Innovazioni scientifiche e tecnologiche dell'800

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Testo

Introduzione
L’Ottocento è stato indubbiamente un secolo di grande innovazione nell’ambito scientifico e tecnico. Nella mia tesina ho trattato solo alcune delle numerose scoperte che hanno permesso all’uomo di compiere notevoli passi avanti e migliorare sensibilmente le proprie condizioni di vita. Nell’ambito della fisica, grazie a Micheal Faraday che scoprì l’induzione elettromagnetica e formulò i concetti di campo elettrico e di linee di forza per rappresentare gli effetti elettrici e magnetici. Queste sue scoperte aprirono la strada alla seconda rivoluzione industriale e alla scoperta delle onde elettromagnetiche. Nell’ambito della biologia l’introduzione della teoria evoluzionistica di Darwin mise in crisi definitivamente quella della creazione divina.
Tali innovazioni tecnico-scientifiche ebbero origine soprattutto in Inghilterra dove, dalla fine del Settecento, si assisteva alla Rivoluzione Industriale: questo fenomeno non aveva solo trasformato radicalmente il modo di produzione ma aveva avuto delle importanti conseguenze sociali che inizialmente potevano far pensare ad un incessante progresso dell’umanità. Le classi sociali più elevate ne avevano, infatti, tratto notevoli benefici economici, anche se i lavoratori precipitavano pericolosamente nella miseria più profonda. Le condizioni di vita degli operai peggiorarono a seguito dell’inurbamento di masse di contadini in cerca d’impiego, fenomeno che abbassava il costo della manodopera e riduceva i salari. Intere famiglie di operai vivevano in case dormitorio prive di servizi igienici e in condizioni di precarietà economica; ampiamente sfruttato era anche il lavoro minorile, per questo molti adolescenti non usufruivano del diritto all’istruzione e crescevano deboli e malati.
Di fronte alla situazione sociale descritta si può parlare di effettivo progresso?
Lentamente gli operai presero coscienza di essere l’anello fondamentale della produzione e, di conseguenza, cercarono di partecipare più attivamente alla vita politica: proprio in questo momento iniziarono le lotte con cui gli operai volevano ottenere un maggior peso politico e volevano migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.
A tal proposito i primi provvedimenti presi in diversi paesi europei (Italia compresa) contro il lavoro minorile risalgono proprio alla metà dell’Ottocento ma condussero a risultati solamente parziali: fino al 1902 in Italia potevano lavorare bambini dell’età di nove anni. L’analisi della situazione storica ottocentesca rileva dunque l’esistenza di numerose contraddizioni che mettono in crisi l’idea di progresso.
STORIA
L’unità d’Italia
Situazione internazionale
Tra il 1850 e il 1870 lo sviluppo industriale interessa alcune zone dell’Europa continentale, come la Germania, la Francia, il Belgio e alcune regioni dell’Impero asburgico; si afferma soprattutto l’industria pesante e fondamentale è il ruolo delle banche e del capitale finanziario. Il Paese più avanzato resta in ogni caso la Gran Bretagna. Anche la Francia vive lo sviluppo industriale ma continua a essere condizionata da gravi turbolenze politiche. Incontrano gravi difficoltà politiche, e non migliorano i loro sistemi economici gli Imperi orientali.
Unificazione italiana
In Italia dopo il 1848 il Piemonte assume un ruolo centrale
Il nuovo governo, presieduto da Massimo d’Azeglio dimostrò quando il Paese fosse mutato e si avviasse ad assumere le caratteristiche di una moderna monarchia parlamentare. Questo emanò le leggi Siccardi dove si accentua il carattere laico dello Stato.
Negli anni successivi s’impose la figura di Cavour, statista moderno e abile diplomatico che nel 1852, in seguito alle dimissioni di d’Azeglio diviene capo del governo piemontese e conservò l’incarico per circa un decennio. Grazie ad egli si ebbe il rapido progresso economico, la raggiunta stabilità politica e soprattutto un’accorta politica estera, decisiva per fare del Piemonte il protagonista dell’unificazione italiana. Tutto questo portò all’incremento dei deficit dello Stato che creò forti opposizioni interne. Cosi Cavour decise di procedere all’abolizione degli ordini religiosi considerati di nessun’utilità sociale. Durissima fu la reazione di Pio IX. Cosi ci fu una protesta dei cattolici del regno e Cavour presentò le dimissioni. Questa fu un’abile manovra poiché da lì a poco il sovrano, trovatosi in difficoltà, lo chiamò nuovamente alla presidenza del Consiglio. Cosi Cavour con il consenso del Parlamento procedette all’approvazione della legge che decretava la soppressione di ben 300 conventi.
Dopo l’ennesimo fallimento dei moti mazziniani, l’unità d’Italia si realizza in tempi brevissimi sotto la regia di Cavour.Dapprima l’accordo italo-francese tra Cavour e Napoleone III a Plombières dove la Francia s’impegnava a sostenere militarmente il Piemonte nel caso di un conflitto armato con l’Austria, purchè tale conflitto si presentasse come risposta a un attacco austriaco.Cosi Cavour cercò di provocare l’Austria allo scopo di determinarne l’aggressione. Infatti l’Austria gli dichiarò guerra e si ebbe la Seconda guerra d’indipendenza che si concluse nel 1859 con l’armistizio di Villafranca e con l’annessione della Lombardia;a questa si aggiunsero l’ annessione della Toscana e dei ducati centrali al Piemonte mentre Nizza e la Savoia divenivano francesi.
Nel 1860 Garibaldi volle guidare uno sbarco di volontari in Sicilia per la conquista del Meridione. Cosi il 5 Maggio partì con i suoi mille uomini da Genova. Un grande entusiasmo popolare accompagnava Garibaldi all’impresa, infatti, la plebe siciliana pensava che Garibaldi avrebbe portato a una rivoluzione democratica che avrebbe dato la terra ai contadini. Cosi le varie guerre vinte da Garibaldi portarono all’annessione del Meridione che venne consegnato ai Savoia nell’incontro a Teano con Vittorio Emanuele II. Intanto anche le regioni del Centro Italia scelsero di unirsi al Piemonte. Cosi il 17 Marzo 1861, il Parlamento Piemontese proclamò Vittorio Emanuele II re d’Italia. Infine, l’unità fu completa grazie all’alleanza con la Prussia:la vittoria prussiana con l’Austria portò all’Italia il Veneto e quella sulla Francia premise di liberare Roma.
L’Italia unificata presentava però realtà sociali ed economiche molto diverse. Cosi quando gli ordinamenti sabaudi furono estesi a tutta l’Italia scoppiò la “questione meridionale”. Il sud, povero e arretrato, si sente conquistato e sottomesso e quindi la popolazione vede lo Stato come un nemico.
Italiano
Giovanni Verga
Una denuncia delle condizioni di vita del popolo meridionale viene svolta nelle opere dallo scrittore Giovanni Verga. Pur partendo dai postulati teorici del Verismo, egli scrisse opere di grande valore umano e poetico. Infatti il suo verismo non fu una fredda, distaccata e anonima produzione del reale: nonostante l’intenzionale impersonalità, la sua opera rispecchia una personale visione del mondo ed il suo forte sentimento di dolore e di tristezza di fronte alla vita. Il verismo produsse nell’autore due effetti positivi. Lo distolse dagli ambienti aristocratici borghesi e dall’osservazione sentimentale dei romanzi giovanili orientandolo verso il mondo più vero e reale degli umili. Inoltre, aiutò il Verga a esprimere i propri sentimenti con commozione contenuta ma ugualmente intensa.
Le opere principali
Nell’attività letteraria del Verga si distinguono tre periodi:
• il periodo romantico patriottico;
• il periodo romantico passionale;
• il periodo verista.
Al primo periodo appartengono i romanzi giovanili “Amore e patria” (incompiuto), “I carbonari della montagna”, “Sulle lagune”, tutti ispirati alla storia del Risorgimento e a motivi patriottici e amorosi.
Al secondo periodo romantico passionale appartengono i romanzi scritti durante il soggiorno fiorentino e milanese quando il Verga viene a contatto con la cultura positivistica e con gli ambienti della Scapigliatura. Sono romanzi in cui si narrano torbide storie d’amore e di morte in ambienti aristocratici e borghesi.
Al terzo corrispondono i capolavori di orientamento verista. Lo scrittore intendeva scrivere cinque romanzi, che nel loro insieme dovevano costituire il Ciclo dei vinti tra cui “I Malavoglia” e “Mastro don Gesualdo” .
Analizziamo alcune delle opere più importanti di Verga:
I Malavoglia:. È il romanzo più conosciuto dello scrittore. Pubblicato nel 1891 narra le vicende di una famiglia di pescatori, i Toscano, detta dei Malavoglia. Il loro patrimonio è costituito da una grossa barca, la Provvidenza, e dalla casa del Nespolo, così chiamata perché vicino ad essa cresceva un nespolo.Le vicende si svolgono nei primi anni dell’Unità d’Italia ad Acitrezza, un paesino vicino Catania. L’odissea della famiglia Toscano incomincia col tentativo che essa compie di sollevarsi dalla miseria, acquistando a credito una partita di lupini e trasportandoli a destinazione con la propria barca. Sfortunatamente una tempesta provoca la perdita del carico e la morte di Bastianazzo. I Malavoglia sostenuti da Padron ‘Ntoni, il vecchio patriarca, decidono di ritornare a pescare per pagare il debito contratto in precedenza, ma un nuovo naufragio rende vani i loro sforzi e li costringe a lasciare la casa del Nespolo, inghiottita dall’ipoteca. Una serie di sventure si abbatteranno sui Malavoglia, tanto che Padron ‘Ntoni affranto dal dolore si ammala e muore.
Attraverso I Malavoglia, Verga ritrae la tragica realtà umana e sociale del Mezzogiorno, e i riferimenti a problemi degli anni successivi all’Unità italiana appaiono chiaramente introdotti a dimostrare come il nuovo Stato non fosse riuscito a cambiare le tristi condizioni delle plebi meridionali.
Mastro don Gesualdo: Il romanzo descrive l'ascesa sociale di Gesualdo Motta, che da muratore diventa imprenditore, proprietario terriero, marito di una nobildonna, per poi vedere il suo patrimonio, accumulato con tanti sforzi, dissipato dalla figlia e dal genero. Amareggiato dagli egoismi della sua famiglia che lo sfrutta e nello stesso tempo gli rimprovera la conquista della ricchezza, sposa Bianca Trao, una nobile decaduta costretta alle nozze per riparare una relazione colpevole con il cugino baronetto Ninì Rubiera. Il matrimonio non riesce però a far dimenticare la sua modesta estrazione sociale e presto si rivelerà un "affare sbagliato". La moglie è sempre malata e poco incline all'amore e alla confidenza. Isabella, la figlia nata dopo il matrimonio, che forse non è neanche figlia sua, ripaga il padre degli agi e delle premure scappando di casa con il cugino Corrado La Gurna del quale si è infatuata e si vergogna del padre per le sue umili origini. Gesualdo fa sposare la figlia con il duca di Leyra, un nobile palermitano decaduto che vivrà alle spalle del suocero sperperando tutte le sue sostanze. Rimane la nostalgia dell'umile serva Diodata, che con il suo amore sottomesso e disinteressato gli ha dato due figli e gli ha sacrificato con devozione la sua giovinezza. Consumato dal cancro, Gesualdo muore solo, tra l'indifferenza dei servitori, in una stanza appartata del palazzo dei Leyra, lontano dalla sua casa e dalla sua terra.
Anche qui l’ambiente è siciliano e la lingua rispecchia in modo tecnicamente molto raffinata la realtà che fa da sfondo al romanzo.
Nedda: è il primo lavoro della svolta verista. Nella novella si narra la storia triste di Nedda, donna che lavora come raccoglitrice d’olive per curare la madre malata. Ma questo non serve a salvarla perché ella muore poco dopo.
Nedda s’innamora di un giovane, Janu,e prima perde il suo uomo, morto per la caduta da un albero, poi la bambina nata da questa relazione. Con Nedda il Verga abbandona i personaggi passionali, evoluti e raffinati dei romanzi giovanili e ritrae la vita degli umili, che vivono rassegnati e silenziosi tra gli stenti e le fatiche; abbandona anche le complicate analisi psicologiche ed i lirismi dei romanzi iniziando una narrazione in un linguaggio semplice e scarno.
Rosso malpelo Rosso Malpelo narra, alla maniera del racconto popolare, di un "ragazzaccio" dai capelli rossi, brutto, sporco e cattivo secondo il pregiudizio dei più, che lavora in una cava di sabbia della Sicilia, un povero infelice, precocemente indurito, fino ad apparire cinico e spietato, dai rigori della vita e dall'atrocità della sua condizione di ragazzo sfruttato. In realtà, Malpelo nasconde dentro di sè una sua umanità e un suo bisogno di amore che riversa nel rapporto, in apparenza violento e duro, con Ranocchio, un altro infelice adolescente come lui ma di lui ancora più debole e in quello, tutto intimo e silenzioso, con il padre, morto in un incidente sul lavoro nella cava, nella quale anche Malpelo alla fine scomparirà, senza lasciare alcuna traccia di sè. La novella vuol dimostrare che tutto, in questo mondo, sia nella società umana, divisa tra sfruttati e sfruttatori, sia nella natura che la circonda, obbedisce alla legge economica della lotta per la sopravvivenza, del rapporto squilibrato tra forti e deboli.
Concezione della vita
Il Verga ebbe una concezione dolorosa e tragica della vita. Secondo il suo pensiero tutti gli uomini erano sottoposti a un destino impietoso e crudele che li condannava non solo all’infelicità e al dolore, ma ad una condizione di immobilismo nell’ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono venuti a trovarsi nascendo. Chi cerca di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto, non trova la felicità sognata, ma va incontro a sofferenze maggiori, come succede a ‘Ntoni Malavoglia e a Mastro Don Gesualdo.
Questa concezione immobile dell’uomo sembra contraddire la fede nel progresso propria delle dottrine positivistiche ed evoluzionistiche. In verità, Verga non nega il progresso, ma lo riduce alle sole forme esteriori ed appariscenti; in ogni caso, è un progresso che comporta pene infinite.
La donna e l’amore
Nelle opere previste Verga rappresenta un amore passionale, travolgente , spesso non corrisposto , con esiti negativi e che si conclude talvolta con un suicidio.
La donna è una creatura lussuriosa, inquietante e quindi mette in scena un amore sensuale, contrastato e spesso torbido. Nelle opere veriste l’amore viene concepito come un istinto, e rappresentato in relazione all’ambiente sociale e culturale.
In “Mastro Don Gesualdo” esso si identifica con il matrimonio ed è utile per garantirsi un’ambita promozione sociale, ma anche in questo caso il protagonista non può che constatare la sua solitudine e la sua sconfitta. Neppure ne “I Malavoglia” l’amore è un ideale per il quale si lotta, ma spesso è accompagnato dalla sottoscrizione e dalla rinuncia: è il caso di Mena che rinuncia al matrimonio con compar Alfio perché si sente disonorata dalla sorella Lia.
I vinti
Per Verga proprio la ricerca del meglio, insita in ogni persona, è la causa della sconfitta, tutti sono indotti a migliorare la loro condizione e in questo tentativo assaporano una sconfitta ancora più dura. I suoi personaggi sono “vinti” quando obbediscono a tale legge.
Verga considera la società come una serie di classi che non possano livellarsi e dalle quali non si può uscire: chi si stacca dal suo ambiente è destinato a fallire e l’unico modo per sopravvivere è rimanere legati alle proprie radici. E’ come se la vita fosse predestinata fatalmente, senza possibilità di scampo: chi è povero deve rimanere tale, non perché sia giusto così, ma perché è così e non si può cambiare.
Questo permette a Verga di far emergere una visione della società profondamente negativa, pessimistica, priva di qualsiasi fiducia e speranza nel progresso; infatti inizialmente i Malavoglia e il paese sono in buoni rapporti poi il negozio dei lupini crea un contrasto netto tra questi perché la famiglia ha infranto una legge che per tutti è acquisita; da Verga definita “ideale dell’ostrica”. Tale legge vede la società come una struttura immobile dove ognuno deve rinunciare al posto che la sorte gli ha desinato e chi la infrange rimane vittima di un declassamento morale, sociale ed economico.
FILOSOFIA
IL POSITIVISMO
Il verismo letterario corrisponde nell’ambito filosofico al Positivismo.
Esso è un movimento filosofico e culturale caratterizzato da un’esaltazione della scienza, nato in Francia e che s’impone a livello mondiale nella seconda metà dell’ 800.
Il positivismo appare caratterizzato da una celebrazione della scienza che si concretizza in una serie di convinzioni di fondo:
1) la scienza è l’unica conoscenza possibile e il metodo scientifico è l’unico valido
2) la filosofia tende a coincidere con la totalità del sapere positivo, ossia con l’enunciazione dei principi comuni alle varie scienze
3) il metodo della scienza, in quanto è l’unico valido, va esteso a tutti i campi compresi quelli che riguardano l’uomo e la società. Tant’è vero che la sociologia diviene la creatura prediletta dei positivisti.
4) il progresso della scienza rappresenta la base del progresso umano e lo strumento per una riorganizzazione globale della vita in società.

Il decollo del sistema industriale, della scienza, della tecnica, dell’estensione culturale, determina in questo periodo un clima generale di fiducia nelle forze dell’uomo e nelle potenzialità della scienza.
Questo ottimismo si traduce in un vero e proprio culto per il pensiero scientifico e tecnico. Quindi il Positivismo della seconda metà del secolo appare come la filosofia della moderna società industriale e tecnico-scientifica e come l’espressione culturale delle speranze e degli ideali che hanno caratterizzato tutto un tratto della storia moderna.
Uguaglianze e differenze tra Positivismo e Illuminismo
Il positivismo si configura come una ripresa originale del programma illuministico all’interno della nuova situazione storico- sociale post- rivoluzionaria. Innanzitutto esse presentano degli schemi generali verificabilmente simili:
a) la fiducia nella ragione e nel sapere;
b) l’esaltazione della scienza a scapito della metafisica e di ogni sorta di sapere non verificabile;
c) la visione tendenzialmente laica.

Nello stesso tempo positivisti e illuministi differiscono per taluni atteggiamenti di fondo:
a) vivono in un momento storico notevolmente diverso
b) hanno una maniera differente di intendere il compito della filosofia nei confronti della scienza
c) hanno un diverso modo di rapportarsi alla scienza stessa
Auguste Comte
Comte(1798-1857) è il fondatore del Positivismo e il padre della sociologia, la scienza che si occupa dei rapporti tra l’uomo e la società.
Il problema che si pose era quello di scoprire se esiste una legge che ha governato la trasformazione dell’uomo(da scimmia a civile), ed avendo creduto di scoprirla, sostiene che la società industriale non sia un fenomeno momentaneo ma il destino a cui tendono tutte le società.
Il punto di partenza della sua filosofia è la legge dei tre stadi. Secondo il filosofo ciascuna branca della conoscenza umana passa successivamente attraverso tre stadi teorici differenti: lo stadio teologico, lo stadio metafisico e lo stadio positivo. Il primo è il punto di partenza dell’intelligenza umana; il terzo il suo stadio fisso e definitivo; il secondo fa da transizione tra i due.
Nello stadio teologico lo spirito umano rappresenta i fenomeni come prodotti dall’azione diretta e continua di agenti soprannaturali. Nello stadio metafisico, che è solo una modificazione del primo, gli agenti soprannaturali vengono sostituiti da forze astratte. Infine nello stadio positivo, lo spirito umano rinuncia a cercare l’origine e il destino dell’universo e a conoscere le cause intime dei fenomeni e si applica a scoprire, mediante l’uso del ragionamento e dell’osservazione le loro leggi effettive. Comte ,inoltre, fa corrispondere ad ogni stadio un organizzazione politico- sociale specifica(rispettivamente : monarchia teocratica e militare,sovranità popolare; organizzazione scientifica della società industriale). Quindi lo spirito umano attraverso i tre stadi passa dall’immaginazione al ragionamento scientifico.
Come abbiamo detto precedentemente, Comte è il padre della sociologia, la scienza alla quale tutte le scienze sono subordinate.
Essa è divisa da Comte in statica sociale e dinamica sociale, corrispondenti ai due concetti fondamentali su cui essa si fonda, quelli dell’ordine e del progresso.
La statica sociale mette in luce la relazione necessaria che hanno tra loro le varie parti del sistema sociale.
L’idea fondamentale della dinamica sociale è invece quella del progresso, cioè lo sviluppo continuo e graduale dell’umanità. L’idea del progresso spiega anche il sorgere degli uomini di genio. Quindi il progresso realizza un perfezionamento incessante del genere umano.
La dottrina della scienza è la parte dell’opera di Comte che ha avuto più risonanza nella filosofia. Egli concepisce la scienza come diretta a stabilire il dominio dell’uomo sulla natura.
Lo scopo dell’indagine scientifica per Comte è la formulazione delle leggi perché la legge permette la previsione e la previsione guida l’azione dell’uomo sulla natura. Quindi dice Comte- scienza, donde previsione; previsione, donde azione.
L’opera di Comte risulta diretta a favorire l’avvento di una società nuova che egli chiama “sociocrazia” cioè un regime fondato sulla sociologia.
Carl Marx
Prendo in considerazione Marx perché egli volle trasformare la società attuale in una futura società comunista. Infatti il filosofo vede la società attuale come la società dell’egoismo e l’uomo è costretto a vivere due vite, una in “ terra” come borghese nell’ambito dell’egoismo e una in “ cielo” come cittadino, nell’interesse comune. Quindi vede la civiltà moderna come la civiltà dell’individualismo e lo Stato post- rivoluzionario accetta questa situazione riconoscendo come diritti umani la libertà personale e la proprietà privata, creando cosi una civiltà asociale e controsociale.
Secondo Marx per realizzare una società solidale bisogna eliminare le disuguaglianze tra gli uomini, in particolare la proprietà privata. L’arma per ottenere ciò è la rivoluzione sociale che dovrà essere eseguita dal proletariato perché è la classe che soffre e che realizzerà la democrazia comunista.
Marx inoltre ci descrive l’alienazione dell’operaio mediante quattro aspetti fondamentali.
Esso è alienato rispetto:
a) al prodotto del proprio lavoro che gli viene sottratto;
b) alla propria attività che è uno strumento per fini estranei, quindi per fini del capitalista;
c) alla propria essenza, poiché il lavoro deve essere libero, creativo e universale e non forzato e ripetitivo
d) al prossimo per il rapporto conflittuale con il capitalista che lo tratta come un mezzo.

Quindi la causa dell’alienazione è la proprietà privata dei mezzi di produzione che sono in mano al capitalista, e utilizza gli individui per aumentare la propria ricchezza.
Nell ambito religioso Marx si distacca da Feuerbach dicendo che essa non nasce nell’uomo ma in un tipo storico di società e veniva vista come “l’oppio dei popoli” perché gli individui cercavano nell’aldilà ciò che gli veniva negato sulla Terra. Quindi per eliminarla non serve una critica filosofica, ma se essa è il frutto malato di una società malata bisogna distruggere le società che la producono e quindi trasformare la società.
Marx da una concezione materialistica alla storia, infatti secondo il filosofo,essa non è un evento spirituale ma un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento.
I motore della storia è la struttura economico- produttiva della società dove si distinguono due elementi di fondo:
- forze produttive, ossia gli elementi necessari al processo di produzione e cioè: a)produttori, b) mezzi di produzione,c) conoscenze tecniche
- rapporto di produzione, ossia i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della produzione che chiamiamo rapporti di proprietà.
Su di essa si eleva la sovrastruttura, cioè i rapporti giuridici, le forze politiche, le dottrine artistiche,religiose e filosofiche che sono espressioni dei rapporti che definiscono la struttura di una società.
Forze produttive e rapporti di produzione si configurano come lo strumento interpretativo della dinamica storica, ovvero come la legge stessa della storia. Marx ritiene infatti che a un determinato grado di sviluppo delle forze produttive corrispondono determinati rapporti di produzione. Però con il progresso tecnico le forze produttive hanno avuto più sviluppo rispetto ai rapporti di produzione. Cosi le nuove forze produttive hanno incarnato una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di produzione una classe in declino. È inevitabile uno scontro tra di esse a livello sociale, politico e culturale vinto quasi sempre dalle forze produttive.
Il Manifesto
Il Manifesto mette in luce la concezione marxista del mondo in cui: analizza il ruolo del borghese, vede la storia come lotta di classe e critica i falsi socialismi.
Nella sua opera Marx descrive la borghesia e dice che essa non può esistere senza rivoluzionare i mezzi di produzione e i rapporti sociali, di conseguenza essa appare una classe dinamica, che ha dissolto non solo le vecchie condizioni di vita, ma anche idee e credenze tradizionali. Però essa ha evocato forze gigantesche che non riesce più a governare, quindi il proletariato non può fare a meno di attuare dure lotte di classe.
Il concetto di storia come lotta di classe è uno dei più significativi del Manifesto.
Il Capitale
Il Capitale invece mette in luce i meccanismi della borghesia.
Egli è convinto che:
a)non esistono leggi universali dell’economia ma ogni formazione sociale ha leggi storiche specifiche
b)la borghesia porta in sé delle contraddizioni strutturali
c)l’economia debba far uso dello schema dialettico della totalità organica studiando il capitalismo come una struttura i cui elementi risultano strettamente connessi.
La prima parte dell’opera è dedicata all’analisi del fenomeno merce.
Essa deve possedere un valore d’uso, ossia deve servire a qualcosa, e un valore di scambio, cioè si deve avere la possibilità di poterla scambiare con altre merci.
Per Marx il valore è la quantità di lavoro necessario per produrre una merce, esso non s’identifica con il prezzo.
Caratteristica del capitalismo è il fatto che la produzione non porta al consumo, ma all’accumulazione di denaro. Esistono due tipi di cicli capitalistici:
M.D.M. = merce, denaro, merce (ciclo semplice, es. contadino)
D.M.D’ = denaro, merce, più denaro( ciclo peculiare, es. capitalista).
Il più denaro(D’) è il plusvalore la cui fonte è l’operaio che produce un valore maggiore di quello che li viene salariato = sfruttamento del capitalista.
Nella critica del programma di Gotha Marx distingue due fasi della società futura:
I fase: abbiamo una società comunista che risente ancora i segni della vecchia società da cui è nata. Ogni produttore riceve dei beni in base a quanto produce quindi si considerano astrattamente le persone senza tener presente la forza fisica, i figli ecc.
II fase: si arriva all’attesa società comunista
- senza divisione del lavoro
- senza proprietà privata
- senza classi
- senza sfruttamento
- senza miseria
- senza divisioni fra gli uomini
- senza Stato
Cosi si ha la socializzazione dei mezzi di produzione e una distribuzione sociale delle ricchezze.
Inglese
Charles Dickens
Questi problemi sociali non erano sentiti solo dai puri filosofi, ma in Inghilterra molti scrittori hanno voluto esprimere prima con il sentimento e poi come cronaca morale, i disagi che erano presenti. Si hanno così in questo periodo opere in prosa che ritraggono la quotidianità di una società borghese e con l’avvento della civiltà industriale viene sollecitata l’attenzione per i problemi delle classi più umili. Tutto ciò è racchiuso nelle opere di Charles Dickens, amante della semplicità e dell’umorismo.
Addentriamoci ora, nel periodo in cui lo scrittore è maggior rappresentante e soprattutto nelle sue opere. Il tutto in lingua inglese, per assaporare il meglio del suo fascino puramente britannico.
The Victorian Age
The Victorian Age took its name from Queen Victoria whose reign(1837.1901) was the longest in the history of England. It was a period of rapid expansion, both economically and teritorially. The modern urban economy of the manufacturing industry and international trade completely replaced the old agricultural economy.Britain became the most powerful nation in the world.
It was also a time of great technological innovation. The invention of steam powered machinery completely revolutionised both industry and transport.
Communications were also greatly improved thanks to a more efficient mail service and the invention of the telephone. Printing became cheaper, which led to a growth in literary production of all types. Considering these and other developments the age was characterised by a general feeling of optimism.
Dickens
Probably the most rappresentative literary figure of the Victorian Age is Charles Dickens. Most of his novel are set in London, and in them he captures the incredible variety and vitality of life in the city, as well as the squalor and deprivation thet many of its inhabitans were forced to endure. Dickens’s characters give voice to the whole panorama of social classes and professions which were emerging in the modern city, of which London was the prime example. Dickens is also fiercely critical of certain aspects of the Victorian compromise such as the greed and hipocrisy of the rich, absurd bureaucracy, and indifference to the problems of the poor.
Life and works
Charles Dickens was born in 1812 near Portsmouth. His father was imprisoned for debt and Charles had to leave school. At twelve year he was sent to work in a factroy,a traumatic experience which marked him for life. After his father’s financial position improved, he went back to school, becoming first a parliamentary reporter and then a journalist. Between 1837 and 1857 Dickens published fourteen novels, all in the form of serial publications. His early work ranges across several genres, from adventure stories like Nicholas Nickleby and Oliver Twist which combine acute social observation with a fairy tale structure, to the historial novel Barnaby Rudge set in tha late 18th century, to the sentimentak humanism of Dombey and Son and the autobiographical David Copperfield which marks the high point of Dickens’s Victorian social optimism. His last novel, Mistery of Edwin Drood is regarded by some critics as the English forerunner to the detective story.
Dickens published also many short stories during his life. The most famous of these is A Christmas Carol which appeared in 1843, and which shows Dickens at his most sentimental.
Biologia
Charles Darwin
L’età vittoriana ha portato a figure molto importanti anche nell’ambito scientifico come lo scienziato Charles Darwin.
Per capire il valore della teoria di Darwin è utile considerare il clima culturale in cui la teoria stessa fu formulata. L’idea che gli organismi potevano evolversi nel tempo e che un tipo d’organismo poteva dare origine ad un diverso tipo d’organismo è precedente ad Aristotele. Infatti, una scuola di filosofia greca sviluppò una teoria atomica ed evoluzionistica molto simile a quella moderna. Nel XVIII secolo, lo scienziato francese Georges Buffon fu tra i primi a suggerire che le specie potevano subire dei cambiamenti nel corso del tempo. Secondo lui all’inizio del mondo esistevano famiglie meno numerose concepite dalla natura e prodotte dal Tempo. Per esempio se fosse stato creato un tipo di felino ideale i suoi discendenti erano degenerati in una certa varietà di forme che comprendevano i leoni, i ghepardi, le tigri ecc. . Una delle teorie più influenti di come si sia formata la terra fu quella del geologo James Hutton che formulò l’ipotesi secondo cui essa sarebbe stata modellata da dei processi lenti e graduali(acqua,venti,clima),gli stessi che agiscono tuttora. Questa teoria,detta dell’attualismo era importante per tre ragioni. Essa implicava che la Terra aveva una lunga storia e questa era una teoria nuova nell’Europa del diciottesimo secolo,essa affermava che il cambiamento era il normale corso degli eventi e infine la teoria implicava che potevano esserci alternative all’interpretazione letterale della Bibbia. Alla fine del 700 nacque un interesse per i fossili e il primo a studiarne la loro distribuzione in modo scientifico fu William Smith. Egli dovunque andava collezionava fossili d’ogni strato. Cosi riusci a definire che la Terra si sia formata strato dopo strato nel corso dei tempi. All’inizio dell’800 la figura dominante del mondo scientifico fu Cuvier, fondatore della paleontologia dei vertebrati in pratica lo studio delle testimonianze fossili dei vertebrati. Egli era in grado di ricostruire la forma completa di un animale partendo da piccoli frammenti ossei. Tuttavia sapeva che esseri viventi vissuti in passato non esistevano più, fatto sorprendente in quei tempi. Cuvier spiegava l’estinzione di queste specie con una serie di catastrofi e dopo di ognuna nuove specie avevano colmato i posti lasciati liberi. Ultimo scienziato prima di Darwin fu Lamarck. Egli ipotizzò che tutte le specie, uomo compreso, discendessero da altre specie. Secondo lui quest’evoluzione fosse regolata da due principi fondamentali. Il primo è l’ereditarietà dei caratteri acquisiti cioè si riteneva che gli organi degli animali diventassero più o meno robusti in base all’uso o al disuso e questi cambiamenti venivano trasmessi ai propri discendenti. Il secondo principio è l’idea vitale universale, cioè una spinta d’ogni essere vivente verso una maggiore complessità come le amebe che sono sulla strada che le porterà all’uomo. Ma questi presupposti vaghi e non verificabili non davano una base salda all’idea che forme complesse si evolvessero da quelle più semplici.
Charles Darwin nacque nel 1809 in Inghilterra. Le uniche materie in grado di appassionarlo erano sempre state le scienze naturali. Gli piaceva girare per le campagne inglesi a caccia di piante,piccoli animali,insetti e poi passava ore a catalogare e sistemare le preziose prede nelle sue collezioni.
In realtà Charles non è stato mai uno studente modello ma questo non lo aveva per niente preoccupato per le agiate condizioni economiche della famiglia.
A 18 anni il padre lo mandò all’Università di Cambridge per avviarlo alla carriera ecclesiastica. Qui ci rimase per 3anni e nonostante non amava i suoi studi riusci comunque a prendere la laurea. A Cambridge aveva stretto una buona amicizia con il professore di botanica Jhon Hendslow e fu proprio grazie a lui che Darwin potette partecipare ad una spedizione scientifica in Sud America. Durante il viaggio, che sarebbe durato 5 anni, Darwin avrebbe dovuto osservare e raccogliere tutto ciò che poteva risultare interessante per le scienze naturali. Darwin desiderava molto parteciparvi, perciò pregò uno zio di convincere il padre affinché gli desse il suo permesso. Il viaggio, su una nave chiamata "Beagle" cambiò la vita di Darwin e gli fornì la materia per le sue future teorie.
Il viaggio del Beagle
Il Beagle partì alla fine di dicembre del 1831. Le prime settimane per Darwin furono terribili, perchè soffriva tanto il mal di mare ma dopo un po’ di tempo si abituò e cominciò ad interessarsi a ciò che vedeva intorno.
A febbraio del 1831 il Beagle arrivò in Brasile, dove cominciò per Darwin il lavoro vero e proprio. Rimase due mesi a Rio de Janeiro, studiando la geologia del luogo, la vita marina, le piante, gli animali e gli insetti. In un solo giorno raccolse 68 diverse specie di scarafaggi. In altri luoghi del Sud America trovò fossili di animali morti da molto tempo e perfino di specie ormai scomparse. Darwin catalogava attentamente tutto ciò che trovava, lo osservava e lo etichettava. Ogni sera scriveva i suoi appunti e mandava lettere agli amici in Inghilterra nelle quali descriveva le sue scoperte. Anche se Darwin allora non se ne rese conto, uno dei luoghi più importanti da lui visitati furono le isole Galapagos(Oceano Pacifico). Lì egli osservò i risultati di recenti eruzioni vulcaniche e che gli animali dell’isola avevano caratteristiche diverse da quelle di un’altra isola dello stesso arcipelago. Notò diversi esemplari di vita selvaggia come gigantesche tartarughe e uccelli molto mansueti. Raccolse diversi tipi di fringuelli, simili in apparenza, ma con il becco diverso,probabilmente tutti generati da un progenitore comune. Più tardi, tornato in Inghilterra, Darwin capì quanto fossero importanti quelle differenze. Dopo aver visitato molte isole del Pacifico, la Nuova Zelanda e l’Australia, il Beagle intraprese il viaggio di ritorno, fermandosi ancora una volta in Brasile. Il Beagle tornò nell’ ottobre del 1836 e Darwin, dopo cinque anni di assenza, si ricongiunse alla sua famiglia.
Non appena tornato in Inghilterra, Darwin cominciò a riflettere su tutto ciò che aveva visto durante il suo viaggio. Era convinto che tutte le creature si erano lentamente sviluppate o evolute nel corso dei secoli, adattandosi di volta in volta alle diverse condizioni ambientali. Questa teoria non era del tutto nuova, ma Darwin la sviluppò più di tutti. Egli si rese conto che:
le piante e gli animali si dividono in gruppi o specie differenti che hanno tra loro caratteristiche simili.
i membri di ogni gruppo o specie per riprodursi possono accoppiarsi soltanto tra di loro

La teoria della selezione naturale
Fu proprio grazie a questo viaggio che Darwin potette elaborare e perfezionare la sua teoria evoluzionistica descritta nell’opera ‘‘Origine delle specie ’’. Pubblicata nel 1859 ebbe grande successo e in circa 20 anni fu tradotta in tutte le lingue europee. In quest’ opera lui afferma che ogni specie è soggetta a una selezione da parte dell’ambiente che fa in modo che il numero degli individui rimanga costante. Gli individui di una stessa specie sono quindi in una continua lotta per la vita e solo quelli più adatti a vivere in un determinato ambiente riescono a moltiplicarsi e a trasmettere le loro caratteristiche ai discendenti. In questo modo le specie si modificano continuamente evolvendosi verso forme sempre più adatte a vivere in un determinato ambiente. Per esempio se alcuni cavalli fossero più agili di altri riuscirebbero a sfuggire meglio alle prede e sopravvivere,anche i figli a loro volta sarebbero più agili e cosi via. Secondo Darwin le variazioni tra individui sono dovute al caso. Esse non hanno uno scopo, ma possono essere più o meno utili a un organismo per la sua sopravvivenza e la sua riproduzione. Tuttavia egli era contrario alla teoria di Lamarck dicendo che la giraffa con il collo un po’ più lungo era avvantaggiata per quanto riguarda la capacità di nutrirsi e quindi ha avuto maggiori possibilità di sopravvivere e di lasciare più discendenti, a differenza di Lamarck che affermava che le giraffe siccome usavano molto spesso i muscoli del collo si era allungato. La principale differenza tra Darwin e qualsiasi suo predecessore sta proprio nelle variazioni. Altri avevano concepito le variazioni come elemento di disturbo mentre lui intuì che le variazioni tra le specie sono la caratteristica principale del processo evolutivo. Infatti esse si originano quando le differenze tra individui nell’ambito di un gruppo sono gradualmente convertite nel corso di molte generazioni. Questo può verificarsi a mano a mano che i diversi componenti del gruppo si separano nello spazio e nel tempo e quindi sono sottoposti a forze ambientali differenti. Quest’opera ebbe grande successo proprio perché questa teoria demoliva la convinzione scaturita da un interpretazione alla lettera della bibbia che gli esseri viventi avessero una forma e una struttura che era stata assegnata da Dio al momento della creazione e che è immutabile nel tempo. Inoltre dalla sua teoria si poteva dedurre che anche l’uomo non era stato creato direttamente da Dio ma si era sviluppato da specie animali meno “evolute” evidentemente delle scimmie. Questo fu l’argomento principale della sua opera “sull’origine dell’uomo” pubblicata nel 1871.
Darwin fece molti esperimenti per sostenere le sue teorie, anche perché desiderava che la gente lo prendesse sul serio.
Studiò diversi gruppi di animali e di piante, fin anche patelle (piccole creature marine), piccioni (che egli allevava in modo tale che assumessero caratteristiche differenti) e vermi. Studiò inoltre le piante, interessandosi particolarmente al fatto che alcune piante tipiche di una zona della terra si riproducessero in luoghi lontani, all’altro capo del mondo. Credeva che ciò potesse accadere in quanto i loro semi venivano trasportati dagli uccelli e dalle correnti marine.
Nonostante questi esperimenti non mancarono le critiche contro Darwin Alcuni biologi sostennero che Darwin non era in grado di dimostrare sperimentalmente le proprie teorie; altri lo criticarono affermando che egli non poteva spiegare né l'origine delle variazioni, né il modo in cui esse vengono trasmesse alle generazioni successive. La risposta a questa seconda obiezione venne all'inizio del XX secolo, con la riscoperta delle leggi di Mendel e i primi esperimenti genetici.
Fisica
Nell’ambito della fisica, nel 1825 Micheal Faraday riusci a dimostrare che si poteva produrre energia elettrica servendosi dei campi magnetici; la sua scoperta dell’induzione elettromagnetica era destinata a cambiare il mondo e apriva una nuova era tecnologica basata sull’elettricità.
L’esperimento che vediamo in figura ci mostra la presenza di induzione elettromagnetica anche senza l’utilizzazione di generatori elettrici (dinamo, alternatori, alimentatori, batterie di pile):quando si avvicna o si allontana un magnete da un circuito chiuso, in esso si verifica il passaggio di una debole corrente, ciò non avviene se il magnete è fermo. Il passaggio di corrente si verifica anche se è la spira che viene spostata rispetto al magnete; in entrambi i casi l’intensita di corrente è tanto maggiore quanto è più rapido lo spostamento.
Come sappiamo la corrente è sempre dovuta all’esistenza di una differenza di potenziale; in questo caso la d.d.p. è provocata dal movimento relativo del magnete e del circuito che viene definita forza elettromotrice indotta(f.e.m.).
Oltre che alla rapidità dello spostamento, la f.e.m. è proprorzionale all’intensità del campo magnetico: muovendo alla stessa velocità un magnete più forte si misura il passaggio di una corrente più forte. Inoltre per ottenere una corrente più apprezzabile è necessario utilizzare una bobina fatta di molte spire accostate.
Un altro esperimento svolto da Faraday per rivelare la f.e.m. fu quello di porre una bobina affacciandola ad un’altra bobina collegata, tramite un interruttore, ad una batteria: quando si chiude l’interruttore si osserva un impulso di corrente nel circuito della seconda bobina, e lo stesso avviene quando l’interruttore viene riaperto. E fu proprio con un dispositivo di questo genere che Faraday evidenziò nel 1831, l’esistenza dell’induzione elettromagnetica; egli avvolse due bobine su un nucleo di ferro dolce collegandone una a una batteria di pile, mentre il circuito dell’altra si chiudeva all’esterno vicino a un ago magnetico, che rilevava un eventuale passaggio di corrente nel filo cambiando orientamento.
Faraday, però non espresse la sua scoperta in termini matematici, perché in questo campo era piuttosto impreparato. Cosi circa 15 anni dopo la sua scoperta, lo scienziato tedesco Neumann formulò la legge dell’induzione elettromagnetica(ed è per questo che viene detta legge Faraday-Neumann) mediante una nuova grandezza: il flusso del campo magnetico.
Esso misura quante linee di campo attraversano una superficie nell unità di tempo:
E
• Se la superficie è perpendicolare alle linee di forza il flusso è massimo e si calcola facendo
= BS
• Se la superficie è obliqua alle linee di forza il flusso è minimo (variabile). Ciò che conta per il calcolo del flusso è la proiezione della superficie sul piano perpendicolare alla direzione del campo. Quanto più l'area è grande, tanto maggiore è il flusso, cioè la capacità di intercettare le linee del campo
• Se la superficie è parallela alle linee di forza il flusso è nullo
• Se il vettore del flusso ha verso uguale a quello del campo magnetico il flusso è positivo
• Se il vettore del flusso ha verso opposto a quello del campo magnetico il flusso è negativo
• E' una grandezza scalare
• Nel sistema internazionale si misura in weber (Wb) che equivale a Tesla per m2.
Analizziamo ora in termini di flusso gli esperimenti precedenti. Quando il magnete viene avvicinato e inserito nella spira, varia l’intensità del campo d’induzione magnetica che attraversa la sua sezione; poiché l’area della spira rimane costante, il flusso che l’attraversa aumenta, mentre diminuisce quando il magnete viene allontanato; in entrambi i casi si osservano delle correnti indotte corrispondenti a una variazione di flusso. Oltre che dall’intensità del campo magnetico, la variazione del flusso può dipendere anche dalla variazione dell’area attraversata dalle linee di campo. Consideriamo una spira posta tra i poli di un elettromagnete; quando viene estratta dal campo magnetico uniforme, la parte della sua superficie che è attraversata dalle linee di campo si riduce e il flusso diminuisce, mentre la superficie e il flusso aumentano se la spira viene introdotta nel campo. Estraendo o inserendo la spira più velocemente anche il flusso varia più rapidamente. Neumann rendendosi conto che il passaggio della corrente indotta è dato proprio dalle variazioni del flusso del campo magnetico formulò la legge dell’induzione ossia:
La variazione del flusso del campo magnetico attraverso la superficie delimitata da un circuito chiuso induce in esso una forza elettromotrice o, uguale alla variazione del flusso nell’unita di tempo.
- B
= _____________ legge di Faraday- Neumann
t
La presenza del segno – nella formula è data dalla resistenza che si ha quando andiamo a estrarre la spira;quindi per estrarla a velocità costante è necessario applicare una forza esterna che vinca questa resistenza prodotta dalla corrente indotta che si oppone al movimento della spira.
Possiamo descrivere quest’azione in termini di flusso osservando che, se il moto della spira viene rallentato,il flusso che l’attraversa diminuisce più lentamente e cioè:

La corrente indotta ha verso tale da opporsi alla variazione del flusso del campo magnetico che l’ ha generata.

Questa proprietà della corrente indotta di opporsi alla spira che l’ ha generata fu scoperta dal fisico Lenz
Applicazioni dell’induzione
La prima applicazione dell’induzione è stata la produzione di corrente alternata; essa ha aperto l’era dell’eletticità e il suo sviluppo è stato cosi ampio che quasi tutta l’energia elettrica che oggi utilizziamo è associata a corrente alternata.
Il generatore di corrente alternata è costituito da una bobina formata da molte spire che è mantenuta dentro al campo magnetico uniforme di un magnete permanente. Consideriamo per semplicità una bobina formata da una soloa spira. Per capire il funzionamento del generatore analizziamo come varia il flusso del campo magnetico atraverso la bobina durante la rotazione; poiché B è uniforme il flusso risulta proporzionale alla proiezione della superficie della spira perpendicolare al campo magnetico.
Come possiamo vedere in figura Sp è massima nella posizione 1, in cui la spira è verticale e perpendicolare alle linee di campo, diminuisce mentre la spira s’inclina(2) e si annulla quando essa si dispone orizzontalmente(3); il flusso corrispondente diminuisce. Superata questa posizione, la superficie ricomincia a crescere ma poiché la spira è rovesciata, il flusso è diventato negativo e continua a diminuire fino al valore negativo massimo (5). Dopo di chè passa al valore massimo positivo e comincia un nuovo giro. Questo ciclo si ripete alla frequenza con la quale la spira è mantenuta in rotazione, e il flusso varia nel tempo con un andamento detto sinusoiadale. La variazione periodica del flusso induce nella spira una f.e.m. alla stessa frequenza, passando da un valore massimo positivo a uno minimo negativo: è la tensione alternata; essa, quando il circiuto viene chiuso su un utilizzatore, provoca il passaggio della corrente alternata, che per metà ciclo scorre in un senso e per l’altra metà in quello opposto.
I generatori di corrente alternata producono corrente a 50 Hz; cioè la corrente oscilla 50 volte al secondo, eseguendo un ciclo completo in 0,02 secondi.
Anche se la maggior parte delle macchine elettriche funzionano in alternata, alcune di esse richiedono corrente continua, che può essere ottenuta “rddrizzando” la corrente alternata; il primo passo è quello di produrre corrente sempre positiva( cioè che pulsa in una sola direzione), ed è semplice da realizzare: basta modificare i collettori del generatore in modo che i conduttori cambino contatto ogni mezzo giro, quando la f.e.m. cambia segno;in questo modo il contatto positivo diventa negativo( e viceversa) mantenendo costante la differenza di potenziale tra i contatti e il verso della corrente che circola nell’utilizzatore.
Nei generatori reali di corrente alternata, detti alternatori, non è la spira a ruotare, ma il campo magnetico; ciò che conta, infatti, è solo la variazione del flusso attraverso la bobina.
Il magnete rotante, detto rotore, gira dentro un avvolgimento formato da molte spire(indotto), realizzato in modo tale da rendere massimo il flusso che lo attraversa;l’esempio più semplice di alternatore è la dinamo di una bicicletta, dove si distinguono chiaramente l’indotto fisso, su cui sono avvolte le bobine, e il magnete induttore che ruota, e ha, generalmente, 2 coppie di poli.
Scienze della Terra
L’inquinamento

Tutto questo progresso tecnologico e scientifico, avuto soprattutto con la rivoluzione industriale e con la nascita dei veicoli a motore, e che è stato accompagnato da un miglioramento delle condizioni di vita, ha però causato gravi fenomeni d’inquinamento.
Inquinamento atmosferico
Il maggiore responsabile dell’inquinamento atmosferico è l’uomo, il quale provoca, direttamente o indirettamente l’aumento delle impurezze presenti nell’aria: si tratta di particelle gassose, liquide e solide prodotte da attività industriali, attività agricole e dall’utilizzazione di materiali radioattivi.Esse si aggiungono a quelle dovute a fenomeni naturali che alterano la qualità dell’aria fino a renderla malsana. Le particelle di origine umana immesse nell’aria, hanno un’importanza critica,poiché le attività che le producono aumentano di anno in anno. Le possiamo vedere soprattutto nelle zone più densamente popolate ed altre ancora soltanto all’osservazione scientifica.
Le fonti industriali dell’inquinamento dell’atmosfera comprendono i prodotti provenienti dagli impianti di eliminazione dei rifiuti e dai dispositivi di scarico; le fonti agricole includono i prodotti della irrorazione di insetticidi e pesticidi. A queste si aggiungono le impurità dovute agli scarichi di veicoli a motore, che sono i principali produttori di monossido di carbonio, ossido di azoto e idrocarburi. Contribuiscono inoltre i prodotti della combustione con caldaie a nafta, gas o carbone impiegate per produrre calore o energia nelle abitazioni.
Uno degli inquinanti più comuni nell’aria delle nostre città è l’anidride solforosa prodotta dalla combustione di carbone e idrocarburi; in condizioni di forte umidità essa può trasformarsi in anidride solforica. Queste sostanze producono lo smog che può anche comportare pericoli molto gravi. A lungo andare l’anidride solforosa può produrre effetti dannosi non soltanto sugli organismi vegetali e animali ma per fino sulle rocce, riuscendo talvolta ad alterarle profondamente. Quest’ultimo fenomeno è preoccupante per diverse città italiane perché può compromettere un patrimonio artistico di inestimabile valore culturale. A Venezia per esempio, molti edifici monumentali appaiono coperti di una crosta nerastra che intacca in superficie e deteriora le rocce calcaree usate come pietre ornamentali: si tratta di una crosta solfatica derivante dalla trasformazione del carbonato di calcio in solfato di calcio ad opera della anidride solforosa prodotta nei centri industriali della zona.
Una forma di inquinamento atmosferico che interessa tutta la terra è rappresentata dall’aumento della percentuale di anidride carbonica contenuta nell’aria. Questo aumento è dovuto soprattutto ai continui disboscamenti effettuati dall’uomo: lo scarso rapporto tra superfici a verde e superfici a costruzioni intensive è il motivo per cui non vi è vegetazione sufficiente per assorbire, con la fotosintesi clorofilliana, una parte dell’anidride carbonica presente nell’aria delle zone antropizzate.
Fino a qualche tempo fa erano poco conosciute le immissioni nell’atmosfera di sostanze nocive prodotte dalle centrali nucleari. Ma l’esplosione verificatesi nella centrale Cernobyl nell’Unione Sovietica, ha messo tutto il mondo di fronte alle tragiche conseguenze dell’inquinamento nucleare e ha portato alla ribalta un problema ignorato: il rischio internazionale d’inquinamento. La nube radioattiva sprigionatasi da quella centrale nucleare ha immesso nell’atmosfera diversi radionuclidi. I venti hanno spinto gli inquinanti della nube radioattiva su gran parte dell’Europa centro settentrionale. Facilitati dalle precipitazioni meteoriche i radionuclidi si sono trasferiti dall’atmosfera al suolo, contaminando i vegetali ed entrando così a far parte della catena alimentare. Al di là di quelle conseguenze immediate, non vanno trascurate quelle che potranno emergere con il passare del tempo; l’azione dannosa della radioattività si esercita anche a lungo termine ed ha riflessi molto negativi sulla salute degli esseri viventi.
Inquinamento del mare
Oltre all’inquinamento atmosferico abbiamo anche l’inquinamento del mare, ossia l’immissione da parte dell’uomo nel mezzo marino di sostanze o di energie che provocano effetti deleteri,quali danni alle risorse biologiche,pericoli per la salute dell’uomo,ostacoli alle attività marittime come la pesca,diminuzione della qualità dell’acqua dal punto di vista della sua utilizzazione e riduzione delle possibilità offerte nel settore del tempo libero.
L’uomo ha sempre considerato il mare come uno scarico naturale, ma per millenni ciò non ha comportato danni molto gravi. Fino ad un centinaio di anni fa lo scarso grado di inquinamento era determinato dalla modesta quantità e dalla qualità delle sostanze immesse nel mare. La situazione è cambiata nel XX secolo, poiché la popolazione mondiale è più che triplicata e si è andata concentrando nelle aree urbane, spesso localizzate in prossimità delle coste; quindi gli scarichi organici di produzione umana si sono notevolmente accresciuti. Le industri si sono estese e hanno ampliato la gamma dei loro prodotti: sostanze chimiche artificiali incorruttibili(come la plastica e il nylon), detergenti,insetticidi e pesticidi.
Le acque degli scarichi industriali inquinano le zone marine nelle quali riversano in elevate concentrazioni i residui dei loro prodotti, che contengono anche elementi metallici un tempo inutilizzati e molto tossici, come il mercurio, lo zinco, il cromo etc. Anche le acque utilizzate in agricoltura si caricano di molte sostanze nocive in tutte quelle aree del mondo dove alla fertilizzazione organica con letame è stata sostituita la fertilizzazione minerale con fosfati e nitrati, e soprattutto laddove vengono utilizzati gli insetticidi e i pesticidi. Tutte queste sostanze contaminano in misura crescente sia le acque continentali(fiumi,laghi) che quelle marine, producendo effetti dannosissimi sulla flora e sulla fauna,con gravi pericoli anche per l’uomo;effetti che non rimangono localizzati nelle zone di scarico, ma si fanno sentire spesso a distanze notevoli.
Uno degli esempi più drammatici di inquinamento marino possiamo individuarlo nel Mar Mediterraneo. La zona più inquinata è quella nordoccidentale, sulla quale gravita un maggior numero di città densamente popolate e industrializzate. Il Rodano e il Po sono i corsi d’acqua che scaricano più abbondanti sostanze inquinanti, seguiti immediatamente dagli agglomerati urbani e industriali situati lungo le coste. Ma la contaminazione si sta estendendo a tutto il bacino, che è ormai uno dei più inquinati del mondo, una sorta di pattumiera che accoglie scarichi di ogni genere:all’inizio degli anni ’90 del XX secolo erano già più di 12 milioni di tonnellate di rifiuti urbani all’anno, oltre 800 mila tonnellate di azoto, 320 mila di fosforo, 21 mila di zinco,e poi cromo,detergenti,insetticidi e pesticidi, mercurio etc.; senza contare il petrolio valutabile fra 120 mila e 500 mila tonnellate all’anno scaricate in mare dalle numerose petroliere che solcano l’intero bacino. La situazione attuale dell’inquinamento è molto preoccupante, specie se si tiene conto del fatto che per il ricambio delle sole acque superficiali del Mediterraneo, attraverso lo Stretto di Gibilterra occorre un’ ottantina di anni.
Un'altra forma di inquinamento, un tempo inesistente è l’inquinamento del petrolio, che è noto ormai da un secolo, ma che si è accresciuto fino ad assumere proporzioni gigantesche. Petrolio ed altri idrocarburi vengono versati frequentemente in mare dalle numerose raffinerie rivierasche. Ancora più grave è lo scarico delle acque di lavaggio delle petroliere, che a volte viene eseguito deliberatamente in mare, anche a poca distanza dalle coste. Tra l’altro, queste navi subiscono talvolta incidenti che fanno riversare in zone ristrette quantitativi enormi di petrolio greggio. Fin troppo ovvi sono gli effetti deleteri sulla pesca e sul turismo delle zone costiere dove i movimenti del mare sospingono le macchie di petrolio, tristemente note come “ondate nere”.
Uno dei casi di maggior scalpore si è verificato nel Mediterraneo nel 1985, quando il 21 Marzo nello Stretto di Messina entrarono in collisione la petroliera greca Patos e la superpetroliera spagnola Castiglio de Monte Aragon; almeno 5 mila tonnellate di petrolio greggio si riversarono in mare dalle falle apertesi sulla fiancata della Patmos e un’enorme chiazza nera, con un fronte di più di 7 km, si riversa verso le coste siciliane e calabresi. Grazie alle nuove regole, a partire dagli anni ’80 del XX secolo il volume di petrolio greggio sversato nell’idrosfera marina è diminuito del 60%, e questo nonostante i carichi trasportati siano quasi raddoppiati.
Queste varie forme di inquinamento dovrebbero far capire quanto possa essere pericolosa l’azione, diretta o indiretta, dell’uomo sul mare. Ho parlato in particolare dei danni molto consistenti arrecati ai bacini marini, ma bisogna anche considerare che l’inquinamento si può sempre estendere gradualmente agli interi oceani; per cui il problema va affrontato con una visione globale. Occorre prestare estrema attenzione ai fenomeni che avvengono nel mare e agli effetti indotti da certe attività umane, adoperandosi in ogni modo per controllare quelle più dannose, se si vuole mantenere e utilizzare adeguatamente questa enorme fonte di risorse, a tutto vantaggio dell’intera umanità, di cui l’idrosfera marina è patrimonio comune.

Matematica
Non avendo nessun argomento collegabile al mio percorso multidisciplinare ho voluto analizzare separatamente due teoremi molto importanti nel calcolo delle derivate.
Teorema di Lagrange
Ci dice che se la funzione f(x), definita nell’intervallo (a,b), è continua e derivabile in tutto l’intervallo, la differenza dei valori della funzione negli estremi a e b è uguale all’ampiezza b – a dell’intervallo moltiplicato per la derivata di f(x) in un punto interno all’intervallo. Quindi:
Teorema di Rolle
Ci dice che se la funzione f(x) continua e derivabile nell’intervallo (a,b) acquista valori uguali negli estremi di questo intervallo, esiste almeno un punto c interno all’intervallo in cui la derivata è nulla,
quindi:
f(a) = f(b)
a cura di: Sabino Grillo
5° a Liceo Tecnologico

Esempio



  


  1. ruberto vanessa

    tecnologia dell'ottocento

  2. edoardo viscogliosi

    le scoperte scientifiche dal 1865 ad oggi

  3. maria

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