Parafrasi Canto VIII (Paradiso, Dante)

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Categoria:Dante

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Testo

PARAFRASI CANTO VIII Paradiso (Divina Commedia, Dante)
VIII->ciclo di Venere Il mondo antico amava credere, a suo rischio e pericolo, che la bella Venere ispirasse il travolgente amore sensuale, girando nel terzo cielo; per la qual cosa i popoli antichi, vittime dell’antico inganno del paganesimo, nn veneravano soltanto lei con sacrifici e preghiere votive;(7)ma veneravano anche Dione e Cupido, perché pensavano che fossero rispettivamente sua madre e suo figlio; e raccontavano che quest’ultimo si era seduto in grembo a Didone; e da Venere, la dea da cui prendo spunto per cominciare il nuovo canto, traevano il nome del pianeta che il sole vede di tanto in tanto dietro o davanti. Io nn mi resi conto di essere salito fino al cielo di Venere; ma mi diede la certezza che mi trovavo lì la mia donna, che vidi diventare più bella.(21)E come nel fuoco si può distinguere una scintilla, e in un coro una voce da un’altra, quando una è ferma su una nota e l’altra esegue gorgheggi, così io distinsi nella gran luce del pianeta altre singole luci, che giravano correndo più o meno velocemente, credo in conformità delle diverse viste interne con cui ciascuna contemplava Dio. Mai scesero tanto velocemente da una nube fredda fulmini o venti turbinosi, da nn sembrare impacciati e lenti a chi avesse visto quelle luci beate avvicinarsi a noi, interrompendo il movimento circolare incominciato prima dai Serafini, che tengono la posizione più elevata accanto a Dio; e da quelli che precedevano gli altri sentivo provenire un Osanna tale, che da quel momento nn ho mai smesso di desiderare di udirlo ancora.(31)Subito dopo uno dei Beati ci si avvicinò più degli altri e ci disse, da solo: ”tutti noi siamo pronti a soddisfare ogni tua domanda, affinché tu gioisca grazie a noi. Nell’Empireo ruotiamo in un unico cerchio, al medesimo tempo e mossi da un’unica sete di contemplare Dio insieme coi Principati, ai quali tu quando eri nel mondo ti rivolgesti dicendo: Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete; e siamo così pieni d’amore che, per compiacerti, nn sarebbe meno piacevole per noi fermarci un pò”.(40)Dopo che ebbi rivolto con reverenza lo sguardo alla mia donna, e lei mi ebbe rassicurato con la sua approvazione, Io puntai sul Beato che aveva tanto promesso, e gli chiesi chi fossero lui e gli altri; con tono profondamente affettuoso.(46)Vidi allora il Beato diventare più grande e più luminoso per la nuova gioia che si aggiunse a quelle che già lo allietavano, quando gli parlai. Diventato tale, mi disse: ”Vissi per breve tempo; e se fossi vissuto più a lungo, nn sarebbero accaduti molti fatti negativi, che invece accadranno. La mia ardente gioia mi nasconde alla tua vista, irradiandosi intorno a me e avvolgendomi come un baco da seta fasciato dal suo bozzolo lucente. Nella vita terrena tu avevi un grande affetto per me, e ne avevi ben motivo, perché se io fossi rimasto nel mondo, ti avrei mostrato, oltre alle foglie, i frutti del mio amore. (58)La Provenza, la terra che si estende lungo la riva sinistra del Rodano, dopo che la Sorga è confluita in lui, mi aspettava a tempo debito come suo sovrano; e così mi aspettava quella punta meridionale dell’Italia che si chiude fra le fortezze di Bari, Gaeta e Catona, a Sud della linea ideale che unisce le foci del Tronto e del Liri.(64)Mi splendeva già in capo la corona d’Ungheria. Anche la bella terra di Sicilia, che si copre di caligine nel tratto costiero compreso fra capo passero e capo Faro, lungo il golfo su cui soffia con maggior intensità il vento di scirocco, e nn a causa del gigante Tirfeo, ma per le esalazioni di zolfo dell’Etna. Avrebbe atteso ancora i suoi legittimi re, discendenti da me attraverso Carlo I d’Angiò e da Rodolfo d’Asburgo, se un cattivo governo, che sempre causa la sofferenza dei suoi sudditi, nn avesse spinto i Siciliani a ribellarsi.(76)E se mio fratello prevedesse fin da ora le conseguenze del malgoverno, eviterebbe subito, perché nn potesse nuocergli, l’avidità dei Catalani; poiché indubbiamente è necessario che da parte sua o di qualcun altro si provveda che la sua barca già pesante nn sia appesantita da ulteriori carichi. La sua indole, che pur avendo origine da una stirpe generosa era di per sé avara, avrebbe invece bisogno di funzionari tali che nn si preoccupassero soltanto di riempire i propri forzieri.(85)Poiché io credo che tu, signore, veda in Dio la grande gioia che le tue parole mi suscitano, così come io la vedo in me, essa mi è ancora più gradita; e anche questo mi dà gioia, il fatto che tu la vedi contemplando Dio. Mi ha reso lieto, e così adesso chiariscimi un dubbio che le tue parole mi hanno creato: come è possibile che da un seme dolce nasca un frutto amaro.” Questo gli dissi; e lui mi rispose: “Se posso dimostrarti una verità, tu vedrai con chiarezza davanti a te ciò che ti fa dubitare, mentre ora è come se lo avessi dietro le spalle. La Grazia divina, che imprime gioia e movimento a tutti i cieli che tu ascendi, fa sì che la sua Provvidenza si trasformi in virtù in questi grandi corpi celesti. (100)Nella mente divina, in se stessa perfetta, le diverse nature umane nn sono soltanto determinate nel loro essere, ma anche nella loro inclinazione a realizzarsi nell’insieme dell’universo, cosa che rappresenta il loro bene: da ciò consegue che tutto ciò che proviene da questi cieli, procede disposto verso un fine prestabilito da Dio, come un dardo diretto al suo giusto bersaglio.(106)Se nn fosse così, il cielo che tu ora percorri eserciterebbe sempre il suo influsso, ma questo nn avrebbe effetti positivamente organizzati, coem quelli dell’arte, bensì caotici e rovinosi; cosa che nn è possibile, se le Intelligenze angeliche che muovono qs pianeti nn sono imperfette, e imperfetto anche il Primo Motore, che in tal caso nn li avrebbe creati senza imperfezioni. “Vuoi che ti chiarisca meglio qs Verità?” Risposi: “Certamente no; perché vedo che è impossibile che la natura possa essere manchevole rispetto a ciò che le è necessariamente preordinato”. Allora mi chiese: “Dimmi: nn sarebbe un male per l’umanità sulla terra, se essa nn si organizzasse in una società?” Risposi: “Sì, e nn ti chiedo di spiegarmi qs concetto” (118)Carlo Martello continuò: “Ed è possibile che la vita sociale si organizzi, se sulla terra gli uomini nn svolgono mansioni differenziate? Se Aristotele nn sbaglia, no” Così continuò a esporre le sue deduzioni fino a qs punto; quindi concluse: “Dunque ne consegue necessariamente che le predisposizioni degli uomini a ciascuna diversa azione siano esse stesse diverse: perciò c’è chi nasce Solone, chi Serse, chi Melchisedec e chi Dedalo. L’influsso dei cieli, che si imprime nella natura umana, svolge bene il suo compito, ma nn fa distinzioni fra un ambiente terreno e un altro. Così succede per esempio che Esaù si differenzi notevolmente per natura da Giacobbe, che pure era suo fratello; e che Romolo sia nato da un padre così poco prestigioso, che lo si fa discendere da Marte.(133)I figli ripeterebbero sempre le inclinazioni dei genitori, se la Provvidenza divina nn fosse più forte. Ora la verità che ti stava alle spalle ti è chiara davanti agli occhi: ma perché tu ti renda conto di quanto è piacevole per me parlarti, voglio aggiungere un corollario. Avviene sempre che l’inclinazione naturale, se trova un ambiente inadatto, come ogni altro seme in un cattivo terreno, nn si può realizzare. E se sulla terra si tenesse in giusta considerazione la disposizione stabilita dalla natura, seguendola si avrebbero sempre persone valide e capaci.(145)Ma voi uomini sviate innaturalmente i vostri figli, e costringete uno che è nato per combattere a fare vita religiosa, e fate diventare re un altro che invece era nato per scrivere sermoni: per cui camminate fuori dalla retta via.”

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