Moti del 48

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Testo

L’arretratezza dell’Italia
L’arretratezza dell’agricoltura
Intorno alla meta dell’ottocento nei vari stati italiani vivevano 24 milioni di abitanti.
Anche nel nostro paese, percio, come in tutta europa si era verificato un forte aumento demografico.
Ma rispetto ad altri paesi, dove era avvenuto il decollo della rivoluzione industriale, l’italia era arretrata, infatti il 70% della popolazione italiana era impiegata nell’agricoltura.
Era stato possibile garantire le risorse alimentari soprattutto grazie all’introduzione di nuove coltivazioni come la patata e il mais.
Ma l’incremento della produzione nn era stato accompagnato da un progresso.
L’agricoltura italiana era infatti prevalentemente estensiva, quella intensiva era praticata in poche zone, concentrata soprattutto nella pianura padana, dove oltre alla coltivazione dei campi era presente anche l’allevamento.
In toscana si praticava ancora la mezzadria, che risaliva al trecento.
Nel resto del centro e del sud il terreno era meno fertile, ed era diffuso il latifondo.
Tra il settecento e la meta ottocento, erano pero aumentate le coltivazioni specializzare di olivi, viti, agrumi, i cui prodotti erano esportati.

Una produzione ancora preindustriale
A meta ottocento, le industrie operavano soprattutto nel settore tessile, siderurgico e meccanico.
Si trattava pero di industrie di piccole dimensioni, infatti non si era ancora formato un vero e proprio proletariato industriale.
Il settore piu sviluppato era quello tessile (lana seta e cotone).
Il prodotto principale in Piemonte e lombardia era la seta, pero in italia non si compiva l’intero ciclo di lavorazione, ma solo le prime fasi.
Mentre l’industria laniera era concentrata soprattutto nella zona di prato, si trattava ancora di una produzione preindustriale (parte del lavoro in campagne, e completato da artigiani).
Il cotone era lavorato in lombardia e nell’italia meridionale, i sistemi di lavorazione erano piu moderni, ma la produzione era ridotta.
Ancora maggiore era il dirado dell’industria siderurgica e meccanica. Le principali industrie siderurgiche erano in toscana e lombardia, mentre la produzione meccanica era svolta in botteghe artigiane.

Perché l’italia era cosi arretrata?
A meta dell’ottocento le condizioni di vita dei contadini non erano migliorate rispetto al seicento.
L’alimentazione era molto povera, e si basava soprattutto sul consumo dei farinacei, per questo, soprattutto al nord, erano diffuse le malattie da avitaminosi, come la pellagra.
Inoltre la presenza di vaste zone paludose favoriva la diffusione della malaria.
Le abitazioni erano misere, le condizioni igieniche precarie, e la diffusione di epidemie incombeva.
La durata della vita media era bassa, e la mortalità infantile alta.
L’arretratezza rispetto a francia e Inghilterra, dipendeva soprattutto dal ritardo industriale, questo ritardo dipendeva da varie cause:
• Il paese disponeva di poche materie prime
• La rete viaria era poco sviluppata e malmantenuta
• Gli stati italiani investivano poco o nulla nello sviluppo economico
• Le banche, pur in crescita come numero, non sostenevano lo sviluppo.
• Mancava un ceto imprenditoriale disposto a rischiare.
• Il reddito procapite era basso
Questa situazione era aggravata dalla divisione politica, ogni stato aveva una sua moneta, i suoi dazi, e le sue leggi. Questo era un grande ostacolo per la circolazione delle persone e delle merci.

Il dibattito risorgimentale
Il movimento risorgimentale
L’italia conobbe nei primi dell’ottocento il diffondersi dell’idea di unita nazionale.
Il processo che porto alla formazione di un unico stato venne definito risorgimento.
Se uno stato italiano non era mai esistito, una nazione italiana si era formata nel corso dei secoli, a partire dal medioevo.
Infatti si era sviluppata un identità culturale italiana (lingua e religione) e la consapevolezza di un comune interesse economico.
A diffondere l’idea di nazione, contributi grandemente il dibattito risorgimentale: ossia la polemica che si sviluppo circa i mezzi da impiegare per unire l’italia, e le caratteristiche politiche che avrebbe dovuto avere il nuovo stato.
Due furono i principali schieramenti che si contrapposero, quello moderato (destra) e quello democratico(sinistra).
Per i moderati, solo il convolgimento dei sovrani potevano essere garanzia di successo.
Secondo i democratici invece bisognava puntare sul popolo, e il nuovo stato doveva essere una repubblica.

La repubblica democratica di Mazzini
Nato a Genova da una famiglia agiata, fin dalla gioventù si avvitino alle idee patriotiche e democratice.
Iscrittosi alla carboneria, nel 1830 venne arrestato per la delazione di un informatore.
Dovette scegliere tra esilio e sconfinamento.
Scelto l’esilio si reco a Marsiglia, dove entro in contatto con l’ambiente dove era dominante la visione di Filippo buonarroti, e del piemontese carlo bianco di saint-jorioz, autore di un liro in cui sosteneva la necessita di applicare una rivolta seguendo il modello spagnolo contro napoleone.
Ne contempo, andava respinta la segretezza del programma della carboneria, che costituiva un errore strategico.
Nel 1831 mazzini fondo una nuova organizzazione politica, la giovine italia, cn un chiaro obbettivo, ossia unire il paese liberandolo dal governo dispotico dei sovrani.
In sintesi l’italia doveva diventare “una libera indipendente e repulicana”.
Il metodo da seguire era quello dell’insurrezione, prima di agire pero occorreva una vasta opera di propaganda, in modo da educare il popolo alla rivolta.
La giovane italia si presento come un fatto completamente nuovo, la sua diffusione fu piuttosto ampia, e arrivo a contare decine di migliaia di aderenti, socialmente nelle classi medie e popolari.
Tra i contadini, aderi alla giovine italia anche Giuseppe Garibaldi che poi si distanzio dalle posizioni piu radicali di Mazzini.

“dio e popolo”
la concezione che Mazzini aveva della religione era tipicamente romantica, lontana dalla vizione cristiana.
Dio per Mazzini si identificava come lo spirito presente nella storia.
Gli ideali di liberta e di progresso andavano quindi vissuti con fede religiosa.
All’interno della storia, gli individui e i popoli erano chiamati da dio a contribuire al bene dell’umanità:
gli individui nell’attuazione dei propri doveri personali, i popoli nella realizzazione della loro missione stoirca: da qui il binomio “dio e popolo”.
Gli italiai dopo aver dominato il mondo con la roma dei cesari, poi con le armi, poi con i papi, ora dovevano illuminarlo con l’avvento della terza roma, quella del popolo.
Quella era la missione storica per l’italia.
Inoltre, Mazzini, sosteneva il principio dell’associazionismo, e criticava l’individualismo.
L’individuo per raggiungere la liberta, doveva unirsi alla famiglia, a sua volta nella nazione, che formavano l’umanità.

“pensiero e azione”
la visione di Mazzini era quindi profondamente spirituale, infatti non condivideva il principio di marx della lotta di classe, in quanto rompeva l’unita spirituale del popolo.
Per Mazzini il pensiero teorico non andava staccato dall’azione concreta, occorreva pensare e agire, da qui “pensiero e azione”.
Tuttavia i limiti si rivelarono proprio nell’azione.
Tutte le insurrezioni che vennero tentate in quegli anni fallirono: prima nel 1833 nel regno di sardegna, poi nell’anno successivo nella savoia e a geniova, nel 1844 in calabria, e infine nel 1843 e nel 1845 nello stato pontificio e precisamente in romagna.
In realtà, per quanto riguarda le insurrezioni nella calaria e nello stato pontificio, Mazzini si era dissociato. Ma il fallimento di quelle insurrezioni alimento la polemica nei suoi confronti.
Mazzini venne accusato di influenzare la gioventù italiana spingendola a un inutile sacrificio.

La repubblica federale di cattaneo
Vicino a Mazzini nell’auspicare per l’italia l’avvento di una repubblica fu carlo cattaneo.
Ma a differenza di Mazzini, cattaneo ritenva assurdo il discorso dello spiritualismo come missione storica dell’italia.
E soprattutto non condivideva l’idea di costruire uno stato centralizzato, al contrario si doveva puntare ad una repubblica federale.
Gli stati italiani dovevano dunque federarsi tra loro, solo cosi era possibile garantire la reale liberta dei diversi popoli.
Erede della tradizione illuminista e riformista, cattaneo gurardava come modello agli stati uniti e alla svizzera.
Il metodo per raggiungere la confederazione repubblicana italiana non si discostava da quello scelto dai moderati: occorreva procedere attraverso riforme politiche ed economiche, puntando sull’istruzione popolare, liberalismo doganale, e miglioramento delle vie di comunicazione.
L’italia federale avrebbe in un secondo momento, fatto parte della confederazione degli stati uniti d’europa. Con una profonda avversione verso il dominio austriaco, era nettamente avverso anche al regno sabaudo, giudicato clericale e assolutistico.

Il neoguelfismo di gioberti
All’interno dello schieramento moderato, la visione federale venne sostenuta in particolare dal sacerdote torinese vincenzo gioberti.
Nella sua opera piu celebre vincengio gioberti auspico la costituzione di una confederazione tra gli stati italiani presieduta dal papa e sostenuta dalla forza delle armi del regno di sardegna.
Il primato degli italiani derivava dall’essere dell’italia sede del papato.
Questa proposta venne definita, nel corso del dibattito, neoguelfa, con allusione dei guelfi medievali, in contrapposizione ai ghibellini filoimperiali.
Il neoguelfismo non fu un organizzazione politica, piuttosto un movimento d’opinione, che ebbe il merito di convolgere nel dibattito sull’unita d’italia anche ambienti che ne erano tradizionalmente ostili.

Il moderatismo filosabaudo
Il liberale piemontese cerase balbo, poneva il problema, trascurato da gioberti, della presenza in italia dell’impero asburgico. E si augurava con un’azione diplomatica piemontese, di spostare gli interessi dell’austria verso i balcani, lasciando libere le terre italiane.
La crisi dell’impero turco, infatti, rendeva sempre piu strategica per l’equilirio europeo un’accresciuta presenza su triaca nei balcani, in funzione antirussa.
La formazione di uno stato sotto i savoia, avrebbe poi permesso una confederazione, formata sulla forza del regno di sardegna, per contrastare gli austriaci.
Da scartare invece l’ipotesi di affidare il potere al papa. Massimo d’azeglio, espresse dure critiche al malgoverno pontificio. Condanno pero anche le iniziative insurrezionali. L’unica soluzione era affidarsi alla diplomazia e alle armi di casa savoia. Ma l’esponente piu significativo dei filosabaudi, e il fulcro della politica risorgimentale italiana, fu camillo benso, conte di Cavour, colui che in concreto seppe individuare la via per giungere all’unità d’italia.
L’esplosione del 48
Un periodo di crisi
Gli anni quaranta dell’ottocento furono un periodo di crescente crisi.
Sul piano economico a essere colpita fu soprattutto l’agricoltura, la carestia del 1844 ebbe effetti devastati, soprattutto in Irlanda.
Dall’agricoltura la crisi passo nel settore industriale, con un calo della domanda di beni e il fallimento di numerose imprese.
Sul piano sociale, la crisi economica acui la protesta del proletariato, che vide compromesso il suo gia basso tenore di vita.
Sul piano politico, non bisogna dimenticare che i principi della rivoluzione francese continuavano a esercitare una forte influenza, in quest’ottica trovava sempre piu consensi la richiesta dell’estensione del diritto al voto.
Inoltre era sempre piu diffusa la rivendicazione dell’indipendenza nazionale.
Tutto cio fece esplodere nel 1848 un’ondata rivoluzionaria senza precedenti per ampiezza e intensità.

La francia del re borghese
Luigi Filippo d’orleans era indubbiamente uno dei sovrani meno oppressivi d’europa.
Tutta via l’ondata rivoluzionaria del 1848 parti in francia
Questo perché l’evoluzione economica e sociale del paese si scontro sempre piu con i limiti del regime.
La politica del governo di luigi filkippo d’orleans, presieduto dal 1840 da francois pierra guizot era infatti espressione degli interessi dell’alta borghesia.
A partire dal 45 per far fronte alla crisi economica, si aumentarono le tasse.
L’opposizione al regime era molto articolata:
• I socialisti chiedevano riforme economiche
• I repubblicani miravano all’allontanamento di Filippo d’orleans
• I legittimisti rivendicavano i diritti al trono della dinastia borbonica
Lo scarto dalla popolazione che poteva votare, e il resto era ormai incolmabile.
Per richiedere una riforma elettorale le opposizioni organizzarono la campagna dei banchetti.
Quando il 22 febbraio 48 il governo proibi lo svolgimento di un comizio della campagna dei banchetti, il popolo insorse con la rivoluzione di febbraio, e in soli tre giorni proclamo la repubblica.

Un inizio promettente per i rivoltosi
I rivoltosi diedero vita a un governo provvisorio, che emano provvedimenti di carattere democratico, suffraggio universale, abolizione della pena di morte, cancellazione dei titoli di nobilta, e fine della schiavitù nelle colonie.
Fu ottenuta la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore, e la creazione dei cosiddetti ateliers nationaux per dare lavoro ai disoccupati.
Vennero reintrodotte le opere pubbliche.
Mentre fu respinta la proposta del socialista louis blanc di istituire associazioni di lavoro autogestito.
Purtroppo gli ateliers nationaux non ebbero successo, gli operai non ottennero il miglioramento della loro condizione, mentre la borghesia li considero una pericolosa affermazione socialista.
Le differenze di interessi vennero a galla, e le elezioni di aprile segnarolo la definitiva rottura del fronte rivoluzionario.

Dalla repubblica al secondo impero
Il 23 aprile, si ottennero le elezioni a suffraggio universale.
Vinsero nettamente i moderati.
Il nuovo governo aboli la precendente riduzione della giornata lavorativa e obbligo a tutti gli operai al di sotto dei 25 anni di arruolarsi nell’esercito. A questo punto, gli operai, di fronte alla scelta tra deportazione e fame, decisero di insorgere.
L’insurrezione scoppio il 23 giugno 1848, e duro 3 giorni, lo scontro tra borghesia e proletariato divenne violentissimo.
La vittoria dei moderati fu totale.
Nel novembre 48 fu promulgata una nuova costituzione, che prevedeva l’elezione diretta del presidente della repubblica, al quale venivano concessi enormi poteri, a discapito del parlamento.
Il 10 dicembre venne eletto presidente carlo luigi napoleone bonaparte, nipote di napoleone.
Luigi bonaparte, in pochi anni, trasformo il governo in una dittatura.
Nel 51 fece approvare una nuova costituzione che gli conferiva la presidenza decennale.
Infile nel 52 si fece proclamare imperatore dei francesi. L’ordine era stato ripristinato.

La rivolta dell’impero asburgico
La notizia dell’insurrezione a Parigi diede vita a una serie di rivolte in tutta europa.
Il 13 marzo 48 la protesta scoppio a Vienna, dove l’imperatore Ferdinando I licenzio metternich, concesse la liberta di stampa, e l’elezione di un assemblea costituente a suffraggio universale.
Nel frattempo la protesta divampo in tutto l’impero: dai croati agli sloveni, dai boemi agli slovacchi, dai magiari agli italiani. In italia in cecoslovacchia e in ungheria i governi rivoluzionari si proclamarono autonomi e indipendenti.
Budapest insorse il 15 marzo sotto la guida di lajos kossuth, il quale inizio a costruire un esercito per ottenere l’indipendenza dell’ungheria.
Praga si sollevo il 19 marzo per ottenere dall’impratore maggiore autonomia e liberta politiche.
Ma nonostante l’ampiezza della protesta l’impero resse e riusci a reagire.
Inoltre le differenze e le diverse nazionalita impedirono alla rivolta di acquisire l’unita necessaria per sconfiggere l’impero, che sfrutto questa debolezza.
Prima a soccombere fu porga, poi fu la volta di Vienna, poi Ferdinando I abdico in favore del nipote Francesco Giuseppe. Infine la resistenza ungherese fu costretta a capitorale di fronte all’onfensiva dell’esercito asburgico e russo.
La rivolta negli stati tedeschi
La rivoluzione scoppio a berlino il 14 marzo del 48.
E da li si propago in tutti gli stati tedeschi.
Le richieste degli insorti si inserivano nel contesto della confederazione germanica.
Di fatto ogni stato tedesco era autonomo, affidato ad una monarchia costituzionale.
Gli stati piu importanti erano l’austria e la prussia.
Il diffondersi della rivolta in germania fece emergere con forza il problema dell’unità nazional, la dieta vienne abrogata, e al suo posto venne eletta un’assemblea nazionale costituente, con l’obbiettivo di elaborare la costituzione del futuro stato unitario.
Ma la discussione all’interno dell’assemplea si areno su un tema preliminare:
• I fattori di una grande germania spingevano a una riunificazione con l’austria compresa.
• Altri ritenevano piu opportuno dar vita a una piccola germania
Dopo lunghe discussioni prevalse l’idea della piccola grmania, cosi mentre l’austria ritirava i propri rappresentanti, l’assemblea offriva la corona al re di prussia federico Guglielmo IV.
Esso pero rifiuto il potere che gli veniva offerto da un’assemblea rivoluzionaria, dopo il rifiuto, l’assemblea si trasferi a stoccarda, per poi essere sciolta con la forza.
Tutte le costituzioni concesse nei vari stati tedeschi vennero abrogate, la via liberale al rinnovamento risulto cosi un completo fallimento.

Il quarantotto in italia
Il “biennio delle riforme”
Il periodo che va dal 46 al 48 è noto come biennio delle riforme.
Questa ventata riformista ebbe inizio nel 46, quando venne eletto papa pio IX.
Il nuovo papa era di idee moderate, e nn aveva mai manifestato idee liberali, nonostante cio attiro le simpatie dei liberali.
E i primi atti compiuti sembrarono proprio confermare l’opinione che si trattasse di un “papa liberale”
• Concesse l’amnistia ai detenuti politici
• Apri anche ai laici la consulta dello stato
• Aboli in parte la censura della stampa
Queste iniziative suscitarono grande entusiasmo nell’opinione pubblica.
In breve tempo tutta la penisola venne percorsa da iniziative riformatrici, soprattutto il regno di sardegna e il granducato di toscana imitarono pio IX concedendo riforme amministrative e limitando la censura.
L’unico stato italiano a rifiutare una riforma fu era il regno delle due sicilie.
Per questo, si scateno una protesta che da palermo arrivo fino a Napoli.
Preoccupato dalla piega degli eventi, Ferdinando II proclamo l’autonomia della Sicilia il 29 gennaio 48 concesse la costituzione.
A questo punto si scateno una reazione a catena, il granduca di toscana Leopoldo II emano la costituzione il 17 fbbraio, poi tocco al regno di sardegna con lo statuto albertino, e poi fu la volta dello stato pontificio.

Lo scoppio della prima guerra d’indipendenza
Dopo l’insurrezione di Vienna, segui il suo esempio Venezia il 17 marzo, dove venne proclamata la repubblica, e formato un governo provvisorio.
Il 18 marzo insorse milano e con le famose 5 giornate caccio le ruppe austriache comandate dal generale radetzky.
Nei ducati di parma e modena, vennero instaurati dei governi provvisori.
Intanto in Piemonte i patrioti premevano su carlo alberto affinché intervenisse in lombardia.
Anche da milano veniva invocato l’intervento di carlo alberto, con l’immediata annessione al regno di sardegna.
Mentre i federalisti di cattaneo erano contrari.
Solo il 23 marzo, con l’abbandono degli austriaci di milano, carlo alberto decise di dichiarare guerra all’austria con un duplice intento: acquisire nuovi territori, e impedire che liniziativa fosse condotta da democratici e repubblicani.
All’iniziativa di carlo alberto si associarono altri eserciti italiani.
Il conflitto con l’austria assunse cosi il carattere di guerra federale.
Gli austriaci subirono le prime sconfitte a goito e pastrengo, ma radezky non abbandono la lombardia: fece asserragliare l’esercito nel cosiddetto quadrilatero.
Nel contemplo l’austria minaccio pio IX di uno scisma nel caso in cui non avesse ritirato le proprie truppe. Allarmato il 29 aprile pronuncio una celebre allocuzione: dichiaro di voler rimanere estraneo dal conflitto, falliva cosi l’ipotesi neoguelfa.
Da federale, la prima guerra d’indipendenza divenne regia: a condurla restava solo carlo alberto.

I piemontesi da soli: la guerra regia
Nonostante il ritiro delle truppe degli altri sovrani, carlo alberto sconfisse gli austriaci a curtatone e montanara, poi a goito e a peschiera.
Milano parma modena e Venezia furono annesse al regni di sardegna.
Ma lo scontro decisivo con l’austria non era ancora avvenuto.
Con l’indugio di carlo alberto, gli austriaci ebbero il tempo di rinforzi e di riorganizzarsi.
Quando poi a custoza lo scontro ebbe luogo, i piemontesi subirono una pensante sconfitta.
Carlo alberto raggiunse un accordo con gli austriaci a vigevano, il 9 agosto 48, dal generale salasco per il regni di sardegna e da radetky per l’impero asburgico.
I patrioti pero non intendevano accettare la sconfitta, e una nuova ondata di protesta percorse la penisola.
Nello stato pontificio piu IX fu costretto a fuggire e a riparare nella fortezza di gaeta.
Il 9 febbraio 49 una costituente eletta a suggraggio universale dichiaro la fine del potere temporale affidando la repubblica romana ad un triumvirato.
Anche in toscana il poter venne assunto da un triumvirato.
L’obbiettivo era quello di creare una repubblica del centro italia comprendente anche roma.
Nel frattempo in Piemonte i democratici continuavano a sostenere la ripresa della guerra.
Le truppe del regno di sardegna, comandate dal generale chrzanowski, vennero pesantememente battute a novara.
Scoraggiato da questo carlo alberto decise di abdicare in favore del figlio vittorio manuele II, e in effetti le clausole dell’armistizio firmato a vignate il 24 marzo non furono gravose.
Per le repubbliche che resistevano il destino era segnato, la prima a capitolare fu brescia, poi toscana, poi roma, e Venezia.

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