Tema svolto sulla guerra del Peoponneso

Materie:Tema
Categoria:Storia

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Testo

La guerra del Peloponneso pose fine alla potenza di Atene; Bengston , nel brano presentato, la considera una guerra fratricida. Commenta il passo.

Il mondo greco, così come lo conosciamo, ci presenta una realtà etnica e politica che a prima vista ci lascia perplessi. Una realtà che non trova riscontri quasi in nessun’altra civiltà tanto da meritarsi la definizione di “particolarismo greco”.
Mai infatti, né nel mondo antico, né in quello moderno, come nel mondo greco, abbiamo assistito a fenomeni così straordinari. I greci, costituivano indubbiamente un unico popolo ben distinto, con origini, tradizioni e cultura comuni. Il popolo greco, era stabilmente stanziato in un vasto territorio che originariamente comprendeva tutta l’area egea e che in seguito si estese fino alla Ionia d’Asia e alla Magna Grecia1. Nonostante i numerosissimi contatti con i popoli più diversi, i greci, che nutrivano una grande ammirazione per la propria cultura e la propria organizzazione sociale e un atteggiamento piuttosto prevenuto verso le altre società che definivano “barbare”, mantennero sempre una compatta identità culturale. I greci, tuttavia, mai si unificarono in un unico grande “impero ellenico” ma conservarono sempre una organizzazione politica che prevedeva numerosissime città-stato, comunità ristrette, ma animate da un fortissimo spirito indipendentistico. E fu proprio lo spirito indipendentistico e le ambizioni imperialistiche di una tra le più potenti poleis greche, Atene, a scatenare il più lungo e sanguinoso scontro che le città della Grecia avessero mai affrontato. La Guerra del Peloponneso rappresenta in un certo senso la fine dell’indipendenza delle poleis ma anche la massima espressione di quei caratteri peculiari che hanno caratterizzato la concezione dei rapporti fra gli uomini nell’Ellade. Scoppiata nel 431 a.C. in seguito alle mire espansionistiche di Atene, la Guerra del Peloponneso fu lo sbocco inevitabile dei contrasti quasi arcaici che c’erano le due più importanti poleis greche: Atene e Sparta. Atene era una potenza di stampo fortemente democratico che basava la propria economia sui traffici commerciali e sulla sua egemonia sul mare, Sparta invece, oligarchica e basata sulla coltivazione delle terre, si era data una ferrea disciplina militare che prevedeva durissimi regolamenti e la totale obbedienza, da parte del cittadino, allo stato. La Guerra del Peloponneso fu però soprattutto uno scontro che mise in luce una caratteristica fondamentale delle poleis greche: ogni cittadino nutriva un fortissimo sentimento di patriottismo nei confronti della propria piccola patria, ma era incapace di vedere oltre. In verità però, l’apparente contraddizione della frammentazione di un popolo unito come quello greco, può risultare più comprensibile una volta prese in considerazione le forme di partecipazione dei cittadini al governo dello stato. Il pregio principale, quello per il quale la cultura ellenica è passata alla storia, è quello dell’invenzione della democrazia. Il sistema democratico infatti, il carattere principale dell’Ellade, prevedeva la partecipazione totale dei cittadini all’amministrazione della città in cui vivono. L’Atene periclea aveva infatti sviluppato tutto un complicatissimo sistema di consigli, di assemblee, di magistrature che le permettevano di portare avanti la più avanzata forma di democrazia antica. E’ chiaro che questo sistema avrebbe potuto funzionare e essere efficiente solo se applicato a comunità ristrette, piccole città-stato con non più di 20.000 cittadini. Ed è questa la chiave per capire la contraddizione della frammentazione greca, la democrazia come avanzata forma di governo, ma anche come causa della formazione di una pericolosa struttura di rapporti tra comunità indipendenti che difficilmente avrebbe potuto non sfociare nel conflitto.
Ecco che allora il principale pregio del mondo greco ci appare anche come il suo maggior difetto. Quando Bengston afferma dunque che la guerra del Peloponneso fu una guerra fratricida non possiamo che dargli pienamente ragione. D’altra parte l’espressione massima della democrazia greca è il rifiuto di qualsiasi forma di autorità centrale rispetto alle poleis, ed è proprio contro questo, contro l’egemonia ateniese che già aveva minato l’indipendenza delle poleis della lega Delio-Attica, che si batteranno i peloponnesii. Non stupisce più di tanto quindi se, durante il trentennio dello scontro tra Atene e Sparta, nessuno fece mai appello alla comunanza etnica dei cittadini delle poleis greche. Per i greci infatti, mai il sentimento della comunanza etnica riuscì a scavalcare il rabbioso patriottismo che infiammava gli animi dei cittadini e che scatenava scontri tanto violenti contro chi minacciava l’autonomia delle singole città come Atene.
L’espansionismo e la prepotenza dell’imperialismo ateniese riuscirono a accecare il già debole senso della comunanza greca e scatenarono il furore patriottico di uomini che si sentivano cittadini della propria città, ancor prima che greci.
D.Biasci
1Si tratta dell’odierna Italia meridionale
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