Millet, Angelus e spigolatrici

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

MILLET, JEAN-FRANÇOIS (Gruchy 1814 - Barbizon 1875)
Contesto artistico:
Millet è considerato uno dei maggiori esponenti del realismo ottocentesco. Il realismo è uno stile che mira alla massima coincidenza tra rappresentazione artistica e realtà oggettiva: l’opera d’arte deve apparire come fedele riproduzione del mondo reale. La pittura realista sostiene inoltre la necessità di rappresentare l’esistente anche nei suoi aspetti negativi, che diventano quindi elementi qualificanti di un soggetto. Il termine “realismo” è propriamente attribuito al movimento artistico nato in Francia intorno alla metà del XIX secolo, come reazione all'approccio fortemente soggettivo e idealistico del romanticismo. Le opere di numerosi artisti realisti sono inoltre caratterizzate da un forte impegno ideologico, di stampo umanitario se non dichiaratamente socialista, dove forte è anche il tema della critica sociale.
Cenni sull'autore:
Di origine contadina, studiò arte prima a Cherbourg e poi a Parigi con Paul Delaroche. La produzione giovanile comprende ritratti, scene mitologiche e dipinti di genere. Nel 1849 Millet si trasferì a Barbizon, dove si erano riuniti gli artisti della scuola realista “fondata” da Rousseau: fino al 1860, quando cominciò a dedicarsi essenzialmente al paesaggio, la sua pittura si distinse per il predominante interesse per la figura umana e per la centralità attribuita ai temi della vita e della religiosità contadine e del lavoro agricolo. In questo periodo dipinse infatti i suoi quadri più famosi, che ritraggono contadini al lavoro nei campi: la campagna viene però presentata, oltre che come luogo di lavoro, anche come un angolo di piacevole semplicità e di serena spensieratezza. Inizialmente criticata per il carattere sociale e troppo solenne dei soggetti, a partire dal 1860 la sua opera si orientò appunto verso paesaggi e composizioni più ariose che gli valsero fama internazionale.
Tabella opere:
• Il vagliatore (1848)
• Andando al lavoro (1850-1851)
• Le spigolatrici (1857)
• L'Angelus (1857-1859)
• La morte e il taglialegna (1859)
• Primavera (1868-1873)

Descrizione opera “L'Angelus”:
"L'Angelus" è un dipinto di cm 55 x 66 realizzato da Millet tra il 1857 ed il 1859; è conservato al Musée d'Orsay di Parigi. Questo dipinto raffigura un agricoltore e la moglie al tramonto con le teste chine mentre una campana suona l'Angelus serale (l'Angelus è una preghiera latina recitata tre volte al giorno: il nome deriva dalle sue parole iniziali, Angelus Domini, Angelo di Dio). L'uomo appare rigido ed imponente come una colonna, ma denuncia la sua fragile personalità reggendo goffamente tra le mani il cappello. La donna è vista in netto profilo. La testa forma una sagoma che risalta contro lo sfondo più chiaro del cielo. Sullo sfondo, il campanile da cui risuona l'Angelus interrompe bruscamente l'orizzonte. Coerente all'interesse mostrato da Millet per la vita rurale, quest' opera ci mostra uno spaccato del ruolo giocato dalla religione nella vita dei contadini secondo l' autore: la scelta di usare un solo colore in varie tonalità si riallaccia infatti, insieme alla grande importanza data alla luce, al desiderio dell'autore di comunicare il senso del divino della scena.

Descrizione opera “Le spigolatrici”:
“Le spigolatrici” è un dipinto di cm 83,5 x 111 realizzato da Millet nel 1857; è conservato al Musée d'Orsay di Parigi. Questo dipinto raffigura tre contadine intente a raccogliere le spighe rimaste nei campi dopo la mietitura. Quando fu esposto al Salon nel 1857, epoca in cui alla classe contadina era stato appena riconosciuto il diritto di voto e per questo era vista come forza rivoluzionaria, il dipinto fu prima denigrato e poi osannato dalla classe dirigente francese e le opinioni su di esso continuarono ad essere contrastanti: esso risultò intollerabile sia alla classe dominante, cui l’opera sembrava proporre un’immagine di miseria proprio quando il governo francese si gloriava di averla cancellata, sia dalla borghesia, che temeva che potesse essere preso a vessillo di nuove lotte sociali del proletariato. Già nel 1914 era però diventato un simbolo del patriottismo francese ed utilizzato come manifesto per invogliare all'arruolamento. Le voluminose colline di grano dorato, il carretto carico di fieno ed i gruppi di contadini che sollevano i covoni creano uno sfondo contrastante con la povertà delle donne in primo piano. L’intenso realismo dell’autore non risparmia nulla: la pesantezza delle forme, accentuata dagli abiti semplici e dai toni cromatici bassi e cupi, traduce pittoricamente la fatica delle donne; i volti nello scorcio tradiscono l’abbruttimento; le mani deformate dalla fatica; le stoppie che riflettono la luce radente.
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