Catullo: carme 64

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura Latina

Voto:

1.7 (3)
Download:3032
Data:21.03.2007
Numero di pagine:2
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
catullo-carme-64_1.zip (Dimensione: 4.65 Kb)
trucheck.it_catullo:-carme-64.doc     23 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

CATULLO - I carmina docta

Carme 64

Tema centrale - Fides
Metrica - 408 esametri
I versi cominciano con la narrazione del mito di Peleo e Tèti, al quale si fonde poi una digressione [έϰϕρασις - ekphrasis], descrivendo due lati dell’amore: felice e infelice. Qui Catullo fa un dualismo, vuole che la sua storia d’amore con Clodia si concluda felicemente come Peleo e Tèti; è invece più indirizzata a terminare come l’infelicità di Arianna e Teseo. Questo mito simboleggia per il poeta la sua aspirazione amorosa, la precarietà del suo vincolo; aspira a quel foedus che non raggiungerà mai.

Le ninfe marine, figlie di Nèreo e Deride, nipoti di Oceano e Tèti, salirono dal fondale marino per ammirare la nave degli Argonauti; gli eroi rimasero stupefatti di fronte a quelle bellezze “inumane”; il giovane Pèleo non ebbe occhi che per la più giovane delle Nèreidi, Tèti. Ma grandi difficoltà si frapposero alle nozze, poiché anche Giove, Nettuno e Apollo volevano sposare Tèti. Promèteo, incatenato sulla cima del càucaso, conosceva un’antica profezia che diceva che il figlio di Tèti sarebbe stato più forte del padre; lo rivelò a Giove, senza però riferire il nome della donna. Giove, per conoscere il nome della ragazza, liberò Promèteo e rinunciò a Tèti, insieme a Nettuno e Apollo. Tèti fu quindi concessa al mortale giudicato più meritevole, Peleo, così anche il figlio sarebbe stato un mortale. Tèti non accettò volentieri e Pelèo dovette lottare contro lei per vincerla. Alle nozze assistettero anche gli dèi; in quell’occasione Poseidone donò allo sposo i cavalli Xanto e Balio, e Chirone donò la lancia pelìaca. Dall’unione dei due nacque Achille, chiamato “il pelide”, che fu poi affidato a Chirone per ricevere l’educazione. Pelèo fuggì poi dalla patria perché aveva ucciso il fratello Foco, si rifugiò in Tessalia dove diventò re e nella reggia di Farselo, era distesa la coperta ricamata, che raccontava la recente storia di Arianna.

A questo punto della narrazione, si parla del mito di Arianna e Tesèo.
Tesèo, figlio di Egèo, dopo molte avventure, venne ad Atene, dove si trovava suo Padre, che l’ave-va smarrito da bambino e lo riconobbe. Atene era in lutto perché Minosse, il re di Creta, per vendi-care il figlio Androgeno ucciso dagli ateniesi, esigeva il tributo di sette giovani e sette fanciulle che dava in pasto al Minotauro (nato da Pasìfae e il toro), chiuso dentro il labirinto costruito da Dedalo. Teseo si sostituisce con uno dei sette, innamorò di sé Arianna (figlia di Minosse e Parsìfae), uccise il Minotauro, uscì dal labirinto seguendo il filo datogli dalla principessa, la prese con se e si diresse verso Dia, un’isola deserta a 20 miglia a nord di Crosso. La mattina seguente Arianna si ritrovò da sola sull’isola e maledisse Teseo. Egèo aveva fatto partire Tesèo con una nave dalle vele scure, facendogli promettere che, se fosse tornato sano e salvo coi compagni, avrebbe mutato le vele scure in bianche: Tesèo dimenticò questa promessa e il vecchio, scorgendo le vele funeste, si gettò nel mare, che prese da lui il nome di Mar Egèo. Sulla nave fatale c’era Fedra, la sorella di Arianna, che sposò Tesèo, diventato il nuovo re di Atene dopo la morte del padre.
Arianna ebbe miglior fortuna dell’infido amante: atterrò sull’isola un tìaso volante di Bacco, che veniva da Nasso. Il dio consolò l’abbandonata con un pesante diadema d’oro e col suo amore immortale e, quando stanco delle terrene peregrinazioni portò con se Arianna nel cielo, quella corona divenne una splendida costellazione.

Esempio