fu quello di riconquista dei comuni (Milano in particolare), che si ribellarono, formarono la Lega lombarda e aiutati dal papa sconfissero l’imperatore nella battaglia di Legnano. Quest’ultimo dovette scendere così a patti e si arrivò alla Pace di Costanza la quale pose fine alla lotta e riconobbe l’autonomia dei comuni.
La battaglia tra il papa e Federico I non terminò così, infatti formarono due schieramenti: i guelfi, sostenitori del papa e i ghibellini dalla parte dell’imperatore; questo divise per molti anni le città italiane.
I Normanni (uomini del nord) sfruttarono le rivalità tra bizantini e arabi per conquistare il meridione.
Il matrimonio tra il figlio di Barbarossa, Enrico e Costanza d’Altavilla futura erede del regno normanno fu visto come una minaccia dalla chiesa che voleva difendere la propria autonomia.
Alla morte di Enrico VI si aprì una nuova lotta per la successione al trono che si concluse con la battaglia di Bouvines. Federico II, figlio di Enrico VI, prevalse su Ottone che si appoggiava all’esercito inglese di Giovanni Senzaterra.
Federico II fu costretto ad un giuramento sulla Magna charta libertatum con il quale limitava i suoi poteri.
Federico II divenuto anche imperatore del Regno di Sicilia circondò lo stato pontificio che già da tempo temeva questo momento.
Dopo la morte del papa Innocenzo III, Federico II dimenticò presto l’accordo stretto con la chiesa.
Con Federico II si riaprì il sogno di creare un impero universale e con questo anche il conflitto con la chiesa.
Federico II volle vendicare la sconfitta subita dal nonno Barbarossa a Legnano e battè Milano a Cortenuova, ma non riuscì a conquistare il capoluogo lombardo fallendo così il progetto imperiale.
Pochi anni dopo la morte di Federico II l’impero cadde nelle mani dei francesi con Carlo D’Angiò, fratello del re Luigi IX.
Le lotte trasformarono le città e le istituzioni comunali.
I comuni da consolari passarono a podestarili e il tempo in cui restava in carica il podestà da due anni fu allungato fino a diventare una signoria a vita ed ereditaria.
Fu il caso di Milano che si affidò alla signoria dei Torrioni e successivamente passò sotto il controllo della famiglia dei Visconti.

Bonifacio VIII fu l’ultimo papa medievale che cercò di affermare la supremazia del potere ecclesiastico su quello politico.
Trovandosi la strada sbarrata dal re di Francia, Filippo IV il Bello, decise di scomunicarlo; il re rispose facendo arrestare il papa.
“Lo schiaffo di Anagni” à dimostra la debolezza dell’autorità del papa.
Filippo il Bello impose poi l’elezione di Clemente V con il quale la sede pontificia fu trasferita ad Avignone in Francia.
Verso l’XI secolo si diffuse a Milano un movimento ereticale chiamato pataria (mercato degli stracci) e i suoi seguaci patarini (straccivendoli).
La pataria denunciava la mondanizzazione della chiesa ma spinse troppo oltre la protesta e per questo venne abbattuta dal papa Innocenzo III.
Per reprimere le eresie venne istituito il Tribunale dell’Inquisizione affidato ai domenicani.
Il movimento domenicano, fondato dal filosofo spagnolo Domenico di Guzman
il seguito Il movimento domenicano, fondato dal filosofo spagnolo Domenico di Guzman e quello francescano, fondato da Francesco d’Assisi, si basavano sulla povertà.
I domenicani diffondevano la parola di Dio all’interno dei monasteri mentre Francesco stava in mezzo alla gente. Per evitare di essere considerato un eretico Francesco fece riconoscere la sua regola a Innocenzo III.
Alla morte del santo i francescani si divisero in
• Spirituali = seguono la regola rigidamente
• Conventuali = seguono la regola in maniera meno rigida.

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