La Prima guerra mondiale: tesina ben fatta

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Testo

Segni premonitori
➢ Formazione dei due blocchi contrapposti. 1882 Triplice Alleanza: posizione dell’Italia; 1907 Triplice Intesa: Francia, Inghilterra e Russia, preceduta dall’ Intesa Cordiale del 1904 tra le sole Francia e Inghilterra.
➢ Corsa agli armamenti ⇒ II^ Riv Industriale che ha come settore trainante l’industria pesante.
➢ Crisi marocchine, la prima del 1905-06, la seconda del 1911. Rientrano nella Weltpolitik di Guglielmo II, il quale minaccia la Francia direttamente con gli armamenti appena questa prova a muoversi in Marocco. Entrambe le crisi rientrano nel quadro della revance e dei conflitti imperialistici.
➢ L’Impero Austro-ungarico dichiara l’annessione della Bosnia-Erzegovina nel 1908. questo va a fomentare la Russia e l’irredentismo serbo, poiché la Serbia voleva ricostruire un grande impero slavo. Convergenza di Serbia e Russia in funzione antiaustriaca.
➢ Guerre balcaniche, la prima nel 1912 e la seconda nel 1913. grave disgregazione dell’Impero turco-ottomano. Sono guerricciole dove tutti litigano con tutti, anche per guadagnare pochi km di territorio. Ne escono sconfitti Impero ottomano e Bulgaria, che si avvicinano sempre di più agli imperi centrali.
➢ Irredentismo slavo, che viene sempre più infuocato dalla Russia, che teme che la presenza austriaca nella penisola balcanica aumenti sempre di più. Serbia e Russia si legano e la Serbia diventa una pedina dell’espansionismo zarista nei balcani.
➢ Politiche economiche aggressive (dumping, protezionismo) da parte delle potenze industrializzate: conflitti imperialistici, concorrenza spietata per la conquista dei mercati per l’investimento di capitali, guerre doganali, nazional-imperialismo, interessi dei grandi gruppi industriali, che sperano di ricavare un grande businnes dalla guerra.
➢ Preoccupazione inglese per la colossale crescita tedesca e in modo particolare per il riarmo navale, che rischiava di sottrarre all’Inghilterra stessa, il dominio sui mari e il ruolo di 1^ potenza economica mondiale. La preoccupazione inglese si lega anche al fatto che i capitali tedeschi stanno penetrando in molte aree, ad esempio nell’impero ottomano.
➢ Il diffondersi nelle masse, ma anche tra gli intellettuali, di sentimenti nazionalistici e di un’atmosfera politico-culturale (futurismo) che non crede più alla pace e alla diplomazia per risolvere le controversie internazionali, ma che esalta invece la guerra (panslavismo e pangermanesimo).

I tre nodi causali
1) Revance per l’Alsazia: risentimento, diffidenza reciproca tra Francia e Germania, che è cresciuta a dismisura con la Weltpolitik
2) Rivalità navale tra Germania e Inghilterra. Il kaiser lancia apertamente una sfida “noi supereremo il tonnellaggio delle navi inglesi”
3) Questione orientale: rivalità tra Austria e Russia per la penisola balcanica.

Lo scoppio della guerra
Intorno al 1908 l’Austria aveva annesso senza alcuna trattativa diplomatica la Bosnia-Erzegovina sulla quale aveva un protettorato, determinando così la convergenza degli interessi russi e serbi, poiché infastidì la Russia e fomentò l’irredentismo serbo. Cominciano a moltiplicarsi le associazioni panslaviste, incoraggiate anche da Pietroburgo. Il 28 giugno 1914 esplode l’attentato di Sarajevo, capitale della Bosnia e centro di quei luoghi che erano stati annessi all’Austria, in cui viene colpito l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie, erede al trono. Francesco Ferdinando diventato imperatore si sarebbe impegnato a far trasformare l’impero da dualistico a trialistico, riconoscendo anche la parte slava, andando così ad afflosciare l’irredentismo. L’attentatore è uno studente bosniaco appartenente ad un gruppo terroristico manovrato dai servizi segreti serbi e da Pietroburgo. L’Austria all’inizio sembra non reagire, infatti l’ultimatum a Belgrado, capitale della Serbia, sarà inviato solo il 23 luglio, sotto la spinta della Germania. L’Austria si muove a ridosso della Germania perché la fine dell’impero è ormai inevitabile, sa di non poter sostenere un conflitto e comunque è molto meno motivata del kaiser, che coglie la palla al balzo per scatenare la guerra. Con l’ultimatum, che per definizione è inaccettabile, si scatena la guerra, che si differenzia da tutti gli altri conflitti mai conosciuti per la durata, le proporzioni e perché tutti i continenti sono coinvolti. Le responsabilità non furono tutte della Germania, ma queste sono da individuare sia in entrambi i blocchi, sia nei paesi neutrali. Si capì subito che avrebbe vinto il blocco più pesante sul piano industriale; ogni blocco cercò di attirare a sé anche dai paesi neutrali, che si lasciavano coinvolgere da chi offriva di più. Alla fine della guerra, quando ci sarà la pace di Versailles, la Germania sarà trattata come “unica responsabile della I^ Guerra Mondiale”, ponendo subito le cause del secondo conflitto, quindi si parlò di guerra dei 31 anni, poiché in realtà la guerra non è mai finita. La responsabilità non è solo dei poteri politici o militari, ma anche di quelli economici ⇒ corsa degli armamenti. L’attacco alla Serbia scatenò il sistema delle alleanze, la Russia dichiara la mobilitazione totale, la Germania dichiara guerra a Francia e Russia. L’Inghilterra entra in guerra perché deve vendicare l’invasione del Belgio, giustificando i propri interessi imperialistici in nome del diritto internazionale. Il Giappone dichiara guerra alla Germania per i possedimenti tedeschi nel Pacifico, ma quella del Sol Levante può essere considerata una guerra a sé in quanto non c’era una particolare amicizia con nessuno degli stati della Triplice Intesa. Fin da subito vengono messi in evidenza i cosiddetti paesi zavorra di entrambi i blocchi, la Russia per l’Intesa e l’Austria per gli imperi centrali, quei paesi che essendo poco industrializzati, non riescono a sostenere da soli il peso della guerra e perciò sono sostenuti dai loro alleati.
Opinione pubblica
Molta parte dell’opinione pubblica, almeno all’inizio volle la guerra, questo primo periodo fu soprannominato euforia d’agosto. Tra i pochi che subito sono contrari alla guerra ci sono i marxisti-leninisti, che la considerano la fase più aggressiva del capitalismo. Infatti sono i gruppi industriali a trascinare in guerra i propri governi e il vincitore della guerra avrebbe avuto il primato su tutti i mercati mondiali. Altri contrari alla guerra sono i socialisti, ma non tutti perché per esempio la socialdemocrazia tedesca dà il suo apporto per sostenere la guerra. Si formano le unioni sacre, dove tutti i partiti si uniscono per gestire la guerra, il kaiser dirà che in Germania “non esistono più i partiti, ma solo i tedeschi”.
L’opinione pubblica si rende conto che l’economia è completamente diversa, viene a mancare il pilastro di fondo della famiglia, che è l’uomo. I contadini sono soldati massa, i quadri intermedi dell’esercito vengono presi dalle classi medie. Saranno quest’ultimi a pagare forse, il prezzo più alto della guerra, perché gli ufficiali vanno avanti e quindi sono sempre i primi a morire. Nel dopoguerra ci sarà una grande insoddisfazione dei ceti medi, su cui si svilupperanno il fascismo e il nazismo. Inizia a diffondersi l’uso della propaganda per ricostruire il consenso sia al fronte, sia tra la popolazione civile, e l’uso in trincea di una disciplina durissima contro la reticenza.
Mobilitazione totale delle risorse
La Grande guerra è il primo esempio di guerra totale, in cui tutte le risorse, a partire da quelle economiche, e tutta la popolazione è coinvolta. L’evento più drammatico è lo sradicamento delle masse, i cosiddetti fanti contadini, che vengono gettati nelle trincee. Le masse si ritrovano in una situazione che comprendono poco e cresceranno nel senso della consapevolezza politica; ciò si ripercuoterà nel dopoguerra con la crescita dei partiti di massa e la rivendicazione delle promesse fatte nella propaganda di guerra, dove si prometteva la guerra in cambio del combattimento. Crescerà l’insoddisfazione del popolo che sente di aver dato la vita per una situazione che è peggio di prima, infatti la guerra ci anticipa quello che sarà il 900, ovvero l’emergere con sempre maggiore prepotenza delle masse.
Piano politico
- viene accresciuta la censura, che ha un ruolo fondamentale nella creazione del consenso, che dopo l’euforia di agosto d’agosto viene meno, poiché la guerra va stabilizzandosi e la situazione non si sblocca
- repressione per ogni forma di dissidenza, non c’è spazio per il dialogo
- potere sempre più ampi alle autorità militari
- crescente interventismo dello Stato, che dirige tutto, uno Stato che tende a farsi massimo, verso l’organicismo
- dilatamento del potere esecutivo e contrazione del legislativo
Economia di guerra
Forte interventismo dello stato, che gestisce tutta l’economia a fini bellici. Il settore primario viene lasciato da parte, il secondario viene trasformato per fini bellici e il terziario viene gestito da coloro che sono andati al fronte e dalle donne. C’è un aumento della pressione fiscale e del costo della vita; scarsità di cibo a cui si risponde attraverso il razionamento dei generi di prima necessità e i surrogati. Laddove mancano le materie prime per le industrie dei surrogati, tutto ciò è più difficile. Tutte le risorse produttive sono mobilitate, tutto l’impianto industriale è stato convertito a fini bellici, e nel dopoguerra ci sarà il problema contrario.
Ruolo dei paesi neutrali
I paesi neutrali furono coinvolti dalle manovre diplomatiche di entrambi i blocchi affinché entrassero a favore dell’uno o dell’altro blocco, in cambio di promesse, lasciandosi coinvolgere in tali manovre e vendendosi al migliore offerente. Questo scopo viene perseguito soprattutto dagli imperi centrali, che hanno paura di rimanere accerchiati dai paesi dell’Intesa. Da subito si profila il blocco navale inglese, che impensierisce gli imperi centrali, perché non arrivano più i rifornimenti alimentari e le materie prime per l’industria bellica. La Bulgaria e l’impero ottomano entrano in guerra con Austria e Germania, in questo modo possono aggirare l’accerchiamento dell’Intesa. Già prima della guerra c’era stato un avvicinamento tra Germania e impero ottomano, cosa che impensierisce l’Inghilterra. Romania e Grecia invece, entrano a fianco dell’Intesa.

1914
Fronte occidentale
Piano Schliffen: si tratta di un piano predisposto da molto tempo che prende il nome del generale tedesco che lo ha ideato. Aveva lo scopo di mettere la Francia fuorigioco, con la guerra lampo, prima che la Russia avesse il tempo di mobilitarsi e arrivare sul fronte orientale. Prevedeva di aggirare le fortificazioni francesi costruite dopo Sedan lungo il confine della Germania, attraverso l’invasione di paesi neutrali come Belgio e Lussemburgo; il cancelliere risponde ai giornali dicendo che “i trattati sono solo pezzi di carta”. La Francia viene presa totalmente impreparata, anche perché tutte le truppe sono posizionate lungo il confine tedesco. I tedeschi avanzano prima che l’esercito possa arrivare e giungono a circa 40 km da Parigi. Però l’Armeé di Joffre riesce a contrattaccare e in modo eroico blocca l’avanzata tedesca sulla Marna. La battaglia della Marna è la prima sanguinosissima battaglia della Prima guerra mondiale, si protrae dal 6 al 12 settembre con circa mezzo milione di morti. I tedeschi non riescono a sfondare, perché i francesi hanno un grande senso di responsabilità che deriva dal fatto che stanno difendendo le proprie case e famiglie. I tedeschi le provano tutte, inizia l’uso di armi chimiche, soprattutto i gas tossici vengono utilizzati per la prima volta a Ypres. La battaglia della Marna segna il fallimento della guerra lampo, la guerra di movimento tenderà a trasformarsi nella vecchia guerra di posizione o logoramento. La differenza però questa volta sta nella potenza industriale che c’è dietro; l’estensione delle trincee; fanno la comparsa nuove armi (carri armati, fucili a lunga gittata, armi chimiche, aviazione militare) e la cavalleria tende a diventare un corpo inutile, che però si manterrà anche nella II^ guerra mondiale.
Fronte orientale
Gli austriaci, all’inizio da soli, non riescono a contenere i russi, ma grazie al supporto tedesco riesce a fermarli e si ha un’offensiva verso Polonia e Lituania. Successi tedeschi a Tannemberg e nei laghi.
Posizione italiana
Mentre nel resto d’Europa ha iniziato ad infiammarsi la guerra, in Italia c’è una situazione difficilissima, e per questo entrerà in guerra solo un anno dopo lo scoppio del conflitto. L’età giolittiana si è risolta con un fallimento, proprio il fatto che Giolitti ha cercato consensi a destra, sinistra e centro ha fatto sì che il giolittismo si sgretolasse su se stesso. Si ripresenta il problema dell’ingovernabilità e il governo non riesce a dargli una risposta. L’Italia si tira fuori dalla Triplice Alleanza perché Vienna e Berlino non hanno informato il nostro governo prima di inviare l’ultimatum; inoltre si tratta di un patto difensivo e Giolitti si era anche avvicinato a Francia e Inghilterra; per questo allo scoppio della guerra dichiara la sua neutralità. Il paese si divide interventisti e neutralisti.
Interventisti
• Nazionalisti: destra estrema che si riassume intorno al “Corriere della Sera”. Questi dapprima vorrebbero la guerra redentrice imperiale, affianco agli imperi centrali per strappare alla Francia Nizza, la Corsica e la Tunisia, zone che per vari motivi sono sentite italiane. Dopo questo primo momento cambiano posizione e vorrebbero la guerra a favore dell’Intesa per vendicare le terre irridente, cioè Trento, Trieste, l’Istria e la Dalmazia. Vorrebbero che l’Adriatico fosse diventato una sorta di italiano e per dare il via ad un imperialismo antislavo, che va a cozzare soprattutto contro l’Austria. Tra i nazionalisti ci sono intellettuali, forti tendenze irrazionaliste, Corradini, D’Annunzio, che parla della guerra come un bagno di sangue rigeneratore.
• Irredentisti: non hanno ambizioni imperialistiche, ma vedono nella Grande Guerra la IV^ guerra d’indipendenza, perché vorrebbero la guerra in nome degli ideali risorgimentali e rivendicare solo le due terre italiane, Trento e Trieste. È un interventismo democratico che ha molta presa tra intellettuali e studenti.
• Socialisti riformisti (Bissolati e Bonomi) e radicali: considerano la guerra una sorta di liberazione delle nazionalità oppresse
• Interventismo di Mussolini: Mussolini era il caporedattore del “L’Avanti” e fino al luglio 1914 aveva condotto sul giornale una campagna contro la guerra, definendola “un macello di popolo”, una posizione pacifista in linea con quella socialista. Poi però cambia idea e inizia a sostenere le ragioni della guerra, viene espulso dal partito e nel novembre fonda “Il popolo d’Italia” e all’epoca si disse che fosse sostenuto economicamente dalla Francia. Diventa sostenitore della guerra per ragioni di carattere ideologico e cita molti filosofi tra cui Blanqui, “chi non ha ferro, non ha pane”; Napoleone Bonaparte, “la rivoluzione …”, questo soprattutto sarà un punto di riferimento per il fascismo; miti di Sorel, sostenitore del sindacalismo rivoluzionario, diceva che il modo per distruggere il capitalismo è al suo interno, è lo sciopero generale. Mussolini, riprendendo Sorel, dice che la guerra è un detonatore in grado di squarciare le contraddizioni del capitalismo.
Neutralisti
I neutralisti furono più silenziosi, ma ciò non vuol dire che fossero di meno, infatti il Parlamento era a maggioranza neutralista e il re insieme al governo, con l’entrata in guerra, lo scavalcarono.
• Classi popolari che non sanno quasi nulla e non gli importa della guerra e non si sentono coinvolti da essa. Si rendono conto che la guerra avrebbe significato essere sbattuti lontano da casa con difficoltà per la propria famiglia e per se stessi.
• Socialisti: internazionalismo proletario che risale a Marx “proletari di tutto il mondo unitevi”, non bisogna fare la guerra ma la rivoluzione
• Cattolici: motivi umanitari, Benedetto XV è legato all’Austria come grande potenza cattolica
• Liberali, in particolare giolittiani: questi perseguivano la tesi del parecchio. L’Austria gia sopporta a fatica sul fronte orientale, allora forse si può ottenere diplomaticamente qualcosa vendendo la propria neutralità. Perciò vogliono cercare di convincere l’Austria che fosse più conveniente cedere qualcosa piuttosto che aprire un altro fronte
• Molti intellettuali
• Settori del mondo industriale legati ai capitali tedeschi
Intervento Italiano e Patto di Londra
Inizialmente ci sono dei tentativi per sondare il terreno con Vienna, che oppone un rifiuto e un’intransigenza totale nel trattare con l’Italia. Le trattative con l’Intesa invece procedono molto velocemente, ma segretamente, con Sonnino. Infatti mentre il Parlamento è a maggioranza neutralista, la corona e il Governo, guidato da Salandra, sono per la guerra. Motivo in più per entrare in guerra è il fatto che gli Imperi centrali, in particolare l’Austria, sono in crisi. Il 26 aprile 1915 si arriva al Patto di Londra, i cui termini rimasero segreti fino al ’17. Con questo patto l’Italia si impegnava ad entrare in guerra contro Austria e Germania. In caso di vittoria avrebbe ottenuto:
• il Trentino, l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste, l’Istria, la Dalmazia settentrionale (esclusa la città di Fiume);
• la penetrazione politico-economica nei Balcani e il possesso di Valona (Albania);
• il mantenimento del Dodecanneso;
• alcune zone di influenza in Asia Minore e in Africa, quindi la partecipazione alla spartizione dell’Impero ottomano e delle colonie tedesche in Africa.
Il patto rispecchia in pieno gli obiettivi degli imperialisti. Il governo aveva paura che il Parlamento non avesse ratificato il patto, perciò vengono incoraggiate le manifestazioni di piazza interventiste, che si scontrarono con i neutralisti; si tratta delle cosiddette “radiose giornate del maggio 1915”. Intanto il Governo sollecita anche la stampa per creare un’opinione pubblica sempre più favorevole alla guerra stessa, scendono in piazza molti intellettuali, tra cui anche D’Annunzio. La tesi giolittina del parecchio cade, anche per l’ottusità dell’Austria. Questa dopo la 3^ guerra d’indipendenza, aveva proceduto alla costruzione di una serie di fortificazioni militari al confine e questa sarà una delle cause della disfatta italiana sul fronte austriaco. Vittorio Emanuele III rinnova l’incarico a Salandra, fingendo di piegarsi alle piazze ⇒ soluzione extraparlamentare. Le responsabilità della corona, durante tutto il Novecento sono pesantissime: è il re a decidere l’entrata in guerra; non impedisce la marcia su Roma e quindi il fascismo; l’8 settembre il re scappa lasciando l’Italia in mano ai tedeschi, inferociti per l’armistizio. Questa soluzione extraparlamentare sembra anticipare quindi anche quello che accadrà nel ’22. Il governo Salandra afferma e giustifica la guerra in nome del completamento del risorgimento, ma in realtà il patto di Londra fa parte del progetto imperialistico italiano.
Il 24 maggio 1915 dichiara guerra all’Austria, ma per il momento non ancora alla Germania. Moriranno più di seicentomila italiani. La dichiarazione di guerra non riunisce il paese, attenua solo in parte la lacerazione. Il PSI lancia ad esempio uno slogan “non aderire, ne boicottare” e anche molti cattolici si alleano con la guerra.
Andamento della guerra
Sul fronte delle Alpi Orientali, si profila una nostra superiorità numerica, perché la maggior parte delle truppe austriache sono impegnate sul fronte orientale. Questa superiorità è azzerata da una totale insufficienza del nostro apparato tecnico e militare, impreparazione tattica di supporto, mancanza di armi. L’Austria ha una grande superiorità per quanto riguarda l’artiglieria. Sfiora subito l’illusione di una guerra veloce, ma si tratta invece di una lunga guerra di trincea con posizioni per noi sfavorevoli, poiché gli austriaci sono stanziati sulle Alpi. Il comandante Luigi Cadorna, che rimarrà fino a Caporetto, quando verrà destituito, decide quattro offensive, una più sanguinosa dell’altra. Gli italiani avrebbero dovuto combattere con gli scontri alla baionetta, quindi corpo a corpo, data la mancanza dei proiettili causata dall’assenza dell’industria pesante. È un continuo sacrificio di uomini, i risultati sono pressoché nulli, e si andrà avanti così fino alla disfatta di Caporetto , causata dall’ottusità di Cadorna. Nel maggio del 16 comincia la spedizione punitiva da parte dell’Austria contro l’Italia, che deve pagare il suo tradimento. È l’unico caso in cui si tiene il fronte e grazie alla controffensiva su Lisonzo si conquista Gorizia, facendo così avanzare il fronte. L’opinione pubblica è sempre più scontenta e si crea il problema della ricostruzione del consenso. La condotta della guerra ha ripercussioni in politica, Salandra è costretto a dimettersi e sale al governo Boselli, vecchio parlamentare che viene chiamato per cercare di riunire a sé un’unione sacra. Infatti dà vita al “Ministero della concordia per la guerra e la vittoria”, di cui fanno parte liberali, radicali, socialisti riformisti un cattolico e un repubblicano. Nell’agosto del 16 dichiara guerra alla Germania; si procede sempre di più alla conversione dell’industria a fini bellici, che va ad aggiungersi al nostro sviluppo industriale. Nel dopoguerra l’industria italiana cadrà su se stessa, tranne alcuni, i cosiddetti , che fecero la loro fortuna sulle disgrazie.
1915
➢ Blocco navale inglese e guerra sottomarina. L’Inghilterra isola gli Imperi centrali, proibendo a tutte le nazioni , compresi gli stati neutrali, di avere rapporti commerciali con essi. Vuole costringere il nemico alla resa, non sul fronte, ma indirettamente. La Germania reagisce con la guerra sottomarina e all’inizio questo nuovo modo di combattere impressiona molto l’Inghilterra, perché si trova essa stessa a doversi difendere, e sono difficili i collegamenti sia con gli alleati che con le colonie. I tedeschi però fanno un errore fondamentale, nel maggio del 15 affondano il transatlantico “Lusitania”, provocando 1200 vittime civili, tra cui soprattutto americani. L’America protesta vivamente attraverso i canali diplomatici, intimando alla Germania di sospendere la guerra sottomarina. I tedeschi sanno che non conviene mettersi contro gli USA, che già erano in stretti rapporti con l’Inghilterra e potrebbe bastare poco perché il potenziale industriale americano si riversi tutto contro la Germania. Quindi decidono di sospendere la guerra per paura dell’intervento dell’America.
➢ Seconda battaglia sui laghi Masuri, comincia la fine dell’esercito russo, una sorta di crollo e la ritirata, che corrisponde all’avanzata di austriaci e tedeschi. In particolare gli austriaci riescono ad avanzare da soli fino al golfo di Riga, nel Mare del Nord. La Russia ogni anno di guerra peggiora.
➢ Inglesi e francesi cercano anche di avanzare sul fronte ottomano, nel Mediterraneo Orientale, perché l’alleanza con gli imperi centrali impensierisce l’Inghilterra per la Questione Orientale. Infatti i tedeschi controllano gli stretti del Bosforo e Dardanelli e quindi l’accesso verso il Mar Nero.
1916
➢ Inferno di Verdun (fronte occidentale). L’esercito tedesco tenta di sfondare il fronte, quattro mesi di combattimenti ininterrotti, un macello ancora peggiore della Marna (settecentomila morti). La Germania dispiega tutto il suo apparato industriale e bellico, i grandi canoni tedeschi fanno una strage. Il generale Petain riesce anche questa volta a mantenere la posizione e nella seconda parte dell’anno i francesi riescono a contrattaccare nella zona della Somme, dove vengono utilizzati i primi carri-armati, soprattutto da parte dei tedeschi, cambiando completamente il volto della guerra. Qualunque cosa succeda il fronte non subisce variazioni considerevoli, perché si ha un equilibrio di forze anche se da una parte ci sono Francia e Inghilterra e dall’altra la sola Germania.
➢ Battaglia dello Jϋtland, unica grande battaglia navale della Grande guerra. La flotta tedesca infligge una grave sconfitta agli inglesi. Nonostante ciò sono consapevoli che l’Inghilterra sul mare rimane la potenza più forte, quindi dopo questa battaglia preferiscono non ritentare e ripiegano sulla guerra sottomarina.
➢ Guerra sottomarina. Il fatto che ricominci la guerra sottomarina provoca la reazione dell’America, che deciderà di affrettare la sua entrata in guerra. I tedeschi vogliono mettere fuori gioco gli inglesi prima che arrivino gli americani; non riescono per poco a realizzare il loro obiettivo, perché quando nell’aprile ’17 gli USA dichiarano guerra alla Germania, l’Inghilterra ha scorte per un solo mese.
➢ Il fonte inizia ad essere insostenibile per i soldati che erano demoralizzati. Inoltre le cose andavano peggiorando anche per le popolazioni civili.
➢ Gli arabi dell’Impero ottomano si ribellano fomentati dagli inglesi, con il colonnello Lorenz d’Arabia, un agente di sua maestà britannica, che incentiva la rivolta araba per destabilizzare l’impero.
➢ Primo grande genocidio del secolo. Gli Armeni vengono sistematicamente sterminati con l’accusa di essere dalla parte dei russi.
➢ Conferenza di Zimmerwald. Conferenza che i partiti socialisti indicono per confrontarsi sul tema della guerra. È sollecitata dal PSI e vi partecipano i partiti socialisti più importanti d’Europa. Si conclude con il manifesto di Zimmerwald dove si ribadisce il no della guerra e l’internazionalismo, rompendo con quei partiti socialisti che continuano a partecipare alle unioni sacre. Alla stesura del manifesto è presente anche Lenin, protagonista della Rivoluzione bolscevica del ’17, il capo del partito bolscevico, corrente di marxisti russi. Lenin è autore anche del libro “sette tesi sulla guerra” in cui si precisa il pensiero marxista nei confronti della guerra, l’estrema propaggine del capitalismo e dell’imperialismo, e ha sempre come obiettivo la spartizione dei mercati internazionali. Dopo la conferenza alla sinistra dei partiti socialisti già esistenti iniziano a formarsi dei partiti più rivoluzionari, che costituiranno il nucleo dei futuri partiti comunisti.
➢ >, tra il 16 e il 17. Gli imperi centrali cercano di concludere la fine della guerra con la pace per cercare di non perdere troppo. In realtà il loro obiettivo è di non far entrare in guerra l’America, ma l’Intesa rifiuta. Inoltre ci sono due appelli di pace, uno di Wilson e l’altro di Papa Benedetto XV. L’Intesa rifiuta di aprire le trattative di pace perché per risarcire tutto quello che è costata la guerra, bisogna assicurarsi un bottino molto grande, schiacciando il più possibile il nemico. Lo stesso accadrà nella II^ Guerra Mondiale, che secondo un’ipotesi storiografica poteva finire almeno un anno prima. Carlo I d’Asburgo sonda il terreno diplomatico con Parigi, di nascosto dalla Germania. La Francia è la potenza che cerca maggiormente la linea dura, e non solo non accetta, ma Clemenceau, capo del governo francese, svela tutte le trattative.
Le conseguenze economiche si fanno sempre più pesanti. Inizia a farsi sentire il peso delle masse, costrette dalla guerra a prendere coscienza di sé. Accanto ai metodo coercitivi alle masse sono state fatte tante promesse, attraverso la propaganda di guerra. Il mito della vittoria mutilata: l’Italia esce dalla guerra vincente, ma non vengono mantenute le trattative del patto di Londra e il fascismo si prende carico di vendicare questa vittoria mutilata. In Germania c’è invece il mito dell’onta di Versailles, dove in sede di trattative di pace, la Germania verrà gravemente mutilata e Hitler si prenderà il compito di vendicare tutto ciò.
1917
• entrata in guerra americana
• rivoluzione bolsceviche
• offensive di Nivelle da parte di Inghilterra e Francia
• offensiva italiana su Lisonzo, disfatta di Caporetto, cambio ai vertici militari e politici, resistenza
Entrata in guerra degli USA
Il 6 aprile ’17 l’America dichiara guerra alla Germania, ponendo delle motivazioni ideologiche per coprire i grandi interessi economici:
- l’America di Wilson è interessata ai mercati europei, che se la Germania avesse vinto stato tutto tedesco
- dopo la battaglia dello Jutland i tedeschi avevano ricominciato la guerra sottomarina, colpendo navi che avevano a che vedere con i commerci americani
- l’Intesa si è fortemente indebitata con l’America, quindi se avessero perso la guerra, non avrebbero più restituito i soldi.
Wilson pronuncia un famoso discorso al Congresso in cui sostiene l’inevitabilità della guerra, ammantando le sue ragioni con motivazioni di carattere ideologico. Il mondo finanziario preme affinché si guadagni sulla guerra. Finché c’è la guerra che paralizza tutta l’economia, non è possibile tornare ad una situazione economica di libero respiro, quindi bisogna chiuderla al più presto. Wilson dice di entrare in guerra non come alleati, ma come associati, perché gli USA hanno dei fini propri: stabilire un nuovo equilibrio internazionale, che tenga conto dei diritti e delle libertà dei popoli e delle nazioni. Anche nei confronti dei tedeschi si pone come garante della libertà, contro la casta militare e politica del II Reich che li opprime, non vuole essere un nemico. Da questo discorso nel Gennaio del 18 nasce il documento noto come i “14 punti”, che rappresenta la piattaforma ideologica dei principi che avrebbero guidato la pace. Possono essere riassunti con l’autodecisione dei popoli e il principio di nazionalità. Le diplomazie dell’Intesa accolgono i discorsi di Wilson, che però sembrano astratti, poco realizzabili e a volte in contrasto con gli interessi degli stati dell’Intesa. È un discorso astratto perché è difficile riunire tutta una nazione sotto un unico stato, per la storia intricata che hanno.
“14 punti” : I^ Guerra Mondiale = Carta Atlantica : II^ Guerra Mondiale
società delle nazioni ONU
Dal punto di vista ideologico l’intervento americano sembra la crociata della democrazia. Dal punto di vista militare si riversa in Europa tutto il potenziale bellico americano; inoltre acquista una grande importanza per un momento di fragilità dell’Intesa, causato dalla ritirata della Russia. Il fronte orientale non ha più confini e dilagano gli imperi centrali. Il supporto americano fu militare, bellico, finanziario e soprattutto alimentare, importante per l’Inghilterra che stava per rimanere senza derrate alimentari. Comunque l’ingresso in guerra americano fu poco più che formale, perché nonostante non fossero in guerra il loro apporto era sostanzioso.
Caporetto: fronte italiano
Anno di profonda stanchezza, si moltiplicano gli ammutinamenti, le diserzioni, in particolare nell’esercito austro-ungarico. Questo esercito riflette la multinazionalità dell’impero, infatti spesso accadeva che un contingente slavo aveva come quadri ufficiali tedeschi o ungarici, cosa che fece esplodere i contrasti tra etnie e nazionalità. “Il secolo si apre e si chiude a Sarajevo”, ovvero si apre e si chiude con i conflitti nazionalistici che sembrano terminare nel secolo breve, ma riappaiono inevitabilmente nel nuovo secolo. L’Italia ha di fronte un esercito mal messo e nonostante ciò subisce una gravissima sconfitta. Gli italiani tentano un’offensiva verso Trieste, sul fiume Isonzo, sulla Bainsizza e sul monte Santo. Infatti l’incapacità di organizzare la guerra, il non risparmio della vita umana, un ottuso modo di vedere le cose da parte di Cadorna (mandare i fanti all’assalto), che nonostante i tanti bagni di sangue non cambia la sua tecnica di guerra, l’apparati di supporto inesistente o mal funzionante, pesò su anni di guerra. Inoltre c’era il problema dei fanti contadini che si ritrovavano in un contesto che non capivano e si interessavano solo dei gravi problemi che avevano lasciato a casa. Il 24 ottobre 1917 un’armata austriaca rinforzata da sette divisioni tedesche attaccò le linee italiane sull’alto Isonzo e le sfondò nei pressi di Caporetto. Non si trattò di uno sfondamento normale, ma ci fu la totale incapacità dell’esercito italiano di organizzare la ritirata e i soldati si trovarono completamente allo sbando; i tedeschi invece avanzavano in modo molto ordinato e molti militari italiani morirono schiacciati dai propri commilitoni che tentavano di fuggire dalle bocche di fuoco. I vertici militari lavoravano in stretta collaborazione con l’esecutivo, perciò le responsabilità sono da ritrovare da ambo le parti. Questo portò alle dimissioni sia del Governo, che di Cadorna, sostituito da Diaz, che riuscì ad organizzare una linea difensiva sul Piave. L’esercito si compattò sulle sponde del fiume e non permise al nemico di sfondare.
1918
È l’anno delle offensive tedesche in primavera e delle decisive controffensive alleate con le truppe americane che sono giunte al fronte. Per gli imperi centrali Caporetto è stata l’ultima vittoria prima della definitiva sconfitta. Sul fronte interno c’è una situazione difficilissima: scioperi per la fame, esplosione dei nazionalismi, forze politiche che si oppongono alla guerra (in Germania la “Lega di Spartaco”).
➢ offensiva della Germania sulle Fiandre, dove i tedeschi usano le armi chimiche prodotte dalle proprie industrie, si tratta dell’ultimo tentativo per non subire una schiacciantissima sconfitta prima che sia troppo tardi. Ormai però l’intervento americano pesa e gli alleati riescono a respingere i tedeschi, che avevano richiamato le truppe dal fronte orientale. I tedeschi avevano iniziato a bombardare Parigi con gli aerei e con il grande cannone, ma vengono sconfitti e si attestano su Sigfrido, Guglielmo II cerca delle trattative, con la mediazione dell’Olanda. Cominciano a capitolare anche Bulgaria, Turchia e Impero Asburgico (dato dall’avanzata italiana).
➢ L’esercito italiano si batte energicamente sul Piave con l’aiuto degli Alleati e inizia la controffensiva che ci porta a Trieste. Sul Piave si distinguono i cosiddetti “giovinetti del ‘99” che avevano appena diciotto anni. Il 24 ottobre, esattamente un anno dopo Caporetto, comincia la controffensiva italiana guidata da Diaz, che sfonda a Vittorio Veneto. L’esercito austriaco si disintegra e il 4 novembre viene firmato l’Armistizio di Villa Giusti.
➢ Impero Asburgico: ogni paese dell’impero dichiara la propria indipendenza, Carlo I fugge e viene proclamata la Repubblica.
➢ Caduta del II Reich: gli USA avanzano, c’è l’ammutinamento della flotta a Kiel e subbugli interni. Guglielmo II fugge in Olanda e viene dichiarata la Repubblica. Nel novembre del 18 una delegazione dell’esercito tedesco firma la capitolazione.
Conferenza di Parigi
La pace è senza pacificazione, una pace cartaginese o punitiva nei confronti della Germania, ritenuta unica responsabile della guerra. Vi partecipano i rappresentanti dei ventisette paesi coinvolti nella guerra, al di sopra i quattro grandi: Wilson (USA), Clemenceau (Francia), Lloyd George (Inghilterra) e Orlando (Italia). Non partecipano né la Russia, né i vinti. Subito si delineano dei contrasti, perché da una parte ci sono Francia e Inghilterra, soprattutto quest’ultima, che sono propense ad umiliare la Germania; dall’altra parte c’è Wilson che con i “14 punti” vuole affermare il principio di nazionalità, cosa difficile da applicare in un’Europa così divisa. Dalla conferenza escono cinque trattati, che sono imposti dai vincitori e tracciano la nuova geografia politica dell’Europa:
1. trattato di Versailles: Germania
2. trattato di Saint Germain: Austria
3. trattato di Trianon: Ungheria
4. trattato di Nevilly: Bulgaria
5. trattato di Sèvres: Turchia
Trattato di Versailles
- restituzione alla Francia di Alsazia e Lorena
- alla Repubblica di Polonia va la Posnania, l’alta Slesia e parte della Pomerania; viene creato il corridoio polacco, che interrompe le continuità territoriali tra Prussica occidentale e orientale, per consentire alla Polonia di affacciarsi sul Baltico e di accedere al porto di Danzica, che viene dichiarata città libera. Nella seconda guerra mondiale Hitler rivendica questo corridoio e la sua prima mossa sarà l’attacco della Polonia.
- Cessione di territori a Belgio e Danimarca
- Impero coloniale smembrato e diviso tra Inghilterra e Francia (Africa) e Giappone (Asia)
- La Germania deve dichiararsi unica responsabile della guerra
- Riparazioni di guerra altissime, circa 132 miliardi di marchi oro
- Disarmo. Si impone che la Germania non dedichi risorse a ricostruire l’apparato militare, mentre la flotta viene ceduta all’Inghilterra
- La Francia può sfruttare per quindici anni il giacimento carbonifero di La Saar
- La Francia occupa militarmente la riva sinistra del Reno
- La Renania è smilitarizzata, cioè nella parte vicina alla Francia non ci possono essere soldati tedeschi
Questa pace cartaginese fa si che nasca un fanatico nazionalismo su cui soffierà il nazismo.
Trattato di Saint Germain
Prevale la tesi di smembrare l’Impero per volere soprattutto di Clemenceau. Le politiche dei quattro grandi sono diverse e una delle più aggressive è quella francese, rivolta verso gli imperi centrali. L’Austria viene ridotta ad 1/8 di quello che era l’Impero, priva di sbocchi sul mare. Inoltre si trova sbilanciata su quella che era la sua economia, perché le industrie, situate nel cuore dell’Impero restano, mentre viene meno il mercato, essendo smembrata tutta la zona periferica. Dall’ex Impero Asburgico nascono: Repubblica Austriaca, Repubblica Cecoslovacca, Polonia, Ungheria e Jugoslavia. Questo trattato riguarda particolarmente l’Italia, a cui va il Trentino, Trieste e l’Istria. D’altra parte non gli vengono annesse Dalmazia e Fiume perché la Jugoslavia non è d’accordo e viene sostenuta da Wilson e Clemencau, che hanno spinto per la sua formazione per motivazioni diverse: Wilson per il principio di nazionalità; Clemenceau per impedire che si formi una sorta di lago italiano e quindi contenere le ambizioni imperialistiche italiane nell’Adriatico e nella penisola Balcanica. Orlando, colui che ci rappresentava, si appellò al trattato di Londra, ma questa sua protesta non ebbe esito; il ministro allora richiama la sua delegazione e abbandona la conferenza, rendendo le cose più facili alle altre nazioni. Dopo l’abbandono del tavolo delle trattative da parte della delegazione italiana, si discuteranno la spartizione dell’Impero ottomano e dell’Impero coloniale tedesco.
Trattato di Sevres: “Missione sacra di civiltà”
All’Inghilterra va l’amministrazione fiduciaria, una sorta di mandato, in alcune zone del Medio Oriente, in modo particolare Palestina, Transgiordania e Iraq. Alla Francia vanno alcune zone della Siria e intorno ad essa. Il vasto Impero ottomano viene ridotto alla sola penisola anatomica. Il Bosforo e il Dardanelli passano sotto il controllo internazionale dei vincitori, in particolare all’Inghilterra.

Conseguenze della Prima guerra mondiale
Si tratta di una pace senza pacificazione, dove prevalgono nettamente gli interessi delle nazioni vincitrici più forte.
➢ Trasformazioni territoriali. I cinque trattati della conferenza di Parigi cambiano la geografia europea. Si ha il ridimensionamento dei vinti e la conseguente fine dei “4 Imperi” (Hohenzollern, Asburgo, Romanov, impero ottomano); frammentazione dell’Europa soprattutto danubiana, in stati e statarelli ⇒ creazione di nuovi stati: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia
➢ Problema delle nazionalità, come a dare conferma del fatto che l’Europa ha una storia millenaria talmente intricata, che soprattutto “oltre Trieste” (area danubiana) è utopistico il principio della nazionalità. Jugoslavia e Cecoslovacchia sono i tipici esempi di stati che non rappresentano un’unica nazionalità, dove le etnie si giustappongono e sono in lotta tra loro. La pace ha posto il problema del rapporto stato/nazione in modo più complesso, un’ennesima riprova che la geografia non può essere fatta a tavolino.
➢ Il trionfo della democrazia? (tesi di René remond, dtorico francese). La vittoria degli alleati è anche la vittoria della democrazia sugli imperi e i regimi autoritari. Viene proclamata la repubblica in Germania e in Austria; si avviano riforme democratiche: in Inghilterra vengono eliminate le ultime eccezioni al suffragio universale, in Francia il governo Clemenceau fa votare la giornata lavorativa di otto ore. La democrazia si estende anche alle relazioni internazionali. È la fine della diplomazia segreta, ritenuta responsabile del conflitto. La diplomazia in piazza, pubblica, per evitare i germi di guerre future. Anche la Società delle Nazioni dovrebbe rendere universale il regime parlamentare e dovrebbe essere il trionfo del diritto sulla forza, abolendo le soluzioni violente. Ma tutto ciò si rivelerà assai fragile: la guerra segna anche la fine del liberalismo. Non è un caso infatti, che all’indomani della guerra ci si avvii al quel processo drammatico che porta all’instaurazione delle dittature, quindi una crisi degli stati liberal-democratici. Questa crisi non riguardò solo la Germania e l’Italia, ma tutte le democrazie occidentali, però gli esiti furono diversi. Laddove l’impianto dello Stato era fragile la democrazia soccombe (Italia, Repubblica di Weimar)
➢ Problemi economici: morti, mutilati, invalidi incidono sull’economia privandola di produttori e consumatori. Povertà diffusa, diffondersi di epidemie (anche a causa della denutrizione), senescenza della popolazione (colpita è stata soprattutto la generazione tra i 20 e i 40 anni), difficile il reinserimento dei reduci, criminalità, disoccupazione licenziamenti massicci. Spesso gli apparati industriali sono stati distrutti, soprattutto nei paesi che sono stati teatro della guerra, oppure si pone il problema della riconvertire tali apparati, completamente stravolti a fini bellici, a volte, come nel caso dell’Italia, attraverso uno sviluppo “drogato”. Pesantissimi i debiti di guerra degli alleati con gli USA; ovviamente la situazione è ancora più grave per i vinti a causa delle riparazioni di guerra. Inflazione galoppante che va a colpire soprattutto i ceti a reddito fisso (medio-bassi)
➢ Rivolgimenti sociali: la guerra ha avuto sull’ordine sociale e sui rapporti tra le classi conseguenze enormi. Fortissima ripresa, negli anni post-bellici, delle agitazioni sociali: ondate di scioperi, occupazione di terre e fabbriche ecc, cosa che sembra confermare le ipotesi dei sindacalisti rivoluzionari. Ripresa dell’attività sindacale e dell’azione dei partiti socialisti (anche per l’influenza e l’esempio della rivoluzione bolscevica) e formazione di vari partiti comunisti legati a quello sovietico. Tutto ciò porta a qualche conquista, ma ben presto la reazione dei possidenti, della borghesia e della classe dirigente (si teme la bolscevizzazione, il comunismo) si farà sentire e scatenerà una reazione contraria, ovvero i regimi autoritari. In Italia dal 20-22 si passa dal biennio rosso alla dittatura fascista. A Torino si formano i primi soviet nelle fabbriche occupate. La guerra è stata per le masse operaie e soprattutto per i contadini, da sempre ai margini della vita politica, una grande esperienza collettiva, socializzante, politicizzante. Le masse sono state costrette a prendere coscienza, gettate in trincea, dove sono cresciute in consapevolezza pretendendo che siano rispettate le promesse per cui hanno combattuto e quindi un miglioramento delle condizioni di vita. Le condizioni già precarie nell’anteguerra peggiorano: i redditi nei migliori dei casi rimangono gli stessi, ma a causa dell’inflazione galoppante il potere d’acquisto dei salari è ridotto al minimo. Inoltre la guerra ha creato una nuova tipologia sociale: l’ex-combattente. Solidali tra loro, stentano a reinserirsi nella vita civile e sul loro malcontento faranno leva il partito nazista e il fascismo. La guerra e l’inflazione hanno creato nuovi ricchi e nuovi poveri; fabbricanti d’armi, fornitori di guerra, speculatori: ad essi non si perdona di aver fatto fortuna a spese di quelli che si sono fatti ammazzare. Da ricordare infine l’emigrazione politica, l’esodo dalle campagna, l’estensione del lavoro femminile e la conseguente emancipazione della donna (le suffragette)
➢ Conseguenze politiche: crisi del sistema liberale, svolta conservatrice e, laddove la democrazia non è abbastanza consolidata, regimi autoritari. La filosofia liberale (e liberistica) riduceva i compiti dello stato a settori limitati: assicurare le libertà individuali, mantenimento dell’ordine, amministrazione della giustizia, affari esteri, difesa nazionale. Il potere statale doveva astenersi dall’intervento in campo economico, che dipendeva invece dall’iniziativa privata. La guerra ha obbligato lo stato ad assumersi la direzione dell’economia, ne ha dovuto regolare le attività, mobilitare tutte le risorse; è divenuto produttore, finanziatore, datore di lavoro, cliente ecc. ora molte di tali innovazioni sopravvivono perché la situazione continua ad esigere l’intervento dello stato. Bisogna assicurare la smobilitazione e la riconversione dell’enorme macchina bellica, la carestia persiste. La guerra quindi ha inciso sulle relazioni tra potere pubblico e iniziativa privata. In secondo luogo, il rafforzamento progressivo del ruolo dello stato si è fatto a spese delle assemblee legislative e a vantaggio, soprattutto, dell’esecutivo. In tempo di guerra la politica esige rapidità, efficienza e segretezza: solo l’esecutivo può soddisfare tali esigenze. Le Camere sono tenute ad accordare al governo una fiducia totale e spesso cieca, il controllo si allenta, quindi c’è il contrasto tra l’apparente trionfo della democrazia e il reale disadattamento del regime parlamentare. In ciò uno dei germi della crisi che la democrazia attraverserà tra le due guerre. La guerra ha inciso in quella che Hegel e Marx hanno chiamato la differenza tra stato e società civile, aumentando il potere dello stato e facendo entrare in crisi la democrazia.
➢ L’Europa e il Mondo. La guerra ha modificato anche le reazioni intercontinentali. Nel 1914 l’Europa possedeva un’egemonia incontestata sul pianeta, che la guerra ha minato in profondità, anche se le conseguenze non si vedono subito. Rapida scesa di alcuni paesi (USA, Giappone) che si vanno appropriando dei mercati. Altri paesi, obbligati a fare a meno dei rifornimenti europei, o sollecitati dall’Europa a contribuire allo sforzo bellico, si sono industrializzati. Da ereditrice l’Europa è divenuta debitrice, soprattutto nei confronti degli USA. Non c’è ancora ribellione nelle colonie che sono rimaste leali, ma vi sono segni premonitori. Ne “Il tramonto dell’occidente” Spengler, intellettuale di destra vicino al nazismo, sostiene che le civiltà sono come un organismo biologico e la civiltà occidentale è arrivata alla sua senescenza. L’Europa ha perso il suo primato sul mondo. La guerra si è risolta testimoniando che ormai la realtà economica è negli USA e in Giappone e che sta succedendo qualcosa di grave nell’URSS. Inoltre sono iniziati i fermenti che porteranno alla decolonizzazione.
➢ Conseguenze culturali. L’Europa scopre la sua fragilità. Vari intellettuali si esprimono a tale proposito. Valéry:>.
Le conseguenze d’ordine intellettuale, morale, psicologico, ideologico sono le più profonde e durature: vengono destabilizzati i valori tradizionali. Il macello prolungato ha gettato un’ombra sull’ottimismo che aveva caratterizzato il XIX sec, sulla fiducia in una futura società migliore, più libera e più giusta.
Sul piano psicologico, vi è una reazione di compenso: il desiderio di rifarsi degli anni perduti, la rivincita sulle sofferenze, la sete di godimento.
La guerra inoltre ha sviluppato effetti opposti e contraddittori ad esempio per quel che riguarda il sentimento religioso e quello patriottico: da una parte essa ridesta il sentimento religioso o l’inquietudine metafisica sul senso del destino umano. Si hanno così molti ritorni alla pratica religiosa e ondate di conversioni. Ma al tempo stesso, lo scandalo che la guerra rappresenta, la smentita della fratellanza evangelica, il fatto che le Chiese si siano lasciate coinvolgere, allontana molti spiriti dalla fede. Anche per l’idea nazionale si è sviluppato un tale dualismo: da una parte il pacifismo e la reazione contro la guerra, l’aspirazione alla pace, il disarmo, la fiducia nelle istituzioni internazionali ⇒ Società delle Nazioni. D’altra parte i ricordi di guerra, la delusione della sconfitta, i risultati giudicati inferiori ai sacrifici esasperano . L’ex-combattentismo sarà fomentato dai regimi autoritari.
È questo il quadro della crisi che travaglia l’Europa negli anni 19-25. nel 25-26, l’Europa avverte che la crisi è superata: l’economia si è risanata, l’era della prosperità; si parla addirittura di una nuova rivoluzione industriale; la pace sembra consolidata, è il periodo aureo della Società delle Nazioni. I vinti sembrano accettare la sconfitta, il mondo riprende a vivere. In realtà, i problemi non sono risolti, i contrasti non tarderanno a riapparire. Il periodo 19-39 è il passaggio dal dopoguerra all’anteguerra.
Interpretazione storiografica sulla “Grande guerra”
(S. Guarracino: Il novecento e le sue storie)
Pace dei 100 anni:
dovuta alla saggezza dei vincitori di Napoleone al Congresso di Vienna e alla politica del “concerto”. Ma dovuta anche alla relazione strutturale fra libero scambio e pace internazionale. Quando il capitalismo esce ristrutturato dalla great depression (1873-95) ⇒ imperialismo ⇒ fase monopolistica ⇒ guerra, dapprima economica e poi con le armi.
Il secolo si apre con segnali di ottimismo (la Belle époque, le invenzione della II^ riv. Industriale che cambiano il modo di vita e il volto della città) ma anche di inquietudine (la pace minacciata: il protezionismo, il monopolio, la flotta da guerra tedesca, la corsa agli armamenti, segnali di razzismo e antisemitismo come l’affaire Dreyfuss)
Rispetto al XIX e al XX secolo, la guerra può essere letta come:
1. compimento del secolo precedente
2. rottura tra i due secoli
3. compendio anticipato del XX secolo
Compimento del secolo precedente
La grande guerra come sintesi delle tensioni e dei conflitti dell’ (Europa delle monarchie, delle diplomazie e degli eserciti monopolizzati dalla nobiltà terriera) ma combattuta con i mezzi della guerra totale e con le parole d’ordine ideologico e del nazionalismo. È la grande illusione che porta al compimento le linee portanti del XX secolo:
- liberazione delle nazionalità degli imperi multietnici, come ad esempio la creazione della Jugoslavia
- affermazione delle democrazie liberali contro gli stati del militarismo, dell’autocrazia e del feudalesimo (per far trionfare i principi della rivoluzione francese)
Rottura tra i due secoli
- finisce l’Europa del concerto (con la riv sovietica ha inizio il bipolarismo, anche se fino alla fine della 2 guerra mondiale vi sarà l’illusione di stati europei che “contano” ancora)
- finisce la guerra limitata ⇒ guerra totale (come nel 1832 aveva previsto K von Clausewitz nel suo trattato “Della guerra”)
- il tramonto dell’Occidente: hanno inizio i movimenti per l’indipendenza nazionale delle colonie
- ascesa degli USA
- crollano i 4 imperi
- si frantuma il sistema economico mondiale, la stabilità dei prezzi, la moneta d’oro e d’argento (da ora cartamoneta)
Compendio anticipato del XX secolo
- la grande guerra cominciò con le baionette, i muli e le cariche di cavalleria ma finì con tutte o quasi le nuove armi del secolo (aeroplano, mitragliatrice, sommergibile, gas, carro-armato…)
- genocidio, deportazione, coinvolgimento massiccio delle popolazioni civili
- secolo delle masse e dei mass-media ⇒ le masse in guerra (fanti-contadini); l’uso ideologico della propaganda. . L’illusione del suffragio universale: le decisioni che contano non sono più prese nelle sedi istituzionali della politica (meccanismi economici transnazionali)
- nazionalismo e corsa agli armenti continueranno ad essere due costanti del XX secolo: la corsa agli armamenti sempre (es. guerra fredda); il nazionalismo sembra ovattato nel “secolo breve”.
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Esempio



  


  1. Dio

    sto cercando gesù <3

  2. xxx

    bravoo complimenti tesina davvero bella

  3. xxx

    prima guerra mondiale e collegamenti tesina terza media