La dominazione spagnola nell'Italia del 1600

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Testo

LA PROSTRAZIONE DEI POPOLI ITALIANI NEL PERIODO DI DOMINAZIONE SPAGNOLA.

Successivamente alla caduta dell’Impero Romano l’Italia ha attraversato un lungo periodo, durato più di 1000 anni, dal 476 d.C. al 1860, di divisione politica che ha causato, ai vari regni italiani, continue invasioni da altri popoli, europei e non. Questo avveniva perché i principi italiani consideravano i sovrani esteri come possibili alleati contro i nemici che avevano in Italia. Nel 1400, infatti, Carlo VIII, re di Francia, venne in Italia per rivendicare il regno di Napoli. Nella sua impresa fu supportato da Ludovico Sforza, detto il Moro, che intendeva sfruttare l’intervento estero. Successivamente l’erede di Carlo VIII, Luigi XII, segui la strada aperta dal padre e iniziò una campagna di conquista della penisola. Per riacquistare la libertà gli stati italiani si allearono tra loro e chiesero l’intervento degli spagnoli. Gli Asburgo sconfissero i francesi e con la pace di Cateau-Cambrésis i popoli italiani furono soggetti al dominio diretto o indiretto della Spagna. Callegari in un suo scritto ci descrive le condizioni della popolazione al tempo dell’oppressione spagnola che in quel periodo imponevano sempre nuove imposte per mantenere il loro numeroso esercito, ripagare i debiti dello stato e soddisfare i capricci dei regnanti. Quest’ultimi, infatti, preferivano impiegare le ricchezze nel lusso. Nel 1600 i vari stati italiani, ma anche la Spagna, attraversarono una crisi economica causata da vari fattori. Il principale fu la scoperta di nuove rotte commerciali che tagliarono fuori l’area mediterranea interessando maggiormente le città bagnate dall’Atlantico. L’intensificarsi degli scambi commerciali favori l’accumulo di ingenti capitali e il loro riutilizzo in attività redditizie rese la zona molto ricca. Questo, però, non avveniva nei paesi mediterranei dove la mentalità era legata al passato: la terra era considerata la maggior ricchezza e serviva ad accumulare le rendite. Ma non sempre queste terre erano sfruttate perché i nobili o gli ecclesiastici che le possedevano erano soliti dedicarle all’allevamento. Inoltre il sistema fiscale spagnolo colpiva soprattutto le attività commerciali e produttive, preservando le rendite dei nobili, ma erano anche svantaggiate da un sistema giuridico cavilloso. Il secondo motivo è che la ricchezza spagnola si basava su un’economia di sfruttamento; dal nuovo mondo erano importati metalli preziosi che erano alla base della ricchezza dell’impero. Il rapido aumento della quantità d’oro causò un aumento dei prezzi rendendo la vita difficile ai più poveri e agli imprenditori.. La crisi economica, le guerre e le carestie, quest’ultime causate da una piccola glaciazione, portarono ad una crisi demografica che colpi l’intera Europa ma non fermo lo sviluppo degli altri paesi ove il capitalismo era nel pieno del suo sviluppo. La malnutrizione e la conseguente debilitazione causarono delle epidemie che colpirono duramente la penisola italiana. La disperazione delle popolazioni sempre più povere e affamate era in aumento e per evitare rivolte fu creata la figura dell’untore una persona bieca e meschina che, con pozioni o malefici, diffondeva la peste. Ma la fame di ricchezze del regno portò a vendere i beni demaniali, i titoli, i privilegi, i feudi e si accordava ai comuni una tassa per permettergli di riscattarsi dal giogo straniero per poi farceli ricadere. Contemporaneamente la Spagna contraeva sempre nuovi debiti e la classe dirigente non era in grado di porre un freno al continuo peggiorare della situazione. Gli unici “rimedi” che adottarono furono nuove tasse sulle materie prime, e nuovi ordini e divieti che non fecero altro che alimentare il contrabbando e contro il quale il governo non trovò alcun rimedio. La situazione drammatica nella quale versava l’Italia provocava disordini sociali. Nelle campagne molti si diedero alla macchia. Il fenomeno del banditismo era molto diffuso nell’Italia Meridionale ove rappresentava l’unica fonte di guadagno per i giovani. Le bande di fuorilegge del meridione agivano come uno stato parallelo a quello già preesistente: riscuotendo tributi, creando magistrati, celebrando matrimoni. Queste attività assicurarono alle bande l’appoggio dei contadini. Quindi la conseguenza dello stato delle cose fu che l’Italia venne trascinata ancora più nella crisi dalla Spagna che è considerata da molti storici colei che ha “corrotto” l’incorrotta Italia. Considerazione dettata dal fatto che il clima di decadenza fu peggiorato dalle scelte di un governo incapace di porre rimedio ai problemi del suo popolo perché abbagliato dagli sfarzi e dal lusso della vita di corte.

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