rinascimento: dettagliato rissunto di storia dell'arte

Materie:Riassunto
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Il rinascimento
Quadro generale
Nel ‘400 si inquadrano le immani lotte per lo stabilizzarsi delle grandi monarchie europee.
Ci fu la guerra dei 100 anni che portò alla formazione di un grande sentimento nazionale dei francesi e l’Inghilterra si ridusse a potenza insulare.
La Spagna si riunificò e ci fu la guerra tra papi di Roma e Avignone.
In Italia ci fu inizialmente l’affermarsi del libero comune, poi delle signorie ed infine dei principati → il potere deve essere riconosciuto dal papa o dall’imperatore;
infine dai principati si passò agli stati regionali e alle conseguenti lotte che finirono con la “pace di Lodi”.
Il quattrocento è cmq caratterizzato in particolare dalla fine dell’impero romano d’occidente.
Nel 1453 Costantinopoli cade e il sultano trasforma Santa Sofia in una moschea, il sultano successivo era russo → Mosca diventa la III Roma.
Caratteri generali dell’arte
Con il termine rinascimento si intende la corrente letteraria, artistica, filosofica e scientifica che si sviluppa tra il quattrocento e il cinquecento.
Gli uomini di cultura italiani si sentivano eredi della civiltà classica e ritenevano il medioevo un periodo di barbarie e decadenza
→ il rinascimento è quindi un ritorno all’età classica!
I caratteri distintivi del rinascimento sono: l’amore e l’interesse per ogni cosa del mondo classico e l’umanesimo (con cui comincia il rinascimento) cioè con lo studio dei testi letterari e l’idea della centralità dell’uomo.
Dallo studio dei testi classici si arriverà a dedurre che l’arte degli antichi era naturalistica
→ lo scopo dell’arte è la mimesi
→ si arriva alla prospettiva
tutto parte da Firenze
Filippo Brunelleschi
Nasce a Firenze nel 1377, da vita alla nuova architettura del rinascimento.
Si afferma pubblicamente vincendo il concorso per la porta nord del battistero fiorentino.
L’architettura brunelleschiana si svolge sempre alla luce della sperimentazione.
Lui affida i suoi edifici alla solidità del quadrato e dell’arco a tutto sesto; in particolare l’impiego ripetuto dell’arco sostenuto dall’ordine e inquadrato in un ordine maggiore.
Cupola di Santa Maria del Fiore
Aveva il diametro di 46 metri, e a quel tempo non era possibile fare impalcature così grandi.
Vince il concorso insieme al Ghiberti che però fara scacciare entro poco.
I lavori iniziano nel 1401.
Si delinea una nuova figura dell’architetto geloso del suo lavoro che vuole avere per sé il controllo di tutta l’opera (tipicamente rinascimentale), infatti farà da solo tutte le macchine necessarie per la costruzione e manda via le maestranze.
La cupola è autoportante grazie alla tecnica a spina di pesce imparata dagli arabi, ma questo implica che la cupola sia ogivale.
La cupola si erge su un tamburo ottagonale ed è composta in verità da due cupole collegate da grandi costoni.
Appena costruita la cupola ha iniziato a lesionarsi e continua tuttora.
Spedale degli innocenti
L’edificio si articola attorno ad un chiostro centrale che è affiancato dalla chiesa e dal dormitorio.
Si erge su un piano a cui si arriva da 9 gradini, 9 sono anche le arcate del porticato e le finestre.
Nel porticato lo spazio tra le colonne, l’altezza delle colonne e la distanza dal muro è la stessa → la campata ha forma cubica.
Gli innocenti erano coloro che venivano abbandonati.
Sagrestia vecchia e basilica di san Lorenzo
Nel progetto essa avrebbe dovuto fungere anche da cappella funeraria di famiglia.
Ci si accede attraverso il braccio sinistro della chiesa di san Renzo ed è composta da uno spazio pressoché cubico al quale è sovrapposta una cupola emisferica.
Gli elementi strutturali sono grigi, in modo che risaltino contro il bianco dei tamponamenti.
Per la basilica Pippo aveva progetti diversi, ma per motivi peculiari dovette ripiegare e non fare le varie cappelle laterali che aveva progettato.
Sia questa che quella dopo non ha una facciata progettata da Pippo.
È a pianta latina commissa, sono non ci le campate laterali ma lateralmente ci sono le campatelle.
L’intero insieme richiama alla chiesa paleocristiana.
Non si usano più i contrafforti perché si è ridotta l’altezza; centralmente c’è l’arco di trionfo.
Santo spirito
Anche qui c’è la croce latina ma, diversamente dall’altra chiesa, le navate laterali non si concludono all’innesto del transetto.
Gli archi che introducono le cappelle laterali di Santo Spirito sono introdotte da archi della stessa dimensione di quelli della navata centrale.
La chiesa avrebbe dovuto avere un aspetto antiusuale, esotico, grazie alle cappelle anche sulla facciata; ma gli architetti che finirono l’opera non avevano abbastanza ciglioni; in più non fu costruita la terza colonna centrale che avrebbe dato una vista strana all’ingresso (che non sarebbe stato quello centrale), antiprospettica.
Lorenzo Ghiberti
Nasce a Firenze nel 1378, cresce nella bottega orafa del padre, dove apprende l’arte del disegno e, soprattutto, della fusione..
La porta del battistero di s. Giovanni
La prima occasione che ha avuto è stata il bando per la costruzione della porta nord del battistero di san Giovanni (il concorso è segno della nuova mentalità mercantile), per cui bisognava fare una formella raffigurante il sacrificio di Isacco.
A noi sono giunte le formelle di Ghiberti e Brunelleschi.
Quella di Ghiberti è molto più classica, le figure di destra controbilanciano quelle di sinistra e la roccia centrale divide bene le 2 scene.
I protagonisti hanno i particolari molto minuziosi e il nudo d’Isacco è un chiaro richiamo alla classicità; infine l’angelo che esce dal nulla crea un innovativo effetto di profondità spaziale.
In quella del Brunelleschi invece (che perse) ci sono un casino di richiami all’umanità dei personaggi, infatti Isacco cerca di liberarsi e il padre si getta su di lui con la forza della disperazione e l’angelo lo blocca fisicamente.
I 2 servi infine sono molto naturali nel farsi i cazzi propri ed escono addirittura dalla formella.
La porta nel suo insieme rappresenta scene di vita e passione di Cristo.
La porta est
Questa volta ha mano libera → riduce il numero di formelle, ne toglie le cornici e realizza delle fasce laterali di teste di profeti e figure bibliche.
Usa anche una nuova tecnica, detta “stiacciato”, messa a punto da Donatello che consiste nel rappresentare le figure in lontananza con pochissimo rilievo → maggiore profondità prospettica.
Nella nuova formella del sacrificio di Isacco si vede che prende molto spunto da quella del Brunelleschi, infatti l’angelo compie un gesto molto più realistico.
Donatello
Nasce a Firenze nel 1386, è stato il primo a sapersi riallacciare alla scultura greco – romana ed a superarle dal punto di vista dell’espressione.
È un gran sperimentatore.
San Giorgio
Nel panneggio della statua si vede ancora un’ultima traccia di stile gotico, ma nel volto si intravede già lo stile donnatelliano.
Ha la testa lievemente inclinata.
Nel basamento della statua si trova il bassorilievo di san Giorgio e la principessa, al centro c’è il cavaliere che trafigge il drago, simbolo del peccato; all’antro incasinato del drago si contrappone l’ordine del portico rinascimentale.
È molto naturalistico, infatti il mantello del cavaliere è al vento e lo stesso si serra al cavallo che altrimenti l’avrebbe disarcionato.
Profeta Abacuc
È stata costruita per essere messa esternamente al campanile di Giotto.
È molto importante il chiaroscuro tra le pieghe del mantello; per fare il volto (magro dai tanti digiuni a cui era sottoposto un profeta) lui si ispira ad un popolano qualunque, lontano dai canoni classici → naturalismo donnatelliano.
Banchetto di Erode
In primo piano c’è il servo che offre la testa di Giovanni, i commensali e il re disgustati si ritraggono creando un buco al centro del dipinto → insieme alla fuga prospettica del pavimento crea un senso di profondità e realismo mai visti prima nel bassorilievo.
A questo esito si associa anche il fatto di avere un altro punto di fuga più elevato e il succedersi di archi.
Cantoria
Il tema è il salmo 150 dell’antico testamento, nel quale tutti sono invitati a lodare il signore con canti e danze.
La figata qui è che inventa uno spazio prospettico entro cui far muovere i propri personaggi, delimitato anteriormente da una serie di agili colonnette decorate con tessere multicolori (tecnica del mosaico paleocristiano) e posteriormente da un piano del bassorilievo anch’esso decorato con le tessere.
La cosa difficile è creare il doppio senso di danza; in più la seconda genialata è lasciare alcuni cherubini appena abbozzati in modo che risultino sfuocati (come se stessero davvero correndo).
David
Potrebbe anche essere Ermes.
Gli elementi classici sono: è il primo nudo integrale dopo oltre un millennio; la posizione potrebbe essere tratta da policleto; l’uso del bronzo (tipicamente greco) e soprattutto il chiasmo.
Secondo una strana interpretazione con questa statua Donatello voleva descrivere la superiorità dell’intelletto sulla violenza.
Monumento equestre del Gattamelata
È in onore del capitano di ventura che estese i confini di Venezia fino alla Lombardia.
Si ispira chiaramente al classico Marco Aurelio, il naturalismo è bestiale soprattutto nel volto.
Masaccio
Nasce ad Arezzo nel 1401, il soprannome deriva dal suo pensare solo al lavoro.
Collaborò inizialmente con Masolino per poi separarsene.
Con lui l’uomo diventa l’elemento fondamentale in un dipinto, e questo lo rende con i gesti, la posizione, i visi dignitosi.
La differenza tra lui e masolino è che il secondo è molto medioevale.
Sant’Anna Matterza
il dipinto rappresenta la madonna in trono col bambino sormontati da Anna (da cui l’appellativo metterza), circondati da 5 angeli.
La critica è unanime nel riconoscere a masolino Anna e a masaccio la madonna con il bambino e l’angelo di destra.
Questo si vede perché masaccio dava sempre volume ai personaggi, mentre Anna non ha il braccio e la gamba.
Crocifissione
Anche qui è importante il realismo, infatti Cristo è rappresentato come un uomo crocifisso non come Dio.
Dalla croce spunta un albero → è un legno vivo
Il rosso della Maddalena è molto gotico.
Il collo è insaccato perché è in prospettiva
Difficilmente ciò che si vede è ciò che si immagina → gli artisti non rappresentano ciò che si vede.
Tributo
Il tema è quello della vita di san Pietro, nel Tributo masaccio si rifà ad un episodio del vangelo di Matteo nel quale è descritto l’ingresso di Cristo nella città di Cafarnao.
Gesù deve pagare un tributo per entrare nel tempio e incarica Pietro di pescare un pesce dentro il quale troverà una moneta per pagare il tributo.
La scena è quindi divisa in tre parti, e Pietro compare tre volte, la prima in cui c’è l’uomo che esige il tributo e Cristo gli comanda di andare a pescare, la seconda in cui pesca e la terza in cui paga il tributo. Nonostante le scene sono 3 la prospettiva è sempre quella, essa quindi unifica il tempo e lo spazio in una scena unitaria.
Per dare il senso della prospettiva le montagne più vicine sono verdi e via via che si allontanano diventano grigie, anche l’architettura (ispirata a quella fiorentina del suo tempo) serve a evidenziare quella del suo tempo.
Il fatto che le ombre siano tutte verso la stessa direzione → che la fonte di luce è unica e puntiforme (il sole) → la luce reale interagisce con quella del dipinto → più realista.
Un’altra cosa particolarmente innovativa è l’aureola inclinata.
Cacciata dal paradiso terrestre
In questa scena sono rappresentati Adamo ed Eva che vengono cacciati dall’Eden.
Adamo sta uscendo dalla porta del paradiso piangendo ed Eva si sta accorgendo per a prima volta della sua nudità, in essa è particolare l’uso del chiaroscuro nel volto.
La drammaticità della scena non è resa da nient’altro, infatti il paesaggio è quasi inesistente.
La trinità
Presenta una struttura narrativa prospettivamente ripartita su 3 piani, questo crea un effetto di grande profondità spaziale.
In basso troviamo un sarcofago con la scritta “io fui già quello che voi siete, quello che io sono voi ancor sarete”.
Sopra lo scheletro ci sono le figure degli anonimi committenti, dietro di loro si apre la cappella.
Al suo interno vengono in primis rappresentati la vergine e san Giovanni in piedi davanti alla croce.
Il Cristo crocifisso è simbolicamente sorretto dal Dio padre; e tra i loro 2 volti si colloca la colomba dello Spirito Santo.
In questo dipinto si può individuare una simbolica scala dei valori:
1. la morte
2. da essa ci si eleva grazie alla preghiera dei committenti
3. e dell’intercessione della vergine Maria
4. alla trinità
Con Masaccio si può definitivamente dichiarare conclusa la tradizione pittorica del medioevo.
Le intuizioni di Giotto vengono potenziate dando origine a personaggi efficacemente realistici, modellati dal chiaroscuro e resi credibili dalla perfetta aderenza delle loro espressioni alla situazione che stanno vivendo; tutte le figure vengono poi inserite entro città, paesaggi o architetture prospetticamente esatti.
Ciò dimostra il raggiungimento di una totale padronanza delle tecniche scientifiche di rappresentazione della realtà.
Adesso trattiamo artisti che hanno operato fuori di Firenze.
Leon Battista Alberti
Nasce a Genova nel 1404 da una famiglia benestante
→ si laureò in diritto
→ fu il primo trattatista di pittura
→ diede una sistemazione teorica di tutte le grandi scoperte dei primi anni del ‘400
Tempio Malatestiano
Costruito per ordine del signore della città di Rimini per la memoria di lui e consorte.
La chiesa non è mai stata completata, infatti, avrebbe dovuto avere una cupola mai costruita e un arco in cima alla facciata.
La facciata del tempio è il primo esempio di facciata rinascimentale, ma la facciata non si rifà ai tempi romani, bensì agli archi di trionfo.
I fianchi invece derivano dal Colosseo e dal mausoleo di Teodorico.
Santa Maria Novella
Questa volta l’architetto si trova davanti ad un’opera già parzialmente realizzata in stile trecentesco, quindi si limita all’ingresso centrale, che realizza con un grande arco a sesto acuto.
Mentre l’ordine inferiore è quasi tutto trecentesco, l’ordine superiore è interamente quattrocentesco.
Una cosa molto importante per Alberti erano le proporzioni, infatti si può vedere che tutta la chiesa si rifà a quadrati.
Altri 2 elementi classici importanti sono: la trabeazione e l’uso dei colori bianco e nero (stile romanico).
San Sebastiano
È uno dei primi esempi di chiesa rinascimentale a pianta centrale.
I 4 bracci della croce greca sono ricoperti da volte a botte molto resistenti perché Albi aveva previsto una cupola (tipicamente rinascimentale).
Gli elementi classici sono soprattutto le 4 lesene tipo tempio tetrastilo romano.
Sant’Andrea
Gli elementi classici della facciata sono: l’arco di trionfo, le 4 lesene e la trabeazione con il timpano.
La singolarità è che la facciata è più piccola della navata perché una facciata di tempio classico non è compatibile con una facciata a salienti.
Paolo Uccello
Nasce a Firenze nel 1397, i suoi studi si concentrarono soprattutto sulla prospettiva.
Era poverissimo e fu tirato su dal Ghiberti.
Monumento a Giovanni
Rappresenta il cavaliere che aveva battuto i pisani.
È la prima volta che l’attenzione dell’artista si concentra sul cavallo.
Un fatto singolare è che i punti di vista sono 2
Diluvio e recessione delle acque
C’è un punto di fuga per ciascuna delle 2 scene in cui è divisa l’opera.
Nella scena di sinistra la linea della piramide è spinta fino a toccare il punto di fuga → illusione di infinito.
A destra Noè compare 2 volte: quando prende il ramoscello dalla colomba e quando poggia i piedi sulla terra.
Mazzocchio
Un solido la cui prospettiva è un gran casino, compare anche nel dipinto del diluvio.
Battaglia di San Romano
In ricordo della battaglia in cui i fiorentini sconfissero i senesi.
Al centro della tavola c’è il disarcionamento del capitano senese Bernardino.
La prospettiva è data dalle lance, il colore è irreale, merito del gotico internazionale e della libertà che si prende l’artista (di carattere timido esprimeva così tutta la sua repressione).
Il paesaggio non c’entra un cazzo con il soggetto (come nel medioevo) e i colori sono apposta fiabeschi.
Piero della Francesca
fu un grande trattatista, fu il primo a disegnare i poliedri regolari
battesimo di cristo
gli viene commissionato non come battesimo ma come trinità, ma il padre non compare perché a quel tempo era sottointeso; un altro richiamo alla trinità sta nella forma triangolare che viene fuori partendo come base dalle ali della colomba, fino ai piedi di Cristo, il cui centro è nelle mani giunte di lui.
Un altro richiamo ancora sta nei 3 colori dell’angelo, che richiamano all’ordine dei trinitari, e al numero stesso degli angeli.
I vestiti sono tipicamente bizantini
I tre angeli sono appoggiati l’uno all’altro → le tre grazie, simbolo di armonia; un altro simbolo di armonia sta nell’uso della luce equamente distribuita, che crea un’ atmosfera sospesa e irreale.
L’albero ha il colore della pelle di Cristo → la croce
Il paesaggio sullo sfondo è in stile fiammingo (fino in fondo è pieno di dettagli).
Il sogno di Costatino
È il primo dipinto ambientato di notte, la luce non è quella dell’angelo ma è l’alba.
La storia è che Costantino ha un sogno che gli predice la vittoria sulla battaglia del giorno dopo se avesse portato come simbolo sugli scudi la croce.
Dal volto dell’angelo parte come un faro di luce, questo è particolare perché a suo tempo era impensabile una cosa così, questo è una prova della capacità di astrazione di Pier.
Flagellazione di Cristo
Il quadro è diviso in 2 scene distinte: all’aperto 3 persone che parlano, al coperto la flagellazione.
Le persone sono immobili, i gesti congelati.
Il giovinetto è scalzo perché è già morto, e la posa richiama quella del Cristo; gli altri 2 stanno parlando dell’imperatore d’oriente che assiste alla disfatta della chiesa senza muovere un dito.
Tutto è proporzionale al corpo di Cristo, e il numero 8 si ripete di continuo (8 le persone, le punte della stella, ecc….)
Le persone che flagellano sono arabi perché sto quadro è stato fatto per convincere a fare una crociata.
Sacra conversazione
Serve per ricordare la nascita e morte dell’erede di Federico e la vittoria di esso a Volterra.
Il fatto che lui non è al posto d’onore vicino alla vergine è più che un motivo di umiltà un fatto estetico, perché era guercio.
Sopra l’abside c’è una conchiglia con appeso un uovo di struzzo, simbolo di vita e rinascita (è di struzzo perché si diceva che partoriva in modo virginale.
Ma l’apice dell’opera è il riflesso della vergine sull’armatura di Federico, simbolo di fusione tra i 2.
Federico appoggia il bastone del potere su Urbino ai piedi della vergine, simbolo di affidamento della città alla vergine.
Botticelli
Nato a Firenze nel 1445 e morto sempre li nel 1510.
Vive in un tempo dominato dal neoplatonismo → è convinto che la cosa più importante in un quadro è il disegno perché è ciò che si avvicina di più alla semplicità dell’idea.
Lui da molta importanza alla figura e poca al paesaggio.
A lui si deve anche la riscoperta dei soggetti mitologici, che però sono rivisti in chiave cristiana (anche questo per il neoplatonismo imparato alla corte dei medici).
La primavera
Il titolo con cui è chiamato risale alla descrizione fattagli dal Vasari.
Quello blu è Zefiro che trasforma Clori in Flora (la personificazione della primavera).
Al centro c’è Venere con sopra una pianta di mirto, sopra di lei c’è Cupido che scaglia una freccia sulle tre grazie che ballano (solito simbolo di armonia), e a sinistra Mercurio allontana le nuvole (simbolo dell’iperuranio).
Probabilmente è una scena tratta dall’ “asino d’oro”, in cui è descritto il giudizio di Paride, a cui sembra assomigli il quadro del Botticelli.
La prospettiva è ridotta all’essenziale, il paesaggio inesistente; ma o dettagli sono minuziosissimi (tipicamente fiammingo)
Nascita di Venere
Sempre per la filosofia neoplatonica il significato di questo quadro è la bellezza attraverso cui ci si avvicina a Dio; questa interpretazione spirituale è suggerita dalla somiglianza ad una tipica iconografia cristiana, il battesimo di Cristo.
Venere, seppur con i suoi errori (il collo lungo, le spalle in giù e il sostegno folle) è il riassunto della tecnica di Sandro: dolcezza e piacere della linea; piacere che viene trasmesso, oltre che dai capelli e dalla dolcezza di Venere, anche dall’uso dei colori chiari (il mare azzurro e le rose rosa danno molto l’atmosfera di pace).
Il paesaggio è stilizzato al massimo e la profondità è resa solo lievemente dal chiaroscuro ma niente più.
Antonello da Messina
Nato nel 1430, morto nel 1479.
È colui che da il via al rinnovamento artistico del meridione d’Italia.
A Napoli conobbe la tecnica fiamminga, che capiva la prospettiva di un paesaggio grazie alla vista e non con una griglia, e della pittura a olio (il pigmento veniva mescolato all’olio invece che al tuorlo d’uovo), grazie a questa tecnica il quadro si asciuga lentamente
→ il pittore può ritoccarlo di continuo
+ si può fare più piani di colore → i colori sopra si combinano con quelli sotto facendo effetti molto fighi.
In più va a Venezia e impara anche l’arte veneziana.
In più arriva dalla Cina l’uso della carta → l’artista può fare i disegni prequadro.
San Gerolamo nello studio
In questo quadro c’è san Gerolamo rappresentato nel suo studio, in mezzo ad una chiesa gotica.
La prospettiva è intesa soprattutto dal pavimento a mattonelle e dalle colonne e archi sullo sfondo.
Tutti gli animali, i libri, gli oggetti, sono un insieme di particolarismo fiammingo e prospettiva italiana, ma sono tutti unificati dal gioco di ombre della luce.
Il leone viene dipinto per sbaglio, perché ci si confondeva spesso con un altro santo.
Gerolamo è disegnato con tutta la libreria di sfondo perché ha rifatto alcune regole della chiesa.
Un aspetto tipicamente fiammingo è la finestra aperta da cui si vede il paesaggio, che ritroveremo anche in altri quadri.
Ritratto d’uomo
Un innovazione di Anto è il ritratto fatto a tre quarti, gli occhi fissi sull’osservatore (che fa pensare che sia un autoritratto), i particolari negli occhi.
La vergine annunciata
Il braccio è sbagliato (nonostante molti la reputino meglio della gioconda).
Il leggio si contrappone tra la vergine e l’osservatore, la vergine riassume in se la sicurezza e l’imperiosità, infatti dallo sfondo nero compare lei, molto luminosa, con il volto racchiuso da questo velo con cui lei si copre tenendolo con la mano.
Il san Sebastiano
Da questo quadro si vede l’importanza che ha avuto Venezia nella vita artistica di Anto, infatti sullo sfondo del quadro c’è una tipica piazza veneziana (che si capisce dallo stile dei palazzi), e dal colore giallo, che è tipicamente veneziano.
Il corpo di seba sembra perfettamente rilassato, nonostante le ferite, e dalle proporzioni perfette.
L’aspetto particolare di sto quadro è il punto di vista sotto le ginocchia, che gli da una grandissima monumentalità.
I cugini arnolfini
Un quadro di Van Eyck.
Anche qui c’è la finestra da cui entra la luce e da cui si può vedere fuori (tipico fiammingo).
Non si sa con certezza cosa rappresenta, ma si pensa al matrimonio, infatti:
• nello specchio (convesso → sto qua è un grande) si vedono 4 persone, non 2 → si pensa che le altre 2 siano i testimoni, e si suppone che lui sia uno dei testimoni
• una sola candela accesa è simbolo di fedeltà
• il fatto che non stiano portando le scarpe → sono in un luogo sacro
• il baldacchino è un letto nuziale
• lei è incinta.
Andrea Mantegna
Nasce nel 1431 vicino a Padova, uno dei più importanti centri di cultura antiquaria, di cui era impregnato l suo maestro, che gli ha passato questa mania.
Ha la caratteristica di far entrare lo spettatore nelle sue opere.
La passione per la storiografia fa si che le sue opere siano molto simili a sculture, monumentali.
Andata di san Giacomo al martirio
Si trova nella cappella ove tari.
Di questo quadro abbiamo soprattutto documentazioni fotografiche, in quanto andò per la maggior parte distrutto dalla guerra mondiale.
Il soggetto degli affreschi era la storia di san Giacomo, ed in questo in particolare c’è il momento in cui san Giacomo sta andando al martirio e si ferma ad assistere un malato.
La linea prospettica si trova al di sotto del quadro
→ una maggior visione dell’arco di trionfo per fare il figo e far vedere che lui conosceva bene l’arte romana.
+ da un maggior senso di monumentalità.
Il ragazzo con lo scudo infine rimanda al san Giorgio di Donatello.
(fotocopia)
Il martirio
Anche qui il punto di fuga era basso.
La staccionata sembrava proiettarsi fuori dal quadro ed il soldato sembra essere fuori dal quadro.
L’osservatore guarda negli occhi il santo con grande coinvolgimento e quando la testa verrà tagliata essa rotolerà fuori dal quadro.
Oculo
Anche qui il coinvolgimento è grande, infatti le dame sopra l’oculo sembrano beffarsi dello spettatore, e una dama ha la mano appoggiata ad un’asta sul punto di cadere, e quando la muoverà il vaso cadrà in testa all’osservatore.
Cristo morto
Anche qui i piedi escono dallo spazio pittorico coinvolgendo lo spettatore nella scena come se fosse ai piedi di Cristo.
Per fare questo effetto prospettico ha dovuto però fare apposta degli errori:
• i piedi sono troppo piccoli
• la testa non si dovrebbe vedere così bene
• le mani sono in una posizione irreale
il marmo dovrebbe essere tutto rosso, le strisce bianche sono le lacrime della madonna
Orazione nell’orto
I tre discepoli sembra che siano pietrificati e perfettamente parte del paesaggio, paesaggio fatto con molta attenzione al volume, infatti le montagne sono molto squadrate.
Anche qui il punto di vista è in basso.
La città di Gerusalemme presenta alcuni elementi simbolici:
• elementi presi in prestito da Venezia Roma e Verona
• le mura restaurate rappresentano le numerose volte in cui è stata distrutta
ma il quadro in se ne è pieno:
• l’albero con un solo ramo verde = da il legno morto nasce la vita
• la piccola palma rappresenta la passione
san Sebastiano
è appoggiato ad un elemento classico (grande passione dell’artista per la storiografia).
Poggia sui resti di una trabeazione.
Anche in questo quadro c’è una città classica sullo sfondo.
Da notare che il colore del soggetto è simile al colore della colonna.
Camera degli sposi
Sembra che la figata sia che 2 pareti contigue fanno sembrare di essere su un loggiato esterno.
Nella stanza solo le trabeazioni del camino, delle porte e le mensoline sono vere, tutto il resto è finzione pittorica.
L’argomento è l’elezione del cardinale francesco gonzaga, secondogenito di Ludovico.
Nella parete nord è dipinta la corte mantovana riunita attorno al marchese e alla consorte al momento di ricevere la notizia dell’elezione.
È da notare la grande ricchezza di particolari con i quali l’autore ha saputo caratterizzare ogni personaggio, con gli atteggiamenti.
La nana, il cane, i tappeti orientali, ecc… sono simboli di ricchezza.
Nella parete ovest invece è rappresentato l’incontro del marchese con il figlio cardinale.
Al entro della scena c’è Francesco.
Il volto a tre quarti è una caratteristica di Andrea, legata forse alla sua passione per la medaglistica.
Anche qui c’è una cazzo di città sullo sfondo, forse Roma.
Giovanni bellini
Nato a Venezia, era lontano dalle innovazioni rinascimentali, che gli vennero portate dal matrimonio di mantegna con sua sorella.
Orazione nell’orto
Per giovi, al contrario di Andrea e degli altri fiorentini, il paesaggio è molto importante.
In questo quadro il paesaggio è raffigurato molto simile alla realtà, ed anche le costruzioni non sono più una rievocazione dell’antichità, ma sono attinenti al loro tempo.
La profondità è si data dalle strade e dallo steccato, ma anche e soprattutto dall’uso dei colori caldi per le cose vicine e da quelli freddi per le lontane, come insegna la scuola veneziana.
In questo quadro non si capisce bene la sofferenza, se non per il significato simbolico dell’angelo che gli passa il calice.
Incoronazione di maria
Per la prima volta ambienta questa scena all’aperto.
Ma questa volta ad una prospettiva cromatica è unita una prospettiva lineare molto rigorosa, data dal pavimento e dal trono.
Allegoria sacra
Il punto di fuga è messo in modo tale da far si che il quadro sia diviso in 2 parti di cui quella destra è metà di quella sinistra.
L’acqua, riflettendo ciò che le è prossimo, ne assume i colori, in questo modo unisce il paesaggio montano sopra con la raffinata terrazza sotto.
La luce gialla infine unifica tutto.
Si pensa che il soggetto del quadro sia la resurrezione, infatti Gesù sarebbe il bambino sul cuscino, e l’albero che sta al centro del dipinto è vivo, segno di rinascita.
→ tutto il quadro rappresenta la meditazione sulla resurrezione.
Pala di san Zaccaria
Il dipinto mostra chiaramente il rapporto sempre più stretto tra l’architettura reale e quella dipinta.
La tavola finge un portico absidato che dilata lo spazio della cappella.
Si intravede anche la natura circostante
→ bellini ribadisce la sua caratteristica principale: la fusione tra uomo e natura
Sopra la Vergine ci sta un uovo di struzzo, simbolo della virginale maternità della Madonna.

Esempio