martin luter king

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Testo

MARTIN LUTHER KING

Meno di quaranta anni fa, in America, c'erano fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri. A teatro, le balconate erano altrettanto separate e così i posti negli autobus pubblici. La lotta per cambiare queste condizioni e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King.

Il reverendo Martin Luther King è stato un pastore battista ed un attivista dei diritti civili del popolo afro-americano di colore. È stato il più giovane Premio Nobel per la pace della storia, riconoscimento conferitogli nel 1964 all'età di trentacinque anni.
Il suo nome viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi, il leader del pacifismo della cui opera King è stato un appassionato studioso.
L'impegno civile di Martin Luther King è condensato nelle “Letter from Birmingham Jail” (le Lettere dalla prigione di Birmingham), scritte nel 1963, che costituiscono una appassionata enunciazione della sua indomabile crociata per la giustizia.
Eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché venisse abbattuta nella realtà americana degli anni '50 e '60 ogni sorta di pregiudizio etnico.

LA SUA VITA

Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo sud degli States. Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre una maestra. I King inizialmente vivono nell’Auburn Avenue, soprannominata il Paradiso Nero, dove risiedono i borghesi del ghetto, gli "eletti della razza inferiore", per dirla con un'espressione paradossale in voga al tempo. Nel 1948 Martin si trasferisce a Chester (Pennsylvania) dove studia teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il dottorato di filosofia a Boston.

Qui conosce Coretta Scott, che sposa nel '53. A partire da quell'anno, é pastore della Chiesa battista a Montgomery (Alabama). Nel periodo '55-'60, invece, è l' ispiratore e l' organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, oltre che per l'abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di discriminazione ancora attive negli Stati Uniti.

Nel 1957 fonda la "Southern Christian Leadership Conference" (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva.

“L'America è la nostra patria, nell'esercito di George Washington, nella guerra per la nostra indipendenza, c'erano anche cinquemila soldati negri… Perché un essere umano deve essere disprezzato per il differente colore della sua pelle?" Le sue prediche incominciarono a renderlo famoso tra i suoi fratelli di razza e non solo, la sua battaglia per i diritti civili stava attirando un numero di proseliti sempre più numerosi. Nel dicembre del 1955 un fatto, in apparenza banale, dette una svolta alla lotta di King. Un'operaia negra salì su un autobus per tornare a casa: aveva lavorato tutto il giorno ed essendo molto stanca, cercava un posto per sedersi. Essendo occupati tutti i posti riservati ai negri, si sedette su uno, tra i molti rimasti liberi, riservato ai bianchi. Immediatamente le fu imposto di alzarsi, ma lei rifiutò, intervenne il bigliettaio, fu chiamata la polizia e Rosa fu arrestata per essersi seduta su un posto "per i bianchi". Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso: King convocò una riunione di tutti i suoi seguaci stanchi di subire soprusi, anche peggiori di quello sofferto dall'operaia. In questa occasione fu lanciata l'idea di boicottare tutti i mezzi pubblici: nessun negro sarebbe salito sull'autobus fintanto che non fosse stata tolta la "spartizione dei sedili". L'iniziativa ebbe un enorme successo: il giorno dopo le vetture pubbliche erano completamente vuote, non solo i negri ma anche i bianchi avevano aderito alla "Lotta non violenta". La situazione continuò, immutata anche nei giorni seguenti, i mezzi pubblici rimasero vuoti e le autorità non cedevano e, non sapendo come risolvere la questione, citarono in tribunale Martin L. King per "aver danneggiato l'azienda dei trasporti pubblici", ma, mentre stava per iniziare il processo, arrivò la strepitosa notizia: la Suprema Corte degli Stati Uniti d'America aveva dichiarato "illegale" la segregazione praticata negli autobus. Fu un'enorme vittoria per King, ma il suo prezzo fu altrettanto alto: gli fecero esplodere una carica di dinamite davanti alla casa, egli stesso fu preso a sassate, picchiato ed aggredito dai cani della guardia nazionale; fu inoltre arrestato una ventina di volte durante le manifestazioni per la pace e, più di una volta, lo stesso John Kennedy, non ancora eletto presidente, pagò personalmente la cauzione per farlo uscire dalla prigione.

"Noi sfidiamo la vostra capacità di farci soffrire con la nostra capacità di sopportare le sofferenze. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case nell' ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello alla vostra coscienza e al vostro cuore che alla fine conquisteremo anche voi, e la nostra vittoria sarà piena.

Nell'agosto del 1963 Martin L. King guidò un'enorme manifestazione interrazziale a Washington, ove pronunciò un discorso (unendo i criteri della non violenza e ideali cristiani) che iniziava con queste parole "I have a dream..." cioè "Ho fatto un sogno: che i miei quattro bambini vivranno un giorno in un paese in cui non verranno giudicati per il colore della loro pelle ma solo per le loro qualità".

L'anno seguente gli fu assegnato il premio Nobel per la pace e il Papa Paolo VI lo ricevette in Vaticano. Purtroppo però doveva constatare che la lentezza dei poteri pubblici, il costante e profondo razzismo dei bianchi, non solo negli Stati del Sud, continuava ad esasperare i negri che si rivolgevano sempre più alle soluzioni estremiste.

Nel 1966 si trasferisce a Chicago e modifica parte della sua impostazione politica: si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste, denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli, entrando così direttamente in conflitto con la Casa Bianca.

Nel mese di aprile dell'anno 1968 Luther King si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che erano in sciopero. Mentre, sulla veranda dell'albergo, s'intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile: King cadde riverso sulla ringhiera, pochi minuti dopo era morto. Approfittando dei momenti di panico che seguirono, l'assassino si allontanò indisturbato. Erano le ore diciannove del 4 aprile. Il killer fu arrestato a Londra circa due mesi più tardi, si chiamava James Earl Ray, ma rivelò che non era stato lui l'uccisore di King; anzi, sosteneva di sapere chi fosse il vero colpevole. Nome che non poté mai fare perché venne accoltellato la notte seguente nella cella in cui era rinchiuso.

Nel 1986 è stata istituita una giornata della memoria in onore di M.L.King, da celebrarsi il terzo lunedì di gennaio, in un giorno prossimo a quello della sua nascita. Il 18 gennaio 1993 il “Martin Luther King Day” è stato celebrato per la prima volta in tutti i cinquanta stati degli USA.

ALCUNE SUE FRASI

• «Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire non ha ancora iniziato a vivere.»
• «La vera misura di un uomo non si vede nei suoi momenti di comodità e convenienza bensì tutte quelle volte in cui affronta le controversie e le sfide.»
• «Alla fine, non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici.»
• «Nulla al mondo è più pericoloso che un'ignoranza sincera ed una stupidità coscienziosa.»
• «La mia libertà finisce dove comincia la vostra.»
• «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.»
• «Il mio sogno è che i miei quattro bambini possano vivere un giorno in una nazione dove non saranno giudicati dal colore della loro pelle ma dal contenuto del loro carattere.»
• «La più grande debolezza della violenza è l'essere una spirale discendente che da' vita proprio alle cose che cerca di distruggere. Invece di diminuire il male, lo moltiplica.»
• «Con la violenza puoi uccidere colui che odia, ma non uccidi l'odio. La violenza aumenta l'odio e nient'altro.»
• «Restituire violenza alla violenza moltiplica la violenza, aggiungendo una più profonda oscurità a una notte ch'è già priva di stelle. L'oscurità non può allontanare l'odio; solo l'amore può farlo.»
• La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto?»
• Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è nè sicura, nè conveniente, nè popolare; ma bisogna prenderla, perchè è giusta.»

ALCUNI SUOI DISCORSI

E’ bene che sia nel tuo cuore.

Tanti fra i nostri antenati cantavano canti di libertà e sognavano il giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla schiavitù, dalla lunga notte dell’ingiustizia(…)
E cantavano così perché avevano un sogno grande e potente; ma molti di loro sono morti senza vederlo realizzato(…)
La lotta c’è sempre. Facciamo dichiarazioni contro la guerra, protestiamo, ma è come se con la testa volessimo abbattere un muro di cemento: sembra che non serva a nessuno.
E molto spesso, mentre si cerca di costruire il tempio della pace, si rimane soli; si resta scoraggiati; si resta smarriti.
Ebbene, così è la vita. E quel che mi rende felice è che attraverso la prospettiva del tempo riesco a sentire le loro grida: ”Forse non sarà per oggi, forse non sarà per domani, ma è bene che sia nel tuo cuore. E’ bene che tu ci provi.”
Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno può anche non realizzarsi, ma è comunque un bene che tu abbia un desiderio da realizzare. E’ bene che sia nel tuo cuore.

( Martin Luther King, Sogni non realizzati,1968)

... C’è più forza nella massa organizzata in una marcia di quanta ce ne sia nelle armi in mano ad una
manciata di uomini disperati. I nostri nemici preferirebbero lottare contro un piccolo gruppo armato piuttosto che contro una grande, disarmata ma risoluta massa di persone.
Comunque è necessario che il metodo dell’azione di massa sia tenace e non rinunciatario.
Gandhi diceva che gli indiani non avrebbero dovuto “mai dargli un attimo di respiro”, riferendosi agli inglesi. Li esortava a continuare la protesta ogni giorno e ogni settimana, in modi diversi.
Questo metodo ispirò ed organizzò le masse indiane e disorganizzò e fece smobilitare gli inglesi.
Questo metodo educa le migliaia dei suoi sostenitori socialmente e moralmente.
Tutta la storia ci insegna che un risoluto movimento di uomini che lottino senza tregua per i loro diritti disintegra sempre il vecchio ordine, come un oceano in subbuglio sbriciola una grande scogliera. E’ questa forma di lotta- un’azione di massa che non accetti di cooperare con il male (“mai dargli un attimo di respiro”) – ad aprire la strada al successo a coloro che sono stati tentati e stimolati dalla violenza.
Bisogna essere decisi e coraggiosi, perché questa forma di lotta non è esente dai pericoli.
Richiede persone impegnate, perché ci si rompe la schiena ad invitare, organizzare ed educare decine di migliaia di persone a un’azione disciplinare e continua.
Questo tipo di lotta si dimostra più definitiva e rovinosa per il nemico che non gli atti di violenza organizzata.
La nostra presente e urgente necessità è quella di porre fine alla nostra lotta interna e di rivolgerci contro il nemico esterno, utilizzando ogni forma di azione di massa conosciuta, inventando nuove forme e scegliendo di “non dargli mai un attimo di respiro”.
E’ questa la leva sociale che costringerà ad aprirsi la porta della libertà.
Le nostre poderose armi sono le nostre voci, piedi e corpi di persone impegnate e unite, che camminano senza sosta verso una giusta meta……

(M.L.KING, “Io ho un sogno” )

... Ci troviamo ora di fronte al fatto che domani è già oggi. Ci confronta l’aspra urgenza dell’adesso.
Nell’enigmatico svolgersi della vita e della storia c’è anche l’essere” troppo tardi”.
Il procrastinare è sempre ladro del tempo.(…)
Dobbiamo procedere dall’indecisione all’azione.
Dobbiamo trovare nuovi modi per parlare a favore della pace in Vietnam e a favore di una giustizia da realizzare in tutto il mondo: un mondo che confina con la nostra porta di casa. Se non scegliamo l’azione saremo certamente trascinati indietro lungo i corridoi oscuri e ignominiosi del tempo, riservati a coloro che hanno potere senza compassione, forza senza moralità, e vigore senza lungimiranza.
Non indugiamo. Dedichiamoci un’altra volta alla lunga ed amara, ma bellissima, per realizzare un mondo nuovo. Questa è la chiamata di Dio ai suoi figli, e i nostri fratelli aspettano con ansia la nostra risposta.
Diremo forse che le sorti erano troppo incerte? Diremo forse che la lotta è troppo dura?
Il nostro messaggio sarà forse che gli eserciti della vita in America militano contro il loro desiderio di essere uomini completi, e che ci dispiace davvero molto ma non possiamo fare nulla?
Oppure ci sarà invece un altro messaggio di generosità, di speranza, di solidarietà con i loro desideri, di impegno a lottare per la loro causa ad ogni costo?
La speranza spetta a noi, e per quanto potremmo desiderare altrimenti, dobbiamo scegliere in questo momento cruciale della storia umana.
Come scrisse con eloquenza un nobile bardo di ieri, James Russel Lowell:

"Una volta per ogni uomo e nazione
viene il momento di decidere,
in questa lotta tra la verità e la falsità,
a favore del bene o del male;
qualche grande causa, il nuovo Messia di Dio,
l’uno e l’altro con un’offerta di vita o di morte,
e la scelta è perenne
tra l’oscurità e la luce.
Sebbene la causa del male possa vincere,
sempre e soltanto è la verità che è forte
sebbene il suo destino sia il patibolo,
il trono la condanni,
quel patibolo che domina il futuro
e dietro l’impercettibile ignoto,
sta Dio nell’ombra,
a vegliare sui suoi figli."

(M.L.KING, “Io ho un sogno” )

IL SIGNIFICATO DI MARTIN LUTHER KING OGGI

Il problema che oggi affrontiamo non è sostanzialmente nuovo. In linea di principio è lo stesso che Martin Luther King affrontò con tanto successo. Nella sua vita c'è una lezione da apprendere e questo ce lo restituisce come se fosse oggi vivo qui tra noi. C'è qualcosa di speciale nella sua vita, nel suo sviluppo, che dobbiamo oggi afferrare, non soltanto affrontando i problemi della nostra nazione, che stanno diventando gravissimi, ma anche affrontando i problemi che abbiamo con il resto del mondo. Come ci rapportiamo con quelle culture che sono così diverse dalla nostra? Con una cultura asiatica, con le culture musulmane, in un mondo dove i musulmani sono più di un miliardo, con la cultura cinese che è tanto diversa dalla nostra, con la cultura del Sudest asiatico, che è tanto diversa dalla nostra, basti pensare alla cultura del Myanmar.
Ma sono tutti esseri umani. Hanno tutti le stesse esigenze di fondo, pur trattandosi di culture tanto diverse. La pensano in maniera diversa dalla nostra, reagiscono in maniera diversa dalla nostra. Ma dobbiamo instaurare una cooperazione pacifica con quelle popolazioni per risolvere il problemi mondiali.
E' così che cominciamo a riconsiderare la figura di Martin Luther King, alla luce di questo contesto. Lezione numero uno, non abbiamo avuto qualcuno che potesse sostituirlo. Era unico. Non era quel tipo di persona molto dotata a cui capita di ritrovarsi in una posizione di leadership, ma che poteva essere sostituito da qualcuno altrettanto brillante, capace di apprendere subito l'arte. Era insostituibile e nessuno, nonostante gli sforzi, fu all'altezza di prendere il suo posto.
Martin è un vero uomo di Dio. In maniera tanto vera come pochi possono effettivamente riuscire nell'arco della propria vita. Non soltanto era un uomo di Dio ma giunse a comprenderne molto profondamente il significato di essere tale. L'immagine che lo ispirava era Gesù Cristo, la sua passione e crocefissione. Era la fonte della sua forza, era capace di vivere quell'immagine. Era salito sulla cima della montagna: in una situazione in cui sapeva che la sua vita era minacciata da forze potenti negli Stati Uniti. Ma disse: "non rinuncerò a questa missione anche se finiranno per uccidermi".
Io ho conosciuto molti dei leader che erano con lui allora, ma essi non avevano la stessa scintilla che animava Martin. Avranno accettato l'idea, la convinzione, la fede, ma non ne erano posseduti allo stesso modo in cui ne fu posseduto Martin. Ne fu posseduto sempre di più, a mano a mano che assumeva responsabilità sempre più gravose. Come leader è qualcosa che senti, vedi quelli che fanno riferimento a te, i problemi che devi risolvere, vedi le sofferenze ed i pericoli, e devi trovare in te stesso la forza di non vacillare, di non scendere a compromessi.

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