Il colonialismo

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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IMPERIALISMO E COLONIALISMO

La febbre coloniale
Negli ultimi decenni dell’800 l’espansione coloniale divenne un obiettivo di politica nazionale. Alla penetrazione commerciale subentrò un disegno più sistematico di assoggettamento politico e di sfruttamento economico. Si cercò di imporre un controllo di territori vasti come Africa, Asia e del Pacifico, che divennero vere e proprie colonie(se l’amministrazione avveniva in modo diretto da parte dei conquistatori) o protettorati (se il controllo avveniva in modo indiretto cioè conservando gli ordinamenti presenti).
I territori che facevano parte delle potenze europee si ampliarono nel giro di pochi decenni, fra il 1876 e il 1914. Alla competizione coloniale si aggiunsero anche altri stati come la Germania, il Belgio, L’Italia, il Giappone e gli Stati Uniti.
I maggiori motivi di questa corsa alla colonizzazione erano sicuramente di interesse economico ma anche la conquista di materie prime a basso costo, la ricerca di sbocchi commerciali e l’accumulazione di capitali finanziari per investimenti nei territori d’oltremare. Le motivazioni politico-ideologiche erano una mescolanza di nazionalismo e di politica di potenza, razzismo e spirito missionario.
Il compito o “fardello” dell’uomo bianco era quello di moralizzare le popolazioni selvagge.
L’interesse dell’opinione pubblica europea nei confronti delle colonie crebbe soprattutto per via delle grandi esplorazioni in Africa. A questo interesse contribuiva l’anone romantico che le circondava, grazie alla stampa che esaltava le grandi imprese e gli esploratori. Il missionario scozzese David Livingstone esplorò per primo la zona dello Zambesi e nei vent’anni successivi attraversò tutta l’Africa centro-meridionale, Gli inglesi Burton e Speke che intorno al 1860 raggiunsero le sorgenti del Nilo e aprirono la via dei grandi laghi equatoriali; Il giornalista americano di origine Inglese Herny Morton Stanley che negli anni ’70 esplorò, per incarico del re del Belgio, il bacino del Congo e pose le basi per la successiva conquista belga della regione (di cui divenne governatore) L’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà che, nel decennio successivo, aprì la strada alla penetrazione francese in Africa equatoriale; il tedesco Karl Peters che, nello stesso periodo, esplorò l’Africa orientale per conto del governo tedesco.
Quasi tutte le conquiste coloniale da parte dell’Europa furono segnate dall’uso della forza contro le popolazioni indigene, soprattutto nell’Africa nera, dove avvennero veri e propri massacri per le rivolte della popolazione.
La colonizzazione ebbe comunque degli effetti positivi sui Paesi: vennero coltivate nuove terre, introdotte nuove tecniche agricole, costruite infrastrutture, avviate attività industriali e commerciali, esportate migliori ordinamenti amministrativi e finanziari, ma questo avvenne a costo di un vero e proprio sfruttamento di risorse materiali e umane.
Fu messo in moto un processo di sviluppo, ma in funzione degli interessi dei colonizzatori. Nuovi paesi entrano in un più vasto mercato mondiale ma in posizione dipendente, passarono quindi dalla povertà al sottosviluppo.
Gli effetti della colonizzazione sulle culture dei paesi afroasiatici furono violenti, a seconda dei paesi colonizzatori (quella britannica fu rispettosi degli usi locali, quella francese tentò di introdurre una modernizzazione forzata. I paesi con strutture più organizzate e una solida tradizione come Asia e nord Africa riuscirono a difendersi meglio, la parte dell’Africa più arcaica invece subì una serie di trasformazioni tecnologiche, sociali, religiose e linguistiche prodotte dalla presenza degli europei (dove i concetti come quelli di proprietà terriera e lavoro salariato erano sconosciuti). Interi sistemi di vita, riti e credenze, costumi e valori entrarono in crisi e in alcuni casi ne rimasero a malapena le tracce.

La conquista dell’Africa
Nel 1870 l’Africa era controllata dai Paesi europei per nemmeno un decimo: la Francia occupava l’Algeria e il Senegal, il Portogallo occupava l’Angola e il Mozambico, e l’Inghilterra aveva la Colonia del Capo. IN meno di 40anni i possedimenti europei comprendevano più dei nove decimi.
I primi furono i francesi che nel 1881 conquistarono la Tunisia e gli inglesi nel 1882 l’Egitto; quest’ultimo aveva un’importanza fondamentale per la Gran Bretagna dopo l’apertura del Canale di Suez. Poi sempre gli inglesi conquistarono nel 1898 il Sudan.
Nel 1884-85 il Belgio ottiene il Congo e un piccolo sbocco sull’Atlantico. Alla Francia andarono i territori dal bacino del Congo al Mediterraneo più l’alto corso del fiume Niger. Alla Germania venne riconosciuto il protettorato sul Togo e sul Camerun. L’Inghilterra ebbe il controllo della Nigeria.
La Gran Bretagna non si oppose all’espansione della Francia, che non considerava interessante, mentre si concentrò sull’Africa sud-orientale per il controllo dell’Oceano Indiano. Dal 1885 al 1895 a partire dalla Colonia del Capo risalirono il continente impadronendosene fino allo Zambesi e al lago Nassa, e più su presero il Kenya e l’Uganda. Intanto la Germania assumeva il controllo sul Tanganika.
Nell’Africa australe l’Inghilterra dovette scontrarsi contro i boeri, discendenti degli agricoltori olandesi che nel XVII secolo avevano colonizzato la regione del Capo di Buona Speranza ed erano caduti sotto l’Inghilterra quando questa ottenne la colonia al tempo di Napoleone. Per sfuggire alla sottomissione emigrarono verso Nord, e fondarono le due repubbliche dell’Orange e del Transvaal, ma quando l’Inghilterra venne a scoprire che quest’ultima aveva importanti giacimenti di diamanti si risvegliò. Protagonista della politica aggressiva della Gran Bretagna fu Cecil Rhodes, presidente e padrone della British South Africa Company. Grazie alla sua attività gli inglesi riuscirono a espandere i loro domini in buona parte dell’Africa meridionale, circondando le due repubbliche boere. Altro elemento di tensione fu la scoperta nel 1885-86 di giacimenti d’oro nell’Orange e nel Transvaal che attirò gran numero di immigrati inglesi soprattutto. In questo afflusso di persone i boeri videro un nuovo tentativo di colonizzazione, così nel 1899 il presidente del Transvaal dichiarò guerra all’Inghilterra, fu una guerra lunga e sanguinosa che finì con l’annessione dell’Orange e del Transvaal all’Inghilterra. Successivamente questi ottennero uno statuto di autonomia simile a quello della Colonia del Capo, alla quale vennero uniti per formare l’Unione Sudafricana nel 1910.

L’espansione in Asia
A differenza dell’Africa, l’Asia era già agli inizi sotto l’imperialismo degli europei.
Gli inglesi avevano l’India, Ceylon, Hong Kong e Singapore. Gli olandesi occupavano l’arcipelago indonesiano. Gli spagnoli possedevano le Filippine, mentre i russi si espandevano verso il territorio siberiano e dell’Asia centrale. La Francia aveva avviato delle missioni cattoliche in Indocina e occupò il territorio dopo la guerra con la Cina durata due anni (1883-85). L’Inghilterra intanto procedeva all’occupazione della Birmania.
La Russia portava avanti la colonizzazione della Siberia e nel 1891 fu avviata la costruzione ferroviaria della Transiberiana, che fu completata nel 1904 e collegava Mosca a Vladivostok, oltre novemila chilometri.
Tra il 1876 e il 1885 inoltre, occupò il Turchestan, zona importante per la produzione di cotone, ma troppo vicina all’Impero Indiano, e questo creò delle tensioni tra Russia e Inghilterra fino ai primi anni del ‘900.

Gli Stati Uniti nell’età dell’imperialismo
Intorno al 1890 per gli Stati Uniti la conquista del West era compiuta, la frontiera coincideva con a costa del Pacifico e il continente aveva raggiunto l’estensione attuale.
Vittime della conquista del West furono i pellirosse; gli indiani tentarono di fermare la conquista dei bianchi, ma dopo il 1890 furono tutti ridotti in riserve.
Questo fu un periodo di elevato sviluppo industriale, in particolare nei settori come quello siderurgico, elettronico, meccanico, petrolifero, dove dominavano le grandi corporations industriale e finanziarie. Alla fine del secolo gli Stati Uniti aveva superato l’Inghilterra e la Germania per la produzione industriale e soprattutto era diventato un paese esportatore di capitali e prodotti industriali.
Questo sviluppo fu possibile per la disponibilità di risorse naturali, ma anche per un mercato interno in continua espansione. Nel 1882 c’era tanto bisogno di manodopera, tanto che il governo rese libero accesso agli immigranti in territorio statunitense, così andarono a mescolarsi culture e tradizioni di tutti i paesi.
Ci furono comunque anche delle tensioni sociali; il troppo potere delle corporations e il protezionismo alimentarono il malcontento dei contadini del MidWest. Nel 1886 viene fondata l’American Federation of Labor, una grande confederazione di sindacati autonomi senza una particolare caratterizzazione politica.
La nuova politica espansionistica degli Stati Uniti va messa in atto a partire dalla fine dell’800. La prima manifestazione fu con l’intervento a Cuba, dove era in atto una rivolta contro gli spagnoli. Questi attuarono una dura repressione che dette fastidio agli Stati Uniti, ma che soprattutto li preoccupava perché erano interessati alle piantagioni di canna da zucchero dell’isola. Nel 1898 gli Stati Uniti entrarono a Cuba e si fronteggiarono con la Spagna che fu sconfitta in poco tempo. Cuba divenne una repubblica indipendente, sottoposta comunque alla tutela degli Stati Uniti. La Spagna fu anche costretta a cedere Portorico e le Filippine, gli Stati Uniti così si assicurarono anche il controllo sui Caraibi e su parte dell’Asia orientale. Inoltre furono annesse le isole Hawai.
Avevano assunto un ruolo di potenza mondiale.
Fino alla prima guerra mondiale l’imperialismo degli Stati Uniti si rivolse soprattutto all’America centrale. Equi si fecero sentire in forme pesanti sotto la presidenza di Theodore Roosevelt.
Membro del Partito Repubblicano, salì al potere nel 1901, voleva proteggere gli interesse degli Stati Uniti nel mondo, alternando la pressione economica a minacce di interventi armati.
Tra il 1903 e il 1914 fu realizzato il Canale di Panama, che apriva un passaggio fra l’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi. Panama divenne repubblica indipendente sotto la tutela americana.
Nel 1908 Roosevelt lasciò la presidenza e il Partito repubblicano si divise; nelle elezioni del 1912 salì al potere Woodrow Wilson. Lui riprese l’impegno sociale di Roosevelt ma in un contesto ideologico e politico completamente diverso. Mentre Roosevelt cercava di rafforzare il potere federale, Wilson, fu contrario a ogni limitazione di autonomia degli Stati dell’Unione. Inoltre lottò per l’abbassamento delle tariffe protettive, che furono ridotte nel 1913.

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